Nata nel 1999 grazie all’esperienza di soci in attività di questo tipo, nel 2000 si costituisce ufficialmente come associazione. Una rete di progetti e interventi, con programmi di formazione sia in Italia sia nei paesi del sud del mondo. Natsper cerca di sensibilizzare, in particolare, sulla situazione dei bambini di strada e dei bambini lavoratori. Una rete di collaborazioni e interventi che si avvalgono del lavoro di associazioni in loco. Ne parliamo con Valerio che ha vissuto per alcuni mesi in Colombia. Un altro modo per parlare di quello che, da molti, è considerato il paese più bello del Sud America ma anche uno dei più “difficili”. Povertà e conflitti hanno creato situazioni sociali particolarmente delicate e complesse. Situazioni in cui è difficile muoversi anche per le associazioni di volontariato per cui diviene essenziale tessere buoni rapporti con le autorità locali, tra le maglie di una burocrazia spesso ostica.

volontariato internazionale

Buon giorno Valerio, vuoi dirci in due parole cosa facevi in Colombia? E quanto tempo ci sei rimasto?

Premetto che l’esperienza di volontariato che ho svolto per 4 mesi nel 2006, non è legata all’associazione con cui collaboro attualmente, e che lavora sempre in Colombia. Si trattava di una ONG spagnola gestita da immigrati colombiani. Mi occupavo di analizzare l’implementazione del progetto, nel senso di verificare se gli obiettivi progettuali avrebbero riscontrato un possibile successo, attraverso la metodologia applicata. Partecipavo quindi a tutte le riunioni, a tutti i livelli, oltre che a qualsiasi genere di attività con i beneficiari diretti ed indiretti del progetto. Per fortuna, restava del tempo molto utile per poter supportare le attività di assistenza ai bambini desplazados dei due centri in cui si sviluppava il progetto. I bambini desplazados sono i bambini sfollati, quelli che, con altri quattro milioni di persone, sono stati costretti a lasciare le loro terre d’origine a causa dei conflitti armati. Se la domanda era riferita invece all’esperienza ultima che ho fatto con l’associazione con cui lavoro, ci sono stato nel mese di ottobre 2010, monitorando e valutando il lavoro delle 4 controparti che abbiamo in loco.

La Colombia è un paese bellissimo e difficile. È davvero così violento come ce lo descrivono le cronache che arrivano in Italia?

Io non ho mai avuto la ben che minima sensazione di insicurezza, sensazione provata ad esempio in altri paesi come il Venezuela. Certo è che giornalmente si registrano casi di assassini, violenze, ecc…ma se dovessi dare un feedback personale, risponderei di no.

Volontari di altre associazioni hanno raccontato di come le loro attività non sempre abbiano incontrato l’aiuto delle autorità locali. Per voi è stato così?

Per quanto ci riguarda, parlando dell’associazione per la quale collaboro ad oggi, supportiamo delle Fondazioni locali, le quali ci riportano che la collaborazione con gli enti locali dipende molto da questioni e legami politici.

Invece la gente del posto come vi accoglie di solito? In Colombia come è stato?

Non ho mai trovato delle persone più aperte ed accoglienti in tutta l’America Latina. Nonostante il clima di diffidenza ed omertà imperante, si è sempre ben accolti.

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Qual è la difficoltà maggiore nell’iniziare un progetto nei paesi in cui operate voi?

Come ripeto, operiamo attraverso Fondazioni locali, per cui il nostro non è un intervento diretto. La difficoltà consta quindi nello stabilire una buona relazione con le controparti.

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Cosa ti ha maggiormente colpito, dal punto di vista umano, della Colombia?

La continua voglia di risollevarsi, nonostante tutto.

A parte le quote associative, come vive e si finanzia un’organizzazione come la vostra?

Finanziamenti pubblici, fondazioni private, imprese che sponsorizzano, campagne di raccolta fondi, eventi.

Tu come ti sei avvicinato a questa esperienza?

Ho studiato cooperazione internazionale, per cui mi sono avvicinato ad una realtà che svolgesse questo ruolo.

Hai in programma altri viaggi di lavoro?

Al momento no.

C’è un progetto in particolare, tra quelli che state realizzando oggi, di cui ti piacerebbe parlare?

Un progetto con la Fondazione Creciendo Unidos, relativo al contrasto del fenomeno del reclutamento armato dei minori nel Dipartimento Norte de Santader, attraverso l’attivazione di processi di empowerment comunitario.

Valerio la Colombia si deve definire un paese povero? Nell’ottica di un’associazione come la tua, qual è il problema più grosso in cui si dibatte questo paese?

Il desplazamiento e come viene trattato dalla maggior parte degli enti tanto nazionali quanto internazionali, ossia in termini di assistenzialismo, che uccide le istanze di sviluppo.

Ecco il sito dell’associazione:

www.natsper.org

Intervista a cura di Geraldine Meyer