Lady Marty: il mio rock nella Grande Mela
Un’anima rock, lo spirito ribelle e tanta voglia di mettersi in gioco. Con queste caratteristiche la cantante e musicista Lady Marty, al secolo Martina Guandalini, affronta tutti gli aspetti della vita: la dalla studio alla musica fino al suo trasferimento negli Stati Uniti d’America.
Nata a Carpi nel 1986, Martina entra in contatto con l’arte musicale prestissimo. A 5 anni infatti inizia a studiare ballo classico nella sua città. Passano gli anni, Martina frequenta le scuole elementari e medie, per poi iscriversi al liceo scientifico.
Proprio verso i 14 anni si appassiona alla musica, ascoltando le canzoni di artiste del genere “Riot Grll Movement” (Movimento delle ragazze in rivolta) nato nei primi anni ’90 in America. Le sonorità sono quelle tipiche del punk-rock e nei testi ci sono riferimenti alla condizione della donna di oggi. Fra le cantanti di riferimento ci sono Joan Jett e le Bikini Kill, che come leader hanno Kathleen Hanna. “Mi sono ritrovata nella loro libertà di espressione e nell’idea di donna forte che però mantiene la propria femminilità”, ricorda Lady Marty a Voglioviverecosì.
Lei si identifica in quei pezzi e sogna un giorno di poter fare della musica la propria professione. Insieme alla sorella Giulia, altre amiche e un amico mette su la band “Roipnol Witch”, in cui canta e suona il basso. Come tutti gli adolescenti, fra amici e compagni si usa chiamarsi per diminutivi e così decide che il suo nome d’arte sarà composto oltre che da “Marty” anche da “Lady”.
“Il soprannome è nato quando abbiamo creato la nostra band”, dice. “All’epoca-continua- frequentavo le scuole superiori e il termine “Lady” mi piace ancora adesso perché ricorda la classe e l’eleganza”. Martina – da quel momento Lady Marty – e il resto del gruppo non si accontentano di suonare solo per hobby, ma vogliono spingersi sempre più in alto. E’ il 2003 e per loro arriva il primo album “Makes me sick”, venduto nei concerti e sul web. Ormai le note e le melodie non sono più una passione e basta, ma un settore su cui gettare le basi per il proprio futuro professionale.
Tra concerti e serate arriva anche il primo riconoscimento per Lady Marty: il premio “Best Voice” al festival Vere Elettrica a Perguia. “Un ricordo bellissimo”, dichiara. “Eravamo in gara con band italiane e straniere. Peccato non lo facciano più”.
La sua attività musicale procede alla grande, ma Martina coltiva anche un altro interesse: l’architettura. “Mi è sempre piaciuto complicarmi la vita”, dice sorridendo. “Volevo laurearmi e questa disciplina mi ha cambiato la visione del mondo”. Dopo una forte esperienza nella musica alle spalle, una laurea e lavori nell’architettura, nel 2012 lascia l’Italia per emigrare Oltreoceano. Li slang delle canzoni che ascoltava durante l’adolescenza, le strutture architettoniche studiate all’università e le abitudini degli americani ora sono nella vita quotidiana di Lady Marty.
“Mi ero appena laureata e dal giorno alla notte ho deciso di partire”, spiega. Nelle sue parole si nota tutta la sua voglia di mettersi in gioco. All’inizio pensa di rimanerci solo per poco tempo, ma dopo sei mesi decide di stabilirsi. “La mia non è tanto una fuga dall’Italia, piuttosto una messa alla prova”, precisa. “D’altronde-ribadisce- la curiosità è una parte importante del mio carattere”.
La Grande Mela ha dato a Lady Marty tutto ciò che si aspettava: una nuova sfida; un lavoro come architetto; un visto da artista (successivamente). L’unico problema è la ricerca di un alloggio. “Non sempre gli americani sono disponibile ad affittare casa”. Nonostante i 26 anni passati a Carpi, New York è ormai la sua nuova città che ama per la sua apertura al mondo e diversità. E in un posto così, la musica è al centro della vita di Lady Marty. Con le Roipnol Witch ha pubblicato un album registrato fra New York e l’Italia e lavora come deejay.
“E’ l’attività che mi impegna maggiormente”. “In passato ho avuto esperienze alla console, ma qui suono musica rock, anni’50 e anni ’80 che ho riscoperto dopo il mio trasferimento”, dichiara. La critica all’industria musicale italiana si comprende nella canzone “Non è un paese per artisti” (che fa parte dell’omonima raccolta realizzata nel 2014), in cui li gruppo denuncia lo stato di abbandono dell’arte.
Decisamente più positiva è la canzone “The dreamers”, il cui video è stato girato nel quartiere Green Point. Newyorkese ormai al cento per cento, Lady Marty ha realizzato anche il suo sogno di incontrare Kathleen Hanna. “La nostra musica è più apprezzata qui negli Stati Uniti e chi ha ascolta non è prevenuto”, afferma.
Il rapporto con il Belpaese però è tutt’altro che chiuso e ogni volta che ritorna si trova col gruppo per suonare i suoi pezzi, fra cui quelli dell’album prodotto nel 2016. Oggi, dopo una collaborazione con la web radio Radio Nuova York, Lady Marty sta lavorando a un nuovo album.
“Sarà realizzato completamente qui a New York e oltre al rock ci saranno suoni elettronici”, confida. “Sia con la band che da sola-conclude- vorrei allargarmi a tutta l’America”.
A cura di Matteo Melani