Vivere in Polinesia
A cura di Nicole Cascione
Il desiderio di provare un altro modo di vivere la propria vita, ha spinto Marina, a 26 anni, a trasferirsi dapprima in California e poi a Thaiti. A Montecarlo conduceva una vita che a molti faceva invidia, ma aveva bisogno di rompere la “routine”.
Così è partita in California dove ha vissuto per circa 6 mesi tra Los Angeles, Santa Barbara e San Diego. Qualche settimana prima di rientrare, sua sorella le disse che tutti i loro amici di subacqueo avrebbero passato il Natale e il Capodanno a Tahiti.
Così Marina rinunciò a rientrare in Europa e acquistò un biglietto per la Polinesia. Purtroppo all’ultimo, il gruppo decise di non partire più e lei decise ugualmente di partire da sola, non per due settimane come previsto, ma per vivere tre mesi alla polinesiana. Da quel giorno sono passati ormai venti anni e Marina non ha più fatto rientro in Europa.
Marina, dopo essere arrivata a Thaiti nel 1994, ti sei spostata a Papeete dove pensavi di rimanere solo qualche mese e invece?
Arrivai a gennaio, quando avevo appena compiuto 26 anni. La ragazza che mi accolse mi fece visitare l’isola davanti a Tahiti, Moorea. In quell’occasione mi presentò i suoi amici, tra i quali un ragazzo con i capelli lunghi che sembrava essere uscito da un quadro di Paul Gauguin. Pur essendo fisicamente e culturalmente agli antipodi dei miei gusti, è successivamente diventato mio marito e padre dei nostri due figli di 18 e 14 anni.
Dal 1999 lavori nel mondo delle perle. Di cosa ti occupi nello specifico?
All’inizio non apprezzavo le perle, pensavo che fossero tutte nere. Successivamente ho scoperto che si trovano di tutti i colori (salvo rosso e arancione). Mi occupo di sceglierle una per una quando i produttori fanno la raccolta, poi scelgo la montatura giusta per loro o infilo le perle in collane e bracciali. Mi occupo anche del merchandising, ossia come dare valore al gioiello e mi occupo poi della vendita dell’oggetto stesso.
Come si svolge una tua giornata?
Dopo il lavoro, vado in palestra o in bici. Quando non lavoro, vado sulla lagune, nuoto o giro in piroga per un’ora in mezzo ai pesci razze e squali. A luglio e ad ottobre, mio marito mi porterà a nuotare con le Balene Megattere (è il suo lavoro). Faccio dei succhi di frutta (pompelmo, mango, ananas e papaia si trovano senza sforzo) ma faccio anche pasta fresca, perchè nessuno qui la vende.
Raccontaci ora qualcosa del posto in cui vivi. A molti potrebbe sembrare un paradiso, ma è proprio così?
Tutti i turisti che incontro sono meravigliati del posto e ciò mi fa pensare che sia proprio un paradiso. Non soltanto per i paesaggi e per gli animali simpaticissimi (persino i pittbull e gli squali), ma anche per la gente che incontri per strada, che ti ferma per scambiare qualche parola, che ti sorride sul bus. Una sensazione di pace, di abbondanza… di paradiso!
A chi lo consiglieresti per un’eventuale trasferimento?
A tutti coloro che sono capaci di vivere senza seguire i criteri occidentali e senza spendere, perché qui a Moorea non ci sono negozi, cinema, bar, discoteche, semafori, autostrade.
E a tutti quelli che non temono di vivere lontano della famiglia e dagli amici, perché il biglietto aereo costa circa 1.800€ a testa (Queste sono le ragioni principali per le quali la gente sceglie di non rimanere).
Hai due figli di 18 e di 14 anni, cosa offre l’isola per ragazzi della loro età?
“No worries” ecco come si può spiegare. La loro esistenza non gira attorno al denaro, ma alla natura. Moorea è un’isola dove i ragazzi fanno sport tutto il tempo, in mare o in montagna: surf, piroga Vaa, pesca, bici, Trek. Hanno un gran rispetto per la natura e per gli animali (non sprecano, non rovinano). Hanno pochi ma veri amici. Hanno veri valori.
Sotto l’aspetto lavorativo, ci sono possibilità? In quale campo principalmente?
Purtroppo non tanto. Molta gente cerca lavoro, soprattutto i giovani. Però nessuno muore di fame (basta alzare la mano per raccogliere frutta o andare a pesca). Ma per chi vuole trasferirsi è sconsigliato partire all’avventura, perché non ci sono lavori stagionali come in Europa.
L‘aspetto più bello del vivere i Polinesia e l’aspetto più brutto:
La sensazione indescrivibile che quasi niente di male possa capitare. Non chiudo la casa né la macchina a chiave, posso dormire con la porta aperta, la gente sorride, ti aiuta, non temi fregature, furti e aggressioni verbali e fisiche.L’aspetto più brutto è che rischi di annoiarti se non riesci ad accontentarti di quello che hai e accettare quello che non hai.E poi più generalmente, un aspetto negativo è questa vulnerabilità a causa del denaro. Infatti se manca alla gente del posto, la deliquenza aumenta perchè la gente ruba. Se manca ai turisti, loro non vengono o se vengono spendono meno. Dunque è un cerchio vizioso. Siamo minuscole isole in mezzo al Pacifico e la nostra economia dipende della situazione mondiale.
Per scrivere a Marina: