Da un piccolo paese della Sicilia a Washington o Tokio il passo può essere breve. Se si ha passione, umiltà e voglia di imparare. Come è successo a Francesco Cafiso, sassofonista di fama mondiale.

Nato a Vittoria, in provincia di Ragusa, l’interesse per la musica arriva prestissimo. “A 7 anni volevo un sassofono”, dice Francesco. “Così –continua- mio padre me lo comprò e ho iniziato a prendere lezioni”. E’ ancora un bambino, ma le note e le melodie sono nelle sue corde e dopo due anni suona nell’orchestra cittadina. Francesco Cafiso fa la vita come tutti i bambini, va a scuola e frequenta i suoi amici, anche se continua ad esibirsi. Nel 2002, a soli 13 anni viene notato da Wynton Marsalis, trombettista, compositore e punto di riferimento nel jazz. “E’ stato l’incontro più importante della mia vita”, confida Francesco a “Voglioviverecosi”. Marsalis decide di portalo con sé in un tour che tocca tutta Europa. “Un’esperienza-ricorda- che mi ha catapultato in una dimensione più grande della mia e che mi ha fortificato”.

Ora non è solo un giovane promettente, non è solo un sassofonista, è soprattutto un grande nome del jazz. Dopo una tournee arriva alla kermesse canora più famosa in Italia: Sanremo. L’edizione del 2004 è condotta da Simona Ventura e Francesco Cafiso viene chiamato come ospite d’onore. Ha solo 15 anni, ma sul palco dell’Ariston mostra la disinvoltura di un veterano. Completo nero, capelli dritti, leggermente in carne, con il suo sax delizia il pubblico presente e a casa. Per l’occasione Francesco suona “Cherokee”. “E’ stata vittoria, perché ho portato il jazz al grande pubblico”, dichiara.

Francesco Cafiso, da bambino prodigio a sassofonista internazionale

Per Francesco Cafiso fare musica è stato un istinto, una necessità. Così – senza sentirsi arrivato- si iscrive all’Istituto musicale Bellini di Catania, dove si diploma in flauto traverso. Quel bambino prodigio è un ventenne con concerti e titoli alle spalle. Nel tempo si è tenuto in contatto col suo mentore, Marsalis, che nel 2009 lo chiama a suonare per la vittoria di Barack Obama. Il 19 gennaio del 2009 ha una grande valenza storica. Per la prima volta viene eletto un presidente di colore e in contemporanea si celebra il Martin Luther King Day. In quella fredda Washington in cui quasi 2 milioni di persone danno il benvenuto al nuovo presidente, sul palco c’è anche Francesco Cafiso con il suo sassofono.

Dodici dischi pubblicati, premi vinti e un’esibizione nel giorno che per l’America e il mondo segna una nuova era. Gira il mondo, ma l’Italia e la sua Sicilia sono sempre nel suo cuore. “Quando la musica arriva, il pubblico segue. Che suoni in Italia o all’estero”, afferma. “E’importante-rimarca- cercare il dialogo per entrare in simbiosi con chi ascolta”. Il jazz però è un genere di nicchia, che raccoglie piccole fette di mercato. Si è soliti pensare ai jazzisti come suonatori in locali o teatri della New Orleans anni ’50. “Ad oggi il mercato discografico è in crisi”, spiega Francesco Cafiso. “Rimane comunque quella nicchia appassionata al nostro stile, tanto è vero che sono tornati di moda i vinili”. I suoi dischi si possono trovare sia su internet che nelle biblioteche. Di recente ha prodotto alcuni vinili esclusivamente per il Giappone.

Da qualche anno con la sua band suona e incide nuovi album. “Ho deciso di coinvolgere i migliori musicisti con i quali sono sulla stessa lunghezza d’onda”. Nel marzo del 2015 hanno pubblicato tre dischi (sotto l’etichetta Alfredo Lo Faro Productions) differenti fra loro: “La Banda”, “Contemplation” e “20 Cents Per Note”. In tutti e tre c’è stata l’impronta di Francesco come compositore, arrangiatore ed esecutore. Con il pianista Mauro Schiavone hanno dato vita a un duo che dal 2013 si esibisce in concerti e produzioni.

La musica di Cafiso è espressione del talento italiano nel mondo. Ha suonato a “Casa Italia” alle Olimpiadi di Londra del 2012 e nel 2013 nei festeggiamenti dell’Anno della cultura Italiana negli Stati Uniti. “Ci sono posti che considero casa mia”, osserva. Sono quei luoghi in cui uno è cresciuto, fatto le prime esperienze e poi emerso per altre destinazioni. “Senza dubbio al Vittoria Jazz Festival mi sento come a casa.

Sento mio anche il Teatro Antico di Taormina e il festival jazzistico di Ravello”, dice. Proprio del Vittoria Jazz Festival è direttore artistico da 8 anni. “Credo in Vittoria-spiega- e ai miei concittadini piace questa manifestazione”. La direzione artistica si occupa di invitare ospiti, organizzare le serate e le gare. “Ormai è una tradizione-aggiunge- e la gente ci crede”. Francesco Cafiso, cittadino del mondo e ambasciatore della qualità tricolore, crede che anche in Italia ci siano possibilità per i giovani jazzisti. “Nel nostro momento storico non è semplice emergere”. “Bisogna crederci e chi sa fare qualcosa prima o poi sboccia”.

Dopo concerti, dischi e premi, ora Francesco è in fase di creazione. “Sto componendo musica che-conclude- spero di poter incidere al più presto”.

Matteo Melani