“Sin da piccolo – ricorda- sognavo di andare sulla neve, vedere la mia città sotto un manto bianco e gelato, osservare le saette quando c’erano i temporali. Avevo l’abitudine di aprire le finestre non appena mia madre le chiudeva per non far entrare la pioggia. Desideravo viaggiare tantissimo, girare il mondo, capire cosa succedeva nel cielo quando si formavano le nuvole, i tornado e tutti i fenomeni meteorologici, studiare la geografia nel suo senso più ampio, non solo fiumi, monti e città, ma anche usanze, tradizioni, costumi”.

meteorologo

Nello stesso tempo tiene a precisare che la sua passione non è stupida e non serve ad attaccare bottone con il gentil sesso. Anzi. Fare previsioni per lui è cercare un filo diretto con la natura. Sentirla quasi parlare. Dice: “Prevedere che tempo farà è una passione considerata infantile, poco comune, quindi a livello di rapporti sociali è solo controproducente, almeno da adolescenti. L’attrazione per la meteorologia è innata, è una di quelle cose per cui si è segnati dalla nascita. Poi, nel corso dell’infanzia, si può stimolare in base al contesto in cui si vive e al rapporto che si ha con la natura”.

E Peppe, l’ambiente ideale per far crescere la sua passione, l’ha sempre avuto. “Sono stato fortunato- spiega- perché sono cresciuto in un appartamento al quinto piano di uno dei palazzi più panoramici della mia città, che, quanto a belvedere, non può invidiare nulla a nessuna nel mondo. Ogni mattina quando mi sveglio, da 24 anni, osservo lo Stretto, i Peloritani, l’Etna innevata o in eruzione e le meraviglie di colori, profumi, sapori e tonalità che mi regala questa terra. E qui siamo soprattutto gente di mare. Il primo bagno l’ho fatto a pochi mesi. Però, siamo anche gente di montagna, l’Aspromonte è a due passi e arriva a quasi duemila metri di quota, c’è Gambarie, che è una rinomata località sciistica”.

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Il meteo giornalista ha imparato a sciare a 7 anni e ha sempre frequentato la montagna. “Non ho dubbi, tra mare e montagna- scherza- scelgo proprio la montagna da amante della natura e della meteorologia. In bicicletta, già da bambino, giravo tra sentieri, fiumare, colline e montagne, che mi hanno lasciato addosso un rapporto intimo e profondo con la natura più selvaggia, incontaminata e primordiale, che certe zone della mia terra sanno ancora regalare”.

Fino a 13, 14 anni, Peppe non sapeva che questo suo amore per la natura e la geografia in realtà fosse quello meteorologico. L’ha scoperto dopo, grazie a Internet. “Fino a quel momento- dichiara- amavo i fenomeni meteo, ma non collegavo la violenza della natura con la scienza meteorologica. Guardavo il meteo in tv come la gente comune. Oggi mi annoia, non lo guardo mai. Faccio un’eccezione per il mio amico Massimo Morico dell’Aeronautica sulla Rai. Il meteo lo faccio io grazie a tanti studi da autodidatta su decine di libri e migliaia di siti internet tematici. Siamo in tanti, sa? Milioni e milioni solo in Italia”.

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Dunque, fa il meteorologo e il giornalista.

E le due attività si conciliano benissimo. Mi ha aiutato ad affermarmi, a farmi conoscere. Per molti sono “quello del meteo”, perché ho iniziato così su tutti i giornali su cui scrivo. E c’è chi dice che è il settore in cui riesco meglio. Certo, provo rabbia, in senso buono, quando nevica sulle colline ed io rimango in redazione a chiudere il pezzo del giorno o quando sono costretto a seguire un consiglio comunale e sullo Stretto si scatena un temporale.

Quali sbocchi immediati può dare questa attività? Ci sono corsi studi da frequentare?

C’è il corso di laurea in Fisica dell’Atmosfera, a Roma e Bologna. Anche l’Università di Napoli ha alcuni corsi che si avvicinano alla meteorologia. Parliamo, comunque, di scienze naturali. Gli sbocchi sono pochi. Per fare carriera in questo settore bisogna iscriversi all’Accademia aeronautica e procedere con tutta la gavetta militare.

Occorrono delle predisposizioni?

Il meteorologo e il climatologo non diventano tali, perché devono lavorare, avere uno stipendio e mantenere la famiglia. Ci sono tante altre occupazioni più semplici e meno sacrificanti a livello di studi e formazione. I meteorologi e i climatologi sono tutti appassionati, come me. Già da bambini adorano questa scienza e certi fenomeni. Sono persone che amano la natura, camminano a testa alta scrutando il cielo, conoscono tutti i segreti dell’atmosfera, vivono il mondo con la coscienza delle coordinate spazio/temporali. Tutto il resto viene dopo.

E’ un’attività che rende?

Non si diventa ricchi. Lo diventano poche persone, quelle che sono state brave e intraprendenti, perché hanno messo su strutture private, in grado di fornire servizi meteo seri e professionali, quanto quelli dell’Aeronautica e della protezione civile.

Chi non potrebbe fare il meteorologo?

Beh, tutti quelli che amano la natura e i fenomeni dell’atmosfera possono fare i meteorologi.

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Le materie che si devono conoscere bene?

Oltre alla meteorologia, che nelle nostre scuole e all’Università, non esiste, in ordine: geografia, geomorfologia, astronomia, fisica.

Cosa fare una volta completati gli studi?

Provare a inserirsi negli Istituti di ricerca, i vari centri del Cnr, oppure inventarsi qualcosa.

Quanto è cambiato il modo di fare previsioni negli ultimi dieci anni? E come cambierà in futuro? L’uso di software?

Il modo di fare previsioni nei dettagli cambia di continuo. Ma a grandi linee, negli ultimi dieci anni è rimasto lo stesso grazie al mondo di Internet e alle mappe meteo. Una volta, ai tempi di Bernacca per intenderci, era tutta un’altra cosa.

Le percentuali di errore?

Ormai una previsione è certa al 90 – 95% alle 24-36 ore. I margini di errore sono sottilissimi.

Cambiamenti climatici: Che scenari futuri si possono prevedere? E quale l’area geografica che assisterà a sconvolgimenti più evidenti?

Difficile prevedere gli scenari futuri. Il clima nella storia è sempre cambiato, e per fortuna cambia ancora. Dovremmo preoccuparci il giorno in cui resterà sempre fermo e immobile. Sconvolgimenti? Impossibile prevederli, se non allarmando inutilmente la gente solo per farsi pubblicità, come fanno in tanti, senza alcun fondamento scientifico. Certo, qualsiasi cosa accada, è chiaro, la natura comanda e l’uomo deve adattarsi.

Quali gli errori da non commettere in questa attività?

Fare previsioni dettagliate per aree geografiche, di cui non si conoscono: il microclima, la geografia e la morfologia. Può essere determinante. E poi non farsi prendere dalla passione, non esagerare mai e tenere sempre ben presenti i dati, i numeri storici: quelli non sbagliano.

Gli aspetti positivi e quelli negativi?

Quando azzecchi la previsione, ti adorano. Se la sbagli, ti odiano! Poi, se li abitui a previsioni azzeccate, iniziano a pensare che tutto sia scontato, e al primo errore ti seppelliscono. E’ un po’ come nel calcio: puoi giocare bene o male poco importa, alle persone interessa solo il risultato. Se vinci sei un Dio, se perdi sei out.

Internet e meteorologia: si può trovare subito un lavoro, mettendo su un sito?

Ce ne sono un sacco: ma per far in modo che un sito dia soddisfazioni economiche bisogna sudare un po’, farsi leggere da decine di migliaia di persone e quindi entrare nei mercati pubblicitari. Non è facile.

Chi è il suo modello?

Bernacca è un modello per sempre. Da appassionato vero, riusciva a far capire ai telespettatori i dettagli della meteorologia.

Perché?

Era un mito. Certo, sbagliava, molto più di quanto il meteo sbaglia oggi. Ma chi se lo ricorda? Era speciale non tanto per le previsioni, a quei tempi difficilissime, quanto per il modo di farle, trasportando gli italiani nell’appassionante viaggio del meteorologo che interpreta i modelli, segue le figure bariche, capisce cosa succede nell’atmosfera. Ecco, andava oltre il “sole, la pioggia, il temporale. Chi seguiva Bernacca non lo faceva per sapere se doveva uscire con l’ombrello o senza. Ma si faceva trascinare nel vortice della passione meteorologica e scientifica. Ha segnato la storia della meteorologia e dell’informazione. Indimenticabile.

 

A cura di Cinzia Ficco