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La mia nuova vita nel bosco per amore dell’arte: la storia di Nicolò

Nicolò Guarraci

La mia nuova vita nel bosco per amore dell’arte: la storia di Nicolò

Dalle mura di una fabbrica alla vita all’aria aperta. Artista cremonese, Nicolò vive da un anno in una casa nei boschi abruzzesi. Stava partendo per il Belgio quando per caso entra in contatto con un’associazione di Fontecchio che gli propone di far parte del progetto “Residenza Artistica”. Grazie a lui e ad altri giovani artisti il piccolo borgo nel cuore del Parco Regionale Sirente Velino ha ripreso a vivere. Ecco la sua storia.

Di Enza Petruzziello

Nei suoi piani c’era un trasferimento in Belgio ma poi, come spesso accade, il destino ci ha messo lo zampino ed oggi Nicolò Guarraci, artista di 43 anni, vive e dipinge nei boschi abruzzesi.

Nato a Cremona e cresciuto a Caorso, un piccolo paese della bassa e nebbiosa provincia piacentina, Nicolò ha radici siciliane: i suoi genitori sono entrambi della provincia di Agrigento. In lui, infatti, risiedono due anime, due mentalità, quella del Nord e quella del Sud Italia, aspetto fondamentale perché questo ha sempre influito e condizionato la sua vita e di conseguenza la sua arte.

La sua vita cambia quando entra in contatto con la KAP di Fontecchio vicino a L’Aquila, associazione che gli propone di entrare nel progetto “Residenza Artistica” per ridare vita e fermento al paesino abruzzese che rischia lo spopolamento, attraverso una fertile comunità artistica. Senza pensarci Nicolò si licenzia dal suo vecchio lavoro in fabbrica dedicandosi completamente alla sua arte.

«Mi stavo trasferendo in Belgio per cercare lavoro – spiega Nicolò -, ma una serie di coincidenze mi ha portato a Fontecchio, in una casa nel bosco. Sono qui da agosto 2022 e da allora la mia vita è cambiata. La mia arte è cambiata. Tutto mi sta facendo uscire dalla mia comfort zone». Ecco cos’altro ci ha detto.

Nicolò come e quando nasce la tua passione per l’arte e nello specifico per la pittura?

«Fin da piccolo ho avuto la passione di tenere in mano matite e pennarelli e scarabocchiare su tutto ciò che mi capitava davanti. Ricordo ancora una volta quando a sei anni ho scarabocchiato il libro dei treni di mio padre che lavorava in ferrovia! Ho sempre usato la fantasia per giocare, osservavo molto tutto il mondo con leggerezza e questa cosa mi ha sempre ispirato. Mia madre è stata una maestra elementare e in casa c’erano sempre tanti libri illustrati ed atlanti. Durante i 5 anni delle scuole superiori, poi, ho avuto un compagno di classe che si occupava di graffiti e di street art e che faceva continuamente bozzetti».

Quale è stato il tuo percorso di studi e artistico?

«Sono perito agrario, non ho fatto alcun studio a livello artistico e quindi sono totalmente autodidatta. Ho iniziato a riprendere un po’ il discorso durante il lockdown del 2020 con produzioni maggiori e ho riscoperto la passione per il disegno».

Che cosa ritrai nelle tue opere? C’è qualcosa o qualcuno che ha influenzato la tua pittura?

«Il fatto di essere autodidatta mi permette di essere primordiale, anarchico e andare a briglia sciolte. Le mie composizioni parlano di me ovviamente, e sono molto influenzate da quello che sento in quella situazione e da dove vivo. Adesso tutto è un po’ più dilatato. L’atmosfera da street art è diventata più onirica e leggera, quindi se prima i miei riferimenti potevano essere appunto la street art e Basquiat adesso mi sento più vicino alle pitture rupestri e alla pittura onirica di Mirò o di Dubuffet».

Inizialmente nei tuoi piani c’era un trasferimento in Belgio alla ricerca di un lavoro. Perché la decisione di andare all’estero? Cosa speravi di trovare?

«Mi sarebbe piaciuto fare questa esperienza in Belgio per vedere come funziona la situazione al di fuori dell’Italia non avendo una situazione familiare vincolante. Poi vedo il Belgio come un Paese molto civile e sempre ben sponsorizzato».

Invece, per una serie di eventi fortuiti, entri in contatto con la KAP di Fontecchio, un piccolo borgo vicino a L’Aquila nel cuore del Parco Regionale Sirente Velino. Come hai avuto modo di conoscerla e di che cosa si occupa precisamente?

«Il contatto con la KAP è avvenuto quasi per caso; come sempre c’è un po’ di magia in tutte le cose che ci accadono e che ci permettono di canalizzare le situazioni positive. Seguendo i social mi sono accorto di questo artista (@nespy5euro) che aveva dei tratti nel disegno simili ai miei e mi sono incuriosito. Ho contattato i riferimenti a lui collegati e da subito i ragazzi dell’associazione mi hanno accolto con gioia ed entusiasmo proponendomi la possibilità di essere ospitato. Nel giro di una settimana invece di andare al Nord mi sono ritrovato in Abruzzo, a Fontecchio precisamente. Qui la mia vita è cambiata di colpo. La Kap infatti si occupa di valorizzare il territorio con un calendario fitto di eventi e discipline differenti che vanno dal cineforum ai laboratori a passeggiate nella natura a concerti o spettacoli teatrali. (@_la_kap_fontecchio)».

Così decidi di stravolgere i tuoi piani e senza pensarci aderisci al progetto Residenza Artistica. In cosa consiste esattamente?

«Residenza Artistica vuol dire mettersi in gioco, frequentare persone che vengono da qualsiasi parte del mondo: stare a contatto con mentalità e culture differenti è davvero stimolante a livello sia umano che creativo. Consiglio a tutti questo tipo di esperienza».

Com’è, invece, vivere in una casa nel bosco e in generale in questo piccolo borgo?

«Vivere nel bosco è sicuramente un’esperienza unica per me che vengo dalla città. Qui il tempo sembra essersi fermato e tutto è una conquista: dal fare la legna per l’inverno alla scorta per la spesa. I ritmi sono rallentati, hai tempo per poter pensare a te stesso a fare introspezioni, per osservare il bosco che cresce, per ascoltare i rumori che provengono dalla fitta vegetazione. Tutto è in divenire come il borgo che sta riprendendo vita dopo il tragico terremoto. Inoltre gli abitanti sono sempre stati gentili con me».

A proposito di questo, com’è stata l’accoglienza della gente del posto?

«Le persone sono molto accoglienti ed educate, anzi a loro fa piacere essere circondati da persone giovani, da artisti, che stanno ripopolando questo vecchio borgo. Qui si contano 300 abitanti, e il fatto di vedere 20 giovani che vanno avanti e indietro con carpette mobili piuttosto che sacchi di cemento per costruire nuove cose per loro significa tanto: è il loro paese che riprende vita. Non si sono mai lamentati e hanno sempre una parola di aiuto e un sorriso per noi».

A Fontecchio hai allestito l’esposizione “Cura di voi”, il prodotto della esperienza nuova e condivisa, frutto dell’amicizia con le persone che ho incontrato qui. Ti va di parlarcene?

«Cura di voi è una mostra realizzata da me con gli altri artisti residenti a Fontecchio. Ognuno di loro ha dato il suo contributo anche al mio cambio di mentalità, da qui il titolo della mostra. Sono uscite opere particolari non solo di pittura ma anche di fotografia, installazioni e canzoni. Addirittura abbiamo musicato una mia poesia. C’erano opere veramente diverse perché diverse sono le attitudini e le mentalità di questi artisti che mi hanno accolto fin da subito diventando anche miei amici».

Inizialmente dovevi rimanere fino alla primavera, ma hai deciso di prolungare la tua “residenza artistica”. Che cosa hai trovato a Fontecchio a tal punto da rimanerci?

«A Fontecchio ho trovato amici e persone che mi hanno accolto subito in maniera spontanea e mi hanno fatto sentire a casa. Cito per esempio il sindaco Sabrina Ciancone che è sempre stata una persona gentile e pronta ad ascoltare le mie problematiche, pur non essendo io residente. La vita qui è lenta, ci si incontra per caso come prima dei social….Ci si scambia una chiacchiera e in qualsiasi posto tu vada c’è sempre una persona che conosci. Le Poste aprono ogni due giorni, bisogna organizzarsi un po’ per tutto: la benzina è distante, per fare la spesa è necessario andare a L’Aquila, ma tutto ciò assume un significato diverso se lo vedi non come un disturbo ma come una cura: il fatto di prendersi del tempo per noi stessi e la consapevolezza».

La scena artistica italiana è piena di persone come te che come te vogliono esprimersi attraverso la pittura. Quanto è difficile oggi in Italia fare arte e farsi conoscere?

«In Italia è molto difficile farsi conoscere per noi artisti. Io sono un artista emergente, non ho alcuno tipo di contatto, ma ci sto lavorando. Mi sono licenziato dal lavoro appunto per concentrarmi su questa mia carriera artistica e devo dire che qualcosa si muove ma c’è molta concorrenza e molta burocrazia. La voglia di emergere, però, è tanta quindi avanti così: alimento il mio sogno tutti i giorni».

Che consigli daresti a chi come te sta pensando di vivere una nuova esperienza, che sia di vita o lavorativa?

«Consiglio a tutti di uscire dalla propria comfort zone. Se abbiamo problemi, se vediamo che le cose non girano, cambiare aria è molto importante. Vedere quello che ci circonda in maniera diversa ci apre la mente, ci offre una maggiore possibilità quindi se vedi tutto grigio e tutto nero è il momento di passare alla luce. L’esperienza del cambiamento è fondamentale se vuoi sentirti meglio».

Com’è cambiata la tua vita, la tua arte, da quando vivi nel bosco?

«Vivere a Fontecchio ha cambiato tanto di me. Ha cambiato la mia mentalità e il mio modo di vivere. Già il fatto di camminare per stradine in salita, di fare fatica, di apprezzare il tempo e la disponibilità per me è importante. Sono uscito dalla mia comfort zone e ho modificato il tipo di alimentazione, mangiando cibo migliore e di qualità. Ho trovato tempo per me stesso, per fare camminate nella natura. Essersi circondati dagli animali è una situazione stupenda, loro mi fanno compagnia: sono io che abito nel loro posto quindi faccio parte di un loro sistema e tutto questo si è riversato nella mia arte. Da teschi violenti, dalle lacrime, da situazioni confuse ho iniziato a dipingere situazioni più dilatate e bucoliche, cervi, cerbiatti, cuoricini, voglia di spensieratezza e di leggerezza. Ciò non vuol dire essere fuori focus, ma anzi trovare un mood più vicino a quello che è il mio stato attuale. Consiglio a tutti questo tipo di cambiamento. Vivere nel bosco è qualcosa che non cambierei con nessun altro posto al mondo».

Progetti e sogni per il futuro?

«Beh, i progetti per il futuro sono quelli di continuare a perseguire questa strada che accomuna la mia vita alla carriera artistica e, ripeto, pian piano la situazione si sta muovendo. Ho bisogno comunque di persone che vedano nella mia proposta artistica qualcosa di carino e spero che un giorno venga riconosciuta l’energia che sto mettendo nella mia arte che, può piacere o no, è sicuramente pura e diretta e parla di me».

Per contattare Nicolò ecco i suoi recapiti:

Instagram: IG the_neighbor_art

Facebook: Nicolò GUARRACI

Mail: oz79@hotmail.it

 

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