Lasciare la città per andare a vivere in un bosco

A cura di Nicole Cascione per Voglio Vivere Così Magazine

 

Ritmi secondo natura, lavori etici e uno sguardo particolare ai bambini. Questo il progetto di vita di Manuela e Claudio che, circa un anno fa, hanno lasciato casa e lavoro in città per trasferirsi nel bosco. Un cambiamento radicale nei confronti della vita stessa: fuori da meccanismi di dovere, niente più paure e sensi di colpa. Le loro mani sono diventate ruvide, i vestiti semplici e sempre gli stessi. La loro più grande ricchezza? “Quella di essere svegliati dai bimbi e poter trascorrere la giornata con loro, senza forzarli a vestirsi e a rispettare l’orario di entrata all’asilo”.

Manuela e Claudio

Manuela, circa un anno fa insieme a tuo marito avete fatto un cambio vita decisivo, lasciando casa e lavoro in città per trasferirvi nel bosco, a Gaggio Montano. Raccontateci qualcosa di questa decisione:

L’idea del cambio vita è nata ancora prima che io e mio marito Claudio ci conoscessimo. Il primo passo è stato iscrivermi al GASMO, gruppo di acquisto solidale di Modena, più di dieci anni fa. Questa esperienza, che continua tuttora, mi ha fatto conoscere il modo etico e rispettoso per coltivare la terra. Ho conosciuto persone meravigliose che coltivano il vero cibo. Iniziando dal cibo, quindi, ho avuto la possibilità di affacciarmi a stili di vita “diversi”, vicini alla natura e, per questo, a misura di essere umano. Guardando con ammirazione a questi esempi di veri contadini, nel tempo, la vita da ufficio, i ritmi frenetici, le persone sempre stressate ed arrabbiate, l’inquinamento e il grigiore della Pianura Padana ci hanno fatto capire che Modena non era più il nostro posto. E’ iniziata così la ricerca della nostra casetta nel bosco che è durata quasi tre anni, fino al giugno del 2016 quando abbiamo visto la casa in cui ora viviamo e ce ne siamo innamorati. Io ero già mamma a tempo pieno, mentre Claudio ha lasciato il suo impiego decennale e a luglio 2017 ci siamo trasferiti. Ora, quando andiamo a trovare i nonni in pianura, ci sentiamo pesci fuor d’acqua e ringraziamo di aver avuto il coraggio di mollare tutto. Anche se, pensandoci bene, coraggiose sono le persone che continuano ad essere incastrate in uno stile di vita alienante.

Ritmi secondo natura, lavori etici e uno sguardo particolare ai bambini: parlaci del vostro progetto di vita.

Il nostro progetto di vita non è qualcosa di nuovo, ma è voler ricreare lo spirito di comunità tanto sentito all’epoca dei nostri nonni, dove le nuove famiglie non erano abbandonate a se stesse, costrette a vivere in 50 mq., a stare fuori casa dieci ore al giorno perchè il lavoro è distante, dovendo “parcheggiare” i bambini all’asilo e correndo un anno intero per poter godere finalmente di due settimane di ferie. Noi siamo in vacanza tutto l’anno, ma non perchè guardiamo il cielo e le farfalle tutto il giorno, ma perchè viviamo la quotidianità insieme alle persone a noi più care, primi fra tutti i nostri figli, con cui giochiamo e, nello stesso tempo, riusciamo a lavorare. Il nostro lavoro è in gran parte nel cercare di non dover usare il denaro. Ad esempio, in casa abbiamo tolto il gas, acqua calda e riscaldamento sono prodotti dal termocamino, quindi l’estate è passata andando nel nostro bosco a raccogliere la legna per l’inverno. In più, produciamo pasta fresca, anche vegana, vendiamo i prodotti del bosco e a fine ottobre iniziamo con le serate a tema. Tutto questo è possibile perchè viviamo in un bosco, che è intrinsecamente generoso, e intorno abbiamo una rete di persone che, come noi, ha un’altra visione di società felice.

vivere in un bosco

Quante famiglie sono coinvolte al momento?

Al momento siamo in due famiglie. Altre famiglie partecipano alla nostra quotidianità, ma più come amici, che come parte attiva della costruzione di una comunità. Nel futuro, accoglieremo altre due/tre famiglie, quando il magazzino diventerà una casa.

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Come si svolge una vostra giornata?

La nostra sveglia, che è il sole oppure sono i bimbi, suona intorno alle sei del mattino. Questa è l’unico punto fermo perchè non abbiamo programmi prestabiliti. Durante la giornata si fa quel che c’è da fare, dando sempre la priorità a quello di cui hanno bisogno i bimbi. Ci giostriamo quindi tra le classiche faccende per avere una casa vivibile, da fine agosto, alla costruzione della yurta, passando attraverso il piantare nuovi alberi da frutto e la raccolta della legna, delle noci, dei fiori di iperico, delle castagne, delle pere volpine, eccetera eccetera.

Per quel che riguarda l’istruzione dei vostri figli, voi fate unschooling. Quali sono le difficoltà e i benefici maggiori di questo tipo di apprendimento?

Non posso parlare di difficoltà o benefici perchè vorrebbe dire avere un metro di misura, uno standard, con cui confrontarsi. Invece, quello che più vogliamo trasmettere ai nostri figli, è che ogni persona è unica e perfetta. Come diceva Albert Einstein: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” Poi, dal nostro punto di vista, tutto è molto semplice perchè i bambini sanno già tutto, soprattutto qual è il modo di apprendimento naturale e quindi più efficace: il gioco. Per noi è stata illuminante la lettura di “Lasciateli giocare” di Peter Grey. La difficoltà è la descolarizzazione di noi genitori e la presa di coscienza che gli adulti possono essere un esempio e, per questo, devono lavorare su di sé e non sull’innata saggezza dei bambini.

L’aspetto più bello e quello meno piacevole di questo vostro stile di vita:

Tutto è un aspetto piacevole, anche la faticaccia e il freddo per il primo che si alza al mattino e deve accendere il fuoco, perchè tutto è una nostra scelta consapevole. Abbiamo il privilegio o abbiamo lavorato sodo e deciso (ognuno dia la propria interpretazione), di vivere la vita che vogliamo. L’unico rammarico è non essere riusciti a cambiare prima, ma è questione di attimi, visto che, complice la natura, viviamo molto nel presente. E il nostro presente ci piace sempre moltissimo.

Come e in cosa è cambiata la vostra vita da quando vi siete trasferiti sui monti?

La nostra vita è cambiata proprio nei confronti della vita: siamo usciti da meccanismi di dovere, paura, sensi di colpa, dal “si fa così perchè così fan tutti”. Le nostre mani sono diventate ruvide, i nostri vestiti semplici e sempre gli stessi. Abbiamo poche cose, alcune funzionano per inerzia. Usiamo la tecnologia, ma non abbiamo “ultimi modelli”. Noi, però, siamo quasi sempre sorridenti, ci addormentiamo sfiniti, senza rigirarci nel letto per ore, la nostra mente è quieta. La nostra più grande ricchezza è quella di essere svegliati dai bimbi e poter trascorrere la giornata con loro, senza forzarli a vestirsi e a rispettare l’orario di entrata all’asilo.

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