Josephine, giornalista giramondo

A cura di Maricla Pannocchia

Josephine è una di quelle persone che fatica a stare ferma sempre nello stesso luogo e, grazie anche al suo lavoro da giornalista, che le permette di viaggiare e mantenersi, la ragazza fa continuamente la valigia. Adesso è a un passo decisivo della sua vita, mentre si appresta a organizzare la sua prima esperienza come nomade digitale.

Innamorata del viaggio come esperienza di vita e chiave di lettura per altre realtà, nonché come metodo di scoperta e conoscenza di sé stessi, Josephine non ha paura di viaggiare da sola, pur essendo conscia dei rischi che le donne che viaggiano in solitaria possono correre rispetto ai viaggiatori uomini. Con un nuovo percorso di studio nel mondo del turismo e una forte predisposizione a vivere per un po’ in Spagna, lo scopo di Josephine è quello di continuare a viaggiare per vedere nuove albe e nuovi tramonti, mescolarsi ad altre persone e culture e uscirne sempre più “ricca”.

Josephine Carinci

Ciao Josephine, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Josephine, ho 25 anni, sono nata in Sicilia da mamma siciliana e papà ciociaro e infatti ho sempre vissuto nel Lazio. Questo ha fatto sì che, fin da molto piccola, io non abbia mai sentito di appartenere a un solo luogo. Nell’esatto momento in cui sono in un posto, penso già che vorrei essere in un altro. E se da bambina e adolescente pensavo che questo fatto fosse dovuto proprio al fatto di avere metà famiglia in un luogo e metà in un altro, crescendo mi sono resa conto che forse è proprio un bisogno intrinseco di esplorazione, di cambiamento continuo. L’unico momento in cui mi sento davvero viva, infatti, è quando prenoto un biglietto aereo e cammino per le strade di città che non conosco, in cui guardo tramonti da luoghi in cui non sono mai stata, per poi tornare a casa più ricca. Nella vita faccio la giornalista (fortunatamente in smartworking!). Sono laureata in Scienze della Comunicazione in triennale e in Marketing e Comunicazione d’Impresa in magistrale, ma da aprile frequento un master in Tourism and Hospitality management.

Dici che l’unico momento in cui ti senti viva è quando prenoti un biglietto aereo ed esplori posti dove non sei mai stata, sensazione comune a molti. Da cosa pensi che derivi?

Il bisogno di scoprire, conoscere, esplorare e sentirsi diversi, penso sia intrinseco all’essere umano, solo che alcuni lo mettono in atto in un modo, alcuni in un altro. A volte sento dire una frase sulla quale negli anni ho avuto modo di riflettere: “A chi non piace viaggiare?”. Eppure mi rendo conto che non sempre è così. Tanta gente avrebbe la possibilità (non solo materiale) di farlo, eppure si rifugia nella propria comfort zone dalla quale uscire risulta difficile e forse anche scomodo. Nel mio caso, ciò che mi spinge a farlo è l’estrema voglia di sentire quell’adrenalina che solo un viaggio riesce a dare.

Sei sempre stata un’amante di viaggi. Vieni da una famiglia con questa passione o è un fattore personale?

I miei genitori, pur essendo molto giovani, appartengono a un’altra generazione e dunque mentalità: il viaggio per loro è qualcosa di straordinario, non di quotidiano come lo è per me. Sicuramente la passione, almeno in mia madre, c’è sempre stata. Qualche mese fa mi ha detto una frase che difficilmente dimenticherò: “Stai facendo la vita che avrei voluto fare io”. Lei ha studiato turismo alle scuole superiori, poi si è sposata, è stata tanti anni in casa, alla fine si è iscritta all’università e laureata (a 36 anni!) intraprendendo tutt’altro percorso lavorativo. Però a quelle parole penso spesso: è stato un suo modo per dirmi che, nonostante il mio continuo andirivieni, apprezza ciò che faccio. Dopo le prime perplessità, entrambi i miei genitori sono riusciti a comprendere e accettare questo mio continuo bisogno di fare e disfare le valigie, nel quale molto spesso cerco di coinvolgere anche loro, perché il viaggio è in primis condivisione e non c’è un posto che vedo senza pensare che vorrei che lo vedessero anche loro.

Josephine Carinci

Nonostante questo, c’è stato un momento particolare in cui tutto è cambiato…

Viaggiare è sempre stata per me una grande passione e l’ho capito a 13 anni, in Turchia, durante un viaggio premio con la scuola. Entrare in contatto con una cultura tanto diversa dalla mia mi ha aperto un mondo. Ricordo ancora oggi, dopo tanti anni, l’odore di spezie tra i vicoli di Istanbul, i sapori intensi delle zuppe calde, il caos dei bazar, i volti spigolosi di chi lavorava il ferro per strada, il vento sul Bosforo e la maestosità delle moschee. Da adolescente, non appena riuscivo a mettere qualche soldo da parte, prenotavo un viaggio. C’è stato però un momento esatto in cui tutto è cambiato e nel quale il viaggio non è stato più solo la scoperta di nuovi posti, di nuove culture, ma di me stessa in primis. Con la pandemia ho vissuto, come tanti altri, un momento particolarmente difficile nel quale ho messo in discussione tutta la mia vita, ho lasciato andare persone importanti e ho cambiato prospettiva. Sentivo di non essere più quella che ero stata per 23 anni, così, quando mi è stato chiesto cosa avrei voluto fare per riappropriarmi della mia vita, ho risposto “un viaggio”. E così è stato. Ho prenotato un biglietto per Lisbona, città che desideravo vedere da anni, e a dicembre 2021 sono partita completamente sola nel viaggio che mi ha cambiato la vita, che mi ha insegnato a fidarmi di me stessa e delle mie forze ma soprattutto mi ha restituito quella fame di conoscenza e scoperta che da quel momento in poi ho nutrito sempre con nuove avventure.

Molte persone vorrebbero viaggiare in solitaria ma non sanno da che parte cominciare. Che consigli daresti a chi sogna ma non ha ancora provato a osare?

In questo anno ho ricevuto molto spesso messaggi di ragazze che conosco: mi dicevano che vedendo me, era nato anche in loro il desiderio di viaggiare sole. Non ho mai pensato di poter “ispirare” qualcuno, a maggior ragione per una cosa che a me sembra così normale, ma sicuramente il fatto di aver fatto nascere in qualcuno il desiderio di scoprire, viaggiare e fidarsi un po’ di più di sé stesso, non può che farmi piacere. Penso che viaggiare in solitaria sia una delle esperienze più belle che una persona possa fare: ti aiuta a gestirti, a fidarti di te stesso, a contare solo sulle tue forze ma allo stesso tempo a fare i conti con tante cose dentro di te. Personalmente lo desideravo da tanto e quando l’ho fatto ho avuto la conferma che è una di quelle avventure che ti cambia la vita. Tra i consigli che posso dare c’è sicuramente quello di farlo solamente se si è molto sicuri delle proprie “capacità”, il che vuol dire l’avere consapevolezza di saper affrontare gli imprevisti che inevitabilmente durante il viaggio potrebbero accadere, la capacità di sapersi districare in situazioni difficili e, allo stesso modo, la fiducia in sé stessi, che credo sia il primo tassello per riuscire a star bene soli, in viaggio e non.

Essere una donna che viaggia da sola, spesso, è ancora più complicato. Quali sono le tue esperienze in merito? Ti sei mai sentita in pericolo?

Essere una donna che viaggia sola mi ha sempre fatto sentire in pericolo più nella teoria che nella pratica. Nel senso che, purtroppo, so bene che essere una donna sola, in giro per città che non sono la mia, potrebbe espormi a situazioni di rischio e per questo motivo evito sempre di girare a notte fonda o di passare in luoghi troppo isolati, e così via. Fortunatamente non mi è mai accaduto nulla, non mi sono mai trovata in situazioni scomode o spiacevoli. Eppure mi piacerebbe non sentirmi “fortunata”: vorrei che non si dovesse neppure discutere di questo, che le donne non debbano sentirsi costantemente in pericolo, osservate o al centro dell’attenzione e dunque sottoposte al vivere in un continuo stato di paura, che sia a casa propria o fuori. Allo stesso tempo, però, vorrei sottolineare una cosa. Se da una parte in viaggio c’è la paura dell’essere soli e di incorrere in pericoli, dall’altra c’è la bellezza dell’imprevisto. Ad aprile ero a Lipsia, in Germania, dove ero andata sola per vedere una partita di calcio dell’Atalanta. Qui, in stazione, dove stavo per prendere un treno per Francoforte, ho conosciuto un gruppo di tifosi di Bergamo, lì per la partita. Tre uomini, più o meno dell’età di mio padre, e una donna di una decina d’anni in più di me. Vedendomi sola, mi hanno invitata ad andare con loro a Dresda e poi a Praga. Così, in pochi istanti, ho cambiato i miei piani e mi sono ritrovata prima su un treno con dei perfetti sconosciuti, poi addirittura in un’altra nazione, da dove poi sono tornata in Italia. Mi hanno accolta come se fossi una di loro, condividendo con me il loro percorso e le loro storie, il loro cibo e il loro tempo, tanto che nei mesi a seguire l’amicizia si è rinforzata e più di una volta mi hanno ospitata a Bergamo. Penso che il bello del viaggio sia proprio questo: incrociare la propria strada con quella di altre persone e uscirne fuori più “ricchi”.

Hai viaggiato molto sia in Italia sia in Europa. Quali posti hai visitato e quali ti sono rimasti di più nel cuore?

Istanbul, il mio primo viaggio fuori dall’Italia, è un ricordo che resterà sempre impresso dentro me. Barcellona e Madrid sono quelle che più mi hanno fatta innamorare, un po’ come tutta la Spagna. La Croazia mi ha restituito una sensazione di pace e calma difficile da dimenticare: come si fa a non sentirsi fortunati guardando il tramonto a Zara, ascoltando la melodia dell’Organo Marino? Un pezzetto del mio cuore è rimasto poi ad Atene, tra gli artisti di strada in piazza Monastiraki, sotto le luci del Partenone. E a Lisbona, il viaggio che ha cambiato la mia vita. In particolare a Cabo da Roca. Appena tornata, ho scritto: “Credevano che il mondo finisse qui, poi qualcuno è andato oltre e ha scoperto un nuovo continente.In fondo la bellezza sta proprio lì: nel superare le linee che credevamo invalicabili, nel capire che c’è sempre qualcosa che vale la pena vedere oltre gli scogli”.In realtà è difficile scegliere: ogni luogo ha un posto speciale nel mio cuore. Anche quelli che, seguendo i canoni oggettivi della bellezza, non sarebbero al primo posto, mi hanno sempre lasciato qualcosa. Penso che sia questo il bello: scoprire posti differenti da quelli che sei abituato a vedere, conoscere usanze, tradizioni, modi di fare, sapori, lingue diverse.

Finora, dopo i tuoi viaggi, sei sempre tornata in Italia ma da febbraio diventerai una nomade digitale. Cosa ti ha spinta a prendere questa decisione?

Ho sempre faticato a definire “casa” un posto, mi è sempre venuto molto più facile farlo con le persone. Per me casa è la mia famiglia, molto meno le quattro mura nelle quali ho sempre vissuto. Ho sempre pensato che fosse perché in realtà non sono mai stata particolarmente legata al luogo nel quale sono cresciuta, o forse il fatto di avere metà della mia famiglia a 1000 km da me, ma negli ultimi mesi ho capito che non è così. Fatico a restar ferma in un luogo, non trovo mai quel qualcosa che mi faccia sentire il bisogno di restare. Così, complice il fatto che il mio lavoro mi permette di farlo, ho deciso di passare qualche mese in giro per l’Europa (almeno per il momento). Non so cosa succederà in futuro, negli ultimi anni ho capito che la vita è brava a disfare ogni progetto… Così, non mi pongo né limiti né piani.

Come ti stai preparando?

In realtà ancora sono in alto mare! Prima di febbraio ho (almeno) altri tre viaggi in programma e al momento ho la testa proiettata su questi! Certamente mi sto guardando intorno per cercare di capire quale sia il posto migliore da dove iniziare questa esperienza.

Che consigli daresti a chi è nella tua stessa situazione?

Sicuramente quello di seguire l’istinto e di fare ciò che ognuno pensa possa renderlo felice. Nella pratica, non so, perché è la prima volta anche per me. Non ho mai passato così tanti mesi fuori dall’Italia, non ho mai vissuto in un contesto differente dal mio. Certamente la novità non mi spaventa, così come l’idea di andare in un posto in cui sarò sola, senza conoscere nessuno. Ecco, penso che questo sia uno degli aspetti principali: avere la consapevolezza di doversi adattare e mettersi in discussione potendo contare solo sulle proprie forze.

Ti senti attirata da tanti luoghi diversi, cosa ti farà decidere?

Quando prenoto un viaggio, e a maggior ragione ora che devo decidere dove vivrò nei prossimi mesi della mia vita, sono sempre indecisa. O meglio, ci sono talmente tanti posti che vorrei vedere e conoscere meglio che non so mai da dove iniziare. Penso però di optare per la Spagna: è un Paese che amo e mi spinge a sceglierla anche il fatto di voler imparare meglio lo spagnolo, che studio da alcuni mesi da autodidatta. Vivere lì per qualche tempo mi aiuterebbe senza dubbio. E poi, chissà!

Nella vita sei una giornalista, puoi raccontarci qualcosa di più in merito? Continuerai a svolgere questo lavoro da remoto?

Da bambina speravo di fare un lavoro che mi avrebbe consentito di viaggiare. Inoltre, ho sempre amato scrivere e raccontare, avere la possibilità di mostrare una parte di mondo attraverso i miei occhi. Lavoro come giornalista da quando avevo 18 anni, inizialmente con il calcio: con il passare del tempo ho ottenuto il tesserino da pubblicista e cambiato varie collaborazioni, fino a trovare la mia stabilità. Al momento, non ho intenzione di lasciare il mio lavoro. Mi piace, mi permette di viaggiare e di avere la mia indipendenza.

Stai anche intraprendendo un nuovo percorso, puoi parlarcene meglio?

Da aprile ho iniziato un master presso la Rome Business School in Tourism and Hospitality Management. Per natura fatico a rimanere ferma, così appena ho concluso il percorso in magistrale ho deciso di cominciarne subito un altro. L’idea di aprirmi al settore del turismo, discostandomi così dal giornalismo e dalla comunicazione, mi è venuta proprio perché amo particolarmente il mondo dei viaggi. Non escludo, una volta terminato il master, d’intraprendere un percorso nel mondo del turismo, magari unendo il tutto alla mia passione per il giornalismo e il marketing.

Viaggiare per te è…

Cambiamento, scoperta, condivisione. Abbandonare la propria rotta per intraprenderne una nuova. Cambiare i propri piani. Lasciare che il destino faccia il suo corso senza dover necessariamente seguire una linea retta. Mettersi in gioco, sbagliare treni e poi prendere quelli giusti. Perdersi e ritrovarsi.

Josephine Carinci

Progetti per il futuro?

Viaggiare quanto più possibile, guardare nuove albe e nuovi tramonti, vivere storie che valga la pena conoscere e raccontare, capire se esista un “mio” posto nel mondo e trovarlo, provare a fare della mia passione un lavoro, incrociare il mio percorso con altri per uscirne sempre più “ricca”. O più semplicemente essere felice.

Per contattare e seguire Josephine:

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Sito web: https://josephinecarinci.wixsite.com/letsgetlost

Email: josephinecarinci@gmail.com