Barcellona, Aprile 2016. Incontro Eulalia Bas Dalí in uno dei miei corsi d’Italiano a Barcellona e, all’appello, visto il cognome, le chiedo “Ma Dalí … come Dalí?” Sì, mi risponde questa signora spalancando un paio di occhi azzurri di velluto e con estrema innocenza e semplicità mi dice: “Io sono l’ultima dei Dalí”.

Nella mia carriera di giornalista e insegnante d’italiano a stranieri mi capitano incontri a dir poco interessanti. A Barcellona, tra i miei alunni, tutti amanti della nostra lingua e cultura, ho avuto, scrittori, cantanti lirici, poeti, pittori e … l’ultima discendente della Famiglia Dalí: Eulalia Bas Dalí alias Lali.

Unendo le mie due passioni – e lavori – giornalista e insegnante, l’ho intervistata partendo dal libro di ricordi familiari. Lali lo ha pubblicato nel 2004, in occasione del centenario della nascita di Salvador Dalì e di sua madre Montserrat:Los DalÍ – Historia de Una Familia (Editorial Juventud, di Lali Bas Dalí e Mònica Pagès i Santacana).

Sfogliamo il suo libro, che solleva il sipario sullo scenario familiare del mostro sacro del surrealismo europeo, nel salone della sua casa, in compagnia del marito Manuel. Dopo uno squisito pranzo a base di manicaretti, preparati sotto la supervisione di Lali, che scopro essere, oltre a pittrice lei stessa, anche un’ottima cuoca, con una sorprendente amabilità, mi racconta …

Lali parlaci della tua relazione di parentela con Dalì

Rafael e Salvador Dalí Cusí erano fratelli. Rafael, medico, era mio nonno materno e Salvador, notaio, era zio di mia madre Monserrat. Salvador era, appunto, il padre del pittore Salvador
e di Anna Maria Dalí, cugini di primo grado di mia madre.

Veniamo subito a Dalí. Lo frequentavi da piccola? Come è andata la prima volta che lo hai visto?

L’ho visto per la prima volta quando avevo 9 anni, era il luglio del 1948 … lo vedi? Qui sono con lui nella foto della copertina del mio libro…

Lali in braccio a Dali

Dalí era appena arrivato dagli Stati Uniti con Gala, era a casa del padre a Cadaques (in Costa Brava), mentre si stava costruendo la sua casa di Portlligat. Tornava dall’America, dopo un esilio dovuto alla guerra ma rientrava anche in seno alla sua famiglia, dopo un periodo turbolento – durato quasi 20 anni – a causa dei contrasti con il padre e la sorella che non volevano saperne della sua relazione con Gala: una russa, divorziata (N.d.a. Gala, prima di conoscere Dalí, era la moglie di Paul Eluard dal quale aveva avuto una figlia), di dieci anni più vecchia di lui … non era benvista in una famiglia borghese quale era quella di Dalí.

L’unico che lo difese sempre fu proprio suo zio Rafael, mio nonno, con il quale ebbe sempre un rapporto privilegiato. Tornando nella sua terra, alla fine della seconda guerra mondiale, come uomo e pittore di grande successo (negli Stati Uniti ebbe inizio il suo vero riconoscimento), rientrava a testa alta per ricevere i dovuti onori nel suo paese, la Spagna, che ancora non lo conosceva.

Nel tuo libro viene ritratto un Dalí che, indipendentemente da viaggi, immagine pubblica e dispute familiari, non dimenticava mai di ritornare alla sua terra d’origine e di rinnovare i suoi legami affettivi più intimi. Com’era Dalí in famiglia?

Era molto tenero, affettuoso, amava molto la sua famiglia. In estate, passavo spesso le vacanze nella sua casa di Portlligat, dove viveva con Gala. Era sempre circondato da una corte di amici interessanti. Lui dipingeva ma verso le 19:00 scendeva alla spiaggia a passeggiare solo o con la sua compagna e quando mi vedeva, se stava solo, mi abbracciava e mi dava un bacino. Se partiva in viaggio (sempre assieme all’inseparabile Gala), scriveva lettere a tutta la famiglia e soprattutto a mio nonno, suo zio Rafael, medico, che affettuosamente chiamava “Il Galeno”.

autografo di dali

Una volta cresciuta, non dimenticava di inviarmi telegrammi di auguri anche quando non ero a Barcellona. Invitava spesso sua cugina Montserrat (mia madre) a condividere una cena con i personaggi importanti che arrivavano a Portlligat, come il re Umberto di Savoia, i Duchi di Windsor, Walt Disney …

Quando, però, si trovava a faccia a faccia con i fotografi o i giornalisti si trasformava, sfoderava il suo pungente senso dell’umorismo, alterava l’espressione del viso, spalancava gli occhi in modo esagerato e declamava: “Sì, sono il Divino Daaalí!”

E Gala?

Gala fu un motivo di disputa con il padre e soprattutto con la sorella Anna Maria, con la quale non andava affatto d’accordo. Diciamolo, Gala non suscitava molta simpatia ma mia madre stava dalla parte della famiglia che aveva accettato quest’unione e questo Dalí lo apprezzò sempre. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che Gala fu una donna fondamentale per Dalí, la sua musa e la sua sposa, tanto è vero che quando lei morì, pochi anni prima di lui, Dalí si lasciò andare completamente e cadde in una profonda depressione.

Sfogliando il tuo testo, che raccoglie i tuoi ricordi e quelli più intimi della tua famiglia, risulta evidente il fatto che Dalí non era solo “Salvador” ma il frutto di un intorno familiare che fece del grande pittore quello che poi diventò.

Sì, nel libro racconto aneddoti sulle trasgressioni premonitrici del nonno Galo, sulla furia del padre notaio, sull’affabilità dello zio Rafael, sulla sensibilità un poco tragica della sorella Anna Maria, sul glamour intelligente di Montserrat e sulla mia propria esperienza. Nella copertina ho voluto mettere una fotografia tenera: ci sono io, ragazzina, in braccio a Dalì … Questo demistifica un poco il “mostro sacro”, l’uomo degli scandali, degli Hippy di Portlligat e riporta Dalí sotto i riflettori di una luce più autentica o comunque fornisce un quadro più completo della sua complessa personalità.

Quando è stata l’ultima volta che lo hai visto?

Con il passare degli anni, mi sposai e iniziai ad avere dei figli, però continuavo ad andare a Cadaques. L’ultima volta che incontrai Dalí fu nell’estate del 1975. Andai a trovarlo con mia madre e i miei figli, che erano ancora molto piccoli, a Portlligat. Ci ricevette nel cortile della sua casa circondato dalla sua corte di hippy e non gli piacque il mio aspetto familiare … quello di una madre di quattro figli.

salvador dali foto familiare

A un certo punto, Victor, uno dei miei ragazzi, vedendo Amanda (n.d.a Amanda Lear) chiese: “Perché ha una voce da signore, questa signora?” … mi sentii fuori luogo e iniziai a pensare che quello non era il luogo adatto per i bambini. Mi rattristò anche molto l’immagine di un Dalí invecchiato che si “lasciava invadere” da quella gente che approfittava di lui … Con la morte di Gala, infatti, restò isolato dal suo intorno familiare … non riuscivamo più a vederlo. Finì con l’essere una vittima di se stesso e di tutta la fama e il denaro che fu capace di generare … però, oggi, la sua opera e la sua vita sono vive più che mai. In tutto il mondo.

Lali, tu stessa sei pittrice. Che cosa dipingi e come sei arrivata alla pittura? Non avrai ereditato la passione per quest’arte con i geni di Dalí?

Quando compii 10 anni, mio nonno Rafael mi regalò la mia prima scatola di colori ad olio e un cavalletto … in realtà a me, a quell’epoca, interessava più giocare che dipingere! Chissà che in famiglia non ne avessero abbastanza di un artista e ne volessero un altro! In seguito, entrai all’Accademia di Belle Arti di Barcellona per diventare insegnante di disegno. Poi ho rilevato l’azienda familiare di tessuti stampati … e mi sono occupata della mia famiglia … ma non ho mai smesso di dipingere. Ancora oggi vengono allestite mostre con i miei quadri, soprattutto a Cadaques. Il mio modo di dipingere, comunque, non ha nulla a che vedere con quello di Dalí, è completamente diverso.

dali

di Paola Grieco

Per conoscere le opere di Dalì consigliamo questo libro:

opera pittorica dali