Francesco: come ho rivoluzionato la mia vita

A cura di Maricla Pannocchia

Appassionato di viaggi lenti, specialmente in sella a una moto, con esperienze di viaggio in numerosi Paesi fra cui l’Australia e la Nuova Zelanda, Francesco ha lasciato la sua adorata Imperia e il posto fisso a 32 anni, davanti allo sconcerto del padre (“hai 32 anni e un posto fisso, mica 20 anni!”) che però ora lo supporta.

In Italia, però, Francesco si sentiva scontento e così si è dato daffare e, dopo tanto faticare e studiare, ha iniziato a lavorare da remoto e adesso gestisce una florida azienda. La lezione che vuole condividere con tutti rimanda alle opportunità che noi occidentali spesso abbiamo, e che sono precluse a tante altre persone nel mondo, inclusa quella di poter vivere la vita dei nostri sogni. Perché non provarci?

Ciao Francesco, raccontaci qualcosa di te. Chi sei? Da dove vieni?

Ciao a tutti, mi chiamo Francesco, ho 40 anni e vivo nella soleggiata Liguria. Sono appassionato di cucina, sport e soprattutto di viaggi, ma di quelli lenti, via terra, prediligendo le due ruote.

Nella tua presentazione c’è una frase che colpisce molto “ho acquisito consapevolezza e preso in mano la mia vita”. Spesso si dice che per partire e cambiar vita serva coraggio, ma in realtà ciò che serve principalmente è proprio la consapevolezza. Cos’è, per te, la consapevolezza? E come si fa a raggiungerla?

È difficile rispondere a questa domanda su due piedi. Diciamo che mi sono limitato a vivere e in maniera naturale e ho iniziato il mio cammino verso il cambiamento che tanto auspicavo. Partiamo però dalle basi. Come ho raccontato poco sopra sono un appassionato di viaggi, ma non volevo viaggiare per un breve periodo oppure mettere dei soldi da parte per partire e dover tornare una volta finiti. Quello che stavo cercando era uno stile di vita e, per poterlo mantenere, avevo bisogno di un lavoro. Quindi posso dire che la consapevolezza è un puzzle che pian piano prendere forma. Il rischio però di annoiarsi o di non trovare il pezzo giusto c’è sempre, quindi bisogna essere veramente motivati per finirlo.

Francesco Belgrano

All’inizio del tuo percorso avevi un problema comune a tanti di quelli che vorrebbero cambiar vita ovvero la carenza di soldi. Come hai risolto questa problematica?

Avere un lavoro o comunque delle entrate e darsi un tempo limite. Per quanto possa sembrare scontato, mi trovavo in una posizione privilegiata: avevo il classico lavoro a tempo indeterminato. Purtroppo però quando guadagni poco più di 1.000 euro, devi pagare un affitto e tutte le spese varie, diventa difficile mettersi qualcosa da parte.

Così decisi di rallentare i ritmi e tagliare le spese. Per prima cosa ho iniziato ad andare a lavorare in bicicletta (circa 40 km il giorno), ho ripreso a coltivare un pezzo di terra e, infine, sono stato molto più attento alle spese di tutti i giorni, specialmente quelle superflue.

Questo per quanto riguarda le entrate che già possedevo. Ma non bastava. Così decisi di rimboccarmi le maniche e, dopo 10 mesi di lavoro durante i week end liberi, sono riuscito, insieme a un gruppo di amici, ad aprire un campo da Paintball. Infine, davo lezioni d’informatica la sera dopo il lavoro.

Poi un giorno ho deciso di mettere un paletto: il visto per l’Australia con scadenza entro 12 mesi. Tutto questo in due anni circa.

Quali ricordi hai del tuo periodo in Australia?

Chiaramente tantissimi, ma voglio concentrarmi su due. Appena arrivato a Sydney ho avuto l’opportunità di andare a lavorare per Yahoo!, ma ho deciso di rifiutare. I motivi era principalmente tre: non parlavo inglese, non ero neanche lontanamente all’altezza e volevo un’esperienza completamente diversa dall’ambito informatico.

Dopo pochi giorni mi sono ritrovato a fare il lavapiatti in un ristorante greco a più di un’ora di metro da dove vivevo. Praticamente sono passato dall’opportunità di lavorare in un mega ufficio vista mare a quella di scrostare formaggio dai piatti di un ristorante in piena periferia.

Però sapete cosa vi dico? Dopo pochi mesi sono passato a dirigere la cucina e successivamente a cucinare davanti alle persone. Pensa che uno chef stellato mi aveva proposto di andare a lavorare nel suo nuovo ristorante in pieno centro. Ho ringraziato, rifiutato, mi sono licenziato e sono partito alla volta della Nuova Zelanda, dove ho comprato una macchina e ci ho vissuto dentro.

Quindi, per arrivare al punto, dell’Australia ricordo l’attitudine al lavoro, che successivamente mi ha permesso di tenere duro e di aprire la mia attività, e una passione inaspettata, la cucina!

Riesci a portarla ancora avanti?

Certamente! Pensate che, mentre ero in viaggio in Thailandia, ho preso lezioni di cucina e tra poco (intendo tra un’ora ) andrò a prendere lezione di cucina vietnamita (sono nella baia di Halong).

Che consigli daresti alle persone che sentono di non avere più alcuna passione?

I fattori scatenanti delle passioni sono diverse. Alcune sono innate, le sentiamo dentro e dobbiamo in qualche modo dargli libero sfogo. Altre ci vengono trasmesse con l’ispirazione, per non parlare di quelle latenti dentro di noi che, senza un fattore scatenante, non verranno mai fuori. Bisogna andarle a cercarle!

Vi faccio un esempio: da bambino volevo fare il calciatore, ma ero anche affascinato dai viaggi. Crescendo ho continuato a giocare a calcio ma non viaggiavo praticamente mai. Dopo i 25 anni, invece, ho fatto un viaggio in solitaria e da lì mi si è aperto un mondo che mi ha cambiato completamente il modo di vedere la vita. Poi vediamo… sempre parlando di viaggi non ero attratto dai paesi arabi ma, dopo esserci stato, ne sono totalmente rapito! Ho fatto diversi viaggi in moto in Asia e uno in Africa e, quando riesco, ci torno sempre. E poi mi sono sempre piaciute le ragazze bionde o con i capelli rossi, ma la mia compagna ha i capelli scuri! Non so se mi convenga fare questo tipo di dichiarazioni, visto che poi leggerà quest’intervista 😀 ( ovviamente lei lo sa benissimo!)

Comunque, scherzi a parte, bisogna essere in continuo movimento (mentale e fisico) cercando d’imparare a uscire dai propri schemi.

Francesco Belgrano

A un certo punto hai deciso di trasferirti in Nuova Zelanda, perché proprio quel Paese? Com’è stata la tua vita lì?

Purtroppo non ci sono stato molto perché, a causa di un problema familiare, sono dovuto rientrare in Italia da un giorno all’altro però posso dire che quel Paese è stato molto stimolante e selvaggio.

Per prima cosa, con i soldi guadagnati dall’esperienza australiana, sono riuscito a comprare una macchina del ’92, dove ho vissuto, e da lì ho iniziato i miei primi lavoretti da remoto. Dovete sapere che, non avendo molti soldi, non mi potevo permettere una casa o un coworking dove lavorare. All’epoca avevo davvero pochissimo lavoro online, quindi decisi di acquistare una scheda prepagata che mi dava la possibilità di collegarmi in Wifi a delle cabine telefoniche. Alcune volte ho lavorato in macchina in posti tremendamente isolati. Dopo tutto mi bastavano un computer e una cabina telefonica.

In che modo la vita in Australia e in Nuova Zelanda differisce da quella in Italia? E ci sono, invece, dei punti in comune?

Non sono sicuramente la persona più adatta a rispondere a questa domanda, perché ho vissuto in Australia e Nuova Zelanda per circa un anno. Le mie due visite sono state fugaci e spesso condizionate dalle persone che frequentavo all’interno dell’ambiente lavorativo, però una cosa posso dirla. Non ho avuto assolutamente nessun problema a trovare lavoro e sono ottimi posti dove iniziare a gettare le basi per una vita diversa.

Come hanno reagito famigliari, amici e conoscenti davanti a questo tuo cambio di rotta?

Eh, in diverso modo. Sono passato da mia madre che diceva: “vai figlio, scopri il mondo, ma mandami una cartolina” a mio padre “ belin (siamo liguri, fatemelo passare 😊) hai 32 anni e un lavoro fisso. Non hai mica 20 anni “.Ma volete sapere la cosa bella? Ora ho mia madre che mi chiede quando ho intenzione di fermarmi mentre mio padre, sempre rigorosamente in dialetto, mi chiede quando ho intenzione di ripartire…

Anche gli amici e i conoscenti erano sulla falsa riga dei miei genitori, ma, in fondo, solo chi decide di mettersi in gioco può comprendere certe cose.

Com’è cominciato il tuo percorso da freelance e a che punto sei arrivato?

Il mio percorso professionale è iniziato nel momento in cui ho deciso di voler cambiare qualcosa nella mia vita. Per essere più preciso, il posto fisso iniziava ad andarmi stretto. Non tanto perché sia sbagliato avere un contratto a tempo indeterminato, ognuno è libero di fare quello che sente, ma più che altro mi chiedevo “cosa posso fare di diverso nella vita? Quante cose ho fatto? Quanti luoghi ho visitato? E, soprattutto, come posso gestire meglio il mio tempo?”. Ecco, queste sono state le principali domande che mi sono fatto.

Sul lato pratico dovevo capire come fare. Inizialmente pensavo di mettermi da parte qualche soldo, partire e lavorare nei vari posti che avrei voluto visitare, ma questo non mi dava prospettiva. Poi ho pensato di stanziarmi per qualche mese in un posto, per poi cambiare finché ne avessi avuto voglia. Ma anche in quel caso, non vedevo prospettiva. Tutti questi discorsi sarebbero andati bene per qualche anno ma poi, smarrito l’entusiasmo iniziale, forse sarei tornato a casa o mi sarei stanziato in un posto e avrei iniziato tutto da zero.

Così ho deciso di fare la cosa più semplice: “ Ciao Google, mi dai una mano?”

Oltre 10 anni fa non c’erano tutte le informazioni che ci sono oggi. Certo, il termine “nomade digitale” già era stato coniato, ma non era così di uso comune come oggi. Beh, basti pensare che Facebook era appena arrivato in Italia e lo usavamo in pochissimi.

Nel lungo elenco delle cose che potevo fare viaggiando ho valutato:

Programmatore: no, non mi piace stare tutto il tempo a digitare su una tastiera;

Web designer: la mia nipotina disegna meglio di me;

Scrittore: beh non è proprio il mio mestiere;

E tanti, tanti altri…

Alla fine però sono inciampato in un acronimo: “SEO” – Search Engine Optimization, che, tra le varie attività, era vista come una delle più complesse da apprendere. Al che mi sono detto: “Perfetto, vuol dire meno concorrenza! Provo a diventare un freelancer SEO (per maggiori informazioni www.francescobelgrano.it/seo-freelance/)”.

Francesco Belgrano

Nei due anni di preparazione alla partenza, iniziai a studiare nel poco tempo libero che avevo. Consultai blog, lessi libri, seguii dei corsi, etc… tutto questo però mi disorientava sempre più. Ero arrivato al punto di non capire nulla e non vi nascondo che, per un periodo, ho percorso una strada “più semplice“, cioè gestire le pubblicazioni su pagine aziendali di Facebook. Non ero un social media manager, mi occupavo semplicemente di postare foto o articoli su pagine aziendali. Guadagnavo pochissimo ma, dopo essermi licenziato dal mio posto fisso, era l’unica entrata che avevo online ed è bastata per il primo passo: l’india.

Successivamente, una volta arrivato in Australia, ero preso dal cercarmi un lavoro e quindi ho accantonato lo studio per un po’, salvo poi riprenderlo in maniera più decisa. Avevo bisogno di un tutor a me solo dedicato e così, dopo settimane di ricerche, ho trovato un persona che per anni mi ha formato. Ripeto, anni!

Dopo essere rientrato in Italia in maniera rocambolesca, non avevo più nulla di concreto e i soldi lentamente stavano finendo, quindi ho intensificato la formazione e nel giro di 6 mesi ho aperto la partita IVA italiana. All’inizio ho fatturato pochissimo ma, pian piano, ho iniziato a ingranare. Finalmente, con un po’ di fieno in cascina, ho ripreso a viaggiare, specialmente lunghi viaggi in solitaria con la moto e il PC. Asia, Africa, Sud America… avevo voglia di esplorare e vivere il viaggio come la normale quotidianità. Volevo dirmi, “Sono le 9 devo andare a lavorare, ma il mio ufficio è Buenos Aires oppure Luang Prabang, anzi no facciamo Rio così poi vado al mare…”

Il meccanismo iniziava a funzionare e il mio fatturato ne era la dimostrazione tangibile. Parallelamente al viaggio ho destinato una parte delle mie entrate alla costruzione di una casa a Imperia. Ci ho messo parecchi anni, ma alla fine ora è finita e ci vivo insieme a Martina, la mia compagna.

Volete sapere una cosa interessante? Dopo qualche tempo alcune persone si sono avvicinate chiedendomi come poter iniziare a lavorare da remoto, alcuni di loro ora sono mie collaborati esterni e cinque di loro lavorano in ufficio con me.

Come avrete intuito il business è cresciuto, quindi sono stato “costretto” a passare dalla partita iva freelance verso una Srl. Dovete sapere che mi sono specializzato nel fornire servizi alle agenzie web e direttamente ai colleghi che si occupano di SEO, mentre i miei collaboratori gestiscono i clienti privati o le piccole aziende. In questo modo riusciamo a fornire servizi su misura alle diverse realtà che ci contattano.

Che consigli daresti a chi vorrebbe lavorare in maniera indipendente?

Principalmente sono due: on farlo per soldi e lasciati ispirare.

Partiamo dalla seconda che sembra più semplice da capire. Siamo costantemente bombardati da informazioni che, nella maggior parte dei casi, vengono prese in considerazione in un preciso istante per poi essere dimenticate. Ecco, questo capitava anche a me, magari ero a casa che aspettavo di pranzare e leggevo su Internet “ tizio molla il lavoro e gira il Congo sul monopattino” oppure “ tizia lascia Milano e va a vivere in mezzo alla natura con gli aborigeni “, ma poi suonava il timer del forno e mi scordavo tutto!

Sul momento sembrava il centro della mia vita, ma un secondo dopo la mia bocca era su una coscia di pollo.

Così la presi un pochino più alla larga. Intensificai la visione dei film sui viaggi, sulle passioni in generali. Iniziai a leggere libri sul genere o su persone che hanno rivoluzionato la propria vita in meglio e alla fine riuscii a metabolizzare l’argomento. Avevo dei modelli e, come direbbe qualcuno, ho capito che “ si può fare!”.

“Amico, non farlo per soldi!”

“Bravo figlio dei fiori, vivi d’aria, amore e belle speranze. I soldi te li gira papà o mamma?”

Sapete quante volte mi sono trovato persone che, con un sopracciglio alzato, la fronte crucciata o borbottando qualcosa, mi hanno fatto intendere questo stile di risposta?!

Non sto ovviamente dicendo che i soldi non servono, sono fondamentali per vivere nella nostra società. Quello che intendo è che non devono essere il motore trainante, perché arriveranno i momenti di difficoltà, i momenti in cui, calcoli alla man, guadagneresti di più a fare come ho fatto io, lavare piatti in un ristorante e cedere sarà più facile.

Ispirati, appassionati, trova lo scopo. Il lavoro non è solo fonte di guadagno economico, ma anche di crescita personale e, attraverso quella, puoi realmente raggiungere i tuoi obiettivi. Ho avuto anch’io tantissimi momenti in cui pensavo che le cose da imparare erano troppe, che i clienti non capivano la mia attività e che non guadagnavo abbastanza. Certo, non ho detto che sarà facile!

Non pensare che quello che vuoi ti stia aspettando e che basti allungare la mano. Non leggere articoli di persone che con tre click e due App sullo smartphone hanno fatto i soldi veri. Per carità, anche Morandi cantava che “uno su mille ce la fa”, però tu devi pensare come se fossi uno dei 999. Poi, quando avrai la tua stabilità, se proprio vuoi, investi una parte per diventare quell’unico.

Davvero, se pensi che il tuo obiettivo sia solo economico, credimi, non durerai più di tanto. Cercati un lavoro più o meno certo e goditi le tue entrate fisse.

Francesco Belgrano

Interessante la scelta di coltivare un piccolo orto per risparmiare su alcuni cibi. Cosa ci puoi raccontare di quest’esperienza? Che consigli daresti a chi vorrebbe fare lo stesso (o magari come incoraggiare sempre più gente a compiere questa scelta)?

Per me è stato semplice, perché in famiglia abbiamo sempre coltivato qualche ortaggio. Non pensate alle piantagioni, ma a un piccolo orticello che ti dà tante soddisfazioni. Mio padre mi dice sempre “l’orto vuole l’uomo morto “, ma non credete a tutto quello che dice 😊 Se avete la possibilità, fatelo, perché vi darà grosse soddisfazioni e tanto gusto a tavola.

Il tuo percorso ha ispirato il cambiamento di vita di alcune persone della tua città. Che consigli daresti a chi sta leggendo quest’intervista e vorrebbe “mollare tutto”?

Non so se il termine “ispirazione” sia appropriato, ma ho cercato semplicemente di raccontare la mia storia. Ancora oggi non consiglio a nessuno di seguire i miei passi, ognuno ha il suo percorso da seguire e le motivazioni possono essere tantissime. Non per forza uno deve mollare tutto e partire, anzi, io consiglio di “prendere tutto“ e decidere cosa fare della propria vita. Io non ho mollato proprio niente, se non alcune cose materiali, ma ho acquisito quella consapevolezza di cui prima ho parlato.

Non smettere mai di porti domande, anche se sai meglio di me che le risposte non arriveranno. Continua a fartele e cerca di darti degli obiettivi. Alla volte riuscirai, alle volte meno. L’importante è andare sempre avanti, ma non aver paura. Dopo tutto, sappiamo già come andrà a finire!

Che consigli daresti a chi, invece, davanti a storie di consapevolezza, ingegno e riscatto ha sempre qualcosa di negativo da ridire?

Questo è un argomento piuttosto delicato, forse un giorno qualche psicologo nomade digitale studierà anche questo lato del carattere umano o forse già si può declinare in aspetti che non riguardano solo chi vuole ”prendere e partire”.

A mio avviso molto spesso si tende a giudicare quando non si conoscono le cose e quando non si vivono i fatti sulla propria pelle. Tutto quello che a noi è sconosciuto inconsciamente ci spaventa e tendiamo a mantenere le distanze. Altre volte, invece, ci si sente un po’ come “ la volpe e l’uva” e si tende a minimizzare. So perfettamente che non tutti hanno le stesse opportunità, ma il mio riferimento è proprio verso chi potrebbe, ma preferisce non fare un passo in avanti e quindi si limita a giudicare.

Mi viene in mente una citazione di De Andrè “si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”.

Una tua frase fa riflettere molto, “Le opportunità vanno colte, ma soprattutto vanno create”. Che consigli daresti a chi non sa da dove cominciare per farlo?

Fissa un obiettivo e poi guardati intorno. Okay, sembra una frase uscita dalla fiera della banalità, ma ti assicuro che non c’è niente di più vero. Chiediti: cosa puoi fare per raggiungere quell’obiettivo? È un problema di soldi? Ti senti in colpa o responsabile per qualcun altro? È un qualcosa che puoi risolvere? E via dicendo…

Ricorda che, nel dubbio fai un passo in avanti, qualcosa succederà. Evita di calcolare tutto al millesimo o di rimuginare troppo. Se sei a questo punto è perché dentro di te è iniziato il cambiamento.

Hai viaggiato molto a bordo della tua moto. Che tipo di esperienza di viaggio è?

Amo viaggiare lentamente e farlo via terra, su due ruote, mi apre la mente e gli orizzonti. Adoro passare le dogane, fermarmi nei villaggi rurali e dormire dove capita. So perfettamente che potrei farlo anche con mezzi locali oppure scegliere una nazione e spostarmi a piedi. Sono cose che ho fatto e proprio per questo scelgo le due ruote.

Ho letto libri di persone che hanno fatto viaggi epici e tante volte ho sognato ad occhi aperti di ripercorrere gli stessi passi. Inoltre, ho portato avanti dei piccoli progetti di volontariato. Per esempio in Asia centrale ho portato vestiti ai bambini dei villaggi o in Sierra Leone medicinale e un piccolo aiuto economico alle cliniche gestite dai padri missionari.

Quali Paesi hai visitato e quali ti sono rimasti nel cuore?

Mi manca il Nord America. Non ci sono mai voluto andare e per questo mi sento un po’ arretrato nel pensiero. Come dicevo prima, quando non conosci tendi a prendere le distanze e l’idea che mi ero fatto degli USA era completamente dettata dal ruolo mediatico. Questo è un pensiero che avevo molti anni fa, però è giusto fare autocritica e ci tengo a riportarlo. Mi piacerebbe tantissimo visitarlo e capire davvero quanto mi sbagliavo.

Parlando di Paesi che ho nel cuore direi tanti, ma per motivi diversi e, soprattutto, vissuti in periodi diversi della mia vita. Avete presente quando vi chiedono: “qual è la tua canzone preferita?” Non riesco proprio a rispondere.

Francesco Belgrano

Adesso ti trovi in Laos. Com’è la vita nel Paese? Come sei stato accolto dalla popolazione locale?

Non posso paragonare questo viaggio ad altri, nel senso che mi sono concesso un periodo di viaggio e lavoro prima di rientrare in Italia e aprire la società. Non me la sento di parlare delle popolazioni locali o fare particolari considerazioni sui Paesi che sto attraversando, però posso fare una riflessione più generica su popolazioni che l’occidente reputa più arretrate e meno fortunate.

A mio avviso non è una questione di nascere nella parte più fortunata del mondo ma di nascere nella parte con più opportunità. Molti viaggiatori parlano di persone che possiedono poco e niente che sono molto più felici di noi occidentali, oppure dei classici sorrisi a 36 denti che ricevi ogni qualvolta passi un villaggio di case di fango. Io posso dirti di aver parlato con diversi ragazzi africani che non cambierebbero mai la loro situazione con “la nostra“.

Se davvero abbiamo queste opportunità, perché non sfruttarle?

Pensi mai di tornare a vivere in Italia in pianta stabile?

Attualmente vivo in pianta stabile in Italia, ma mi concedo lunghi periodi per viaggiare. Mi sono sempre considerato un compasso. Ho le radici a Imperia, ma amo scoprire quello che c’è intorno. A livello sentimentale ho una situazione stabile, ho terminato la casa (costruita con la parte dei fondi che non spendevo durante i viaggi ) e ho intenzione di aprire una società e di dare lavoro ad altre 3 persone.

Quali sono le caratteristiche da avere, o da sviluppare, per riuscire a trasformare la propria vita con successo?

Curiosità, voglia, determinazione, accettazione,lucidità, consapevolezza e anche fortuna, ma non quella che ti piove dal cielo come quando vinci alle macchine da gioco. Intendo un altro tipo di fortuna, quella che ti capita quando ti metti in movimento.

La tua filosofia…

Apriti verso il mondo e il mondo si aprirà verso di te.

Progetti per il futuro?

Davvero, dopo tutto quello che ho scritto non è chiaro? Facciamo che ci beviamo una birra e ne parliamo a voce 😊

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