Simposio: l’e-commerce di Emanuele

“Volevo crearmi una mia impresa. Per cui non ho pensato al fatto che, economicamente, il nostro paese stesse attraversando un momento difficile; mi sono buttato e basta.” Si potrebbe riassumere con queste parole la storia di Emanuele Pecora, ventisette anni di Matera. Perché queste poche righe riflettono esattamente lo spirito con cui questo ragazzo ha deciso, voluto e programmato il suo cambiamento di vita: in Italia e senza capitali.

Ma andiamo con ordine e facciamoci raccontare la sua storia. “Sono nato a Matera e a diciannove anni ho deciso di allontanarmi dalla mia città per andare a fare l’università a Trieste. Mi sono laureato in scienze della comunicazione e mi mantenevo agli studi giocando a calcio: non ero un professionista ma avevo comunque degli introiti che mi hanno consentito di pagarmi gli studi. A Trieste, dopo la laurea, ho fatto diversi stage fino a quando non ho trovato lavoro presso l’Ippogrifo, una società di marketing e comunicazione. Qui ho trovato una persona che ha deciso di puntare su di me, mi ha dato fiducia e mi ha fatto crescere professionalmente. Da un contratto a progetto sono arrivato ad un contratto a tempo indeterminato, fino a diventare il responsabile dell’area commerciale.”

Emanuele Pecora e-commerce

Il lavoro va a gonfie vele, l’ambiente è tra i migliori che si possano desiderare ma a Emanuele non basta. Sente dentro un desiderio, quello che lui definisce un “fuoco imprenditoriale”. Vuole assolutamente creare qualcosa di suo. “Sentivo questa spinta fortissima dentro di me. Così, dopo qualche anno ho dato le dimissioni. Non è stato per nulla facile perché in quell’agenzia mi trovavo benissimo. Non avevo motivi di insoddisfazione o di frustrazione. Non volevo fuggire da una situazione lavorativa; volevo andare verso qualcosa di diverso. Certo non è stato facile lasciare un contratto a tempo indeterminato. Amici e parenti mi hanno dato del matto. Ma sentivo di volerlo fare.”

Così comincia il percorso imprenditoriale di Emanuele. Il primo passo è stato quello di aprire un’agenzia in franchising sempre con l’Ippogrifo. “Il franchising è una formula interessantissima che ti consente di avere un’attività in proprio potendo partire con il marchio e il know how della casa madre. Ci devi comunque investire qualcosa ma non parti completamente da zero. Però ancora non mi bastava. Così, nel 2010, con un compagno del liceo, abbiamo cominciato a progettare un’altra cosa ancora. Abbiamo unito due competenze professionali: la mia esperienza nel marketing e la sua nella programmazione informatica. Ad unire il tutto la nostra comune passione per il cibo. Nasce così il Simposio, un’azienda on line che vende cibo. Ma in realtà è qualcosa di più, o comunque qualcosa di diverso. L’abbiamo chiamata Simposio proprio perché volevamo puntare sull’aspetto di socialità del cibo, sulla bellezza oltre che sulla qualità del cibo stesso.”

Emanuele e il suo socio iniziano a lavorare seriamente al loro progetto. Fanno un business plan serio ed articolato, studiano il mercato, contattano fornitori, ne provano i prodotti e lavorano al loro sito nelle ore lasciate libere dai loro altri lavori.

Emanuele Pecora e-commerce

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“La società nasce nel 2011, ma abbiamo potuto iniziare a vendere solo nel gennaio di quest’anno. Tutto il tempo in mezzo è stato occupato da pratiche burocratiche, incontri con le banche e lavoro di preparazione. Non è stato facile; soprattutto avere l’attenzione delle banche che, vista la nostra giovane età, anziché darci subito fiducia, ci hanno spesso trattati come dilettanti allo sbaraglio. Ci guardavano perplessi chiedendosi quanto fosse davvero serio il nostro progetto. Ma noi siamo andati avanti lo stesso.”

Un’impresa on line nasce da alcune considerazioni che Emanuele fa, in modo molto pragmatico: è una formula che consente di tagliare molto alcune spese, riduce al minimo l’insolvenza dei clienti che pagano prima di ricevere la merce e gli consente di lavorare con la sua grande passione: il web.

“Questa impresa mi ha anche convinto a lasciare Trieste e a trasferirmi a Roma. Ero, e sono tutt’ora convinto che fosse la città ideale per cominciare questa avventura. Così mi ci sono trasferito da due mesi. Ci sono arrivato con il conto in banca in rosso ma tante idee. Abbiamo trovato un piccolo ufficio in cui lavorare e abbiamo cominciato.” Emanuele ha tante idee, tanti progetti legati al Simposio: a dispetto della sua giovane età ha le idee molto chiare e una visione a lungo termine. “Sì, proprio a lungo termine. Tanto che abbiamo fatto un business plan decennale con step intermedi a un anno e a cinque anni. Proprio per monitorare costantemente l’andamento del progetto. Quando si intraprende ci vuole anche pazienza e consapevolezza che si tratta non solo di un investimento economico ma anche di tempo.”

Emanuele Pecora e-commerce

Gli chiediamo quindi se è soddisfatto. “Assolutamente sì. Sto facendo qualcosa che mi riempie di gioia e di motivazioni. La mattina mi sveglio contento anche se so che devo lavorare dodici o tredici ore al giorno, o magari il sabato sera anziché uscire con gli amici. Ma sono un privilegiato perché sto facendo quello che davvero voglio.” E non finisce qui. Nei progetti di Emanuele c’è anche quello di far atterrare il Simposio nel mondo reale; uscire dalla rete per crescere sulla strada. “Tra qualche anno ci piacerebbe aprire anche questa parte dell’attività. Sempre tenendo presente l’idea di fondo e cioè quella del cibo inteso come momento di condivisione, di sosta. Il Simposio come piazza per fermarsi un po’. Anche per questo, insieme al sito è nato un blog in cui si parla non solo di cibo ma di libri, si condividono pensieri e sensazioni. Vorrei che questa bacheca virtuale diventasse un luogo fisico.” E che Emanuele abbia un occhi di riguardo per la condivisione lo dimostra anche il fatto che stia scrivendo un diario su questa sua avventura imprenditoriale, passo dopo passo, mentre la sta costruendo. “Ho letto molti libri di imprenditori e tutti, più o meno, sono stati scritti dopo che quegli imprenditori sono diventati famosi, dopo aver costruito qualcosa. Io invece sto cercando di scrivere qualcosa che sia un work in progress, un diario in tempo reale di tutto ciò che sto facendo per costruire e portare avanti questo progetto. E per rispondere anche a quelli che mi hanno chiesto, tempo fa che voto avrei dato alla mia vita; risposi che avrei dato un bel 9. Stupiti mi chiesero allora perché stessi mollando tutto: “Perché voglio arrivare a 10.”

 

A cura di Geraldine Meyer