Is Crapitas: la storia di William, un sognatore sardo

A cura di Nicole Cascione

William si presenta così: un sognatore nato in un periodo storico dove ancora tutto non era permesso. E proprio da un suo sogno nascono le Is Crapitas, scarpe su misura con i 4 mori, il simbolo della Sardegna, terra di origine di William.

Scarpe ormai richieste da più parti del mondo, dalla Calabria alla Valle d’Aosta, dall’Australia alla Florida, dall’Uganda al Libano: “La cosa che inorgoglisce di più è il vedere quanto i nostri articoli particolari, perché unici con il simbolo della nostra madre terra, siano calzati da non italiani che con la Sardegna non hanno alcun legame.

Evidentemente l’acquisto è dettato da un mix di caratteristiche vincenti: qualità del prodotto, stile, tradizione, il fascino della nostra storia nata dal nulla, ma legata ad una forte passione.”

Is Crapitas: la storia di William Piseddu

Chi è William Piseddu?

E’ un sognatore, nato in un periodo storico dove ancora non tutto era permesso. Sono nato in Sardegna e originario di un piccolo paese, Suelli poco più di 1.200 anime, de-localizzato a circa 40 km dal mare della bellissima città di Cagliari.

Provengo da lì, dalle campagne e ho vissuto la mia giovinezza vivendo di sogni. Per quanto in famiglia non ci mancasse l’essenziale, sono stato educato al valore dell’umiltà, cercando di seguire chi avevo davanti. Non vorrei dare l’impressione di essere vecchio, ma ho vissuto gli anni della mia adolescenza preservando tre principi cardine: umiltà, riconoscenza e cortesia. Sono sempre riconoscente ad una sfilza di persone: i miei nonni, i miei genitori, i miei compaesani, i miei amici, perché in quei rapporti si riconosce il rafforzarsi delle proprie radici che creano la propria spina dorsale. Questa consapevolezza e queste fondamenta non si perdono negli anni, anzi spesso si rafforzano.

Vengo dalla polvere e dai giochi banali, quelli da inventare: dai giochi in campagna ai primi aiuti lavorativi familiari, la vendemmia, la raccolta delle olive e delle mandorle, il lavoro dell’orto. Lo sport e gli amici sono stati una palestra di vita.

Gli anni universitari mi hanno fatto crescere, intrecciare una serie di rapporti con tantissime persone. La laurea, ma poi le successive esperienze lavorative in cantiere, sono state una parte della mia vita indimenticabile.

Di te si parla come di un “Ingegnere prestato alla calzoleria”. Come e quando è nata la tua passione per la tomaia?

Ingegnere prestato alla calzoleria, ma vale anche al contrario, meglio potremmo invertire e raccontare quanto il mondo della calzoleria mi abbia regalato come crescita personale e professionale in un mondo che certo non mi apparteneva.

La passione è nata dopo il trasferimento nel Varesotto e correva l’anno 2010. Più precisamente negli anni successivi in modo un po’ fortuito o, oserei affermare, in modo totalmente casuale.

Mia moglie qualche anno fa mi chiese di confidarle un desiderio, un regalo che avrei voluto ricevere per il mio compleanno. Presi per gioco l’idea, così dopo averci pensato più volte, decisi quello che sarebbe potuto essere il mio regalo.

Decisi il mio regalo, speranzoso che si potesse realizzare, ma forse non fui totalmente convinto: una scarpa su misura. Scelsi i colori, personalizzata anche nella suola, con la bandiera della mia madre terra, la Sardegna, il simbolo dei 4 mori”. Ricevetti questa scarpa così come l’avevo pensata e disegnata nei colori e nella suola. Si iniziò a presentare questa scarpa nei social, attraverso dei post semplici ma affascinanti per le persone. I post erano molto banali: la mia scarpa affiancata da una tazzina di caffè o un cappuccino e un buongiorno che presentasse l’orgoglio delle mie scarpe.

Is Crapitas

Così ad un certo punto nascono le Is Crapitas, scarpe su misura con i 4 mori cuciti sopra. Perché questo nome? E perché la scelta di inserire lo stemma della Sardegna?

Le scarpe 4 mori piacevano. Forse, in silenzio, percepii qualcosina da poter coltivare. Successivamente feci realizzare una nuova scarpa 4 mori e decisi di fare delle scritte sullo sperone della tomaia. “Approfittai” della bravura di mio cognato Luca Luce, chiesi a lui di dipingere a mano delle scritte sulla mia nuova scarpa. Luca Luce è un artista che lavora anche come make-up artist anche in TV, conosciuto in tutto il mondo per le sue opere come make-up artist 3D. Queste scritte personalizzavano ancor di più la mia scarpa 4 mori. Sulla scarpa sinistra nello sperone fu dipinta la scritta Is Crapitas (che tradotto significa “La Scarpa”) e sulla scarpa destra, sempre nello sperone, William Piseddu. Postai sui social queste nuove Is Crapitas e mi accorsi che a tanti piacevano. Il “pubblico” iniziò a chiedere indicazioni per averle esattamente come quelle postate. Mi scrivevano in privato sui social e rispondevo: queste sono le mie personali Is Crapitas con la mia firma. I clienti erano inamovibili e le volevano uguali. Su questa insistenza alquanto strana, decisi di stare a quello che le persone chiedevano.

Nel 2017 ho voluto registrare il mio marchio, “Is Crapitas” con il quale vengono oggi proposte sul mercato.

Quando hai deciso di fare della tua passione un lavoro, quali erano le tue aspettative?

La mia passione continua ad essere passione. La passione va oltre il mero controllo del proprio business. Ci limitiamo ad osservare con stupore che, una cosa nata per caso, con determinazione e costanza, ora sia diventato un progetto familiare. Is Crapitas non smette di guardare avanti, sperando possa essere un progetto che guardi ad un orizzonte molto lontano. Si lavora perché questo orizzonte abbracci le generazioni future, perché possa appassionare i nipoti dei nostri nipoti come appassiona noi.

Oggi le Is Crapitas vengono vendute in tutto il mondo, dalla Calabria alla Valle d’Aosta, dall’Australia alla Florida, dall’Uganda al Libano. Quanto lavoro c’è dietro questo grande traguardo?

Is Crapitas sono state spedite in tantissimi punti del pianeta, alcune volte in luoghi fra i più particolari. La cosa che inorgoglisce di più è il vedere quanto i nostri articoli particolari, perché unici con il simbolo della nostra madre terra, siano calzati da non italiani che con la Sardegna non hanno alcun legame. Evidentemente l’acquisto è dettato da un mix di caratteristiche vincenti: qualità del prodotto, stile, tradizione, il fascino della nostra storia nata dal nulla, ma legata ad una forte passione. Quando si costruisce qualcosa di nuovo, in un mercato talmente saturo, si deve dimostrare al pubblico finale, i clienti, l’unicità. Il lavoro è importante quando si vogliono ottenere dei risultati che vanno oltre le attese.

E’ previsto nel tuo futuro un ritorno alle origini?

Nella vita bisogna imparare a non escludere mai nulla. Anche perché il mondo è là fuori, la vita è fuori dal proprio luogo di nascita, di residenza. Negli ultimi anni ho compreso quanto sia importante accogliere diversità di pensiero, di nazionalità, di esperienze.

Partire e ritornare in un luogo, per poi ripartire, scambiare esperienze, crescere, deve far parte delle nostre esistenze. Tutto quello che abbiamo, che progettiamo, che realizziamo, ci è stato dato in prestito per farlo fruttare perché viva e continui a progredire. Il progetto Is Crapitas vuole essere un cammino che si proietta a 50/100 e speriamo a molti più anni. Questo non esclude che Is Crapitas in futuro possa pensare di radicarsi nel territorio e tornare anche in terra nostra, secondo delle modalità che per noi sono già chiare. Il negozio oggi è un commercio che mi ricorda il vecchio negozio di mia mamma, non funziona più, sa di antiquato. L’online fa sempre più da padrona e Is Crapitas ha deciso di stare online, ma sempre e solo con dei prodotti da costruire su misura paio paio e unici. Vediamo molto bene il ritorno al vecchissimo di un tempo, il classico laboratorio degli anni 50/70 che sia punto di riferimento per il territorio, negozio no, ma laboratorio sì. In Sardegna? Potrebbe essere sicuramente un luogo privilegiato.

www.iscrapitas.com