Vivere a Miami, Florida

Cristina Pellicciotti

Valentina è una bella milanese di 34 anni trasferitasi da qualche anno a Miami, in Florida. Si presenta a noi con un gran sorriso e due occhi chiari vivaci e curiosi, pronta per raccontarci la storia del suo grande cambiamento di vita e di una riscoperta comune a tanti espatriati italiani nel mondo, quella di un ritrovato grande amore verso il Bel Paese. A volte nella vita succede proprio così, solamente dalla lontananza si può aumentare la propria capacità di visione delle cose.

“Ho una laurea triennale come fashion designer conseguita presso l’Istituto Europeo di Design di Milano” ci spiega Valentina, “ed In Italia ho lavorato nel settore della moda per quattordici anni, sempre come precaria. Una volta rimasta incinta del primo figlio l’azienda per cui lavoravo non aveva nessuna intenzione di pagarmi la maternità ed ha semplicemente deciso di non rinnovarmi il contratto.

In seguito mi son dovuta arrangiare dal punto di vista professionale ed ho incominciato a lavorare in negozi e centri commerciali con gli orari che conosciamo, quindi con sabati, domeniche e festivi inclusi. Ero fuori casa tutto il giorno, mio figlio era parcheggiato al nido e quando tornavo a casa alle 21 lui era già a letto. Non era vita quella.

Mio marito fortunatamente lavorava per una multinazionale italiana molto seria che ad un certo punto gli ha proposto il trasferimento in Florida: non ce lo siamo fatti ripetere due volte ed abbiamo deciso di cogliere questa opportunità al volo. Siamo partiti subito dopo la nascita del secondo figlio quando Samuel aveva appena un mese”.

VALENTINA

L’adattamento alla vita americana di Valentina e della sua famiglia risulta abbastanza semplice. “In poco tempo ci siamo americanizzati molto” ci confessa. “La Florida è una zona molto bella, con i suoi pro ed i suoi contro naturalmente. Come mamma posso dire ad esempio che il sistema scolastico americano è molto diverso dal nostro: i bambini vengono divisi in “gifted” (dotati) o no e per loro vengono organizzate delle attività a parte in maniera che non si annoino durante le normali lezioni. Trovo che sia un sistema stressante per molti aspetti: hanno un maggiore carico di lavoro o dei compiti più difficili perchè in cambio la scuola si aspetta da loro risultati migliori rispetto alla media degli altri alunni. Le scuole americane sono sicuramente molto organizzate ed “integranti” (nel senso che vengono festeggiate feste di tutti i tipi, cattoliche, ebree e musulmane), ma in generale i bimbi vengono tenuti a distanza, sia fisica che emotiva, dagli insegnanti. Durante la festa di fine anno ad esempio, i bambini erano impeccabilmente seduti, non si alzavano, non si divertivano. In generale noto molto distacco e poco contatto umano negli americani: il mio vicino di casa ci ha messo circa due anni e mezzo a chiedermi se i nostri figli andassero nella stessa scuola”.

Come va allora la tua vita sociale in Florida? Domandiamo a Valentina. “Per fortuna ho conosciuto tanti latino americani che sono simili a noi, più calorosi ed accoglienti rispetto agli americani. La mia migliore amica infatti è una ragazza colombiana. Con loro riesco ad organizzare attività per tutta la famiglia, come andare al parco, ad un barbecue, oppure allo zoo. Poi ho conosciuto anche tanti italiani espatriati in Florida come me: abbiamo tutti le stesse problematiche. La principale lamentela riguarda il cibo, in generale poco sano. Qui bisogna comprare tutto biologico e controllato. La Florida poi è una zona più cara rispetto agli altri Stati americani e la frutta e verdura hanno prezzi quasi da gioielleria: delle semplici mele costano circa 9 euro per libbra (circa 400 grammi)”.

E dal punto di vista lavorativo hai trovato qualche opportunità interessante? Chiediamo a Valentina. “Si dice che l’America sia la terra delle opportunità ed in effetti me ne è proprio piovuta una dal cielo. Casualmente ho conosciuto una signora che stava cercando una stilista per la sua linea di abbigliamento da surf e mare. Le ho mandato qualche mio modello da vedere e le è piaciuto subito il mio stile italiano. Ora preparo dei disegni a computer, glieli mando, poi lei li approva e li mette in produzione. Ho iniziato da poco ma sono molto soddisfatta perchè lavorando da casa riesco a gestire la mia vita da mamma insieme alla mia attività professionale. In italia non c’erano possibilità di lavoro serio nel mio settore, mi offrivano solo stage o contratti a progetto, mentre qui ho proprio cambiato vita. Per conto mio sto preparando anche una linea di T-shirt ed accessori un po’ speciali, nel senso che è un progetto che nasce per far conoscere nel mondo le eccellenze italiane”.

Parlaci di questo progetto, da cosa è nato? Le chiediamo. “Da quando vivo all’estero vedo l’Italia in maniera diversa rispetto a quando ci abitavo. Non ho più la percezione di un Paese decadente e a pezzi, ma di un luogo che nel resto del mondo è molto amato ed apprezzato.

Diciamo che ero scontenta a livello personale e mi focalizzavo solo sui problemi di casa nostra. Avevo l’idea preconcetta che all’estero si vivesse meglio e che lì fosse tutto bello. L’esperienza americana mi ha fatto capire che amavo l’Italia ma non lo sapevo. Da noi c’è tutto un mondo da vedere e da scoprire, basta volerlo. In America invece è tutto uguale, sembra il Truman Show. A quel punto disponendo del tempo materiale mi è venuta voglia di far conoscere al mondo le bellezze italiane ed ho creato la mia linea che si chiama la “Latteria delle Femmine”. Sono T-shirt ed accessori unici, creati a mano, che hanno lo scopo di mettere in risalto la femminilità delle donne italiane. Utilizzo ad esempio immagini di Sophia Loren e le accompagno con proverbi napoletani e decorazioni preziose come cristalli Swarowski, bottoni di madre perla, pizzi e ritagli di seta. Sono oggetti dal tocco vintage che stanno già riscuotendo un ottimo successo, ne sono molto orgogliosa”.

Programmi per il futuro? Tornare in Italia o rimanere in Florida? Domandiamo infine a Valentina. “Io amo l’Italia ma qui ho cambiato vita. Facciamo attività all’aperto tutto l’anno, siamo meno stressati e la qualità delle nostre esistenze è decisamente migliorata. Noi vorremmo rimanere anche se dobbiamo fare quattro conti per il futuro”.