Massimo, ristoratore romano a Singapore

Singapore da sei anni. Le motivazioni? Si era stancato di portare avanti due aziende di panificazione. E anche sua moglie non era molto soddisfatta. La laurea in psicologia e il master, costato trenta mila euro, da anni non trovavano sbocchi. Così, con la famiglia al seguito, ha deciso di fare le valigie e trasferirsi in una realtà completamente diversa. Lion City. Ossia, Singapore, il quarto principale centro finanziario del mondo, una delle principali città cosmopolite, che gioca un ruolo chiave nel commercio internazionale e nella finanza. Il suo porto, infatti, è tra i primi cinque più attivi e trafficati a livello internazionale. Ma perché una città tanto diversa da Roma? “Qui ben quindici anni fa- fa sapere Massimo Aquaro Capricci www.capricci.com.sg,  nato nel ‘65 nella Capitale- si è trasferito mio fratello. E poi volevo che le mie due bimbe studiassero in inglese e in cinese”.

Massimo Aquaro singapore

A Singapore Massimo ha cambiato lavoro. Fa il ristoratore. Ed è entusiasta. Anche perché la città dice: “E’ molto friendly ed accogliente.  Ho avuto solo un problema all’inizio, dovuto al fatto che non conoscevo bene l’inglese”. Per il resto, la vita ha cominciato a scivolare via senza intoppi. Dopo poco tempo. Ma cosa l’ha colpita subito? “Beh- sorride- un aspetto: Qui e’ impossibile trovare anche solo una piccola lampadina che non funzioni. Tutto e’ fruibile e funzionale, anche se sei un po’ tonto”.

Dunque, per Massimo, la Città dei leoni, è a misura d’uomo. E’ ricca di verde. Sicura. Rispetto alle città europee, non è né caotica, né cara. “Credo- dice- che per la pulizia e l’ordine abbia una specie di record mondiale. I servizi pubblici sono efficienti. Parlando di trasporti, devo ammettere che tutti funzionano alla perfezione. I taxi sono molto economici. La sanità privata e quella statale, sì, sono molto costose, ma all’avanguardia, se si fa un confronto con il resto dell’Asia. La scuola rappresenta un capitolo a parte. E’ uno strumento utile al sistema ed e’ ben utilizzato”. Nella cosiddetta città – stato, inoltre, sembra che tutti i bianchi si sentano a proprio agio. Gli abitanti sono molto gentili e disponibili con gli stranieri. “A Singapore- dice- mi sento davvero a casa”. E le donne? “Vuole che le dica la verità?- replica- Qui il fattore esotico siamo noi e le donne dimostrano di apprezzarlo moltissimo”.

Mappa Singapore

Ma a rendere eccitante la città è la compresenza di quattro culture, altrettante lingue e di innumerevoli religioni. Tante quindi le tradizioni vigenti e le feste che vengono celebrate.  Sulla cucina, Massimo, da buon ristoratore, racconta: “In poco tempo in questa città si e’ sviluppato un sistema di coffee shops, che forniscono pasti a due, tre dollari. Un pasto completo si può avere ad un euro e mezzo. La cucina? La trovo gustosa, variegata ed economica”.

Anche il clima rende la vita piacevole.  “Guardi- confessa- io sono nato per vivere in estate e qui sembra di vivere solo in una stagione. C’è caldo tutto l’anno, con un’ escursione termica tra notte e giorno di cinque gradi. Certo, c’e’ molta umidità, ma e’ il prezzo che pago volentieri per vivere in una città che sembra un giardino sempre in fiore”.

Poi c’è un dato interessante, che Massimo tiene a sottolineare: le opportunità lavorative. Sono molteplici e si trovano in diversi campi, come l’architettura, la ricettività. Ed in particolare, in quei settori in cui è richiesta la capacità di problem solving. “Però- aggiunge- si deve avere qualcosa da dare alla comunità, cioè conoscenze in un campo specifico o dimostrare di avere capacità tangibili. Tutto è più semplice per un laureato”. Un esempio? Sua moglie, in Italia per tanti anni senza lavoro, a Singapore insegna presso l’Università privata australiana.

Posti da vedere, imperdibili? A sentire Massimo, se si arriva nella Città dei Leoni, sono da visitare: I parchi botanici e zoologici, il teatro Esplanade, China Town, Little India, Clarke Quay, Boat Quay, Sentosa Island ed ora due Resort attrezzati con lunapark e casino’.

Fino ad ora solo aspetti positivi della città, che ospita circa mille italiani. E le zone d’ombra? Per il ristoratore italiano sono quelle legate ad una vita su un’isola. “Singapore è frontiera per ogni escursione fuori porta -rimarca- qui, ripeto, ogni servizio è alla portata di tutti”.

Quanto ai collegamenti con l’Italia, ci sono voli diretti su Roma e Milano a mille euro ed indiretti a settecento. Dodici ore di viaggio per i diretti e quattordici, al massimo sedici, per i secondi.

Un consiglio a chi voglia seguire il suo percorso? “Non stare a pensarci troppo- chiude- perché il pensiero crea più resistenze di quelle che in effetti incontriamo. Meglio buttarsi ed avere fiducia in se stessi e nel futuro”. Lui l’ha fatto e non si è pentito. Tanto che non ha la minima intenzione di tornare in patria.

Intanto per conoscere meglio la città, Massimo suggerisce il libro di Lee Kwan Yu, fondatore di Singapore, dal titolo: “Dal terzo al primo mondo”.

A cura di Cinzia Ficco