La storia di Terry

Di Nicole Cascione

Terry, già da ragazza, ha sempre sentito “stretta” la propria città. Voleva di più. Mentre lavorava come receptionist in un hotel in Veneto, conobbe un ragazzo di Milano, con cui condivideva la stessa visione aperta della vita e con lui decise di andare fuori dall’Italia. Aveva 18 anni quando lasciò Bari, la sua città natale, per girare il mondo, fino a quando la mancanza degli affetti e della famiglia, l’hanno ricondotta a casa.

Terry, il tuo percorso di vita ti ha riportato a Bari, dove hai scelto di stabilirti dopo aver vissuto in giro per il mondo per tanti anni. Da cosa è nata questa scelta?

Ho viaggiato, ho visto tante culture diverse, conosciuto tanta gente, condiviso gioie e tristezze con nuove amicizie. Ma dopo un pò ho iniziato ad essere stanca di dover fare la valigia continuamente e partire per nuove avventure, perché ogni volta che si parte si lascia una parte di cuore nel posto in cui si è stati e per quanto si fa spazio al nuovo, ti rimane sempre una piccola nostalgia, un frammento di felicità che non si fa in tempo ad assaporare. All’inizio non ci fai caso, ma dopo anni ti ritornano in mente quei posti dove sei stato felice e iniziano a mancarti tanto da creare un vuoto che una nuova avventura non può colmare perché è un anello, si ritorna sempre lì, si gira intorno. Ho sentito che dovevo spezzare questo loop, fissarmi in un punto e creare una retta infinita, dove se trovi quei pezzetti di felicità li tieni lì e li coltivi senza lasciarli nuovamente.

Ho iniziato a sentire la mancanza degli affetti e della prima felicità in assoluto: la famiglia. Ed eccomi qui a casa, con la voglia di ripartire, di andare a vivere altrove sì, ma con la felicità perenne del condividere e raccontare le mie avventure al nuovo amore, alla famiglia e alle nuove amicizie che non dovrò più abbandonare ancora.

terry di bari

Hai vissuto in diversi Paesi del mondo. Ti andrebbe di ripercorrere il tuo viaggio?

Praticamente lo faccio tutti i giorni.

Per lavoro stagionale, ho vissuto in ogni parte d’Italia, dal nord al sud, isole comprese, lavorando nel turismo. Dall’età di 25 anni ho vissuto in Germania (foresta nera), Spagna (2 mesi alle Canarie), Thailandia (2 mesi), Indonesia (1 mese), Milano (1 anno e mezzo), Australia (6 mesi). Tra questi (le tappe più lunghe) ci sono i viaggi on the road durati una settimana, 10 giorni per posto in media. Tra America del nord, Marocco, Francia, Singapore, Malaysia, Giappone, Grecia…

Quale Paese ti è rimasto più nel cuore e perché? In quale invece non ci torneresti mai?

Tutti nel cuore ma L’AUSTRALIA mi è rimasta nel cuore. Io amo la natura selvaggia e quella terra è terribilmente WILD! E` ricca di animali particolari e soprattutto liberi di vivere in una vasta terra con 4 ore di fuso orario da ovest ad est, la barriera corallina, il deserto, la giungla, gli aborigeni (arrabbiatissimi) che ti girano intorno e tanta tanta roba!

Per quanto mi abbia dato tanto lavoro, soldi, natura e vita perfetta… Non tornerei mai più a vivere in Germania.

Sono quadrati! E ho detto tutto.

Ti andrebbe di raccontarci qualche aneddoto curioso che hai vissuto in uno dei tuoi tanti viaggi?

Beh, quando si viaggia tanto non ci si può permettere di andare al ristorante tutti i giorni. Per cui sfido chiunque a fare pranzo, colazione e cena con 10 euro a persona al giorno in Asia. C’erano giorni in cui la cena era riso in bianco con salsa di soia in 2 e verdure e stop, perché magari avevamo sforato il budget a pranzo. In America, invece, per via dei costi elevati, la cena erano i saikebon, noodles istantanei. Abbiamo usato un programma di interscambio culturale chiamato COUCHSURFING, dove eravamo ospiti a casa della gente del posto che ci offriva ospitalità e ci mostrava la vera cultura del luogo.

viaggiare terry

Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra l’Italia e gli altri Paesi da te visitati?

Ogni posto ha la sua meravigliosa cultura, condivisa o meno dalla nostra mentalità. L’Italia, o meglio gli italiani, hanno sempre una marcia in più: siamo in grado di adattarci a tutto oltre a saper raggirare il mondo a proprio piacimento. Noi siamo un popolo in grado di tenere testa a tutti fuori dalla propria nazione, dentro poi diventa tutto molto discutibile.

In che modo riuscivi a sostenerti? Di cosa ti sei occupata all’estero?

La gastronomia è l’unico settore nel mondo che ti permette di guadagnare e lavorare, anche senza conoscere la lingua. Per iniziare devi sempre parlare con un tuo connazionale attraverso le organizzazioni, social, attività italiane all’ estero. Poi una volta entrati nel meccanismo, si ha il via libera.

Cosa consigli a coloro che desiderano viaggiare ma non hanno disponibilità economiche o che semplicemente sono bloccati dalla paura?

Per iniziare bisogna avere due soldini da parte sempre, almeno per sopravvivere un mese. Mi spiego: devi pagarti il biglietto di andata e devi avere soldi per pagarti uno di ritorno in caso di fallimento, poi ti dai un budget per il sostentamento. Le prime settimane sono dure, per cui io sono chiara e dico sempre che è ovvio, nonché normale, avere paura, l’ho avuta anche io e tanta, ma è proprio quella che aziona il meccanismo di sopravvivenza. Impari a conoscere i tuoi istinti primordiali, come gli animali che devono cacciare per mangiare. Ti si sveglia una forza interiore incredibile: ti si “apre il cervello” e metti in gioco tutto te stesso. Quando si parte con qualcuno è più semplice. Dividere i costi e tratte lunghe di viaggio, ti dà molta forza. Per cui per i paurosi è meglio andar via con qualcuno (anche per questione di sicurezza). Dico questo perché io sono partita in coppia e sono rientrata da sola. Lasciata dall’altra parte del mondo completamente sola… Ma questa è un’altra storia…

Come e in cosa ti ha cambiato vivere all’estero?

Ho sviluppato un forte pensiero positivo su tutti i punti di vista della vita. Ho completamente cancellato i pregiudizi e fortemente credo nella legge dell’attrazione (spesso discussa tra tutti i viaggiatori incontrati, soprattutto tra i buddisti), ovvero i pensieri che diventano reali. Sorrido di più alla vita e cerco sempre di far vedere le cose, alle persone che sono in difficoltà, da altre prospettive. Ho imparato che se il piano A non funziona, il piano B c’è sempre… never give up!

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Ora voglio tanto dare, vorrei una famiglia e trasmettere tutto questo ai miei figli, voglio vivere nella creatività e in una vita serena nelle piccole cose. Continuare a viaggiare finché posso, ma per ferie questa volta. Il lavoro che ho trovato mi piace e mi fa star bene, adesso inizia un nuovo capitolo della mia vita, quello che per voi è la normalità per me sará la novità. Ho tanti sogni, tante cose da fare, ma una cosa che ho capito veramente è che “la felicità è reale se è condivisa”.

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