Finalmente faccio ciò che desidero

Giovanna a 40 anni lascia tutto e si reinventa. Oggi offre la sua consulenza di immagine a liberi professionisti e aziende per acquisire maggiore sicurezza, coscienza di sé e delle proprie potenzialità

Di Enza Petruzziello

«Sono una donna che vive il suo tempo». Si descrive così Giovanna Vitacca, mamma, compagna, imprenditrice. Milanese, costantemente affannata nel tentativo di fare bene tutto ciò che è parte della sua vita, Giovanna dopo anni di lavoro come ufficio stampa in un’azienda decide di stravolgere completamente il suo percorso professionale e reinventarsi, aprendo una sua agenzia di Marketing e Relazioni Pubbliche a Milano. Dopo diversi corsi di image consulting , diventa la prima Business Style Coach in Italia, una nuova figura professionale che coniuga una forte specializzazione nell’area della comunicazione con altrettanta competenza ed esperienza nell’ambito della consulenza di immagine. Nel suo ruolo Giovanna Vitacca accompagna liberi professionisti, titolari di piccole realtà imprenditoriali, manager e dipendenti di grandi aziende in un percorso di Personal Branding che ha come obiettivo allineare forma e sostanza, ovvero rendere coerente l’immagine personale con il proprio ruolo professionale.

Fondatrice della campagna #iosonociòchevedi) volta a promuovere l’autenticità delle propria immagine online e offline, Giovanna dopo un percorso formativo umanistico, una laurea in Storia del Teatro e dello Spettacolo,  due master in marketing/organizzazione eventi e relazioni pubbliche e 15 anni di carriera aziendale in ambito di marketing e comunicazione, decide di affiancare a questo background anche la specializzazione in consulenza d’immagine spinta dalla passione per tutto ciò che è armonia, senso estetico e gusto del “bello”, nonché per la naturale propensione all’ascolto e all’attenzione per gli altri.

Giovanna Vitacca prima Business Style Coach in Italia

Lasciare un posto sicuro per una professione che praticamente si è inventata, la Business Style Coach. Un bel cambiamento a 43 anni e con 3 bambini. Come ha maturato questa scelta di vita?

«A dire il vero il salto nel buio l’ho fatto già qualche anno fa, prima dei 40. Potrei dire che il giro di boa è stato avere il primo figlio ma in fondo la verità è che ero stanca dell’ambiente aziendale. Dopo vent’anni da dipendente senti bisogno di cambiare aria, di riappropriarti di te stessa e soprattutto di riscoprirti perché dopo così tanti anni a indossare sempre la stessa divisa perdi di vista chi sei davvero. Ho avuto voglia di rimettermi in gioco, sfidare me stessa, tornare ai miei talenti per capire cosa avevo ancora da dare».

Che cosa non le piaceva della sua vecchia vita e della sua professione?

«Ammetto che questa risposta è molto soggettiva, legata quindi al mio carattere, alla mia indole. Mi stavo annoiando. Non mi divertivo più, non stavo imparando più niente. Con la crisi del mercato poi anche le realtà per cui lavoravo si sono appiattite e hanno perso di vista l’entusiasmo e la creatività per diventare dei burocrati. Si passava più tempo a fare report che a lavorare per portare risultati veri».

Che persona, invece, è Giovanna oggi?

«Una donna libera. Più consapevole. Con maggiori responsabilità, dettate dalla libera professione, ma sicuramente molto più felice di lavorare perché faccio finalmente ciò che ho sempre desiderato».

Così dopo diversi corsi, anche in image consulting, si è reinventata, diventato la prima Business Style Coach in Italia. In cosa consiste il suo lavoro?

«Quando lavoravo in azienda mi occupavo di comunicazione, con una forte specializzazione nell’ambito delle pubbliche relazioni e media relation. Prima di reinventarmi ho riflettuto sul bagaglio che mi portavo dietro e su cosa tenere e cosa abbandonare. La mia competenza sul fronte comunicazione è senz’altro un valore e quindi ho deciso di capitalizzarlo e affiancare una nuova specializzazione nell’ambito della consulenza di immagine. In fondo si parla delle due facce della stessa medaglia. Come dico sempre io l’immagine è la forma e la comunicazione è il contenuto, la sostanza. Il mio lavoro è aiutare le persone a trovare una loro identità generando coerenza tra chi sono – intimamente, intellettualmente, emotivamente -, e come lo manifestano attraverso il loro aspetto esteriore. In fondo il nostro look è lo specchio della nostra personalità, quindi è fondamentale creare armonia tra le due anime».

A cosa serve una Consulenza con una Style and Communication Coach?

«Una Consulenza di Immagine può fornire un supporto a diversi livelli. Se ci riferiamo all’ambito personale il risultato più evidente è acquisire maggiore sicurezza, coscienza di sé, delle proprie potenzialità. Un Consulente di Immagine non ha come obiettivo trasformarti per sembrare migliore di come sei. L’obiettivo è partire dalla persona, nella sua condizione attuale, e comprendere come valorizzare le sue caratteristiche naturali. Per intenderci, non stiamo parlando di fashion styling, dove il lavoro è prendere una modella e appunto trasformarla in qualcosa’altro per renderla coerente con il concept del servizio fotografico o del video. Non c’è caratterizzazione del personaggio. Si porta in luce semplicemente il meglio che c’è nell’individuo proprio attraverso l’aspetto esteriore che è il nostro biglietto da visita, ciò che genera nell’interlocutore la prima impressione. Se siamo accettati, ci sentiamo maggiormente confortati, è naturale, umano. E questo ci dà maggiore sicurezza. In ambito professionale lavorare sulla propria immagine è fondamentale oggi proprio perché viviamo in un mondo dove chi ci circonda si fa un’idea di noi solo guardandoci, non solo dal vivo, ma anche attraverso lo schermo di un PC, sui social network. Un altro mantra che ripeto sempre è che oggi siamo tutti personaggi pubblici nel momento in cui abbiamo un nostro profilo su un solo social network. E ancora di più se si è professionisti avere un’immagine che rispecchia innanzitutto l’essenza della persona e poi la sua professionalità è funzionale anche a fare business».

Quali sono i servizi che offre ai suoi clienti?

«Ai privati offro la classica Consulenza di Immagine che comprende analisi dei colori, della figura, del guardaroba. Un percorso alla riscoperta di sé, come dicevo prima, che viene realizzata a partire da un’analisi oggettiva della persona (colore, figura, forma del viso) per poi incrociare queste informazioni con gli elementi distintivi della personalità. Obiettivo finale è trovare il proprio stile unico. Ai professionisti e al mondo aziendale/start up invece propongo dei workshop o corsi più strutturati nei quali si lavora all’allineamento dell’immagine della persona con l’immagine dell’azienda. Si tocca quindi sia il tema del look esteriore e del dress code, sia la modalità con cui viene gestito il personal branding come galateo, public speaking, comunicazione, e così via».

Chi si rivolge a lei? C’è un cliente tipo?

«Privati, prevalentemente donne di ogni età ma la fascia 35-55 è senz’altro la più attenta a questi argomenti. Liberi professionisti che vogliono lavorare sul proprio Personal branding, ma anche aziende e start up».

Quali sono i consigli che dà maggiormente?

«Ai privati, di ascoltarsi e osservarsi di più. Spesso le risposte sono dentro di noi anche sul fronte immagine. Un consulente di immagine è semplicemente una bussola che guida il navigante a scoprire il tesoro che ha dentro di sé e a portalo alla luce. Al mondo professionale/aziendale di curare maggiormente l’aspetto esteriore, non perché debba soddisfare delle rigide policy o convenzioni, ma perché se si è identificato un proprio stile lo si può sfoggiare con fierezza e eleganza e allora porterà risultati in ogni caso. L’immagine, intesa come aspetto esteriore, è assolutamente una leva strategica per fare business. Una ricerca sostiene che se l’individuo che parla ha un abbigliamento autorevole e consono al proprio ruolo ha maggiori probabilità di convincere l’interlocutore e chiudere una trattativa».

Quanto è importante, oggi, l’immagine, la prima impressione che si offre di sé?

«Conta moltissimo, è un asset per start up e liberi professionisti».

Il binomio immagine-comunicazione è quindi un approccio vincente?

«Certamente, si comunica anche con l’immagine, senza dire una parola. La parola piuttosto può servire a far cambiare idea all’interlocutore che si è fatto una prima impressione sbagliata. Se le due anime sono coerenti da subito siamo partiti già con il piede giusto!».

Da quando ha iniziato questa nuova avventura ha incontrato difficoltà o comunque scetticismo da parte delle persone?

«Scetticismo no, manca proprio la conoscenza di questa figura professionale e dei benefici che può dare. Parte del mio lavoro è anche rivolto a promuovere il mio lavoro, la categoria dei Consulenti di Immagine. La vera difficoltà oggi è che c’è molta più offerta che domanda. Molte persone hanno intravisto in questa figura delle potenzialità lavorative e ci si sono buttate senza avere alle spalle una adeguata formazione, competenze ed esperienza. Molti pensano di poter svolgere questa professione avendo seguito semplicemente un corso di 8 ore. Non è così purtroppo, ma proprio perché le persone conoscono poco questo mondo in questo momento non ci sono gli strumenti per orientarsi adeguatamente e capire chi è serio e professionale e chi improvvisato».

E per quanto riguarda l’aspetto burocratico?

«Un consulente per definizione è un libero professionista, quindi si lavora con partita IVA.A meno che non venga assunto da Centri Commerciali, Outlet e allora viene inquadrato come un tipico dipendente dell’azienda».

Spesso sentiamo dire che non si giudica il libro da una copertina. Eppure, senza essere ipocriti, nei colloqui di lavoro un ruolo determinante è giocato anche dall’aspetto. Qual è l’abbigliamento giusto per un colloquio di successo?

«Certamente non il classico tailleur o abito di ordinanza. Se si indossa panni non nostri chi ci sta di fronte percepisce il nostro disagio. Il segreto è essere fedeli al proprio stile e vestire l’outfit più consono per questo incontro. La sobrietà e l’eleganza non è determinata dalla divisa che si indossa ma da come la si indossa. Se sono una persona casual o creativa è evidente che se sono ingabbiata in un tailleur non sto esprimendo me stessa. Devo invece trovare all’interno di questi due stili l’abito giusto da indossare per un momento così formale».

È anche fondatrice della campagna #iosonociòchevedi volta a promuovere l’autenticità delle propria immagine online e offline. Ci parli di questa iniziativa.

«#iosonociòchevedi è un progetto che si rivolge a tutti coloro che vivono sul web. Il target quindi è molto ampio. Parliamo ai privati che hanno un profilo social, ma anche a liberi professionisti e aziende che con la rete ci lavorano e hanno quindi una loro vetrina, che sia il sito, un blog, i social. Il nostro messaggio è trasversale e si declina poi su ciascun pubblico in relazione all’identità dello stesso. L’obiettivo è promuovere il valore dell’autenticità, che molti danno per scontato ma scontato non è. Autenticità nella gestione delle proprie relazioni, della propria immagine, nella promozione della propria offerta. Che si tratti di persone o aziende non c’è niente di peggio che generare false aspettative che poi provocano delusione. Questo vale per le amicizie che nascono sul web, ma anche per i brand che attraverso la rete vogliono arrivare ai consumatori. Autenticità è essere sinceri con l’altro, è proporre prodotti di qualità, è dare messaggi etici e coerenti. Sul web purtroppo spesso tutto questo non avviene perché si pensa che lo schermo possa nascondere le menzogne e quindi promuovere false verità».

Quali consigli darebbe a chi come lei, sia a livello personale che professionale, desiderano buttarsi in qualcosa di nuovo ma hanno anche paura di farlo?

«Prendersi del tempo per riflettere. Non tanto, il giusto altrimenti si va in loop. Ripartire da sé, dalle proprie passioni e talenti. Tornare a studiare se necessario. Io l’ho fatto per specializzarmi sul tema immagine. Seguire la ragione, ma ancora prima il proprio istinto. Se sentiamo che è la cosa giusta per noi facciamola anche se intorno ci ostacolano. Fare tanto networking, uscire di casa. Incontrare persone nuove, fare sharing di informazioni, collaborare. La relazione con gli altri è sempre arricchimento».

Come è cambiata la sua vita da quando è Business Style Coach?

«Se devo rispondere sinceramente oggi è ancora più frenetica di prima, ma questo non mi disturba perché faccio ciò che ho sempre desiderato e quindi trovo le energie per essere un’equilibrista tra lavoro e casa/famiglia».

Progetti per il futuro?

«Tanti, ma questo 2018 sarà l’anno in cui fare anche delle scelte importanti e decidere cosa portare avanti e cosa per il momento mettere in un cassetto. Un grande progetto cui sto lavorando è il mio libro ‘La moda nascosta’ nel quale faccio il punto sul tema Made in Italy. Obiettivo del libro è mappare le realtà italiane che operano in questo settore e che portano avanti i concetti di creatività, artigianalità, unicità propri del Made in Italy​. Aziende che in qualche modo trainano questo comparto non solo dal punto di vista economico ma anche rispetto all’immagine del Sistema Moda Italia all’estero​. Ho intervistato 52 aziende, una a settimana. Il libro poi conterrà anche contributi di protagonisti del settore toccando diversi ambiti, il mondo istituzionale, del retail, dello shopping online, della formazione, del vintage e tanto altro ancora».

Per contattare Giovanna Vitacca questo il suo sito internet: www.giovannavitacca.com.

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