Irma D’Alessandro, vita da giornalista sportiva
Ringrazio Irma, giornalista sportiva, con cui condivido l’amore per una fantastica isola del Mediterraneo (Minorca), per questo bel pezzo che ci ha mandato.
Alessandro Castagna
Voglio vivere così ! (ma ne siete proprio sicuri … !)
Ci mettono due giorni a trovarmi perché sono in vacanza in un posto dove, quest’anno, il cellulare non prende. Colpa di un ripetitore che si è rotto cinque anni fa, dicono. Ma aggiustarlo, no ? No, non per ora, il paese è in crisi, ipotizzo, o più semplicemente troppe onde elettromagnetiche minano la coscienza ambientalista della comunità locale. Ci mettono due giorni a trovarmi, dicevo, ma poi mi trovano “ Pronto Irma, sì, scusa, certo, sei in ferie ma volevamo dirti che sei su una partita del Milan, amichevole con il Malmoe, fai il bordo campo, la partita è tra due domeniche”. Click, cade la linea, la prima volta. “Ok, penso, in fondo è logico, le mie ferie finiscono tra una settimana, quindi si riprende….” . Fedele alla promessa, mai salda come quest’anno, di staccare la spina, staccare la connessione, non comprare alcun giornale italiano e, al limite, usare solo la connessione del cellulare quando prende, fedele a questo stato di inusuale ascesi, non calcolo alla svelta che tra due domeniche … è Ferragosto, cavolo! Risquilla il cellulare. Sono ancora loro. “ Sì Irma, allora … parlavamo della partita. Entro domani ci dici come vuoi che organizziamo i dettagli della trasferta?”. La sventurata rispose: “Nessun problema, ve lo dico già adesso, a S.Siro in caso ci vado in taxi !”. “Ma no, quale S.Siro – ribattono dalla segreteria di redazione – devi andare a Malmoe, in Svezia! E sì, ti confermo è una trasferta di 3 giorni e c’è di mezzo il ferragosto ! “. Mi prende il panico. Scappo a fare un tuffo, bisbiglio a mio marito che intanto veglia sulla nostra piccolina che finalmente, dopo due ore di ‘giochi senza frontiere’ e ‘fil rouge’ sulla spiaggia, si è addormentata.
Mi tuffo in acqua e penso “Cavolo in trasferta a ferragosto …”
Ferragosto saltato, marito e figlia soli nella canicola agostana. Dopo vigilie di natale o giorni di pasqua passati in aeroporto o in autostrada per tornare da lì e da là, il Ferragosto in trasferta, mollata a casa la famiglia, proprio mi mancava. Cerco un modo carino per dare la notizia (a casa ormai, dopo anni e anni sono abituati alle mie assenze nelle feste comandate ma… non bisogna mai darlo per scontato!). Soprattutto sotto l’ombrellone penso subito a due cose: cosa faranno questi due da soli a ferragosto senza la “wonder mamma” e, soprattutto, come arrivare e tornare da Malmoe senza farla troppo lunga? Rompo la promessa e tiro fuori il tablet che era rimasto nel fondo della valigia della vacanza, cerco la connessione in un bar dove andiamo dopo cena, guardo un paio di siti e soprattutto il piano orario dei voli della SAS. Da noi, per alcuni di noi, funziona così: se hai una destinazione puoi proporre delle opzioni e costruirti in piano di viaggio. Che comunque poi passa al vaglio del tuo superiore, ma la responsabilità di prendere quel treno, quell’aereo o auto a quella data ora oppure no, per arrivare in tempo, quella decisione spesso è solo tua. E se sbagli, sono cavoli tuoi. Mi dura mezz’ora la tentazione di fare tutto in meno tempo, per tornare a casa magari mezza giornata prima per salvare mezzo ferragosto… è una trasferta di tre giorni, hanno detto. Visto il piano di lavoro che ho da svolgere, non c’è scampo, tre giorni devono essere e tre giorni saranno. Atterro a Copenaghen aeroporto sabato sera tardi. In aereo non ho toccato cibo, prima di partire nemmeno … mi tocca ancora stare in ballo un’altra ora, traversare un braccio di mare finchè non sarò in albergo…cosa faccio, mi metto a cercare un ristorante che ti faccia da mangiare dopo le undici di sera? E dove poi? Nel nord europa? In Svezia, dove dopo le dieci la cucina dei ristoranti chiude per legge perché, per legge, non si possono più servire alcolici? La decisione è un attimo. A letto senza cena … no questa volta no, alzo lo sguardo, prima dell’ultima uscita per i taxi: MC Donald’s, l’insegna rossa e gialla. E Mc Donald’s sia, meglio correre il rischio di “rivedere” il doppio Mac e patatine tutta notte piuttosto che andare a nanna a stomaco vuoto !
Le trasferte al nord europa, dove è quasi impossibile trovare un posto che ti dia da mangiare (se non un fast food) finito il lavoro notturno, specie quando viaggi da solo e non in comitiva come accade in occasione di grandi eventi o quando non viaggi incollato alle squadre, il freddo a meno 10 che ti si congelano anche i pensieri e mezza guancia e quasi non riesci a parlare davanti alla telecamera, stare in piedi per tre ore per raccontare un evento a bordo campo, le sveglie all’alba i rientri di notte, 1000 km in un giorno per andare e tornare da quel posto, raccontare la partita, montare il pezzo, partire alle 9 del mattino e tornare dopo mezzanotte dopo aver guidato tutto il tempo, anche nella nebbia, la concentrazione per una diretta, il mal di testa che ne consegue, non potersi permettere il mal di pancia da ciclo mestruale perché, appunto sei fuori casa e stai per andare ad una partita (e magari sei anche all’estero), trattenere ad oltranza la pipì perché molti stadi italiani fanno talmente schifo e sono vecchi e cadenti che le toilette sono una ipotesi anche in sala stampa, la paura che ti arrivi una cinghiata o un sasso perché sei fuori da uno stadio dove degli squadristi imbecilli hanno deciso di menarsi. Finire sotto i ferri per una caviglia rotta sciando o un ginocchio operato perché devi guarire in fretta, recuperare, altrimenti qualcuno prenderà il tuo posto, perché ti sostituiranno, perché nessuno di noi è indispensabile … Oppure, compleanni saltati (e quelli del tuo partner pure), settimane in cui la tua vita sociale è ridotta a zero perché inizi alle 17 e finisci all’una di notte e sei talmente pieno di adrenalina, dopo una diretta, che non ti addormenti prima delle 4 (per esempio, il mondiale americano, per via del fuso orario, è stato praticamente vissuto così ), il pranzo della domenica che per tutti voi è arrosto e lasagne mentre per me, da quando faccio questa vita e lavoro per la tv, è un panino in borsa oppure dei crackers, tornare da una trasferta e dopo tre giorni rifare la valigia per ripartire e farlo per nove-dieci mesi all’anno moltiplicato per …23 anni ! Questo è un campionario parziale di quello che accade (e non parlo delle implicazioni tecniche che riguardano il mio lavoro) a me che faccio questo lavoro, però un bellissimo lavoro nonostante tutto!
Ho frenato giusto per mettere al mondo una bimba meravigliosa ma, come vi ho appena raccontato, mi preparo per ripartire, questo è il mestiere che faccio, che mi sono scelta, che Dio mi ha dato, perché voglio vivere così … ma non sono sicura che, in una prossima vita, lo rifarei …!
Irma D’Alessandro