Ulrike di Viaggio Spettinata
Ulrike, cresciuta in Piemonte e spostatasi in Veneto per amore, è un’appassionata di viaggi sin da sempre, ispirata anche dalla figura della nonna, grande viaggiatrice a sua volta, che, quando lei era piccola, le raccontava di Paesi lontani, incuriosendola al riguardo.
Ulrike lavora tutto l’anno come insegnante di lettere e, quindi, può viaggiare al di fuori dall’Europa soltanto nei lunghi periodi di chiusura della scuola mentre durante chiusure più brevi, come le vacanze di Pasqua, ne approfitta per un week-end in qualche capitale europea o comunque per viaggi brevi.
Il suo sogno è quello di avere un lavoro da poter svolgere da ovunque nel mondo, senza mettere troppo focus sull’aspetto economico ma avendo quel tanto che basta per mantenersi e viaggiare. La donna ha già messo piede in tutti i continenti ma il suo cuore è in Africa.
“Posso affermare con certezza che il mal d’Africa esiste veramente! Il mio primo viaggio nell’Africa sub-sahariana è stato quello in Sudafrica e Mozambico. Poi ne sono seguiti molti altri. Uno dei più belli è stato sicuramente quello in Botswana, perché fatto in modalità molto wild, quella che più mi piace. Amando moltissimo gli animali, i safari sono per me un’esperienza molto emozionante. Farli in tenda, passando la notte in mezzo ai parchi con gli animali che girano intorno al campo, non ha prezzo” racconta Ulrike che, per il futuro prossimo, spera di riuscire a scrivere il suo prossimo libro di viaggio e di partire per un trekking impegnativo con il suo compagno.
Ciao Ulrike, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Leggendo il mio nome si potrebbe pensare che sono tedesca ma in realtà non è così. Ho un nome tedesco perché mio papà è originario di Bolzano ma io sono nata e cresciuta in Piemonte. Poco più che ventenne mi sono poi trasferita in Lombardia, sul Lago di Como. Otto anni fa ho cambiato nuovamente casa e adesso vivo in Veneto. Entrambe le volte mi sono spostata per amore.
Ti definisci una digital creator. Di cosa ti occupi precisamente?
La nicchia di cui mi occupo è principalmente quella dei viaggi. Creo soprattutto su Instagram e condivido itinerari e consigli di viaggio, sia extraeuropei sia per i week-end qui in Italia. Mi occupo anche di montagna, essendo amante del trekking (soprattutto da quando vivo vicino alle splendide Dolomiti).
Come nasce la tua passione per i viaggi?
Fin da bambina sono stata attratta dall’idea di viaggiare ma fino ai vent’anni non sono uscita dall’Europa. Il mio primo viaggio extraeuropeo l’ho fatto con la mia migliore amica. Siamo andate in Egitto all’età di 21 anni. Entrambe siamo rimaste incantate di fronte alla bellezza di Luxor e delle piramidi che finalmente, dopo averle tanto studiate sui libri, potevamo vedere dal vivo.
Sicuramente mia nonna, appassionata viaggiatrice e amante del Sudamerica e del Medio Oriente, ha avuto una grande influenza su di me. Lei mi ha sempre raccontato dei suoi viaggi facendomi venire moltissima curiosità per i Paesi lontani.
Quali Paesi hai visitato finora e quali ti hanno lasciato qualcosa di speciale?
Ho avuto la fortuna di visitare tutti i continenti, al di là dell’Europa. In America ho visitato gli Stati Uniti, il Canada, Cuba, il Perù, la Bolivia, l’Ecuador e le Galapagos; in Oceania l’Australia; in Asia la Russia, l’Iran, l’Oman, la Cina, il Giappone, il Borneo, la Malesia, il Nepal, l’India, il Tibet, il Myanmar, Singapore; la Giordania, Israele, i Territori Palestinesi, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti; in Africa l’Egitto, il Marocco, la Tanzania, il Sudafrica, il Mozambico, lo Swaziland, Zanzibar, le Seychelles, la Namibia, l’Uganda, il Ruanda, l’Etiopia, lo Zambia, il Botswana.
Uno dei viaggi che è stato tra i più importanti a livello di formazione personale è stato quello in Alaska, perché mi ha fatto davvero rendere conto di quanto siamo piccoli noi esseri umani di fronte all’imponenza della natura. In generale per me sono stati molto significativi i viaggi in mezzo alla natura, perché sono un’appassionata di animali. Ci sono stati però molto viaggi importanti: i Territori P***lestinesi e Isr**le, ad esempio, perché vedere con i miei occhi la situazione generata da decenni di tensione e conflitto mi ha fatto comprendere meglio un pezzo di storia molto complesso. Anche quello in Ruanda è stato un viaggio impattante perché confrontarsi con l’eredità lasciata dal genocidio è stata una prova molto forte. Lo stesso vale per l’esperienza in Borneo, perché ho potuto constatare direttamente lo sfacelo a livello ambientale provocato dalle piantagioni di palma da olio. Questi sono stati viaggi che mi hanno reso molto più consapevole.
In generale, però, i viaggi che preferisco sono quelli nell’Africa sub-sahariana.
E non è una sorpresa, dato che sei un’appassionata di Africa. Cosa ti ha conquistata di quella parte di mondo?
Posso affermare con certezza che il mal d’Africa esiste veramente! Il mio primo viaggio nell’Africa sub-sahariana è stato quello in Sudafrica e Mozambico. Poi ne sono seguiti molti altri. Uno dei più belli è stato sicuramente quello in Botswana, perché fatto in modalità molto wild, quella che più mi piace. Amando moltissimo gli animali, i safari sono per me un’esperienza molto emozionante. Farli in tenda, passando la notte in mezzo ai parchi con gli animali che girano intorno al campo, non ha prezzo.
Non so spiegare a parole cosa mi fa amare così tanto l’Africa, perché è più una questione di sensazioni. In Africa io mi sento a casa, ecco. Ho fatto diversi traslochi nella vita e ho vissuto in diverse regioni e in contesti differenti ma solo quando arrivo nella savana africana mi sento di essere davvero al mio posto. È come se tutti i pezzi del mio puzzle interiore andassero magicamente al loro posto.
Riesci a mantenerti con i social oppure hai anche un altro lavoro?
No, figuriamoci! Magari! Sono un’insegnante di lettere.
Ti va di parlarci meglio della tua vita quotidiana?
La mia vita quotidiana, durante i periodi di lavoro, è abbastanza ordinaria: dal lunedì al venerdì insegno a scuola. Nei week-end invece vado in montagna oppure alla scoperta di qualche città d’arte o capitale europea. Uno dei momenti quotidiani che non manca mai è quello dedicato alla lettura: al mattino ho la sveglia alle 6, anche se inizio a lavorare alle 8, perché appena mi sveglio leggo per almeno una ventina di minuti.
Ogni quanto riesci a viaggiare?
Solitamente riesco a fare tre grandi viaggi all’anno, due in estate e uno a fine dicembre/inizio gennaio. Non sono i periodi migliori per viaggiare ma per me è una scelta obbligata, perché posso muovermi solo quando la scuola è chiusa. I periodi brevi di sospensione delle lezioni (Pasqua, Carnevale e altri ponti) sono l’occasione per fare dei viaggi più piccoli o per trascorrere dei week-end in Europa.
Come ti organizzi per la preparazione di un viaggio?
M’informo tramite Internet, blog di viaggio e leggo le guide (io sono una fedelissima della Lonely Planet). Anche Instagram è un valido mezzo per informarmi, perché mi permette di rimanere in contatto con tantissimi viaggiatori che sono una fucina d’idee e consigli. Questo, per me, è il lato più bello dei social.
Hai scritto anche dei libri di viaggio. Ti va di parlarcene?
Ho scritto molti libri nella mia vita, perché ho lavorato per quasi vent’anni per una casa editrice. Negli ultimi anni mi sono appassionata al genere del racconto di viaggio e ho pubblicato per Alpine Studio “Sola in Alaska” e “Deviazioni”. Il primo libro racconta del mio viaggio tra Alaska e Canada; il secondo, invece, contiene dei racconti di viaggio nei cinque continenti, in cui parlo di alcuni luoghi che ho visitato al di fuori delle più battute rotte turistiche (in ogni viaggio, in fondo, capitano delle deviazioni casuali che ti portano a scoprire delle meraviglie incredibili).
Nel cassetto c’è un altro libro (non dico nulla per scaramanzia) ma la scrittura ed io ultimamente abbiamo un rapporto un po’ conflittuale…
Solitamente viaggi da sola o in compagnia?
Negli ultimi anni viaggio soprattutto con il mio compagno. Ci siamo conosciuti proprio durante un viaggio in Africa (sarà anche per quello che amo così tanto il continente africano) e, nel giro di pochi mesi, io ho mollato tutto (casa e lavoro a tempo indeterminato) per trasferirmi da lui. Il viaggio è proprio una passione comune ed è il collante della nostra relazione.
Hai delle raccomandazioni in particolare per chi si reca in Africa per la prima volta?
Oltre alle solite raccomandazioni alla prudenza (raccomandazioni che si possono dare per ogni posto del mondo), mi sento di dire che una delle cose più importanti per chi va in Africa è quella di non farsi contagiare dai luoghi comuni. Quando parto per l’Africa mi sento sempre dire: “in Africa fa sempre caldissimo”, “l’Africa è super economica”, “l’Africa è super pericolosa” e “in Africa sono tutti poveri”. Assolutamente no! Chi ha passato una notte in tenda nella nostra estate nell’Africa australe sa quanto possa fare freddo. I viaggi in Africa, soprattutto se si tratta di safari, non sono affatto economici. In Africa ci sono sì delle città e delle situazioni pericolose ma ci sono anche luoghi molto tranquilli e sicuri. E, infine, in Africa non sono tutti poveri, assolutamente. Insomma, sull’Africa esistono davvero dei pregiudizi molto generici e inesatti. In generale, però, quando si viaggia bisogna rimanere all’ascolto del posto e aver voglia d’imparare senza giudicare.
Il tuo profilo Instagram si chiama “Viaggio Spettinata.” Come mai hai scelto proprio questo nome?
L’ho scelto perché rappresenta un po’ la sensazione predominante che io provo in viaggio: la libertà. In viaggio mi sento libera da ogni condizionamento sociale, da ogni forma che nella vita quotidiana ci sentiamo un po’ tutti obbligati ad assumere perché in parte la società e il nostro lavoro ce lo richiedono. Viaggiare “spettinata” invece significa non avere limiti, sentire di avere tutte le possibilità aperte, non doversi preoccupare di banali azioni quotidiane come quella di avere sempre il vestito giusto e i capelli in ordine. Nei viaggi che solitamente faccio io, inoltre, i capelli sono proprio l’ultimo dei miei pensieri: a volte non c’è nemmeno l’acqua per lavarsi o un bagno dove andare, figuriamoci chi pensa ai capelli!
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta di viaggiare spesso e di raccontarlo online?
Se devo dire la verità, per i miei genitori l’importante è che io torni viva, poi va tutto bene Non mi hanno mai ostacolata e il fatto di raccontarlo in diretta sui social piace sia agli amici sia ai parenti, perché in qualche modo li porto con me. Anche Marco, il mio nipotino di tre anni, segue i miei viaggi con grande curiosità… spero tanto che da grande diventi un viaggiatore anche lui!
Ti sei mai sentita in pericolo durante i viaggi?
In generale no. Ho vissuto delle situazioni a rischio (tentativo di rapina in Sudafrica o a Cuba, ad esempio), ma non è stato nulla di eccessivo o davvero preoccupante. Forse la situazione più spiacevole l’ho vissuta in Dancalia, dove avere a che fare con le tribù locali degli Afar non è stato sempre facile. In quel caso ci sono stati momenti di tensione ma tutto si è risolto per il meglio.
Hai mai dovuto affrontare rognose difficoltà, tipo la perdita del passaporto, e, in tal caso, come ne sei venuta fuori?
Per fortuna non mi è mai capitato (e lo dico facendo le corna, onestamente, perché sarebbe davvero una rogna perdere il passaporto). In alcuni viaggi non mi è arrivato il bagaglio; la prima volta ero giovane e inesperta e mi è sembrato un dramma, poi ho capito che invece più leggeri si è e meglio è. La questione è un po’ diversa quando parto con l’attrezzatura da trekking o con la tenda, in quel caso se venisse perso il bagaglio sarebbe un bel problema ma a tutto c’è rimedio.
Puoi raccontarci degli incontri, sia con i locals sia con altri viaggiatori, che porterai sempre nel cuore?
Uno degli incontri più belli che ho fatto in viaggio è stato quello con Ram, la mia guida nepalese che mi ha accompagnata durante un trekking sull’Annapurna. Ero in viaggio lì da sola e con Ram è nato un rapporto bellissimo, perché mi è stato vicino in dei momenti parecchio tristi (legati a vicende personali, non al viaggio in sé, che è stato meraviglioso). Mi ricordo che ogni mattina veniva a svegliarmi con una faccia così allegra che mi portava sempre il sole! Durante il periodo del Covid, quando eravamo in lock-down, mi scriveva sempre preoccupandosi di come stavamo la mia famiglia ed io, perché sentiva provenire notizie allarmanti dall’Italia. In generale, i nepalesi per me sono meravigliosi.
Sempre in Nepal ho incontrato un esule tibetano. Anche quell’incontro per me è stato fondamentale, perché è stato proprio sentendo raccontare la sua storia che mi è venuta una grandissima voglia di visitare il Tibet (altro viaggio e trekking epico).
Per quanto riguarda i viaggiatori, invece, ne ho incontrati molti. Mi ricordo, ad esempio, di due ragazzi inglesi che ho conosciuto in un ostello in Cina; abbiamo passato insieme una bellissima serata e poi, casualmente, ci siamo incontrati diverse altre volte in altri ostelli cinesi e a Hong Kong… ogni volta era una “carrambata”!
Pensi di aver insegnato qualcosa ad altri viaggiatori o alle persone del posto?
Più che insegnare, cerco d’imparare. Sarà che insegno già tutto l’anno a scuola…
Se potessi chiedere 3 desideri al genio della lampada, quali sarebbero e perché?
Prima di tutto chiederei di poter avere un lavoro senza sede fissa che mi permetta di viaggiare di più: uno dei miei sogni nel cassetto è quello di fare la scrittrice di viaggio e vivere di quello. Non m’interessa accumulare ricchezza ma avere quello che basta per viaggiare e tempo libero per farlo.
Poi, sicuramente, chiederei di poter andare in Antartide e di poter vedere i pinguini imperatore, perché è uno dei posti in cima alla mia travel list (ma è estremamente costoso, soprattutto con lo stipendio da insegnante).
Come terzo desiderio, chiederei di poter avere una casetta piccolina in Piemonte, vicino a dove abitano i miei, un posticino mio per quando vado a trovarli. Ovviamente dovrebbe avere le travi a vista, che sono la mia fissa assoluta per quanto riguarda la casa.
Cosa significa, per te, viaggiare?
Significa stare bene, liberarmi dallo stress, conoscere questo mondo meraviglioso che ci accoglie ma anche imparare a riconoscere la mia fortuna, le cose belle che ho. A volte mi lamento per delle cose davvero stupide, che sembrano gigantesche e invece sono piccole… in fin dei conti sono nata nella parte fortunata del mondo, e viaggiare me lo ricorda sempre.
Cosa speri di trasmettere attraverso i tuoi libri e i tuoi canali social?
Curiosità e rispetto. Curiosità perché spero che i giovani, soprattutto, abbiano voglia di superare i limiti mentali e di allargare i propri orizzonti. Rispetto perché credo che i viaggiatori abbiano una grande responsabilità nel mostrare la fragilità del mondo ambientale e umano e la sua tutela. Siate più viaggiatori e meno turisti, ecco!
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Una delle difficoltà principali è tornare alla vita quotidiana dopo un viaggio. C’è un’unica soluzione: iniziare già durante il volo di ritorno a organizzare un altro viaggio!
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
Le soddisfazioni maggiori le ho raggiunte quando sono riuscita a superare alcuni miei limiti, mentali e non. In alcune situazioni ero inizialmente bloccata dal pensiero “non ce la farò mai”, e invece ce l’ho fatta (questo è capitato, ad esempio, durante alcuni trekking che ho trovato impegnativi). Aver portato a termine la Kora del Kailash, in Tibet, ad esempio, è stata una grandissima soddisfazione.
Cos’hai imparato, finora, dai tuoi viaggi?
Ho imparato che la vita è imprevedibile e va bene così. Si può partire anche ben organizzati ma poi capita qualcosa che fa saltare uno spostamento, l’itinerario, alcune esperienze… e pace! Accettare l’imprevisto insegna a essere più flessibili e a superare la rigidità mentale (ed io un tempo ero davvero molto rigida).
Progetti futuri?
Sicuramente mettere nero su bianco questo benedetto libro che nella mia testa è già tutto scritto. Il mio compagno ed io abbiamo poi in programma un viaggio trekking che per me sarà molto impegnativo… una bella sfida, insomma! Speriamo di poterlo fare la prossima estate.
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