Giada, il mio modo di vivere è in continuo cambiamento
Di Giulia Rinchetti
Giada è una ragazza che ha saputo mollare tutto e cambiare vita non una, ma più e più volte! Fotografa in Messico, istruttrice di immersioni in Repubblica Dominicana, receptionista in Svizzera… nessun cambiamento la spaventa, anzi, ormai è il suo modo di vivere e ciò che le dà la carica tutte le mattine.
Hai viaggiato tantissimo e vissuto in posti dove hai svolto lavori anche molto diversi l’uno dall’altro. Ma andiamo con ordine! Dove e come è cominciato tutto?
Ho inziato studiando lingue e lavorando come animatrice di un villaggio turistico in Egitto. Proprio in Egitto, dove ho trascorso 8 mesi, ho conosciuto dei fotografi. Ho iniziato a frequentarli e… mi sono innamorata della fotografia. In breve ho deciso di cambiare settore e così sono tornata in Italia, ho preso lezioni e ho fatto domanda per una posizione presso un’azienda torinese che lavora nei grandi villaggi turistici per fare i book fotografici. Ho ottenuto il lavoro e subito mi hanno spedita in Messico, dove sono rimasta 5 anni. Il mestiere l’ho imparato là, sul campo, grazie a dei responsabili che mi hanno seguita e insegnato tutto quello che c’era da sapere.
Hai avuto la possibilità di scegliere dove andare?
Quando mi hanno chiesto dove mi sarebbe piaciuto andare e che disponibilità avevo, io ho risposto che avevo la massima flessibilità e che mi sarebbe piaciuto un qualsiasi Paese. Dato che avevo studiato spagnolo mi hanno assegnato il Messico. A me non interessava restare in Italia: non avevo un lavoro, non studiavo, sapevo le lingue: volevo scoprire il mondo.
Com’è stata la tua esperienza messicana?
E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita: la movida, il lavoro, è stato tutto pazzesco. C’è da dire ch ero pagata molto bene rispetto a un messicano, ad esempio potevo permettermi di vivere in una casa con piscina. E’ stato un periodo in cui ho imparato davvero tanto e in particolare ho lavorato a moltissimi matrimoni: tanti americani si sposano in Messico organizzando feste da sogno.
Durante il periodo in Messico però ti sei appassionata ad una nuova professione…
Esatto, mi sono innamorata delle immersioni subacquee. E’ una passione nata quasi per caso ma così intensa che mi ha convinta a cambiare nuovamente lavoro. Così sono volata in Sicilia a seguire un corso professionale, mentre l’esame finale per diventare istruttrice l’ho sostenuto in Repubblica Dominicana, dove mi sono trasferita in veste di fotografa per poi passare completamente a fare le immersioni. A quel punto della mia vita volevo stare solo in acqua! Dopo due anni a Bayahibe mi sono trasferita a Punta Cana, dove ho iniziato a lavorare come fotografa subacquea.
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Com’era il lavoro?
Bellissimo! Principalmente insegnavo ai taycoon americani di Punta Cana a fare le immersioni. Andavo in giro in golfcar per dei quartieri stupendi e facevo i corsi direttamente nelle piscine delle grandi ville dei miei corsisti. Mi sentivo una maggiordoma delle immersioni!
Inoltre ho avuto la possibilità di lavorare con dei biologi che avevano piantato coltivazioni di coralli dopo che un uragano aveva devastato la flora locale. Io li aiutavo a misurarli, monitorare l’acqua.. un’esperienza meravigliosa!
Come ti sei trovata a vivere la quotidianità in Repubblica Domenicana?
Bene, anche se è un Paese particolare. Ad esempio, sono molto razzisti: non sopportano le persone di colore e soprattuto gli haitiani. Una delle ragioni è che gli haitiani che si sono trasferiti in Repubblica Dominicana vivono nelle baraccopoli, in condizioni allucinanti. Da fotografa mi è capitato di doverle visitare e sono rimasta impressionata. La povertà in Repubblica Dominicana esiste, ma è sempre dignitosa. Gli haitiani invece sono relegati in quartieri dove bambini scalzi e sporchi abitano in capanne.
Lungo le coste per contro ci sono i villaggi turistici bellissimi, che non sono altro che grandi bunker. Ce n’è uno in particolare, circondato da un enorme muro con filo spinato, che impedisce ai dominicani della zona di arrivare alle spiagge. Alle entrate ci sono guardie armate che fanno entrare solo chi ha il braccialetto e che perquisiscono chiunque transiti. Queste cose i turisti non le vedono e noi che venivamo dall’esterno per lavorare non potevamo parlarne. I turisti escono solo con le visite guidate e vengono persuasi a non visitare oltre con lo spauracchio delle aggressioni e dei furti. Questo mi ha sempre fatto un po’ male.
E com’è la vita fuori da questi villaggi?
Io mi sono trovata sempre benissimo, avevo tanti amici e ho anche girato tanto. Sono stata a Higuey, una cittadina molto colorata e movimentata, ho fatto le escursioni sul Rio e ho visitato la zona di Bayahibe, con i villaggi di pescatori che ti fanno sentire a casa. A Punta Cana è tutto finto, ci sono solo locali per ricchi e sembra di stare a DisneyLand, però è un posto dove ci si diverte perché a qualsiasi ora si fa festa. Il domenicano magari non riesce a pagare l’affitto, ma non dice di no ad un drink. Una birra, un po’ di musica ed è festa.
Come mai non sei restata?
Mio padre ha avuto un problema di salute. Poiché abbiamo un bar ristorante, ho deciso di tornare per dare una mano, permettere a mio papà di riprendersi e a mia mamma di stargli vicino. Dopo due anni passati in Italia ho però sentito nuovamente il bisogno di ripartire. L’Italia è bella, mi manca sempre tantissimo, ma sono stata troppo in giro per il mondo per poter rimanerci. Voglio alzarmi la mattina con l’eccitazione di stare andando incontro ad una nuova avventura, non stare a casa dove so che ogni giorno andrò da A a B per chissà quanto tempo. L’occasione è arrivata quando un giorno un mio amico, che aveva vissuto per un periodo in Svizzera dieci anni prima, mi ha detto che aveva un contatto per ritornare. Mio padre aveva ricominciato a stare bene e dunque sono partita con lui.
In Svizzera ti sei messa in gioco e sei ripartita dal basso, un bel coraggio.
Ho iniziato come donna delle pulizie in un hotel, ma sono cresciuta in fretta. Sono diventata presto responsabile delle pulizie e successivamente delle decorazioni e delle stanze, per poi passare al prestigioso hotel Beau-Rivage in qualità di responsabile della colazione. L’ho fatto per un po’ ma visto che non mi piaceva mi sono iscritta ad un corso per diventare receptionist e così sono stata ingaggiata da un grande e prestigioso centro di bellezza di Ginevra: il Raphael. Tuttavia anche qui sono rimasta poco. Era un posto fin troppo impostato dove non si poteva ridere, non si poteva scherzare, bisognava essere sempre assolutamente impeccabili. Stare in piedi 9 ore con un sorriso accennato stampato inossidabilmente sulle labbra non è il mio stile.
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Così ho cambiato di nuovo e grazie anche al sostegno e all’incoraggiamento di mio padre ho fatto domanda al MassChallenge, un acceleratore di start up dove in brevissimo mi hanno confermata per la posizione di receptionist. Il MassChallenge è un posto affascinante, ho conosciuto persone da tutto il mondo che hanno avuto il coraggio di fare della propria idea un lavoro. Sapevo in partenza che avrei avuto la possibilità di lavorarci solo per la durata del programma, quindi non più di 6 mesi, ma mi piaceva l’idea di fare parte di tutto questo.
E ora che il MassChallenge è finito?
Chissà! Ormai ho capito che quando si chiude una porta si apre un portone, la mia vita è sempre stata così! Tanti cambiamenti che prima mi spaventavano ora non fanno altro che darmi energia.
Certo che passare dalle spiagge dorate della Repubblica Dominicana alle alpi svizzere è un bel salto.
Eh sì, decisamente. La cosa che mi manca di più in questa mia nuova vita è il mare. Sentirne l’odore, il suono, vederlo, andare in giro scalza.
E invece come ti trovi in Svizzera?
Ho iniziato con un lavoro poco piacevole ma sono riuscita a crescere in fretta e a incontrare tante persone interessanti. Non ho molti amici svizzeri essenzialmente perché è difficile incontrare uno svizzero “puro”! Siamo tutti extracomunitari qui, dunque è difficile trovarsi male.
Pensi di restare in Svizzera?
Sì, perché no. Ormai è cinque anni che sono qui e in Italia sicuramente non penso di tornare.
Dimmi 3 cose positive sulla Svizzera
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C’è tanto lavoro e si trova velocemente
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Stipendi buoni che ti permettono di vivere bene (a meno che tu non abbia tanti grilli per la testa… facevo più aperitivi quando ero in Italia!)
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La possibilità di conoscere gente interessante da tutto il mondo
Che consiglio ti sentiresti di dare a chi pensa di andare a lavorare all’estero?
Bisogna partire con la voglia di conoscere e di conoscersi, di scoprire senza chiudersi nei propri pregiudizi. Non partite con l’idea di ritornare, altrimenti non vivrete mai pienamente il viaggio. Andate, vivete, valutate. Sono sempre partita con questa filosofia e ha pagato.