Matteo: ho abbandonato la vita caotica della città

A cura di Nicole Cascione

Ogni viaggio comincia sempre con un passo e ho conferma che il mio esempio sia stato utile a molti, come quello di altri è stato utile a me”.

Il viaggio di Matteo è cominciato 10 anni fa.

Un viaggio che l’ha portato ad abbandonare la vita caotica della città, per trasferirsi in una casa nel bosco.

MATTEO AKELA TARTUFI SUL FIUME

Matteo, sono passati ormai dieci anni da quando hai deciso di abbandonare la vita caotica della città per rifugiarti in un bosco. Qual è stata la motivazione che ti ha portato a questa scelta?

Fin dall’adolescenza ho cominciato a osservare come all’interno della società umana il sistema fosse diventato più importante rispetto alla cura della singola persona. Dalle prime incongruenze riscontrate, ho capito piuttosto velocemente che non è il denaro a muovere il mondo, che già di per sè sarebbe molto triste, bensì la brama di potere e controllo cui ambisce una ridotta nicchia di esseri umani. Così tra giochi di potere, guerre programmate e avvenimenti storici falsati, ho deciso di mettermi a indagare, libri alla mano, per tentare di capire come fossero effettivamente gestite la politica e l’economia sul nostro pianeta. Mi sono ben presto reso conto di come il sistema scolastico non sia minimamente volto all’accrescimento della persona, bensì alla sola formazione di lavoratori professionisti, di come i media vengano utilizzati per plagiare l’opinione pubblica e manipolare il pensiero delle persone, di come la parola lavoro abbia sostituito la parola schiavitù per indicare qualcosa che non è poi tanto diverso, se non per le catene non più fisiche ma mentali. Vedevo utilizzare strategie come il terrorismo dai governi sulla propria popolazione cosicchè la richiesta di maggior controllo venisse dalle persone stesse a causa della paura in loro suscitata. Se inizialmente, e per molti anni, ho fatto informazione parlando con la gente in forma diretta o attraverso le canzoni che scrivevo, nel tempo ho cominciato a maturare la consapevolezza che la parola ha un potere infinitamente minore rispetto all’esempio. Era tanto il mio astio nei confronti del sistema che ho deciso di distaccarmene completamente: tutto ciò di cui avevo bisogno erano, sostanzialmente, acqua, cibo e aria. Non avrei più lavorato per conto terzi, sapendo ormai che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e venderlo per pochi denari non ha alcun senso. Mi sono messo a studiare quali fossero le erbe spontanee commestibili e officinali, così come a coltivare vegetali delle specie più disparate. Ho deciso inoltre di addestrarmi a dormire sonni tranquilli ovunque mi trovassi: in un bosco sotto il cielo stellato, su di un marciapiede, in una grotta o persino nel tronco cavo di un albero. Allo stesso modo non avrei più avuto necessità di mezzi di locomozione poiché mi ero abituato a camminare per dozzine di chilometri, provando non stanchezza ma un grande senso di benessere. A oggi, nonostante gestisca una piccola economia, non avrei il minimo problema a vivere senza soldi, come già ho sperimentato in passato.

https://www.youtube.com/watch?v=wIJMag3V-78

Come hai trovato la tua “casa nel bosco”?

E’ successo cinque o sei anni fa, quando mi sono trovato a dover abbandonare la precedente casetta sul limitare del bosco dove vivevo. Magicamente, proprio in quei giorni, Guillermo (un amico messicano della mia compagna dell’epoca) aveva ricevuto la proposta di abitare una cascina nel bosco in stato d’abbandono. La proposta arrivava dalla figlia dei proprietari dell’abitazione, che aveva conosciuto Guillermo in Messico, prima che arrivasse in Italia. Ma il nostro amico era d’indole nomade, così non accettando la proposta, l’ha inoltrata a noi. Neanche a farlo apposta, quella che sarebbe diventata L’Imboscasa era a una manciata di chilometri dalla mia precedente abitazione. Ho smesso di sorprendermi delle incredibili coincidenze che accadono in continuazione nelle nostre vite, c’è una ragione che definirei “esoterica” a tutto questo. Ma per spiegarlo più che un’intervista ci vorrebbe un libro!

MATTEO AKELA TARTUFI

Di cosa ti occupi?

Le mie attività sono in stretta relazione alle stagioni, all’ambiente e al clima. La vita si suddivide in due macro blocchi: quello relativo al sostentamento e quello relativo ai tartufi. Dalla tarda estate all’inizio della primavera sono principalmente occupato con la raccolta del prezioso fungo, per cui oltre a raccogliere nelle valli della mia provincia, mi sposto anche di centinaia di chilometri per raccogliere tartufi direttamente sul posto a chi me li richiede. Oltre a questo, ma sempre in relazione ai tartufi, mi occupo di addestramento cani, formazione del tartufaio, rilevamento di tartufaie naturali e raccolta in tartufaie coltivate. Inoltre ho scritto due libri, il primo relativo all’educazione del cane da tartufi, mentre il secondo è una raccolta di avventure, aneddoti e riflessioni sulla natura, sul mondo dei tartufi, dei cani e degli uomini. Dalla primavera in poi la mia attenzione è principalmente rivolta all’orto, alla raccolta di erbe e frutti spontanei e a tutti quei lavori di manutenzione e sostentamento che la vita nel bosco richiede, come per esempio fare la legna. Sempre in primavera cominciano i preparativi per “L’Imboscata – La grande festa del solstizio e dello scambio dei saperi”, in cui chi si sente competente in una particolare disciplina (attività artistiche, culturali, olistiche, naturalistiche, ecc) può condividere il proprio sapere in un workshop. Il risultato sono tre giorni di convivenza in cui in ogni ora si svolge un’attività diversa, mentre la sera ci sono musiche, danze e concerti. La festa, che è ad offerta libera e anonima e offre la possibilità di pernottare in tenda, richiede molto lavoro organizzativo, ma il risultato è incredibile, come si può vedere dal documentario disponibile su YouTube.

Oltre alla ricerca del tartufo hai come obiettivo l’autoproduzione del cibo che consumi. Riesci a soddisfare tutto il fabbisogno?

Allo stato attuale non riesco a sopperire all’intero fabbisogno annuale, ma trascorro dei periodi anche piuttosto lunghi in cui consumo soltanto quello che produco o raccolgo. Tra gli ostacoli maggiori che mi trovo ad affrontare per il raggiungimento dell’autosussistenza posso menzionare il clima, ogni anno sempre più siccitoso, e i cinghiali che in una sola notte possono guastare il lavoro di mesi. Non che gliene faccia una colpa, se proprio dovessi cercare un responsabile me la prenderei con i cacciatori che hanno rilasciato negli anni questi animali non autoctoni nei nostri boschi, dando origine a un disequilibrio ambientale che definirei criminale. L’odierno cinghiale che si trova in Italia è frutto di un’ibridazione tra il cinghiale autoctono ed esemplari dell’Est Europa introdotti dall’uomo per fini venatori. Questi si sono ulteriormente accoppiati con maiali in semi libertà, dando luogo a una nuova specie che, agevolata dal clima mite della penisola, si riproduce più volte l’anno anziché una, dando vita a cucciolate ben più numerose di quelle del cinghiale maremmano. Il risultato è un aumento esponenziale di questi animali, la cui presenza non nuoce solo al bosco, ma anche alle coltivazioni. Devo anche dire che, ciononostante, in caso di necessità sarei in grado di sopperire completamente al mio fabbisogno, magari avendo giusto qualche piccola carenza da un punto di vista nutritivo. La natura è abbondante e moltissime sono le erbe e i frutti commestibili. Inoltre sostengo fermamente che la pratica del digiuno (se svolta con serietà e competenze) sia essenziale per il benessere dell’uomo. Ritengo opportuno precisare che da 15 anni seguo una dieta che definirei a metà tra il vegetariano e il vegano.

MATTEO BOSCO TARTUFI

Come si svolge una tua giornata tipo?

Tento di non avere giornate tipo, perchè penso che sia proprio la routine a togliere gusto alla vita! A seconda di quello che c’è da fare, e a seconda del periodo dell’anno in cui mi trovo, la giornata prende forma da sè. La mattina posso dedicarmi alla semina degli ortaggi, alla pulizia del bosco, alla manutenzione della casa o alla raccolta dei tartufi, come anche prendermi del tempo per gestire la corrispondenza visto che da qualche tempo a questa parte ricevo giornalmente numerosi messaggi dagli iscritti alle pagine di Akela Tartufi e dell’Imboscasa- La casa nel bosco.

Se mi trovo in viaggio la giornata è ancora più imprevedibile: mi sveglio ogni giorno sotto un cielo diverso e mi muovo in base alle richieste che ricevo. Posso cominciare la giornata in riva al mare e finirla nell’entroterra toscano, consegnando dei tartufi appena raccolti a qualche amico che me li ha richiesti. Soprattutto durante questo genere di situazioni, tento di rendere la giornata ancora più entusiasmante, visitando i luoghi incantevoli che trovo durante il tragitto, come borghi abbandonati immersi nella natura. Ultimamente ho preso passione nella creazione di contenuti multimediali, una sorta di diario documentaristico della nostra vita e delle nostre avventure. Così qualche sera alla settimana la dedico alla creazione di video che pubblico con una certa frequenza sul nostro canale YouTube.

Sei solo o ti affianca qualcuno in questa bellissima avventura?

Nella casa nel bosco vivo con la Robi che potrei definire come il coronamento di un amore platonico durato più di 10 anni. L’idea è quella di portare altri amici a vivere qui, persone accuratamente e vicendevolmente scelte negli anni per dare origine ad un ecovillaggio.

MATTEO ED I TARTUFI

In questi anni non hai mai sentito la mancanza della tua vecchia vita?

Ho riflettuto a lungo prima di rispondere a questa domanda e…assolutamente no.

La tua pagina Facebook si chiama Imboscasa. Spiegaci il perchè di questo nome.

Dopo essermi trasferito in questa cascina, all’epoca sommersa dai rovi, ho pensato di renderla disponibile per lo svolgimento di attività olistiche, culturali, naturalistiche. Serviva un nome per questo progetto e nulla mi è parso migliore di “L’Imboscasa”, essendo l’edificio una “casa” completamente “ imboscata” tra la vegetazione. Infatti, la prima volta che sono venuto a vedere la cascina ho fatto molta fatica a trovarla perchè i rovi, alti parecchi metri, coprivano addirittura il tetto. Inoltre ci troviamo in una porzione di collina quasi completamente abbandonata, il che ci rende ancor più isolati. Infine le imboscate erano quelle che i briganti tendevano alle carovane di re, principi e dittatori: diciamo che il nostro è anche un messaggio di resistenza nei confronti di un sistema che non ci piace e che non riconosciamo. A tal proposito proprio pochi giorni fa abbiamo dato origine al progetto “L’imbostato – Lo stato autonomo del bosco”, dichiarandoci a tutti gli effetti una micro-nazione.

LOBRO MATTEO AKELA

Se voleste approfondire ulteriormente questo aspetto, vi riporto di seguito il comunicato relativo alla nostra dichiarazione di indipendenza!

In questo preciso istante nasce L’Imbostato – Lo stato autonomo del bosco e quanto segue è da considerarsi una dichiarazione di indipendenza. Tutti noi diamo per scontato di appartenere ad una determinata nazionalità; è ritenuto ovvio che ci siano dei confini entro i quali siamo nati e che influiscono in maniera determinante sulla nostra identità. Se vi interrogherete a fondo su questa affermazione, vi renderete conto di quanto tutto ciò sia illusorio, risultato di un susseguirsi di eventi nemmeno troppo diverso dalla trama Game Of Thrones. L’attuale situazione geopolitica del pianeta scaturisce semplicemente dalla poca coscienza (e dalla conseguente brama di potere) di chi ci ha preceduto; tutto ciò ci appare normale poiché è in questa condizione che siamo nati e cresciuti ma non esiste un motivo davvero valido per accettarlo. Quello che noi chiamiamo “il Sistema” non è altro che un insieme di costruzioni mentali create dall’uomo, in netto contrasto con (e spesso addirittura contro) la Natura. Da oggi non riconosciamo più le dinamiche assurde a cui siamo costretti dai governanti del mondo e non intendo solo i burattini che sono a capo dei governi, ma le linee di sangue che da secoli manipolano e dirigono gli eventi storici favorendo i propri interessi. Non riconosciamo la loro autorità per alcuni semplici motivi che vado ad esporvi. Una persona che aspira (e arriva) ad ottenere una carica che gli conferisce potere sulla vita di milioni di persone, NON è una persona adatta a ricoprire quel ruolo. Colui la cui vita è volta all’accrescimento della Coscienza non potrà mai mirare ad avere un ruolo così autoritario sulla vita altrui, perché sa che il percorso esperienziale appartiene ad ognuno e non si può in nessuna maniera delegare ad altri. Egli potrà aiutare gli altri a comprender meglio loro stessi ma non vorrà in nessuna maniera ottenere un ruolo elitario; ne consegue che ogni singolo attuale politicante non è affatto idoneo al ruolo che rappresenta. Inoltre uno stato globale NON può funzionare. E per globale non intendo l’Europa, o il mondo, ma persino le singole nazioni. E’ inconcepibile e assurdo che a Roma vengano prese le decisioni riguardo la vita di chi abita in Valle d’Aosta. Gli unici vantaggi che scaturiscono da uno stato globale sono a favore dei pochi (quelli che governano) a discapito dei molti. Figuriamoci quanto sia sensato, oggi, che le decisioni per chi abita in Basilicata vengano prese addirittura a Bruxelles. L’unica forma di governo che a mio avviso può funzionare è uno stato locale e partecipativo, in cui le persone si conoscono l’un l’altra e prendano esse stesse le decisioni che le riguardano, in modo che un’idea non condivisa dalla comunità non possa prevalere. Per questo motivo sostengo che sarebbero estremamente più opportune delle micro-realtà, ognuna con le sue regole, con l’unico vincolo (garantito dalla confederazione delle stesse) che nessuna possa prevaricare sulle altre. Non ti trovi bene nel paese X perché ai cani non è concesso di fare i bisogni in strada? Bene ti sposterai di 10 km nel paese Y, dove la defecazione è libera. Ognuno troverà così il suo luogo, la sua forma. Non è possibile eradicare il male (che per di più è un concetto soggettivo) dal mondo poiché è la controparte necessaria per cui esista il concetto di bene. E’ però possibile capire DOVE posizionare la propria esistenza, scegliere in che modo e dove vivere, sia in senso ideologico che geografico. La mia personale posizione è che ho scelto di agire (per quanto il mio attuale stato di Coscienza lo permetta) all’insegna del bene perché trovo estremamente più piacevole e conveniente vivere in un ambiente positivo e che la mia stessa presenza rende tale. Ne consegue che, per esempio, se mi avete fatto un torto non reagisco con violenza nei vostri confronti; questo non perché io tema le ripercussioni penali ma perché è la mia legge interiore a ripudiare questo pensiero. Ho appurato negli anni – dopo intense ricerche e con assoluta certezza – che le Élite finanziare e politiche si stanno muovendo per la creazione di un unico governo mondiale, in cui il controllo sulla vita delle persone sia sempre più serrato. E per arrivare a questa condizione, che in molti definiremmo inaccettabile, ordiscono guerre e situazioni di crisi la cui soluzione è, appunto, un’unico stato globale. E’ come se ti facessero venire il mal di testa per poi venderti il Moment. Non solo! Fanno in modo che sia tu stesso ad implorarli di dare alla luce un nuovo promettente antidolorifico. La domanda è: se ti avessero voluto somministrare il Moment senza che tu avessi mal di testa, avresti mai accettato? Conosco piuttosto bene le strategie che utilizzano per la manipolazione del pensiero come anche i principi esoterici che sfruttano e devo ammettere che sono dei veri Maestri nell’attuare queste dinamiche. E Noi? Siamo stanchi, siamo esanimi, ma non per questo arresi. E questo messaggio, così forte che a molti risulterà bizzarro, vuole essere un passo decisivo da parte nostra verso la liberazione del potenziale umano. Come arrivare a ciò? Tramite la profonda comprensione di sé, la comprensione dell’altro, la comunicazione e non meno importante l’educazione dei nostri figli, perché a loro spetta il futuro. Riflettendo a lungo sono giunto alla conclusione che uno dei motivi di fondo per il quale gli attuali governanti stanno agendo in sfavore della popolazione mondiale è proprio la sovrappopolazione. Il pianeta non può reggere una crescita esponenziale dell’animale uomo così come sta accadendo ed è inconfutabilmente vero che con le sue abitudine odierne l’essere umano (e mi ci metto anche io) è diventato un parassita. A differenza di quanto pensano gli scellerati che ci governano la soluzione non è il nostro annientamento ma una graduale e cosciente decrescita. Da tutte queste considerazioni ne consegue che noi, come micro-nazione, non vogliamo essere soggiogati da chi occupa in maniera illegittima i territori sia fisici che psicologici dell’Imbostato. A qualcuno farà ridere perché è chiaro che in questo momento non possiamo che continuare a sottostare all’autorità esterna ma deve essere altrettanto lampante che queste leggi (per quanto in buona parte condivisibili) non ci appartengono, non le abbiamo scelte e le disconosciamo. Per quanto con sede all’Imboscasa, per ora l’Imbostato è un NON-LUOGO: è una condizione di coscienza che può essere condivisa e con ampie possibilità di sviluppo. Infatti, per dichiararsi autonoma, una nazione deve soddisfare alcune regole del diritto internazionale che si trovano nella Convenzione di Montevideo sui diritti e i doveri degli Stati, un trattato firmato in Uruguay nel 1993. Il primo articolo fissa le quattro norme fondamentali per gli Stati firmatari per essere riconosciuti come personalità giuridica internazionale, ovvero:

* Una popolazione permanente 


* Un territorio definito


* Un potere di governo esclusivo


* La capacità di intrattenere rapporti con altri stati

Niente male no? Improvvisamente ci accorgiamo che l’unica cosa che per ora ci manca è l’ultimo punto, per cui la micro-nazione dell’Imbostato è più realtà di quanto non si possa pensare. D’altronde un’idea è tale finché non viene realizzata. Sentitevi liberi di propormi dei temi da argomentare nell’ottica di questa lungimirante visione: la pagina dell Imbostato servirà, proprio a fare luce sui punti che non sono chiari nell’ottica di meglio definire questo progetto. Se vi troverete in linea con i principi esposti potrete sentirvi parte di questa così singolare micro-nazione. Se vorrete confrontarvi e discutere di qualsivoglia aspetto, sia che voi siate un singolo individuo o i rappresentanti di un altro stato (se lo farete sappiate che avrete soddisfatto il punto 4 della convenzione di Montevideo) l’Imbostato sarà aperto al dialogo. Nonostante critiche e pareri siano molto ben accetti, se scriverete con il solo intento di polemizzare come spesso accade sui social, vi saranno amorevolmente indicate altre pagine dove manifestare la vostra frustrazione.

Lunga vita all’Imbostato!

(Disclaimer: l’ Imbostato ripudia la violenza in ogni sua forma e non incita in nessun modo all’insurrezione violenta)”.

Vivere immersi nella natura, lontani dal “sistema” sicuramente ha i suoi lati positivi. C’è anche qualche piccolo lato negativo?

Quello che è positivo per qualcuno è negativo per qualcun altro. Per quella che è la mia persona non posso che definirmi 100 per 100 felice di questo tipo di scelta, nonostante le difficoltà che la vita nel bosco pone innanzi. Per qualcuno potrebbe risultare scomodo dover arrivare a casa esclusivamente a piedi tramite un sentiero nel bosco. Io lo considero una sorta di camera di depressurizzazione dal sistema, un percorso spirituale più che materiale che mi ricongiunge al bosco, che è la mia casa. Ad altri risulterà faticoso il dover fare legna per scaldarsi, è sicuramente molto meno immediato che pagare la bolletta del gas. Ma non essere dipendenti da nessuno non ha prezzo, poichè se dipendi da qualcuno, costui ha un potere immenso su di te. A tal proposito tra i prossimi obiettivi c’è l’indipendenza energetica, un po’ come già avviene per l’energia elettrica a bordo della Tana Mobile (il nostro furgone camperizzato)

Come e in cosa è cambiato Matteo in questi dieci anni?

Anzitutto nella forma in cui portare avanti il messaggio di amore, rispetto, comprensione e comunicazione che sento così mio. Se prima era tramite le parole e l’arte, oggi ho capito che l’unica forma è l’esempio. Non voglio convincere nessuno che la strada che ho intrapreso sia “quella giusta”, semplicemente faccio la mia parte a modo mio, e sta alla persona valutare se questo percorso sia condivisibile o meno. Paradossalmente così facendo, la nostra storia è stata di incentivo per molti al cambiamento di vita a cui ambivano. Ogni viaggio comincia sempre con un passo e ho conferma che il mio esempio sia stato utile a molti, come quello di altri è stato utile a me. La comunicazione verbale invece ha dei grossi limiti: nessuno potrà mai capire completamente quello che tu intendi esprimere, potrebbe essere così soltanto se tu e lui foste la stessa cosa. Invece i background personali ci portano ad interpretare le informazioni in maniera completamente diversa. Per esempio se dico la parola “mela” in qualcuno nasceranno sentimenti positivi, come l’appetito o il ricordo del frutteto del nonno. A qualcun altro, il cui genitore è morto ingozzandosi con una mela, verrà suscitato…terrore!

Un altro aspetto che in parte è cambiato è la mia rigidità morale. Prima ero molto più estremo, avevo persino smesso di spostarmi con mezzi a combustibile e stavo andando verso una forma di (rispettabilissimo) primitivismo. Per quanto nel bosco oggi io goda di alcune comodità (come può essere una cucina o la stessa corrente elettrica) non escludo in futuro, una volta gettate le basi per l’ecovillaggio, di ritornare sul percorso iniziale. Oggi considero queste comodità come dei compromessi utili per il raggiungimento dei miei obiettivi in tempi più ridotti.

In quest’ottica è essenziale ricordare chi sono, da dove vengo e qual è l’obiettivo che mi sono riproposto: la creazione di un sistema alternativo a quello esistente, un sistema sano e fondato su principi volti al bene, che abbia cura dell’altro, della natura, della vita. Anche perchè il detto dice che “quello che dai ti torna” …