The wanderer (1885)

Alla fine dell’800 in Gran Bretagna esisteva un tiro a due cavalli chiamato The Wanderer (Il vagabondo), considerato a buon ragione il precursore dei veicoli ricreazionali, gli attuali caravan e autocaravan.  Il dottor William Gordon Stables, un medico di origini scozzesi, commissionò la costruzione di questo veicolo ritenendo la vita itinerante all’aria aperta benefica per la salute. Nel 1885 ricoprì gli oltre duemila chilometri che lo separavano dalla sua casa di Twyford nel Berkshire dalla città di Inverness in Scozia.

A bordo di questi affascinanti veicoli iniziarono a viaggiare i cosiddetti “gentlemen-gypsies”, gentiluomini zingari, effettuando con spirito di avventura le prime esplorazioni “plenair”. Un sogno anche per noi che abitiamo in un mondo (oggi come ieri) costellato da fili spinati, frontiere e burocrazia spesso soffocante.

Eliseo Oberti gipsy

Il nostro progetto vuole proprio essere dedicato a quegli uomini come un personale contributo, quasi un inno di libertà, all’ancora quasi utopica libera circolazione degli esseri umani su questo nostro meraviglioso pianeta. L’affascinante vita delle popolazioni nomadi del passato e del presente (poche, ma ne esistono ancora) è stata studiata e ammirata da poeti e scrittori tra i quali Bruce Chatwin, esperto d’arte e archeologo, giornalista, fotografo, esploratore e narratore.

Il famoso scrittore britannico autore di In Patagonia e Le vie dei canti, scrisse un libro dal titolo Anatomia dell’irrequietezza, rivelatore ancor più di altri libri di ciò che era la sua “inquietudine di uccello migratore, devoto per istinto all’alternativa nomade”, quasi da proporre il nomadismo come alternativa alla cosiddetta civiltà. Chatwin sosteneva che il nomade rinuncia, medita in solitudine, abbandona i rituali collettivi e non si cura dei procedimenti razionali dell’istruzione o della cultura. E’ un uomo di fede.

Personalmente riteniamo che la fede è spesso sinonimo di religione oltre che di spiritualità, e in quanto agnostici preferiamo immaginare che il nomade sia un essere in possesso di una propria dimensione spirituale più che religiosa. Dobbiamo tuttavia ammettere che l’andar contro corrente forse richiede comunque una buona dose di ideali e quindi anche di “fede”.

Le difficoltà burocratiche, l’antico negativo retaggio legato agli zingari (e qualche volta anche giustificato), le spesso inconsapevoli invidie provate dai molti sedentari-schiavi, fanno si che il nomade venga percepito sottilmente destabilizzante per la società e per la sua economia, così legata al lavoro fisso (oggi poi non così sicuro) e alla manodopera che la sostiene. Il viaggio di lungo periodo in questo contesto è diventato un’esperienza rara e difficile da scegliere. I prezzi da pagare, più che economici, sono professionali, familiari, sociali, burocratici e non invogliano certo chi fantastica sulla possibilità di vagabondare per il mondo. Solo una piccola percentuale di persone fa questa scelta, pronta a pagarne il prezzo.

Le difficoltà iniziali ci sono, e sono molte. Le prime sono culturali, interiori e personali poiché quasi la maggioranza di noi ormai nasce in una famiglia stanziale. La vita itinerante spesso comporta, per i meno abbienti, la rinuncia a un lavoro più o meno fisso e sicuro, all’essere esposti ad una maggiore instabilità economica, a vendere o, nella migliore delle ipotesi, ad affittare la propria casa, se si ha la fortuna di possederne una. Altri elementi culturali molto forti da affrontare sono il distacco (spesso vissuto come abbandono) dai propri familiari, spesso pronti a far scattare i ricatti affettivi di rito, unitamente alle preoccupazioni esternate verso il protagonista di una scelta così insolita percepita come alquanto pericolosa.

Lasciando agli addetti del settore la trattazione psicologica di questi interessanti temi sui quali esiste una copiosa letteratura in proposito, continueremo il nostro percorso con l’intento di condividere le avventure, le gioie e i dolori di una scelta poco comune ma comunque lecita e onesta negli intenti e negli ideali che la sostengono.

Foto di Eliseo Oberti gipsy

Prima della partenza

Non sprechiamo troppo tempo. E’ meglio rischiare di sprecare un po’ di denaro piuttosto che il tempo della nostra vita. La nostra esistenza su questo pianeta è un lampo di luce nell’universo e forse la morte è ciò che ci aiuta a capirlo. In qualche modo ci salva: se ci fosse davvero un tempo eterno per fare tutto, forse nessuno farebbe niente.

Questi e altri pensieri hanno portato me e Sara a prendere la decisione di rimescolare le carte delle nostre vite. Io c’ero più avvezzo, lei meno ma mi ha seguito con entusiasmo e qualche piccolo timore.

Ho già vissuto varie esperienze di viaggio di cui conservo gelosamente i ricordi: sei mesi a Londra, sei in Australia, Nuova Zelanda e Isole Fiji, due anni nelle Americhe, percorrendole dall’Alaska alla Terra del Fuoco per finire nel Sud Est Asiatico. E da ultimo un viaggio di quattro mesi su un catamarano nell’Oceano Pacifico, da Panama fino alle Isole Galapagos, per arrivare con un grande salto fino alle Isole Marchesi nella Polinesia francese, attraversare le Tuamotu e giungere a Tahiti.

Niente male in fondo, ma mai abbastanza. Il pianeta Terra è grande e non basta una vita intera per esplorarlo interamente. Quando diventi un viaggiatore non puoi più tornare indietro, il mondo diventa la tua casa e qualsiasi Paese, regione, città, casa e ufficio diventano uno spazio troppo angusto per poter resistere a lungo. Prima o poi si riparte. Presto o tardi si trova una formula adatta o sufficiente perché questo sia ancora possibile. Basta rimescolare le carte e avere il coraggio di affrontare il cambiamento.

Non è facile, non lo è mai.

Non mi soffermerò troppo su coloro che si fanno carico di ricordarti quanto sei strano, diverso, incosciente, egoista, sperperatore di denaro, specie di quello proveniente da qualche piccola eredità familiare che qualcuno ti vuole dire come sarebbe moralmente meglio utilizzare. Non mi dilungherò oltre su queste problematiche che passano attraverso i condizionamenti di ognuno e anche attraverso le proprie frustrazioni e paure proiettate sugli altri. Più le persone hanno invisibili palle di acciaio incatenate alle proprie caviglie, più invidiano chi riesce a strappare qualche pezzo di libertà.

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Alla fine le scelte di viaggio che ho fatto nella mia vita, quelle che sono meno piaciute ad alcuni tra quelli che hanno sempre sostenuto di volermi bene, sono state le più importanti, quelle che mi hanno regalato una maggior gioia di vivere.

Un livello di gioia che molte persone forse non immaginano neppure si possa provare.

Quindi, si parte nuovamente.

Ciò che possiedi ti possiede. E’ una strana sensazione liberarsi di ogni bene concreto e materiale e fluidificarlo nell’energia più “instabile” del denaro, poco o tanto che sia. Il risultato immediato può apparire una mancanza di punti fermi, di riferimenti, di sicurezze.

In realtà il punto di riferimento dovremmo essere noi stessi, qualsiasi vita decidiamo di vivere.

OCCHI DI FARFALLA

Nonostante io colori il cemento,

nella mia terra di mattoni e case,

ciò che possiedo, mi possiede.

Lascio a voi le amate case e le radici.

Con gli occhi di una farfalla guarderò le vostre finestre

illuminate da false sicurezze.

Il cielo come soffitto, e come muri gli alberi:

di nuovo animale, non più folle umano.

Occhi di Farfalla gipsy

Occhi di farfalla Tecnica mista su tela 50×40 Opera dipinta e scritta da Eliseo Oberti

In un’epoca di sgomberi e deportazioni, incremento della xenofobia e dei conflitti etnico-culturali ancor più che razziali, Sara ed io decidiamo di sperimentare una vita “nomade” in quanto itinerante in questa Europa unita troppo spesso solo sulla carta, perlopiù per presunti vantaggi economici. Una sfida da poco…!

Durante una delle ultimi notti insonni (non è facile dormire quando la testa pensa anche di notte) mi vedevo nel tentativo di uscire dalla forte corrente di un fiume. Fintanto che mi lasciavo trasportare, la forza del fiume non mi era contro. Quando decidevo di uscire, (non dico di andare contro corrente, ma uscire a lato verso la riva), la forza impetuosa della corrente tentava di sopraffarmi. C’è il rischio che le forze vengano a mancare, che la paura abbia il sopravvento e ci faccia desistere, continuare a seguire la corrente. Allora è il momento di usare il coraggio e la forza interiore. Una volta sopravvissuti e giunti a riva, c’è una meravigliosa foresta da esplorare. Un mondo nuovo.

Non è la prima volta che riesco ad uscire dal fiume. Non è mai facile.

Ma quanto è meraviglioso !

Vediamo se riusciamo a scappare da qualche prigione dorata ancora una volta?
 

         PRIGIONI DORATE

Colorate prigioni, dorate celle arredate con costose televisioni,

lussuose auto, sgargianti vestiti e scintillanti gioielli.

Un abisso di sbarre ci circonda e non lo vediamo nemmeno.

Qualcuno tra i pazzi più sani le percepisce,

e il cuore soffre alla ricerca di quella libertà concessa agli spiriti liberi

che la strappano alla schiavitù solo in quanto pronti a pagarne il prezzo

Prigioni dorate gipsy

Prigioni dorate Tecnica mista su legno 84×59 Opera dipinta e scritta da Eliseo Oberti

Nuvole scure prima dell’alba

Teniamo duro. Non vorrei immalinconirvi con le difficoltà burocratiche che incontrereste nel fare la stessa nostra scelta. Avete mai attraversato la bolgia di un decreto flussi per ottenere un permesso di soggiorno? Avete mai sperimentato il girone infernale di un cambio di residenza, quando una residenza fissa in effetti non ce l’avrai più ? O il terrore che prende coloro che in teoria sarebbero disponibili ad “ospitarti” solo formalmente ma che vengono puntualmente spaventati dall’alone che circonda tutte queste cose. Allucinante. Ma non ci fermiamo. Non può non essere possibile trovare delle formule legali per fare una vita onesta e itinerante.

Comuni, certificati, prefetture e carte di soggiorno non sono nulla a confronto con le nubi scure che arrivano dalla famiglia. Nonostante non sia uno spacciatore, un pedofilo e uno stupratore assassino, vengo quasi trattato come tale, quasi dovessi vergognarmene.

Con umiltà, ma anche un pizzico di dignità, sia pure agnostico, penso solamente: perdona loro, non sanno quello che fanno.

Nonostante tutto proseguiamo sulla nostra strada.

Partenza prevista intorno a Novembre-Dicembre 2010, vi aggiorneremo sulla meta.

Eliseo Oberti

E possibile seguire il nostro progetto sul blog Gentleman gipsy – Nomade e gentiluomo:

http://gentlemangipsy.blogspot.com/

Altri lavori e testi dell’autore sono visionabili su: http://eliseooberti.blogspot.com/

Link utili:

I quadri di Eliseo Oberti http://eliseooberti.blogspot.com/

La vetrina dei libri di Eliseo Oberti http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=3605

Le foto e i video di “pop art” di Eliseo Oberti http://eliseoobertifotopopart.blogspot.com/

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