Sono i manager a cambiare le sorti dell’azienda: la storia di Dario Roustayan

Di Alessandro Luongo

Un dirigente di origini persiane, con formazione internazionale (scuole tedesche ed esperienze lavorative in mezzo mondo) per cambiare le sorti di un’azienda vicina al tracollo. Dario Roustayan, 47 anni, a inizio 2010 lascia il ruolo di general manager alla Merlo Iberica di Palleja (Barcellona), azienda consorella dell’omonima capogruppo piemontese produttrice di macchine per l’edilizia, e ritorna in Italia iniziando una nuova e avvincente avventura professionale. Arriva alla guida della Pilosio con il ruolo di amministratore delegato. L’azienda friulana opera nella produzione di ponteggi e casseforme per l’edilizia, e in quel periodo vive il momento più buio della sua storia. Complice la pesante crisi italiana e la poco lungimirante strategia aziendale, la società tocca, infatti, il punto più basso dal punto di vista del fatturato (meno di 20 milioni di euro) con un mercato quasi esclusivamente domestico (Italia). L’azienda fa anche ricorso agli ammortizzatori sociali per la totalità del personale. Inizia l’avventura di Roustayan e Pilosio intravede in breve la strada del cambiamento. Il manager si ritrova fra le mani un portafoglio ordini di poche settimane e una situazione drammatica.

PILOSIO manager

L’azienda di Feletto Umberto (Udine) stava in sostanza giocando una partita a calcio senza mai oltrepassare la metà campo (traduzione: guardava solo al mercato della distribuzione edile italiana senza affacciarsi sulle potenzialità del mercato globale). Il nuovo modello di business è figlio pertanto di una vera e propria rivoluzione culturale. Il target diventano direttamente le grandi imprese di costruzione operanti su scala mondiale; si stipulano così partnership in aree del mondo strategiche per servire in loco i mercati con magazzini (es. Middle East, Sudamerica, Canada, Russia, Usa, nord dell’Africa); l’azienda anziché tagliare i costi investe la liquidità ottenuta dai primi ordini internazionali in asset poi rivelatisi strategici come il marketing, l’ufficio tecnico (che dal 2010 al 2013 passa da 8 a 35 unità), vengono reclutati i migliori talenti in varie divisioni aziendali. Pilosio cresce, cambia mentalità, affronta i cosiddetti “megaprojects”, come quello per la costruzione di tre imponenti building nella città santa della Mecca in Arabia Saudita (valore 17 milioni di euro); diversifica il business iniziando a servire anche i mercati dell’oil&gas (commesse in Canada e in Messico da 5 e 7 milioni di euro). Il fatturato aumenta del 30 per cento di anno in anno, si mette fine agli ammortizzatori sociali e si assume nuovo personale, anche da aziende concorrenti. E’ il caso di sei risorse impiegate in aree chiave di Pilosio, che arrivano in azienda da esperienze matutate presso competitor tedeschi, colossi da miliardi di fatturato. Pilosio amplia i mercati e la presenza estera, da cui oggi deriva quasi il 90 per cento del fatturato, che è di circa 40 milioni di euro. La prima fase del cambiamento è conclusa, ora inizia la seconda, quella del consolidamento e del successivo salto. Pilosio vuole diventare un outsider del mercato globale, e raggiungere quota 100 milioni di fatturato entro qualche anno. Dario Roustayan, sei lingue parlate fluentemente e una spiccata attitudine al cambiamento, è pronto a vincere anche questa sfida.

www.pilosio.com.