Si tratta di Alessandro Napoli, 54 anni, barese, che ha lasciato l’Italia nel 2001 e che risiede orami da cinque anni a Novi Sad, seconda citta’ della Serbia, a ottanta chilometri da Belgrado, verso Nord. Una realtà che lo porta, ma solo con la fantasia, nel capoluogo pugliese. Dove ha fatto anche il docente universitario. Oggi lavora a Belgrado, nei Ministeri. Ma i documenti li scrive dal laptop di casa sua. Redige progetti di assistenza tecnica dell’Unione Europea.

Serbia: Subotica

Allora, come mai questa sterzata nella sua vita?

Tra il 2003 ed il 2004 dividevo il mio tempo di lavoro fra Ungheria e Serbia. Mi innamorai di questa terra. Sentii subito i serbi molto vicini a me.

Come fa a sentirsi uno di loro?

Beh, io mi sento un po’ meridionale, balcanico e levantino. In senso buono. E poi sto bene in gran parte del mondo

Ci spieghi l’espressione “levantino in senso buono”!

Essere ‘levantino’ per me significa essere ‘curioso della vita’, aperto verso gli altri, soprattutto verso chi e’ diverso da te. Essere ‘levantino’ per me è qualcosa di molto piu’ dell’essere semplicemente tollerante.

E i settentrionali?

Non ho esperienza dei settentrionali.

E l’Ungheria?

Adoro l’Ungheria. Ma sento la Serbia più vicina.

Cosa l’ha trattenuta a Belgrado? L’amore?

Touché…

Come sono le serbe? Molto diverse dalle italiane?

Tutte le donne sono straordinarie, in qualsiasi parte del mondo siano nate e vivano. Sono loro il genere forte Fisicamente le serbe hanno spalle larghe, fianchi stretti, gambe lunghe Sono molto affettuose, ed anche possessive. In genere molto intelligenti e sicure di se’.

Ma gli italiani, sembra, non amino tanto le donne possessive!

Allora non sono italiano.

E come le serbe vedono gli italiani?

Li considerano dei gentiluomini.

Novi Sad, Serbia

E dei loro maschietti cosa pensano? Sono maschilisti e tradizionalisti?

Così dicono. Guardi, l’Italia qui e’ considerata un modello da imitare. Un esempio di ben vivere, di buon gusto, di stile. E gli italiani sono amati come una specie di fratello che aiuta a prendere la vita nel migliore dei modi.

Qual è la loro filosofia di vita?

Qui donne ed uomini amano vestire bene, a differenza che in molti Paesi vicini. Faccio un esempio. Indossare un capo italiano oppure un paio di scarpe italiane e’ nell’elenco delle ambizioni dei piu’. Se non se lo possono permettere comprano quanto gli piace a rate. Qui la gente ama la vita, anche perché in anni anche recenti ha sofferto.

Faccia un esempio!

Belgrado vive di giorno e di notte, e nonostante sia una grande citta’ e’ una citta’ tranquilla. Come Novi Sad, che ha le stesse dimensioni di Bari, ma è cosmopolita.

Perché dice che Novi Sad è sicura?

Mia figlia e’ ventenne. Quando viene a trovarmi tende a rientrare tardi quando esce la sera. Si muove in taxi e io dormo tranquillo. Credo che la condizione di relativa sicurezza dipenda da un insieme di cause: una polizia efficiente, differenze sociali non enormi (anche se in crescita esponenziale), abitudini.

Ma tutti possono permettersi il taxi?

Si’, i taxi sono a buon mercato. Per una corsa di due chilometri si pagano cento dinari, appena poco piu’ di un euro. Le massaie che non hanno una macchina propria usano il taxi per andare a fare la spesa.

Di quali attività produttive vive la Serbia?

La Serbia e’ un Paese prevalentemente agricolo, con aree altamente industrializzate ed una capitale a vocazione di centro amministrativo.

Serbia

Cosa offre l’università serba agli studenti? I ragazzi riescono a trovare subito lavoro?

Il tasso di disoccupazione e’ molto alto, specie fra i giovani e ancor piu’ fra i quaranta-cinquantenni che lavoravano nelle imprese a proprieta’ pubblica o ‘sociale’.

C’è fuga di cervelli?

Il brain drain e’ molto alto, specie nel caso delle professioni mediche.

Qual è la Venezia serba? Quindi la città piu romantica?

Senza dubbio Sombor, con i suoi viali ombreggiati da tigli ed i canali. Ma anche Subotica, cosi’ simile ad una citta’ ungherese Sono entrambe nel Nord. Ma anche Belgrado e’ romantica.

viali alberati a Sombor serbia

La Serbia non ha sbocchi sul mare. Come fa un pugliese a vivere in una terra “recintata”?

Penso soprattutto alle sensazioni che ti trasmette guardare un tramonto dalla fortezza del Kalemegdan, alla confluenza fra il Danubio e la Sava Non c’e’ il mare, ma la Serbia, soprattutto da Belgrado in su, e’ al centro dell’Europa. Da Belgrado in cinque ore di macchina si e’ a Vienna, in tre e mezza a Budapest, in sei a Trieste, in otto a Salonicco. Crocevia europeo.

Cosa si mangia?

In Serbia sulla tavola la fa da padrone il ‘roštilj’, praticamente la carne alla brace, con contorno di insalata di pomodori, cetrioli e formaggio fresco. Nel Nord della Serbia si sente l’influenza della cucina ungherese: molti piatti di carne impanata e fritta, zuppe di pesce (di fiume) con la paprica dolce, perkelt (quello che in Italia chiamano gulash), dolci di tradizione mitteleuropea.

Un libro che rappresenti la Serbia?

Il ponte sulla Drina” di Ivo Andriæ, premio Nobel per la letteratura nel 1961.

E una canzone?

La Serbia vive con la musica, dovunque tu vada ti imbatti nella musica dal vivo. C’e’ una straordinaria varieta’ di generi. Solo a stare alla musica popolare ne conterei almeno una decina. Incredibile il numero delle persone che sanno suonare uno strumento musicale. Nel Nord dominano gli strumenti a corda: violini e ‘tamburaši’ (questi ultimi simili al nostro mandolino o al greco bouzouki). Nel Sud:il clarino. Al centro le ‘trube’ (gli ottoni). Da qualche anno si e’ diffusa la moda del ‘turbo folk’, musica popolare elettrificata.

Difficile imparare la lingua?

E’ molto piu’ simile di quanto si pensi ad altre lingue indoeuropee, al latino, al tedesco. Io la parlo bene, e la leggo anche in alfabeto cirillico.

Quanto è viva nei cuori dei serbi l’ombra di Milosevic?

La sua politica provoco’ l’iperinflazione, un disastro soprattutto per i ceti medio-bassi a reddito fisso. La sua politica isolo’ la Serbia dal resto del mondo, perché l’Occidente decreto’ le sanzioni. Per tutto il tempo delle sanzioni il Paese resto’ isolato dalla possibilita’ di importare tecnologie di cui aveva bisogno per ammodernare l’apparato produttivo. Due colpe gravi.

E ora?

La Serbia e’ un Paese democratico, europeo, nel bene e nel male.

Cosa significa nel bene e nel male?

Non e’ necessariamente detto che dall’Occidente debba venire solo ‘il bene’, non trova? Non si possono cancellare le tradizioni, sostituire tante qualita’ e tanti vantaggi ‘naturali’ con il semplice vantaggio costituito dal fatto che tutti i giovani parlano inglese.

Un Milosevic non potrebbe più ritornare, vero?

Non ritornerà.

E lei in Puglia?

Adoro la Puglia. Ma per ora non saprei. Magari se mi vogliono (sorride, ndr).

Cosa ha scoperto da quando ha lasciato l’Italia?

Non solo i cinque anni in Serbia, ma anche quelli precedenti in Ungheria mi hanno arricchito. C’erano cose che prima non capivo e che ora capisco.

Ma c’e’ una cosa che ho imparato, sopra tutte.

Prego!

A capire, e dunque ad amare, il prossimo.

E’ una frecciata non da poco agli italiani, troppo autoreferenziali?

No, a me stesso. E’ una faccenda personale. Quando hai a che fare con centinaia di persone, l’una diversa dall’altra, impari ad amare tutti gli altri. Impari a non arrabbiarti. Impari a non lamentarti. Impari ad andare avanti contando su te stesso. Diventi piu’ adulto.

Intervista a cura di Cinzia Ficco

cinzia.ficco@virgilio.it

Alessandro Napoli serbia