In viaggio con Bru: fiorentina da 6 anni in Indonesia

Di Enza Petruzziello

Per lei viaggiare non è solo vedere nuove mete. Viaggiare per Bru è soprattutto sentirsi liberi e senza confini. È poter andare ovunque nel mondo.

Fiorentina, da 6 anni a Bali in Indonesia, Cinzia Gallastroni – ormai da tutti conosciuta come Bru – è una travel designer. A Firenze ha frequentato una scuola come disegnatrice di moda, in seguito ha preso diverse specializzazioni: decorazione stoffe, dove impara anche l’arte orientale del batik a cera, d’interior designer e studio vetrine. Sposata due volte, il primo matrimonio in giovanissima età, e diversi anni dopo con il suo attuale compagno Mauro.

Da qualche anno ha trasformato la sua passione in un’attività online, aprendo “Indonesia con Bru”, sito in cui racconta dei suoi viaggi, dell’Indonesia e dell’Australia, cercando di trasmettere agli altri viaggiatori le sue stesse emozioni. Tante anche le informazioni utili per aiutare i visitatori a programmare il loro prossimo viaggio, così da vivere esperienze uniche e vere.

Cinzia Gallastroni bali

La passione per i viaggi

Bru, come nasce la tua passione per i viaggi?

«Sono sempre stata un’anima inquieta e giramondo, alla continua ricerca di qualcosa di nuovo, in Italia ho vissuto in diverse città, cambiando spesso lavoro: ho fatto la commessa in un negozio del centro a Firenze; la disegnatrice di stoffe per alcune ditte di Prato e Pistoia; l’impiegata addetta all’amministrazione. A Reggio Emilia avevo aperto un bellissimo laboratorio/negozio di arte che si chiamava Salamandre, dove facevo un po’ di tutto, pittura, restauro, studio vetrine.

Oltre l’arte, la mia grande passione sono sempre stati i viaggi, negli anni mi sono avvicinata al mondo del turismo sempre di più, ho iniziato a programmare viaggi impegnativi per me e per amici, viaggi di nozze da sogno, infine ho spiccato il volo come travel designer».

Il tuo vero nome è Cinzia, da dove viene Bru?

«Me lo chiedono tutti perché, in effetti, da Cinzia a Bru ce ne vuole di fantasia. Il soprannome Bru viene da Brusen. La colpa è tutta di Mauro, mio marito. Spesso lo costringo a guardare commedie americane, che io adoro, e lui si vendica affibbiandomi nomi assurdi. Brusen è uno di questi, nato una sera di tanti anni fa, dopo averlo costretto a guardare “Una bionda in carriera“ dove la protagonista, la simpaticissima Reese Witherspoon, portava avanti una battaglia per la sua carriera in compagnia del suo amato cagnolino chihuahua di nome Bruiser. Brusen, divenne il nickname che usai per registrarmi a un famoso e seguitissimo forum di viaggi, di cui in seguito diventai moderatrice. Negli anni per tutti divenni Bru la viaggiatrice, e feci mio lo slogan, Mai sottovalutare una bionda.

Quando sono arrivata a Bali, mi presentavo come Cinzia, ma per gli indonesiani pare sia difficilissimo da scrivere e da pronunciare, mentre Bru è capito al volo. Per essere sincera in questa nuova vita mi sento molto più Bru la viaggiatrice, che Cinzia la fiorentina modaiola amante dell’arte».

La decisione di lasciare l’Italia

Quando ha deciso di partire dall’Italia e quali sono stati i motivi che ti hanno spinta ad andare all’estero?

«In Italia in realtà stavo molto bene, avevo un bellissimo appartamento a Reggio Emilia dove abitavo con Mauro, la mia casa in un borghetto ai piedi dell’Appennino toscano, nei pressi di Pistoia, un buon lavoro (che però non mi piaceva), tanti cari amici con cui passare le giornate libere e appena potevo viaggiavo.

Nel 2014 sono inciampata in un problema di salute, mi ha tenuta immobile a letto per diversi mesi, ha sicuramente contribuito a creare le basi per questa pazza decisione, ma come ho detto all’inizio, sono un’anima inquieta e giramondo, e Mauro lo è anche più di me. Abbiamo deciso di dare una svolta alla nostra vita perché era arrivato il momento, cogliendo l’attimo ma senza nessun motivo in particolare».

Perché ho scelto Bali

Perché, tra tanti posti nel mondo, hai scelto proprio Bali come nuova casa? Che cosa ti ha conquistato di questa isola dell’Indonesia?

«Nel 2015 quando abbiamo deciso di partire, io e Mauro avevamo ideato un breve giro del mondo di qualche mese. I Paesi in lista erano diversi, tra questi: il South Africa, Grecia, Spagna, Malesia. Abbiamo deciso di iniziare dall’Indonesia, dove eravamo stati diverse volte in vacanza, quel giro del mondo non è mai stato fatto, Bali ormai ci aveva fatto suoi.

Bali la ami o la odi ma sicuramente non ti lascia indifferente, ha qualcosa che cattura ma sa anche respingere, è misteriosa e indecifrabile e allo stesso modo è scontata, ha angoli di puro caos e altri dove regna la pace assoluta.

In questi anni con Bali ho avuto spesso dei conflitti, la adoro e ogni cosa che ho intorno mi emoziona e dona gioia, ma tante volte mi va stretta, divento insofferente a tutto e devo assolutamente andarmene via. Bali è semplicemente unica, tutti almeno una volta nella vita la dovrebbero vedere».

vivere a bali

Bali ha sicuramente un fascino molto particolare, con i suoi paesaggi mozzafiato, le sue bellissime spiagge meta di turisti da ogni parte del mondo. Ma come si vive qui? Penso alla qualità della vita, ai costi, ai servizi, alle infrastrutture ecc.

«Bali è un’Indonesia addomesticata da molta occidentalizzazione, si vive bene adattandosi ai suoi ritmi, arrivando a dei compromessi con il suo allegro caos. Occorre sapere rinunciare a diverse cose per averne altre in cambio, l’isola oltre ad essere bellissima è abbastanza tranquilla e ha un karma unico, ma i costi se si vuole vivere da occidentale, a conti fatti possono essere quasi come in Italia e con servizi molto inferiori.

Se invece di Bali si sceglie un’altra isola indonesiana meno famosa, i costi si abbassano notevolmente ma anche i servizi e gli agi a cui noi italiani siamo abituati (supermercati , cibo e altri servizi). La vera bellezza di questo paese si trova soprattutto nella sua gente, soprattutto in quella meno a contatto con il turismo, ospitale, sorridente e gentile. Persone che non si lamentano mai, che difficilmente perdono la calma o urlano, con il loro sorriso riescono a infonderti positività e voglia di vivere anche nei momenti peggiori».

Difficoltá e burocrazia

Come expat hai avuto difficoltà dal punto di vista burocratico?

«Noi abbiamo fatto le cose con il giusto criterio. Siamo arrivati a Bali nel 2015 con un visto social della durata di 6 mesi, abbiamo fatto una prova di vita, cambiando diverse località fino a che non abbiamo trovato quella che ci piaceva, poi abbiamo cercato casa nella nostra zona preferita, dopo aver preso tutti i contatti necessari, siamo tornati in Italia, dove abbiamo sbrigato tutte le pratiche e infine tornati di nuovo in Indonesia questa volta come residenti con un permesso di soggiorno annuale. In generale le pratiche burocratiche sono lunghe ma con il giusto sponsor/agente tutto diventa abbastanza fattibile».

Ti definisci una travel designer. In che cosa consiste esattamente la tua attività?

«Si è vero, mi definisco una travel designer, sono due parole che mi calzano a pennello. Travel lo sono da sempre, viaggio da oltre 30 anni ed è sicuramente una delle cose che preferisco fare nella vita, sono tra viaggi e viaggiatori da tantissimi anni, forum, gruppi facebook e whatsapp. Nella mia vita si parla da sempre soprattutto di viaggiare.

Oltre a essere ben inserita nel settore, ho studiato tanto, fatto ricerche approfondite e dedicato tantissimo tempo a questa mia grande passione/attività. Di fatto un travel designer è un nomade digitale, che può operare ovunque ci sia linea internet. Non è un’attività facile, occorre avere grande capacità organizzativa, apertura mentale e flessibilità, e un’ottima conoscenza dei territori. Si deve essere sempre attivi e aggiornati su tutto quello che riguarda le mete proposte, trasporti e strutture. Viaggiare tanto e andare di continuo alla scoperta di nuove mete».

Questo è l’aspetto “travel” della tua professione. Cosa si intende invece con “designer”?

«Oltre alla parte tecnica e logistica è indispensabile una parte creativa da designer, aggiungerei anche intuito e tantissima pazienza, per cercare di creare il viaggio giusto per ogni richiedente. Quando creo un nuovo viaggio, io sogno, ed è come se lo facessi per me, mi piace cercare la posizione migliore dove soggiornare, ideare il tragitto con cui si riesce a vedere le cose più interessanti, cercare di ottimizzare i tempi, prendere contatto con le guide migliori.

Spesso, prima di proporre nuove mete o corrispondenti locali, li provo io stessa, cercando di scovare qualche chicca che non è riportata nelle guide, qualche nuovo angolo sconosciuto, da regalare a chi decide di viaggiare insieme a me. Creare un viaggio è ogni volta una sfida e una grande emozione. Quando un viaggiatore a fine viaggio mi dice che è stato bene, che sono stata brava, io sono super felice. Inutile dire che in questo sfortunato momento mi manca viaggiare e manca tantissimo far viaggiare gli altri».

Indonesia con Bru

I tuoi viaggi e le tue esperienze di vita sono raccontati sul sito “Indonesia con Bru”. Tieni molto a questo progetto, parlaci di questo spazio virtuale: a chi è dedicato e come si struttura?

«Indonesia con Bru è nato nel 2014, un sito che ho ideato e strutturato interamente da sola, con tantissimi errori e senza troppa cura. Fino al 2017 è stato abbastanza trascurato, avevo altro cui pensare e non riuscivo a gestire tutto, ogni tanto scrivevo qualche post, ma in quel momento non ero interessata a diventare l’ennesima travel blogger.

A fine agosto 2016, sono entrata nel team di “Donne che emigrano all’estero” scrivendo articoli che parlavano di me, dell’espatrio, di Bali. Se rileggo i primi scritti mi vergogno, sono articoli scarni e privi di struttura. Ci ho messo un paio di anni a migliorare, leggendo e scrivendo tanto, grazie anche ai consigli delle altre autrici ho affinato il mio stile e iniziato ad apprezzare veramente la scrittura.

Ad agosto 2020, durante questa lunga pandemia, ho deciso di rifare ex novo il mio sito, questa volta rispettando i criteri Seo, cercando di scrivere in modo da posizionarmi bene sui motori di ricerca, raccogliendo molte visite e contatti. Ho cambiato piattaforma, scelto una nuova grafica pulita e lineare che mi rispecchiasse, ho rivisitato tutto, aggiornando, correggendo e modificando post, articoli, e diari di viaggi raccolti in tutti questi anni.

Oggi il mio sito (che è ancora in progress) con il suo stile mi rispecchia appieno, ci ho messo tutta la mia esperienza da viaggiatrice, la mia faccia e il cuore, parlo di me in maniera aperta e sincera, e mi diverto tantissimo a scrivere.

L’obiettivo era arrivare a 10.000 visualizzazioni entro la fine del 2021, in meno di 5 mesi ne ho già oltre 7.000, questa volta penso di aver preso la strada giusta, finalmente ho accettato questo ruolo da lifestyle travel blogger, e … mi piace! Il sogno nel cassetto è scrivere un libro, che parla di me e dei miei viaggi, l’idea c’è, la bozza è avviata, chissà».

L’Indonesia e l’Australia sono i due Paesi di cui parli sul sito. Quali sono gli aspetti che ti hanno affascinato dell’uno e dell’altro? E perché secondo te meritano almeno una visita?

«L’Indonesia e l’Australia, due paesi assolutamente diversi, proprio per questo mi piacciono tanto, sono paesi immensi, dove tornare tantissime volte e vedere sempre cose nuove.

L’Indonesia racchiude tutto il caos e le meraviglie dell’Asia. I contrasti tra vecchio/nuovo, povero/ricco sono evidenti. Un esempio su tutti: vedere una fiammante Ferrari parcheggiata vicino a un kaki lima che vende bakso e tagliatelle azzurre (lo Street food indonesiano).

Isole super popolate, dove regna traffico, sporcizia, rumore, e caos, mercati stracolmi di gente, in queste isole è quasi impossibile trovare un angolo per stare soli. Altre isole invece, sono completamente deserte e silenziose, con una giungla inesplorata e luoghi persi nel tempo, culture antichissime arrivate intatte fino ai nostri giorni, riti ancestrali e magie.

L’Indonesia è una terra viva, scossa da terremoti e forgiata dal fuoco dei suoi vulcani, il verde incredibile delle risaie, uno dei mari più belli e ricchi del mondo, e una stagionalità di quasi 12 mesi l’anno per viaggiare, ne potrei parlare per ore, sono tante le meraviglie di questa terra.

Il caos dell’Asia se vissuto a lungo, può diventare pesante, quando arrivo al livello di “devo assolutamente scappare da questo casino”, mi basta fare un viaggio nell’ ordine e nel silenzio della natura australiana per rigenerarmi».

Come è invece l’Australia?

«In Australia i marciapiedi si usano per camminare, le piste ciclabili sono solo per le biciclette, non come in Indonesia, dove i marciapiedi diventano: parcheggio, luogo dove improvvisare banchetti di cibo, o addirittura transitare con gli scooter, sono sempre rovinati, sconnessi e devi stare attento a non finire in qualche buca. In Australia tutto è nuovo, costruito a misura per agevolare la vita dell’uomo moderno, i servizi sono precisi ed efficienti e tutto funziona a meraviglia.

L’Australia è una terra giovane con pochissima storia e cultura, ma ha meraviglie naturali veramente incredibili che ti lasciano senza fiato, una flora e fauna unica, città come Sydney, Melbourne, Adelaide, stanno salendo le classifiche come le più vivibili, belle, e desiderate al mondo».

Qual è stato il tuo viaggio più bello? E quello che vorresti ancora fare?

«Questa è una domanda molto difficile, ho sempre molta difficoltà a rispondere perché ogni viaggio è “core e mamma”, dovendolo fare dico: l’isola di Alor e Sumba in Indonesia, il Western Australia, il Madagascar. Nel febbraio 2020 sono riuscita a fare il viaggio che avevo in programma in Australia, sono stata nel Victoria e South Australia, bellissimo. Ho invece dovuto cancellare un tour per l’avvistamento degli oranghi nel Tanjung Puting National Park in Kalimantan, e un altro bellissimo viaggio a Sumatra, alla scoperta della cultura batak, nella zona del lago toba, e i Minangkabau, un popolo molto particolare dove ad avere i ruoli principali sono le donne.

Questi sono viaggi che spero di fare nel 2021, nel frattempo si sono aggiunti altri viaggi: un tour alla scoperta della Tasmania e le isole Molucche. Sono una travel designer, aspetto solo che diano il via libera e dopo chi mi ferma, di viaggi nel cassetto ne ho tantissimi!».

Coronavirus e turismo

Uno dei settori più danneggiati dal Coronavirus è proprio quello turistico. Come hai affrontato la pandemia dal punto di vista professionale e personale?

«Ho affrontato la pandemia e questo lunghissimo stop forzato, caricandomi di ottimismo, dedicandomi ad altre cose che mi piaceva fare. In questo momento è più importante che mai attaccarsi alla speranza, immaginare di essere presto liberi per tornare a viaggiare ovunque nel mondo. Bali che vive principalmente di turismo ha subito gravissimi danni, ma la gente indonesiana ha il dono prezioso di sapere andare avanti anche con poco, di affrontare le situazioni anche più drammatiche con il sorriso. La mia pandemia la sto vivendo alla balinese, in maniera sicuramente più leggera rispetto all’ Italia.

Non è finita, ci siamo ancora dentro, chissà quando l’isola riaprirà al turismo. Siamo entrati in una nuova era, penso che anche nel turismo tante cose cambieranno, ma sono convinta che ci adegueremo, come abbiamo sempre fatto. Io adesso voglio solo, vaccinarmi, riprendere a viaggiare e a vivere normalmente».

Ormai vivi a Bali da 6 anni. Come è cambiata la tua vita?

«La mia vita è completamente cambiata, non c’è nulla di uguale a prima, non ho una sveglia che suona al mattino, nemmeno la continua corsa giornaliera per incastrare tutto. Sono padrona del mio tempo e posso dedicarmi a fare quello che mi piace, questo può fare pensare che tutto nella mia vita sia facile e bello, non è sempre così. Questa vita ha un prezzo, che si paga soprattutto nei rapporti umani e sociali, nell’aspetto culturale, nel saper rinunciare a diverse cose che in Europa diamo per scontate».

Tante le persone che desiderano trasferirsi in un posto incantevole come Bali. Che tipo di opportunità possono trovare sull’isola e che consigli daresti loro?

«Bali è desiderata da tanti, in molti mi scrivono per avere consigli, la mia risposta è sempre la stessa: qua si può trovare il paradiso o cadere nell’inferno. Questo non è un paese facile, molti lavori sono vietati agli occidentali, non è più possibile improvvisare, si deve arrivare con un progetto ben costruito, possibilmente che non sia la solita pizza e pasta, con tanta professionalità e impegno, occorre fare investimenti e accontentarsi almeno all’inizio di stipendi notevolmente più bassi.

In breve se dovessi consigliare a un giovane dove vivere, direi in Australia, dove è possibile trovare ottime opportunità di lavoro e stipendi molto buoni, o di fare un investimento a lungo termine in un’isola indonesiana fuori rotta. Ad un pensionato invece direi di venire a Bali, a godersi il caldo sole tropicale almeno per qualche anno».

Ti manca l’Italia, vorresti tornarci?

«L’Italia mi manca sempre, ma io sono un animo sensibile, più del paese mi mancano le persone che ho lasciato, la mia famiglia e tutti i miei amici, sono una parte fondamentale su cui si basa la mia vita.

Sono fortunata, escludendo il 2020, da quando vivo a Bali, non è passato anno in cui qualche amico non sia venuto a trovarmi. Spero passi presto questa pandemia, per fare nuovi avventurosi viaggi in compagnia dei miei amici più cari. Non penso che rimarrò a Bali per tutta la vita, non ho idea di dove sarà il mio domani, se tornassi in Italia mi piacerebbe vivere in Sicilia, o forse nella campagna della mia Toscana».

Per contattare Bru questi sono i suoi recapiti

Sito Internet: Indonesia con Bru

Facebook: Indonesia con Bru e Brusen Ci.

Instagram: @BruIndonesia.

YouTube: Indonesia con Bru Ci.