La mia vita è un’avventura

A cura di Maricla Pannocchia

Ragazzo dallo spirito avventuriero Ivan, fondatore della sua azienda, che gli permette di lavorare da qualsiasi luogo desideri, trascorre solo 1 mese all’anno in Italia (“per salutare amici e famigliari”) e poi lo possiamo trovare in Thailandia, in Australia, a scalare montagne in Laos o negli angoli sperduti della Spagna e perfino in Iraq, spesso in sella alla sua moto da enduro o al volante di un furgone o di una 4×4. “Non devo viaggiare per lavoro”, racconta Ivan, “Questo stile di vita è una mia scelta. Se vedessi dei contro, probabilmente lo cambierei. Ci sono, invece, tanti aspetti positivi, primo fra tutti l’assoluta libertà”.

Ciao Ivan, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Ivan, sono nato in Toscana ma risiedo all’estero da quasi 10 anni perché non mi sono mai trovato bene in Italia. Sono da sempre appassionato d’informatica e lavoro nel mondo dell’hosting da circa 11 anni.

C’è un libro che ti ha cambiato la vita? Di quale si tratta e come ti ha spinto all’azione?

Ho letto il libro di Tim Ferris, “4 hours work week” (lavorare 4 ore la settimana) subito quando è uscito e lo consiglio a tutti, anche se risale a un bel po’ di tempo fa. Le informazioni, tuttavia, sono attuali e molto buone e mi ha dato una motivazione enorme. Mi è sempre piaciuto uno stile di vita non convenzionale e l’idea di stare a lavorare in un posto fisso non mi è mai andata a genio e quel libro, più che una motivazione, mi ha offerto una soluzione. Un qualcosa che non credevo fosse possibile. Leggendo, ho visto che era effettivamente possibile e da lì ho iniziato a muovermi in quella direzione, per raggiungere quello stile di vita che mi sarebbe davvero piaciuto avere.

La tua idea di base era quella di avere un business che ti permettesse di vivere ovunque tu volessi? Che consigli daresti a chi sogna qualcosa di simile?

In realtà, trovo difficile dare un consiglio perché, alla fine, io ho trovato la mia via facendo quello che mi piace. In questo modo, sono riuscito ad avere uno stile di vita e un business completamente in remoto. L’unico consiglio che mi sento di dare è di fare una lista delle cose che ti piace fare e un’altra di quelle in cui sei bravo e, da lì, iniziare a capire quali di queste possono diventare un lavoro e quali ti permetterebbero di lavorare da remoto. Il mio consiglio è di partire dai punti di forza che già hai, piuttosto che studiare per qualche anno e partire da zero in un qualcosa che potrebbe non portare a niente sia per sfortuna sia perché magari, lungo il percorso, scoprirai che in realtà quell’ambito non ti piace quanto avevi creduto all’inizio.

Quali sono gli ostacoli più comuni in questo percorso e com’è stata la tua esperienza? Che consigli daresti agli altri per aiutarli a evitare di commettere gli stessi sbagli?

Non considero i miei errori degli errori. Semmai, ho fatto diverse prove prima di avviare l’azienda attuale e quelle esperienze, per un motivo o per un altro, non sono andate a buon fine. Tutto ciò che ho provato ad avviare, nonostante tecnicamente siano dei fallimenti, mi ha insegnato qualcosa, quindi non li considero errori. È impossibile sapere a priori che qualcosa andrà bene e sarebbe da presuntuosi pretendere che, la prima volta che facciamo qualcosa, non ci saranno problemi e diventerà subito il lavoro o l’azienda dei sogni. Il consiglio che darei, quindi, non è su come evitare errori ma su come fare errori, farli velocemente, rendersi conto che si tratta, appunto, di errori e prendere ciò che di positivo ti hanno dato per poi passare al prossimo tentativo.

Di cosa ti occupi nello specifico?

Nel 2019 ho fondato “Supporthost.com” per vendere servizi hosting e domini. L’azienda è completamente gestita da un team in remoto e non abbiamo un ufficio fisico.

Nel 2011 hai vissuto per 3 mesi in Thailandia. Come mai proprio quel Paese?

In realtà non c’è un motivo preciso per cui sono andato in Thailandia. L’anno prima avevo fondato “Support Host” e sapevo che volevo andarmene. Non mi è mai piaciuto l’inverno quindi ho deciso di andarmene in questa stagione e mi sono chiesto quali fossero i posti caldi, economici e dove poter conoscere persone con gli stessi interessi (anche se poi, durante il mio primo viaggio lì, non ho conosciuto molte persone). La Thailandia era al primo posto perché è un posto economico, ho un amico thailandese che mi ha dato qualche dritta e quando in Europa è inverno lì è alta stagione.

Come sei stato accolto dai thailandesi e com’era la tua vita quotidiana?

Quando sono andato in Thailandia era il mio primo viaggio da solo, a contatto con una cultura diversa dalla mia, e sono rimasto veramente stupito. Non mi sarei mai aspettato un posto sicuro, è praticamente impossibile che ti succeda qualcosa di brutto, a meno che tu non te lo vada a cercare. Non per niente la Thailandia è chiamata il “Paese dei sorrisi”, le persone sono sempre disponibili e sorridenti, a parte alcuni tassisti che cercano di fregarti (ma quello succede in qualsiasi Paese), per il resto cercano sempre di aiutarti. Una volta ero da solo al ristorante e ho chiesto il conto in thailandese e ho conosciuto dei ragazzi del posto che mi hanno offerto da bere, pagando tutto loro.

Cosa ci racconti della tua passione per la scalata?

Ho iniziato abbastanza tardi, nel 2009-2010, a poco più di 20 anni. Questa mia passione mi ha portato in dei posti dove, altrimenti, non sarei mai andato. Ho visitato luoghi sperduti in Spagna o in Laos, dove si va solamente per scalare, perché non c’è altro, ma sei immerso nella natura e in bellissimi paesaggi.

Quali luoghi consigli a chi, come te, ama scalare e quali, invece, potrebbero essere evitati?

Non penso di essere stato in posti in cui fare scalata che poi ho reputato da evitare. Se ti piace scalare al caldo direi di optare per il Laos o per Reley, in Thailandia. Tutti i luoghi dove sono stato sono di fama mondiale e non ho alcun posto da sconsigliare. Chi vuole scalare finisce sempre in posti di montagna che sono spesso mozzafiato.

Quali Paesi hai visitato e quali, fra questi, ti sono rimasti nel cuore?

Questa è una versione leggermente modificata delle domanda che le persone mi fanno spesso, “Qual è il tuo posto preferito?”. In realtà, non ho un posto preferito e molto dipende da quello che mi va di fare. Non ci sono posti dove non vorrei mai tornare e ho visitato circa 70 Paesi. Se voglio andare a scalare preferisco la Grecia, la Spagna, il Laos o la Thailandia mentre se voglio conoscere persone nuove e fare festa opterei per la Colombia e per l’America Latina in generale. Se voglio fare un viaggio in 4×4 scelgo i Balcani, dove non sono mai stato, ma tornerei anche in Nord Africa, dove sono stato diverse volte, visto che si tratta di una delle migliori aree in cui andare all’avventura. Dipende molto da ciò che voglio fare e dal momento in cui sono e scelgo il posto che reputo migliore per quel tipo di attività.

Hai vissuto in Australia tramite il Working Holiday, puoi spiegare meglio di cosa si tratta e a chi si rivolge?

Ho vissuto 8 mesi in Australia e ho usato il Working Holiday per stare tanto tempo lì (dura 1 anno). Il Working Holiday ti permette di viaggiare e lavorare nel Paese. Il volo dura circa 24 ore, anche se io ci ho messo circa una settimana ad arrivare, perché avevo scelto di fermarmi a Singapore e a Kuala Lumpur, per adattarmi al meglio alla differenza di fuso orario. Il Working Holiday è un visto che danno a tanti Paesi europei che ti permette di lavorare legalmente in Australia. Anche io ho lavorato, per fare esperienze diverse, e credo che abbiano un numero chiuso e devi avere meno di 30 anni, se le regole non sono cambiate. Io avevo comprato un furgone e ho fatto più di 20.000 km in Australia, girandola tutta. Sono stato a Sydney, Brisbane, Cairns, Darwin, Broome, Perth, Adelaide e Melbourne e lì ho dato via il furgone e ho continuato il mio viaggio andando in Asia.

Durante il viaggio con il tuo furgone in giro per l’Australia hai vissuto delle “avventure strane”. Ora ci hai incuriositi. Racconta, racconta…

Sì, il mio progetto era quello di comprare un furgone. Se tornassi indietro e avessi le esperienze e conoscenze di adesso, che ho viaggiato tanto in 4×4, avrei comprato un mezzo 4×4 per visitare l’Outback e per andare nei posti che un regolare furgone non riesce a raggiungere (infatti non ho potuto vedere alcuni luoghi). Volevo comprare un furgone e scalare, quando ero sulle Blue Mountains però mi sono fatto male e ho dovuto rinunciare alle scalate, dedicandomi al viaggio avventura. Con il furgone ho fatto pochissime strade sterrate. Mettevo un annuncio su Gumtree e trovavo compagni di viaggio poi andavo da una città all’altra impiegando un paio di settimane, mentre lavoravo e viaggiavo al tempo stesso. Ho cercato di visitare l’Australia il più possibile dai coccodrilli a Darwin alla Barriera Corallina, sono andato a pescare con gli arpioni con un aborigeno e abbiamo mangiato la tartaruga marina, che loro possono ancora cacciare. Non è successo niente di speciale però è stato un giro campeggiando con il furgone, né più né meno.

Hai visitato anche Paesi che raramente sono meta delle classiche vacanze, come l’Iraq. Cosa puoi raccontarci in merito?

Mi sono unito al viaggio in moto organizzato da un amico, visto che da quando avevo 16 anni ho sempre amato le moto e gareggiavo con il motocross. Io sono partito facendomi i Balcani e ho incontrato il mio amico in Grecia. Abbiamo viaggiato per tutta la Turchia, poi io mi sono sganciato e sono andato in Iraq (il mio amico c’era già stato). Mi aspettavo un posto pericoloso invece era normalissimo e, se non lo avessi saputo, avrei pensato di essere ancora in Turchia. Ho fatto il Kurdistan iracheno, che è la parte a Nord, e per entrare non c’è bisogno del visto, poi siamo entrati in Giorgia, Armena e Iran e, perché ho visitato l’Iran, probabilmente mi sono bruciato la possibilità di entrare di nuovo negli Stati Uniti usando l’ESTA. Arrivato in Iran, ho cominciato a trovare noioso il viaggio e sono tornato indietro mentre l’altro ragazzo è arrivato fino al Nepal in moto.

ivan

Stai in Italia circa 1 mese l’anno e per il resto del tempo viaggi. Quali sono i pro e i contro di questo stile di vita?

Non saprei dire i contro. Questa è una mia scelta, non sono obbligato a viaggiare per lavoro, quindi se avessi dei contro cambierei stile di vita. Fra i pro c’è quello di poter lavorare da ovunque, un privilegio non di poco conto. A me piace tantissimo girare. Adesso sono più di 11 anni che viaggio. Ho fatto il primo viaggio, per la Thailandia, nel dicembre 2011. A me piace tantissimo avere questo tipo di libertà e, appena mi trovo in un posto per più di tot tempo, non vedo l’ora di cambiare. Per me non ci sono contro, quindi, mentre fra i pro c’è quello di viaggiare per piacere, anche se ovviamente devo lavorare, però i pro sono quelli di poter decidere cosa voglio fare, dov’è il miglior posto per fare ciò che desidero e andare. Per esempio, volevo fare delle zone di surf, le ho fatte a Bali, che è uno dei posti migliori, e sono stato in Nord Africa, nel Sahara, per dei viaggi in 4×4. Il pro è la libertà che questo stile di vita dà.

Che consigli daresti a chi sogna di diventare “location independent” in ambito lavorativo e, come conseguenza, in qualunque altro settore della vita?

Io ho fatto un grosso cambio di vita dopo qualche anno dalla mia partenza. Ho dato via quasi tutto, ho svuotato l’armadio, donando tutto alla Caritas, tranne quello che mi entrava in valigia e ciò che effettivamente usavo. Avevo una macchina che non mi serviva a niente, visto che passo circa 1 mese l’anno in Italia, solo per salutare amici e famigliari, e quindi ho dato via quella e ho comprato un 4×4 per vivere delle avventure. Ho comprato anche una moto da enduro con la quale sono andato nel Sahara e vorrei fsre un altro viaggio in sella alla moto ma non come quello in Iraq, sull’asfalto, perché a me piace l’avventura e anche cadere e farsi male fa parte del gioco. Il mio consiglio è iniziare a sganciarsi. Se hai un appartamento dallo in affitto, così da poter anche guadagnare, e se ci sono cose a cui puoi rinunciare, inizia a farlo, perché di conseguenza sarai anche più libero, quando tutto quello che hai lo puoi mettere in una valigia e partire diventa ancora più facile. Il mio suggerimento è anche quello di andare per passi. Se sei sempre stato nel tuo paesino in Italia sicuramente partire e andare dall’altra parte del mondo è un passo enorme ma fare una vacanza/lavoro di qualche mese per vedere se ti piace e, da lì, eventualmente, cambiare qualcosa in modo da creare il viaggio e il tipo di vita che vada bene per te, è molto più fattibile. L’importante è che, con il tempo e l’esperienza, tu trovi il tuo stile di viaggio e di vita. Quello che piace a me, infatti, non piace necessariamente agli altri e viceversa.

Come hanno reagito famigliari, amici e conoscenti davanti alla tua scelta di vita?

Tutto è iniziato con la mia decisione di andare via 3-4 mesi e poi tornare. È stato, quindi, un processo graduale sia per me sia per chi mi è vicino. Alla fine, proprio perché non ho lasciato subito l’Italia per 11 mesi l’anno è stato più facile per tutti adattarsi. Io mi sono adattato a questo nuovo stile di vita pian piano ma, soprattutto, i miei genitori, a cui non piace viaggiare e che, di conseguenza, non verranno mai in America Latina o in Asia perché li reputano posti “troppo lontani”, hanno potuto fare lo stesso.

Qual è la prossima meta dei tuoi spostamenti e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Io pianifico a 14 giorni di distanza da una prossima meta. Ho sempre una direzione ma non programmo, se non all’ultimo minuto, perché ho visto che tutte le volte in cui ho programmato qualcosa con più di 2 settimane di anticipo ho buttato via i voli. Ora sono a Bogotà, in Colombia, e fra circa 1 mese vorrei andare in Ecuador, forse alla Galapagos, fare il Perù e da lì potrei andare in Argentina o Brasile oppure fare Bolivia, Paraguay e Brasile. Vorrei andare in Brasile per imparare il portoghese, perché penso che, oltre che interessante, sia anche facile per me da apprendere visto che già parlo l’italiano, lo spagnolo e un po’ di francese. In estate vorrei fare un viaggio con la moto da enduro sulle Alpi e vorrei andare a fare un viaggio in 4×4 in Islanda, quindi non ho piani fissi.

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