Martino, infatti, dipinge, ma a terra, con gessetti colorati e guanti. Alla maniera dei madonnari. Anche se l’espressione lo infastidisce, perché non ritrae mai Madonne. E’ più ispirato da bambini e dalle centinaia di donne comuni che passano vicino, se non addirittura, sopra i suoi disegni.
Ventiduenne, ha lasciato la Puglia, dove è nato, e tre anni fa si è trasferito a Perugia, dove ha incontrato la sua donna. Prima, però, è stato in Islanda, poi a Roma.
In Umbria vive schizzando sorrisi e sguardi in un angolo della più importante via del centro storico di Perugia. Corso Vannucci è, infatti, l’anima della città, dove ci sono negozi di alta moda, ristorantini particolari, pizzerie, pub e bar café.
Sembra poco. E, invece, era proprio questa la vita che desiderava. Del giramondo, dello spirito libero. Di quello che non ha patria. Tanto che della sua terra, dice: “Amo tanti aspetti della zona in cui sono cresciuto e non sottovaluto il legame intenso con alcune persone, colori e posti della mia cittadina, Acquaviva, nel Barese. Ma ho vissuto un periodo lungo della mia vita in Puglia. Avevo voglia di vedere altro. Non sento una chiara appartenenza ad una regione o nazione, quindi non posso dire di aver lasciato la mia terra. Sono partito nel 2006 a cercare un posto, in cui vivere un’altra tappa della mia vita. A diciassette anni avevo già trascorso un anno all’estero, in Islanda, e sentivo il profumo affascinante del diverso. Ho solo aspettato la fine della scuola per andare via.
Sì, ma come la sua famiglia, meridionale, ha preso le sue decisioni?
Stimo i miei genitori come persone e per gli equilibri che hanno conservato in modo coraggioso nell’educazione e nell’amicizia che ci lega. Forse sono le cose più difficili della nostra esistenza: essere genitori e permettere ai figli di essere liberi con la coscienza. I miei genitori non mi hanno trattenuto e mi sono sempre stati vicini.
Com’è vivere senza comodità e con un lavoro condizionato dal tempo?
Io mi chiedo: in fin dei conti la vita comoda è veramente comoda? Qualche volta, comunque, dipingo quadri a casa. In ogni caso vivere in modo quotidiano la strada mi dà tanti spunti. Le persone si aprono in modo singolare con qualcuno che sta seduto per terra a disegnare. Il contatto umano è bello e fondamentale.
Cos’è che la colpisce e che poi ritrae dei passanti? Insomma, la fonte della sua ispirazione?
Tutto dipende dai momenti, dalle stagioni, dal tipo di gente che passa, e chissà, forse anche dal mio stato d’animo, dal colore del cappello, dalla posizione degli astri, della luna.
Sì, ma in genere?
Quasi sempre volti umani o animali. Prendo spunto da immagini e foto che modello a mano a mano che prendono forma. L’ispirazione non so bene cosa sia. I miei disegni, però, si sporcano sempre delle sensazioni che provo in una giornata. Mi piace ritrarre tutti i sessi e le età.
Comunque, provo una profonda ammirazione per l’elasticità dei bambini, la loro spontaneità nel disegno e nei rapporti. E le donne, beh, mi piacciono le donne. Tuttavia non so se c’entri molto con la scelta dei soggetti da ritrarre.
Prende spunti anche dai sogni?
I sogni mi accompagnano di giorno e completano la realtà, di sicuro hanno un’influenza notevole su tutto, del resto sono una forma d’arte.
Cosa usa per disegnare?
Per strada i gessi e il carbone, per altri lavori l’olio, le tempere, gli acquerelli, i pastelli, le penne, le bombole spray.
E i colori?
La scelta dei colori viene da sé, senza molta premeditazione.
Ma non è una vita faticosa, la sua?
No, se ti dà una libertà di movimento e sostentamento, e, soprattutto, se si vive con l’idea di offrire un servizio alla comunità.
Quale servizio alla comunità?
Offro ai passanti la possibilità di evadere anche soltanto per un attimo dal fiume caotico dei pensieri e delle preoccupazioni.
Ritiene di vivere in modo dignitoso?
La concezione di vita dignitosa è soggettiva. Io non riesco a vivere di questo tutto l’anno, e nemmeno dell’arte in generale. Ma la dignità è a mio parere un sentimento molto distante dal mondo delle apparenze e dei beni materiali. La mia dignità non è intaccata, se guadagno il minimo indispensabile e vivo di poco.
In inverno, però…
Sì, capita di non ripagarsi nemmeno il materiale. Ma in una giornata magra, se sono attento, ricevo di sicuro regali ben più preziosi. Parlo di un incontro. Che può essere magico. Ricevo tanto quasi sempre da persone che sembrano comuni, ma che alla fine si rivelano sempre sorprendenti.. In ogni caso, scegliere l’angolo giusto in occasione di grandi iniziative con il passaggio incessante di masse in festa, può farti guadagnare più del solito.
Chi si ferma a guardare i suoi disegni?
Sono in tanti ad apprezzare. Molti bambini trascinano i genitori, molti vecchietti sono entusiasti e sono orgoglioso di avere fans con le rughe, i bastoni, le dentiere e strati di esperienze di vita negli occhi.
I lati negativi del suo lavoro?
Qualche acciacco dovuto alla posizione, dolori alla schiena, alle ginocchia, qualche articolazione infelice.
Le frasi che ricorda con gioia espresse dai passanti?
Sono troppe, e non voglio citarle. I passanti mi si conficcano nella memoria e ce ne sono tanti speciali. Per strada ho fatto le mie più belle amicizie di recente: gente di strada, bimbi pieni di domande, musicisti, folli, vigili, spazzini, tossici. Ah quante storie incredibili!.
Sì, ma com’è lavorare in una città non molto grande come Perugia? E come reagiscono i perugini quando la vedono a lavoro?
Corso Vannucci, è un posto ideale. E’ frequentato da un pubblico variegato. Di conseguenza, i punti di vista sono diversi, come anche i livelli di apertura mentale. In tanti apprezzano il mio lavoro, altri si limitano a tollerare la mia presenza, altri ancora la disprezzano, ma per fortuna in modo discreto.
Perché?
Pensano che quello che faccio non sia decoroso per l’immagine del centro pulito. Resta il fatto che Perugia è una città piccola. E questo porta vantaggi e svantaggi. Per chi vive di arte in modo più o meno
onesto e poco commerciale in una città come questa non è facile andare avanti. Non trovo gli spunti che ho trovato a Roma.
Però?
Tutto sommato mi piace molto la dimensione più umana che c’è qui.
Passanti noti che ha ritratto?
Finora ho sempre evitato di disegnare personaggi celebri, anche se molti passanti li preferirebbero ai miei volti ignoti. Evito, perché non amo l’idea di mitizzare delle persone, farne degli idoli, nonostante io provi ammirazione per qualcuno che è famoso davvero.
Da chi ha imparato a disegnare?
Sono un autodidatta, ma anche questa può sembrare un’etichetta. Se si è davvero soli non si può imparare granché. E’ importante osservare gli altri e scambiare opinioni, emozioni. Sono convinto che si possa fare a meno delle istituzioni scolastiche per crescere.
Forse ci vuole un po’ di coraggio e autodisciplina.
Per quante ore lavora?
Inizio la mattina e finisco la sera, ma faccio tante pause e gestisco i tempi in modo diverso a seconda delle giornate.
Il suo lavoro non conosce la routine!
Ho una routine, ma non dura mai abbastanza da poterla descrivere per bene. Diciamo che aspetto il sole per stare per strada e aspetto un po’ di stabilità nella vita per poter creare con più serenità, ma non si può vivere aspettando, quindi lavoricchio, parlo, provo ad ascoltare, leggo, disegno, faccio l’amore, parto e ritorno, e tra tutto questo vivo le mie emozioni.
Ah, capitano anche giornate vissute da fannullone, e le vedo librarsi in aria sulla mia testa come palloncini.
L’artista che le piace di più?
Ho avuto modo di apprezzare l’arte dei secoli passati, sono stato affascinato dall’espressionismo tedesco e dai fauves, da Modigliani, Schiele, Toulouse-Lautrec, dai fiamminghi, da Leonardo e moltissimi altri. Ma sono altrettanto preso da artisti contemporanei sconosciuti che mi capita ogni tanto e per caso di incontrare. Sono gli incontri che creano la mia accademia di belle arti personalizzata.
I suoi disegni fanno una “brutta” fine. Vengono cancellati dalla pioggia o dai passanti.
Sembra un luogo comune ed è giusto che lo sia: la strada è di tutti. E’ raro che qualcuno calpesti il disegno con l’intenzione di farlo. Ma può succedere e poi ci sono parecchie persone distratte. Penso che essere artisti di strada richieda una sorta di extra-tolleranza in tutti i sensi. La pioggia è uno dei rischi del mestiere, e francamente è uno spettacolo affascinante vedere i volti di gesso farsi più scuri e sciogliersi in ruscelli colorati.
Progetti per il futuro?
Mi piacerebbe avere modo di sperimentare tanto. Sono molto interessato alla pittura e al disegno come espressione spontanea, istintiva, quasi un urlo, un pianto, una risata incontrollabile, ma allo stesso tempo mi piace dipingere ad olio e curare i dettagli, creare plasticità con minuzia.
Vorrei poter disegnare tanto e finora i miei esperimenti sono limitatati a pochi passi timidi. Ci vogliono pazienza e umiltà per crescere e queste non sono virtù innate, almeno per quanto mi riguarda.
Ultima curiosità, Martino: Arte e giovani in Italia. Cosa mi dice?
Non ho sufficiente competenza ed esperienza per poter parlare di tutta la Penisola. Spero solo che tutti possano superare un po’ lo stato di paura e diffidenza che ottura le anime di questa Nazione e non solo. E spero che con tanti piccoli esempi ed esperimenti l’arte di strada possa contribuire a creare spazi di quiete nei cervelli di chi è disposto a cambiare.
Per info pfas@tiscali.it
A cura di Cinzia Ficco