Emanuela Evangelista

A cura di Matteo Melani

La salvaguardia dell’ambiente non riguarda solo la protezione della biodiversità, ma anche la valorizzazione di tutti quegli ecosistemi unici al mondo che per alcune popolazioni rappresentano una vera e propria fonte di reddito.

L’attività di Emanuela Evangelista, presidente dell’associazione Amazônia Onlus , dimostra che la sostenibilità resta la via maestra per un futuro più equo e più giusto.

Da ormai 17 anni è impegnata in Brasile, nel villaggio di Xixuaú, circondato da una foresta di  di 581.000 ettari, dove vive una popolazione di circa 1.000 persone.

Emanuela Evangelista

Oltre a contribuire alla pulizia dell’aria, una foresta rappresenta anche una fonte economica per gli abitanti che ci vivono“, dice Emanuela Evangelista. Biologa e ricercatrice, nel 2019 è stata insignita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella della carica di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

La protezione dell’ambiente-continua- va affrontata in modo interdisciplinare, non solo sotto l’aspetto morfologico, ma anche sul piano economico e finanziario e occorre che anche i paesi più ricchi facciano di più”.

Il colpo di fulmine con l’ambiente

Nata a Roma, Emanuela ha studiato Biologia all’Università La Sapienza e ha vissuto per qualche anno a Milano, dove, fra i vari lavori per mantenersi gli studi, ha fatto la redattrice per la rivista Terra, edita da un’Organizzazione non governativa per la tutela ambientale.

Oltre all’edizione del giornale, la Ong ha realizzato diverse iniziative per le persone che vivono nelle aree più povere del pianeta. Una di queste ha riguardato la costruzione di una scuola in Amazzonia e, facendo parte della redazione, Emanuela è partita per il Brasile in missione. “Per me è stata un’esperienza folgorante perché l’Amazzonia è una terra unica al mondo. Per la sua bellezza e le sue risorse naturali ho deciso che sarebbe stata l’argomento della mia tesi”, ricorda Emanuela Evangelista.

Dopo la laurea ha svolto l’attività di ricercatrice ambientale, che l’ha portata a tornare spesso in Brasile per raccogliere materiale per i suoi lavori.

Il legame con l’Amazzonia è diventato sempre più stretto e comprende che anche lei può dare il proprio contributo per la salvaguardia dell’ambiente. Così, nel 2004 fonda la sua associazione e i primi anni Emanuela si divide tra il Brasile e l’Italia, ma nel 2013 prende la decisione di trasferirsi in Amazzonia.

Un cambio di vita radicale, ma che le permette di continuare la sua attività di ricercatrice indipendente.

Emanuela Evangelista: la biologa

La nuova vita in Amazzonia

In confronto allo stile di vita italiano, quello amazzone è senza dubbio diverso, ma Manuela era comunque pronta, dato che aveva fatto per molte volte andata e ritorno. “Vivo in una palafitta con il tetto in paglia”, afferma. La zona in cui l’associazione opera è il villaggio di Xixuaù, nel Parco Nazionale dello Jauaperi, una riserva con 600mila ettari di foresta.

Una zona lontana dal centro del Brasile che, come tale, presenta differenze non solo dal resto del paese ma dall’intera Amazzonia.

Lì infatti si registra in quantità minore il fenomeno della deforestazione, ma si vivono altri problemi come l’accesso ai servizi pubblici (a cominciare dalla sanità e dall’istruzione) proprio perché è una zona isolata. “Paradossalmente -spiega- sentiamo con minore incisione le politiche del governo di Bolsonaro.

Qui si vive in armonia, ma il rapporto con la politica e la pubblica amministrazione è faticoso, proprio perché essendo una zona lontana dal centro. Le associazioni come la nostra si impegnano nella fornitura di dispositivi medici e di supporto alla formazione dei giovani.”

L’associazione conta 50 persone presenti sul territorio amazzone, due collaboratori fissi e alcuni stagionali o volontari in Italia.

L’emergenza covid-19 e le nuove sfide

Con lo scoppio della pandemia da Covid-19, il Brasile è stato uno dei paesi che ha registrato più vittime. “A marzo, quando è scoppiata la pandemia, si parlava poco del virus e è stato difficile spiegare alla popolazione di andare nelle città perché il pericolo di contagiarsi era concreto”, dice Emanuela Evangelista.

Con le restrizioni il Parco è stato chiuso ai visitatori, con perdite di reddito per gli abitanti. Nonostante i vaccini siano arrivati in Brasile, l’emergenza continua, proprio perché c’è chi è ancora titubante. “La campagna vaccinale va avanti fra altri e bassi, perché qui circolano molte notizie false sulla validità dei vaccini da parte delle autorità religiose indigene” dichiara.

Ad oggi l’associazione di Emanuela ha sospeso le attività di salvaguardia ambientale per svolgere opere di assistenza sociale e di somministrazione dei vaccini. Emanuela, che l’ultima volta che è stata in Italia risale al 2020, intende rimanere nel suo villaggio per stare accanto alla popolazione e supportarla nell’avvenire.

“Il mio obiettivo-conclude- è quello di continuare a difendere gli interessi della popolazione del villaggio.

La salvaguardia del parco è il frutto di 17 anni di lotte e, non appena ci saranno le condizioni giuste, vogliamo continuare il nostro impegno affinché il Parco goda di personalità giuridica”.