Andrea, ristoratore a Bangkok
Ristoratore, 56 anni, Andrea Bernardi vive e lavora a Bangkok da 2007. Qui ha aperto il suo “Via Emilia”, un ristorante di specialità emiliano-romagnole diventato un punto di riferimento in città per chi vuole gustare l’autentica cucina made in Italy. I veri eroi? Per lui sono quelli che rimasti in Italia, con una tassazione assurda per poi ricevere poco in cambio! Ecco la sua storia.
Di Enza Petruzziello
I sapori dell’Italia conquistano Bangkok. Tutto merito di Andrea Bernardi, 56enne romagnolo da anni trapiantato nella capitale della Thailandia.
Grande ambasciatore della cucina italiana, Andrea è originario di Viserba, piccola località turistica a nord di Rimini. Divorziato, ha un figlio di 20 anni che studia all’estero. È il 2007 quando decide di trasferirsi nel Sud-est asiatico. Qui a suon a suon di tortellini, pasta fresca e tagliatelle si ritaglia il suo posto nella scena gastronomica thailandese facendosi apprezzare nei ristoranti “Bacco” e “Il Bolognese”.
Nel 2020 apre, nel quartiere Silom di Bangkok, il suo ristorante “Via Emilia”, dove propone i piatti dell’autentica cucina emiliano-romagnola. Una piccola isola del gusto fatta di ingredienti e sapori genuini e made in Italy che lo rendono ben presto uno dei ristoranti italiani più buoni di tutta la città. La sua pizza? Rigorosamente cotta nel forno a legna e condita con ingredienti emiliani, in primis il prosciutto di Parma, è tra le 20 migliori di tutta l’Asia!
Andrea come mai, tra tanti posti del mondo, la scelta è ricaduta su questo Paese?
«Sono in Thailandia dal 2007, ero stato in vacanza alcune volte in precedenza ma mai avrei pensato di venire a vivere qua. Un mio ex dipendente che venne qui intorno agli anni 2000 ebbe successo nella ristorazione a Bangkok e continuava ad invitarmi a gestire un suo progetto non ancora realizzato. Nel 2004 io ed il mio socio decidemmo di vendere il nostro locale di grande successo e prenderci una pausa, e dopo varie insistenze accettai l’invito del mio ex dipendente e con moglie e figlio siamo venuti qua con il progetto temporale di alcuni anni. Mio figlio, infatti, aveva quasi 4 anni e a 6 avrebbe incominciato la scuola in Italia».
Nuova lingua, nuove usanze, un nuovo modo di vivere e una cultura diversa. Come sono stati gli inizi qui?
«La Thailandia è un paese dove la qualità della vita è molto alta e non è difficile abituarsi e, col pensiero di starci solo alcuni anni, non mi preoccupavo più di tanto».
Sono tanti gli expat italiani in Thailandia che abbiamo intervistato. Quasi tutti hanno lamentato la scarsa accoglienza del popolo thailandese nei confronti degli stranieri. In base alla tua esperienza è davvero così?
«Proviamo a pensare ai nostri immigrati, siamo così sicuri che si sentano ben voluti dal popolo italiano? La gente ha la propria vita e quando ti aggiungi ad una comunità devi pensare che ognuno ha la propria famiglia e i propri obblighi nei loro confronti. Mentre invece è molto facile fare amicizie con persone di altre nazionalità che essendo “sole” hanno necessità e piacere di conoscere altra gente».
Cosmopolita e vivace, Bangkok è una rinomata località turistica, meta ogni anno di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Ma come è vivere qui da residente e non da turista?
«Come tutti sanno Bangkok è una metropoli che non si ferma mai, gigantesca, rumorosa, e divertente con un’offerta di cibo unica al mondo. Puoi spendere 1 euro e 50 euro per un piatto thai (in strada) oppure avventurarti nei ristoranti di diverso livello, il limite è solo la fantasia. Qui c’è un clima molto caldo e umido ma ci si abitua molto facilmente, soprattutto per quelli che come me hanno un’attività e quindi la maggior parte del tempo lo spendono nel proprio ristorante con aria condizionata. La vita è cara ma di buon livello, gli affitti per un bilocale in centro partono da 1300 euro in un Building con tutte le comodità: sauna, palestra, piscina, portiere ecc. È assolutamente necessaria una buona assicurazione sanitaria privata per accedere ad ospedali nettamente superiori ai nostri. Anche le scuole sono a pagamento e si parte da 700/800 euro al mese (per 12 mesi) fino ai 2500 euro al mese».
Cosa ti piace di più del vivere in Thailandia e al contrario cosa ti piace di meno? Quali sono le principali differenze con l’Italia?
«Il senso di libertà che hai in Thailandia è ineguagliabile, sei servito e riverito in tutte le situazioni della giornata, è normale avere la donna delle pulizie, la sicurezza è oltre le aspettative, in generale nessuno ruba niente, qui la prigione è molto dura e non ci sono sconti di pena, se sbagli ci vai».
Come nasce la tua passione per la cucina?
«Sono un ristoratore, quindi focalizzato sull’organizzazione, ma con tutti i miei anni di esperienza nel settore conosco ogni dettaglio di quello che succede in cucina e so intervenire per migliorare qualità e tempistiche, in ogni caso, i miei cuochi italiani sono dei professionisti e sanno quello che fanno».
Ci sono state delle figure professionali che più delle altre ti hanno ispirato e fatto da guida?
«Sì, mia mamma e mia zia Dina le custodi della tradizione romagnola, spesso ci sentiamo per dare quel tocco che anche i cuochi esperti non conoscono».
Nella capitale thailandese hai aperto un tuo ristorante, “Via Emilia”, diventato presto un punto di riferimento per la sua cucina italiana e per la pizza, tra le 20 migliori di tutta l’Asia! Ricordi le emozioni che hai provato nel realizzare qualcosa di unicamente tuo?
«È stata dura perché ho aperto proprio durante il Covid e quindi con tutte le problematiche che si possono immaginare. È stato sicuramente un grande investimento finanziario, di notti insonni ne ho passate parecchie ma non ho mai pensato di arrendermi e le soddisfazioni sono arrivate, il ristorante è diventato subito molto popolare ed abbiamo avuto tanti riconoscimenti».
Il nome del ristorante, Via Emilia, è un chiaro riferimento alle tue origini. Come mai hai scelto di chiamarlo così?
«Questo è il quarto progetto a cui lavoro in Thailandia ed ho voluto svilupparlo sulla tradizione senza compromessi: il nome Via Emilia mi sembrava molto appropriato».
Parlaci del ristorante: come si struttura il locale, quali piatti tipici italiani proponi e quali sono quelli più apprezzati dalla clientela sia italiana che internazionale?
«Il ristorante è aperto solo da 2 anni, ha 120 posti a sedere e siamo ben riconosciuti da tutte le comunità, il menu è italiano al 100% senza alcun tipo di contaminazione neanche quei piatti che si trovano normalmente nei ristoranti all’estero tipo la Caesar Salad ecc.. Quindi Tortellini, Lasagne, Tagliatelle, Cappelletti la fanno da padroni, e su suggerimento, una volta che i clienti si fidano, li spingiamo ad esplorare anche i piatti meno famosi all’estero come Passatelli, Piadina, Brodetto ecc.. Uno staff composto da 50 persone fa sì che il tutto funzioni a dovere».
In che modo la cultura Thai ha influenzato la tua cucina? E quanto della cucina asiatica c’è nelle ricette che proponi?
«La cultura thai non mi ha influenzato sulla cucina ma sul servizio, qui le aspettative sono molto alte e dal benvenuto, all’arrivo del cliente, fino alla fine del pranzo/pena nulla è lasciato al caso».
In Italia in tanti vorrebbero aprire una propria attività, ma tasse e burocrazia farraginosa spesso sono un freno anche per l’imprenditore più ostinato. Come è la situazione in Thailandia? E quali sono stati i passaggi sia burocratici che economici necessari che hai dovuto affrontare per aprire il tuo ristorante?
«In Thailandia è sicuramente più facile ma anche qui la burocrazia non manca, la tassazione è al 20%, e per assumere degli stranieri, me compreso, devi avere un capitale sociale di 50.000 euro per ognuno (non da versare), che saranno le cifre per cui diventi responsabile in caso di fallimento».
A Bangkok, e in generale in Thailandia, ci sono opportunità occupazionali per chi come te sta pensando di trasferirsi qui? E quali consigli daresti a loro?
«L’Asia è ricca di opportunità per chi cerca lavoro, ma devi avere delle chiare capacità. Per chi volesse investire nella ristorazione, consiglio di fare prima delle esperienze da dipendente altrimenti le probabilità di fallire si avvicinano al 99%».
Da quando sei via dall’Italia hai sempre vissuto in Thailandia, oppure sei stato anche altrove? E se sì, che tipo di esperienze sono state e che cosa ti hanno lasciato?
«Ho vissuto 40 anni a Rimini e 16 anni a Bangkok, sono molto contento delle mie scelte, col senno di poi farei meno errori, ma questo vale per tutti, però non cambierei la destinazione. Ho imparato ad essere molto più paziente e riflessivo».
Vivere all’estero, lontano dalla famiglia, dagli amici e dalla propria comfort zone, non è sempre facile. Ci sono stai momenti in cui hai pensato di mollare e tornare in Italia?
«Anche con delle difficoltà iniziali non ho mai pensato di andarmene, non tornerei a lavorare in Italia ma lì mi godo delle bellissime vacanze ogni anno. A volte mi viene detto: “Andrea, che coraggio hai avuto ad andartene”. Ma vi garantisco che gli eroi sono quelli che sono rimasti in Italia, con una tassazione assurda per poi ricevere poco in cambio».
Come è cambiata la tua vita da quando abiti a Bangkok?
«Tanto, sono un gran lavoratore, ma qui ho imparato a prendermi i miei spazi al di fuori del lavoro, ho tanti amici e quindi occasioni di incontro e di festa e faccio sport».
Progetti o sogni per il futuro?
«Nessuno, solo portare al meglio quello sto facendo e godermi famiglia e amici».
Per contattare Andrea ecco i suoi recapiti:
Mail: viaemiliabkk@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/viaemiliabangkok/