Riccardo: la mia nuova vita in un paesino di 180 anime

Da un lavoro in fabbrica alla gestione dell’unica bottega di alimentari di Zoppè di Cadore, sulle Dolomiti. Riccardo Russo non si pente della sua scelta. “Qui la vita scorre molto più lentamente, ma mi sento molto più ricco. Ho scoperto la solidarietà delle persone e sono felice di poter essere d’aiuto, fornendo un servizio essenziale per gli abitanti”.

Di Enza Petruzziello

Dalla fabbrica di città alla bottega di un paesino a 1.400 metri ai piedi del Monte Pelmo. Da un lavoro sicuro ad un vero e proprio salto nel vuoto. Riccardo Russo in poche settimane ha stravolto completamente la sua vita.

Quarantaduenne di Forno di Zoldo, in provincia di Belluno, dopo anni davanti ad una catena di montaggio, a settembre è approdato a Zoppè di Cadore, sulle Dolomiti. Qui, in questo piccolo comune abitato soltanto da 188 anime, Riccardo lavora in un negozio di alimentari, l’unico del paese.

Ogni giorno, all’alba, percorre 7 chilometri – quelli che dividono Forno di Zoldo da Zoppè – per garantire ai residenti pane, latte e pochi altri generi alimentari, soprattutto di prima necessità.

Lontani i ritmi frenetici della città, ora le sue giornate scorrono più lente ma sono decisamente più ricche. Scopre quella che definisce la “solidarietà dolomitica”; una solidarietà che solo nelle piccole comunità è possibile ancora scorgere. La vita in fabbrica a Belluno? Non gli manca per niente.

Riccardo Russo - Zoppè di Cadore

Riccardo che cosa ti ha spinto a lasciare un lavoro sicuro in fabbrica per gestire il negozio di alimentari di Zoppè?

«Mi ha spinto il desiderio di fare un lavoro che fosse di beneficio agli altri e che avesse un contesto e dei ritmi più “umani”. Hanno riaperto la bottega soltanto qualche mese fa e avevano bisogno di qualcuno che la mantenesse in vita per rifornire chi abita nel paese, principalmente anziani che non hanno la possibilità di spostarsi.  All’inizio non ero sicuro di voler fare un cambiamento così drastico, poi, dopo aver riflettuto, mi sono buttato, finendo in un luogo privo di servizi, a 1461 metri di altitudine alle pendici del Pelmo, scoprendo una vita più lenta, ma molto più ricca di quanto ci si possa aspettare».

Lasciare un posto sicuro, oggi, non deve essere stata una decisione facile, c’è qualcuno che ti ha sostenuto o viceversa che ha tentato di ostacolarti?

«Sicuramente non è stata una scelta facile. Ho avuto dubbi e timori, ma devo dire che mia moglie mi ha sostenuto in questa mia decisione. Mi è stata accanto e mi ha dato la forza per liberarmi del mio vecchio lavoro che mi impegnava 9 ore al giorno. Ora siamo entrambi sereni di questa scelta».

Zoppè è un piccolo paesino sulle Dolomiti abitato da poco più di 180 anime. Come è stato l’impatto con questa nuova realtà? Che cosa ti ha colpito del posto e della gente?

«Sono stato accolto bene, e mi hanno ringraziato per aver accettato l’offerta, contribuendo al mantenimento di quel servizio essenziale che per loro è fondamentale. Di questa realtà mi ha colpito il grande senso di collaborazione e solidarietà dolomitica. Vivere in montagna è bello, ma comporta disagi e difficoltà, quindi il modo migliore per superarle è l’unità e la collaborazione fra le persone, e in questo paese sono evidenti queste caratteristiche. Si dice che in montagna le persone siano fredde e che i rapporti nascano a fatica, invece appena sono arrivato a Zoppè sono stato accolto da tante persone calorose che mi hanno dato una mano».

Hai scoperto quella che definisci “solidarietà dolomitica”. Che cosa intendi esattamente?

«Ho piacevolmente scoperto, da montanaro quale sono io, il vero spirito che accomuna che vive in alta montagna. Ho avuto modo di vederlo quando all’arrivo della merce per il negozio era presente “mezzo” paese per scaricare tutto: persone pronte a dare una mano per un’operazione che pensavo avrei dovuto portare a termine da solo. A Zoppè, inoltre, si respira un’atmosfera di convivialità, che anima la piazza del paesino: persone che si ritrovano per un aperitivo e per una chiacchierata».

Riccardo Russo paesino dolomiti

A settembre decidi quindi di mollare il tuo vecchio lavoro accettando la proposta della cooperativa di Zoppé di gestire l’unica bottega del paese. Ti va di raccontarci una tua giornata tipo?

«Mi occupo prevalentemente di gestire questo piccolo negozio, quindi faccio tutto: servizio al banco, cassa e scaffalista. Sistemo e controllo la merce e assisto i clienti sulla merce da acquistare. La mia giornata inizia la mattina presto, passo a prendere il pane per la bottega, poi salgo a Zoppè. Apro l’attività, servo i clienti e alle 13 chiudo, dopo aver pulito e sistemato tutto. Nel pomeriggio, poi, lavoro nel mio paese per un altro servizio essenziale, tramite un’altra cooperativa, vendo e consegno a domicilio bombole del gas, tronchetti e pellet».

Quali consigli daresti a chi come te sta pensando di lasciarsi tutto alle spalle e buttarsi in una nuova avventura, che sia di vita o lavorativa?

«È ovviamente una scelta personale, ma in mi montagna ci sono molte possibilità lavorative, essendo disposti a sacrificarsi e a mettersi in gioco, inoltre la qualità della vita migliorerà, essendoci ritmi e un ambiente più vicini al nostro reale bisogno».

Anche se sono trascorse solo poche settimane, come è cambiata la tua vita da quando hai lasciato i ritmi frenetici della città per una tranquilla vita sulle Dolomiti? 

«Ci ho guadagnato in serenità e benessere fisico ed emotivo. Al momento mi godo il presente e sono molto contento della mia scelta. Ogni giorno percorro 7 chilometri di tornanti in mezzo al nulla, per poi arrivare in un luogo che sa di casa, di uomini e donne pronti a porgersi la mano: insomma, un posto dove mai avrei pensato di lavorare ma dove farlo, anche se solo per poche ore la mattina, è davvero bello».

Per contattare Riccardo Russo ecco i suoi recapiti:

Mail: riccardorusso80@libero.it

Numero di Telefono: 327/7508029