Giorgio Sartoretti in arte Giorgio da Valleggia

Di Nicole Cascione

Ivan ha scoperto Valleggia quasi per caso. Su Facebook, qualche giorno dopo l’alluvione in Ossola (il 2 ottobre dello scorso anno), vide il post di uno scrittore, Giorgio Sartoretti, nel quale c’era scritto che molti dei suoi libri erano rimasti sott’acqua. In quel momento Ivan sentì il bisogno di aiutarlo, così come fecero tanti altri che si appassionarono alla sua storia.

Gli consigliò quindi, di raccogliere i libri, metterli ad asciugare e di venderli ugualmente, poiché la solidarietà delle persone sarebbe sicuramente stata più forte dell’alluvione. In tal modo Giorgio recuperò 111 copie dei libri che successivamente riuscì anche a vendere. Da quel momento Ivan sentì il bisogno di andare a Valleggia, per conoscere personalmente lo scrittore. Un viaggio in un posto magico, di cui, come afferma lui stesso, ci si innamora due volte.

Ivan, hai parlato di Valleggia come di un borgo del quale ci si innamora due volte, la prima della bellezza del borgo stesso e la seconda di un artista che da 30 anni ha deciso di vivere lì. Parlaci un po’ di lui.

Giorgio Sartoretti, in arte Giorgio da Valleggia, è un uomo che ha avuto una vita travagliata, sempre alla ricerca di se stesso, un uomo che ha attraversato periodi difficili, bui, alternati sicuramente a momenti più lieti (mi viene da pensare alla nascita dei suoi 5 figli, ad esempio); un uomo che ha saputo rappresentare tutti i suoi “momenti” attraverso la pittura e la scultura. In seguito, poi, ha deciso che queste due forme d’espressione non gli bastavano più, che aveva bisogno di altro e ha deciso di dedicarsi alla scrittura: Giorgio, infatti, vanta anche la stesura di 5 libri.

Valleggia: Giorgio Sartoretti

Come trascorre la sua vita in un luogo quasi del tutto disabitato e isolato?

Giorgio passa la sua vita lavorando alle sue opere. Dal suo splendido e luminoso studio, che vanta una vetrata con una vista strepitosa sulle montagne antistanti, trasforma in opere i suoi stati d’animo e non ha mai il tempo di sentirsi solo o abbandonato, anche perché questa è esattamente la vita che ha scelto. Spesso e volentieri riceve visite da parte di vecchi e nuovi amici che abitano più o meno lì vicino e che si fermano volentieri a scambiare due chiacchiere con lui.

Da cosa trae ispirazione per le sue opere?

Le opere di Giorgio nascono in seguito a vari e diversi momenti della sua vita; delle vere e proprie correnti artistiche molto ben marcate e diverse tra loro, che lasciano ben intuire quale fosse il suo stato d’animo del momento. Oltre a questo, Giorgio è un sognatore, come lui stesso ama definirsi ed alcuni dei personaggi descritti nelle sue opere (sia di pittura, che di scrittura) sono frutto della sua fervida immaginazione.

Nel borgo sono disseminate le sue opere. Che impatto hanno sui visitatori? E in che modo sono inserite nell’ambiente?

Valleggia, Giorgio e le sue opere, sono un tutt’uno! Le sue sculture si fondono perfettamente con l’ambiente circostante, sembra siano nate insieme al borgo e non messe lì in seguito e credo che questo sia dovuto al fatto che lui abbia un fortissimo senso di appartenenza a quel luogo solitario e magico.

Chiunque si ritrovi a passeggiare sulle antiche mulattiere può ammirare ed apprezzare le sue sculture sparse qua e là e i dipinti che contribuiscono ad abbellire gli angoli del borgo.

Valleggia: Giorgio Sartoretti

Che emozioni si provano nel passeggiare tra i suoi vicoli? Qual è la prima cosa che colpisce del posto?

Credo che le emozioni che si provano visitando un luogo siano molto soggettive; per quanto mi riguarda posso dire di essermi sentito “a casa” fin da subito: camminando per i vicoli molto ben tenuti e curati, anche in seguito alle copiose nevicate degli ultimi mesi, ho provato ad immaginare come potesse svolgersi la vita di un tempo, quando Valleggia era una comunità viva (la data di costruzione delle abitazioni è antecedente il 1919). Una cosa che mi ha molto colpito di questo posto è il luogo che gli abitanti hanno ricavato per riunirsi e fare festa o anche semplicemente per stare insieme: un “locale” semiaperto costruito in pietra, dove sono stati collocati tavoli e panche e, cosa che mi ha piacevolmente sorpreso, al suo interno si può trovare una vecchia credenza in cui vengono messi a disposizione dei libri, una sorta di biblioteca aperta a tutti.

Per concludere, per quale motivo una persona dovrebbe visitare Valleggia?

In Italia esistono centinaia di piccoli borghi sconosciuti, paesini anni fa abitati e vivi, che col tempo e la ricerca delle comodità sono andati via via svuotandosi, ma nei quali è ancora palpabile l’atmosfera di quella che era la vita di un tempo. A Valleggia, ad esempio è ancora visibile e molto ben conservato il vecchio torchio col quale un tempo veniva pigiata l’uva; moltissime delle case esistenti hanno i famosi tetti fatti di piode, tipici della Val d’Ossola; alle vecchie case in pietra, alcune diroccate, altre ben mantenute, si alternano case ristrutturate alla perfezione utilizzando tecniche più moderne; Valleggia, inoltre, è un buon punto di passaggio (o di partenza) per bellissime escursioni sulle montagne circostanti…insomma, ci sono svariati motivi per visitare Valleggia, non ultimo l’accoglienza e il calore di Giorgio, che ha sempre una parola per chiunque.