Lorenzo Villoresi: una vita creando profumi da mille e una notte
Nell’atélier di Via de Bardi 12, che domina Firenze, fra profumi di spezie e luoghi lontani, centinaia di piccoli flaconi custodiscono le essenze più strane. Lì, il Demiurgo dei profumi, in un’atmosfera da Mille e una notte, crea le sue fragranze su misura. E ogni essenza sembra un mélange di desideri, parole, sensazioni, vecchi ricordi. Già. Perché “il profumo – spiega- deve diventare luogo privilegiato di proposizione di se stessi, sfumatura del proprio pensiero, moto dell’anima, porta d’accesso agli altri, occasione, gioco, veicolo di seduzione”.
A parlare è Lorenzo Villoresi, uno dei più noti profumieri al mondo, toscano doc, nato a Firenze nel ’56, premiato nel 2006 con un riconoscimento prestigioso col Prix Coty. Tra i suoi clienti, principesse arabe e artisti come Jodorowski, regista e scrittore cileno. (www.lorenzovilloresi.it)
Una passione, quella dei profumi, nata per caso, dopo un viaggio in Medio Oriente. Nel cassetto dei suoi sogni c’era altro. “Dopo il liceo Scientifico – racconta- ho studiato Psicologia. Poi mi sono laureato in Filosofia e Filologia Biblica. I miei impegni, prima di dedicarmi a tempo pieno alla profumeria, sono stati soprattutto quelli di ricercatore in ambito accademico”.
Dalla ricerca dell’Essenza alla creazione delle essenze individuali. Cosa è successo?
Al mio primo viaggio in Medio- Oriente fui davvero colpito dal profumo del cumino (una spezia, ndr) che si usa in quei Paesi. Ha un odore e un sapore più intenso e scuro del kummel (liquore aromatizzato con il seme di cumino, ndr),del Nord Europa e anche di quello di Malta. Subito dopo ho scoperto il cardamomo, usato per aromatizzare il caffè lungo tutta la costa meridionale del Mediterraneo e che si mastica dopo cena come digestivo. E poi tutte le miscele di curry. Dall’amore per le spezie e i loro odori si è poi sviluppata la passione per tutti gli odori e le materie aromatiche.
L’Oriente, dunque, più avvantaggiato dell’Occidente nel creare profumi?
Forse nella creazione dei profumi oggi è più bravo l’Occidente. Invece, nella ricchezza e nella piacevolezza delle materie aromatiche naturali “vincono” i Paesi orientali. Inoltre, la libertà di usare aromi, il piacere di utilizzarli con disinvoltura e la naturalità con la quale sono incrociati ad altri rituali della vita quotidiana, sono maggiori ad Oriente.
Un esempio?
Penso ai riti del caffè col cardamomo e del tè con la menta, ma anche al narghilé con l’acqua di rose, alle sigarette, all’ambra fino alle poesie e ai poemi più belli.
In cosa trova le fonti d’ispirazione ?
I miei profumi hanno ispirazioni letterarie molto remote, legate ai miei studi e ai miei viaggi. “Dilmun” è un paradiso mesopotamico, descritto nella Saga di Gilgamesh e “Alamut” è una mitica fortezza nel deserto, di cui si narra in antichi testi. Altre volte l’ispirazione viene dalla natura o da particolari atmosfere, penso a “Piper Nigrum”: è l’odore del vento che, soffiando sulle carovane lungo la Via delle Spezie, si carica di tutti gli aromi e i profumi delle preziose erbe esotiche. Tuttavia altre fragranze, come ad esempio “Teint de Neige” o “Yerbamate” hanno ispirazioni molto diverse, occidentali e moderne. Il mare è una grande fonte di ispirazione e gli aromi della macchia mediterranea mi affascinano in modo particolare. Ma non ho ancora fatto un profumo di questo genere.
Ma a cosa pensa in particolare quando crea?
Non c’è niente che ci si deve sforzare di pensare. E’ l’idea che ti chiama e ti porta: tu non la devi cercare. L’idea ha qualcosa di simile al desiderio, o meglio alla “necessità”. Quindi quella che in genere si chiama “ispirazione” ha sufficiente ricchezza e forza in sé. Non servono “intenzioni”, anzi. Altra cosa naturalmente è riuscire a trasformare il sogno, l’idea, in realtà.
Quali sono le spezie più usate?
In profumeria si usano le essenze e gli estratti di quasi tutte le spezie conosciute. Da quelle di uso più comune, come i vari tipi di pepe, la cannella e la noce moscata, a quelle più esotiche, come, ad esempio, il cardamomo o l’anice stellato. E poi tutte le erbe, quali basilico, estragone, sedano, finocchio e perfino carota.
Cosa in genere serve per creare un profumo?
Se parliamo degli “strumenti” veri e propri, l’attrezzatura del creatore di profumi è piuttosto semplice: una bilancia di precisione, contenitori in vetro di varie capienze, contagocce, imbuti, boccette, carta e penna per prendere appunti.
Altro?
A questi, però, va aggiunta una collezione di essenze ed altri ingredienti aromatici, che possono essere tantissime E poi il naso. Cito il naso per ultimo, non perché non sia importante, ma perché vorrei sottolineare che per creare buoni profumi non serve un naso eccezionale.
Creatori di profumi si nasce o si diventa con scuole, corsi?
Immagino che un po’ si nasca. Come per tutte le professioni creative una certa dose di talento naturale è indispensabile, ma è anche necessario tanto studio per acquisire la competenza tecnica e manipolare in modo corretto le centinaia di materie aromatiche a disposizione del profumiere.
Ma l’elemento più importante?
Per diventare un profumiere è necessario avere talento artistico e sensibilità. Tutti i sensi devono essere aperti e recettivi alla bellezza, all’armonia, ai suoni, alle immagini, alla natura e, soprattutto, alle persone. Solo questa sensibilità e questa capacità di gioire con tutti i sensi permettono al profumiere di creare fragranze davvero piacevoli, originali ed affascinanti.
Per quali personaggi noti ha creato?
Sono per fortuna molti e vanno da famosi attori a rockstar, da personaggi politici a principesse arabe. Tuttavia la maggior parte delle persone che richiedono una fragranza personalizzata non sono famose, ma molto appassionate di profumi. Per loro le fragranze e gli odori in generale occupano una parte importante della loro vita.
C’è qualcuno in particolare per cui vorrebbe creare? O avrebbe voluto creare?
Creerei volentieri un profumo per Paul McCartney o per i New Trolls, che finalmente si sono riuniti dopo tanti anni di esperienze diverse. Mi sarebbe piaciuto farlo per Elvis Presley o per Maria Callas o per Giuseppe di Stefano, che ho conosciuto, ma prima che mi occupassi di profumi. Sì, la musica è una forte passione nascosta. Ma per fortuna ho avuto anche la possibilità di fare un profumo per un artista eccezionale, come Alejandro Jodorowski.
La fragranza più particolare che ha creato?
Rispetto alla profumeria convenzionale tutte le mie fragranze sono un po’ particolari, perché non seguo le mode o i trend del mercato e mi piace creare accostamenti insoliti o usare ingredienti non comuni. Nel caso dei profumi personalizzati poi, si tratta quasi sempre di composizioni originalissime, proprio perché le storie personali e le emozioni legate agli odori sono uniche e irripetibili per ciascuno di noi.
La richiesta più originale?
E’ stata quella di una signora, provetta cavallerizza, che mi ha chiesto di mettere nel suo profumo una piccola nota di “cavallo” di “stalla”. E’ ovvio che per lei quell’odore era evocativo di momenti piacevoli, e d’altra parte lievissime sfumature di note cosiddette “animali” sono spesso presenti nei migliori profumi. Danno una morbidezza ed una sensualità senza pari. Queste nuances oggi si possono ottenere senza danneggiare gli animali.
A cosa serve un profumo?
Penso che usare profumi, sia da indossare, sia da usare nella propria casa, rappresenti un importante arricchimento della qualità della nostra vita.
In che senso?
Le fragranze aggiungono la dimensione odorosa alle nostre esperienze e, soprattutto, poesia alla nostra vita di tutti giorni. I profumi, come la musica, sono impalpabili e invisibili, ma fanno vibrare le nostre corde più profonde, rendendo speciale ed emozionale anche la banale routine del prepararsi per uscire di casa tutte le mattine.
Crea anche per gli uomini? In genere, cosa chiedono rispetto alle donne?
Certo, nelle nostre collezioni ci sono molti profumi adatti anche a un uomo e fra i nostri clienti delle fragranze personalizzate ci sono molti uomini. Le differenze non sono poi così tante e la tradizionale distinzione fra profumi da uomo e profumi da donna è sempre più sfumata ed opinabile.
Perché?
E’ anche un fatto culturale: nei paesi Arabi o in India uomini anche molto virili usano di solito intense fragranze al gelsomino o alla rosa, che un uomo europeo guarderebbe quanto meno con sospetto.
Secondo lei esiste un profumo brutto? E com’è?
Ci sono molti profumi che io trovo banali e poco interessanti, così come ce ne sono molti altri che, invece, ammiro molto. Ma in larga misura si tratta di valutazioni soggettive. Da un punto di vista tecnico, invece, è possibile valutare la qualità di un profumo in modo obiettivo, a prescindere dal nostro gusto personale.
Cosa intende?
La fragranza deve svilupparsi in modo armonioso dalle prima note percepibili, le cosiddette note di testa, attraverso il cuore della composizione fino alle note più calde e basse, ossia le note di fondo. Tutto questo processo deve svolgersi senza che la composizione perda mai di coesione, coerenza e armonia, con una buona tenacia e persistenza sulla pelle.
Per creare occorrono più istinto e passione, che calcolo e tecnologie particolari. E’ così?
Ci vogliono un po’ tutte queste cose. Quello che si tende a dimenticare è che il lavoro del profumiere è, sì, un lavoro creativo, ma richiede anche una precisione meticolosa nei dosaggi, nel valutare le proporzioni, nel prendere appunti dettagliati di tutto ciò che si fa. E’ un lavoro che richiede grande concentrazione e “tecnica” più che tecnologia.
Quale fragranza consiglierebbe ad una persona timida? Ad una più determinata? E l’essenza della seduzione qual è?
In tutti e tre i casi consiglierei una fragranza che faccia sentire bene chi la indossa. E’ chiaro che il timido tenderà a scegliere qualcosa di meno “squillante”, una fragranza sobria, classica, mentre la persona più determinata tenderà ad osare un po’ di più. Ma è fondamentale, anche ai fini della seduzione, che la fragranza ci appartenga, anche caratterialmente, come una seconda pelle. Perché se stiamo bene con noi stessi stiamo bene anche con gli altri e diventiamo più attraenti.
E’ sbagliato, allora, scegliere per sé un profumo che piaccia agli altri?
Si rischia di indossare una fragranza banale e che non ci rispecchia affatto.
Gli aspetti positivi di questa attività?
Gli aspetti positivi sono quelli comuni a tutte le professioni creative. C’è la possibilità di esprimersi liberamente e dar corpo ai propri ideali e ai propri sogni.
Quelli negativi?
Sono quelli di tutte le professioni indipendenti: non ci sono orari e si assumono tutti i rischi imprenditoriali ed economici.
Due parole sul premio.
Quando nel novembre del 2006 mi fu comunicato che avevo vinto il Prix Coty francamente stentavo a crederlo. E’ un riconoscimento prestigiosissimo e io sono stato il primo, per ora l’unico profumiere italiano a vincerlo. E sono anche particolarmente fiero di essere l’unico profumiere indipendente, cioè non associato a nessuno dei grandi gruppi industriali del nostro settore, ad aver ricevuto questo ambito premio.
Perché?
Avere successo come profumiere italiano in Francia non è cosa da tutti i giorni, forse l’ultimo è stato quel Renato Bianco, detto René le Florentin, che giunse a Parigi al seguito di Caterina de’ Medici come suo profumiere personale. Un fiorentino anche lui.
Com’è il mercato italiano dei profumi rispetto a quello europeo?
Ciò che caratterizza il mercato italiano rispetto agli altri Paesi europei è la grande presenza di piccoli negozi di profumeria a conduzione familiare. Queste realtà, per battere la concorrenza delle grandi catene commerciali, si sono “riconvertite” e specializzate nella profumeria artistica o di nicchia, innescando così un circolo virtuoso che ha portato l’Italia ad essere uno dei mercati più importanti al mondo nella profumeria non convenzionale. Infatti sempre più consumatori Italiani cercano profumi particolari e diversi e sempre più negozi specializzati contribuiscono alla diffusione di questa cultura.
Un messaggio a chi fa pubblicità: secondo lei ci sono spot validi che riescono a catturare, ad invogliare all’acquisto?
Mi rendo conto che non è semplice vendere un profumo. I messaggi pubblicitari per i profumi sono in genere non verbali, molto emozionali e fanno leva su tipologie di lifestyle. Perciò, possono risultare più o meno attraenti a persone diverse. Chissà, forse per alcuni dei nostri profumi si potrebbero realizzare filmati di viaggi, in Paesi lontani insieme con la distillazione di parti di piante diverse.
Quello dei profumi è un settore in cui c’è lavoro? Consigli a chi voglia intraprendere la sua strada?
Come in tutte le attività, se sei bravo e hai voglia di lavorare prima o poi un lavoro lo trovi, oppure te lo inventi, mettendoti in proprio. Nel mondo della profumeria ci sono moltissimi tipi di professionalità che si possono “spendere”. Il creatore di profumi è una delle tante, forse nemmeno la più richiesta e, sicuramente, non la più facile. Ma una persona appassionata di profumi e con delle competenze specifiche può trovare impiego in molti ambiti.
Quali?
Tanti, che vanno: dall’attività commerciale a quella della consulenza e della formazione, dal marketing allo sviluppo di prodotti nelle aziende non solo cosmetiche, ma anche di altri prodotti di largo consumo.
Per iniziare subito?
Ovvio, occorre acquisire una solida competenza specifica, studiare tanto, non stancarsi mai di apprendere e approfondire il proprio bagaglio di conoscenza sugli ingredienti, sulle grandi creazioni del passato, sulle nuove materie prime e tanto altro. Purtroppo in Italia non esistono scuole specialistiche per il nostro settore.
All’estero?
Ci sono delle buone scuole in Francia, ma a parte il costo elevato e il disagio di un trasferimento all’estero, vi si accede solo dopo una laurea in chimica. Viene offerta una formazione di tipo molto tecnico e orientata all’industria. Per tentare di colmare in parte questa lacuna stiamo allestendo qui a Firenze una Accademia dell’Arte del Profumo dove, fra le molte altre attività di tipo divulgativo, organizzeremo anche dei corsi più strutturati.
Obiettivo?
Iniziare a formare quelli che potrebbero diventare i creatori di profumi del futuro. Ma è importante fare una precisazione: non tutti quelli che amano la musica e hanno un buon orecchio musicale diventano poi grandi musicisti, così come non basta avere buon olfatto e passione per i profumi per diventare un buon profumiere.
Quale l’errore da non commettere in questa attività?
Credere di non aver più nulla da imparare. Oppure perdere la passione.
Cinzia Ficco