Una sfida all’estero: Emilio e la sua scelta di traferirsi in Polonia
A cura di Maricla Pannocchia
Innamorato della sua terra natale, la Sicilia, Emilio si è trasferito in Polonia, il Paese della moglie, quando si è accorto che entrambi, in Italia, non erano soddisfatti dal punto di vista lavorativo. “Ancora non accetto il fatto che la Sicilia costringa i suoi figli ad andarsene”, racconta Emilio, “Tuttavia la Polonia è casa mia.”
Creativo, intraprendente e adesso freelance digitale, oltre che scrittore, Emilio è un vulcano che, fra le altre cose, gestisce 2 blogs, con lo scopo di raccontare la Polonia in maniera diversa da tutti gli altri italiani. A chi sogna di trasferirsi lì, Emilio dice che il Paese è ancora sicuro nonostante la situazione attuale e che la cosa importante è trasferirsi ricordando che siamo noi in terra straniera e senza comportarsi con aria di superiorità con i polacchi mentre gli italiani non sono né peggiori né migliori di loro, ma, semplicemente, diversi.
Ciao Emilio, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao, sono Emilio, ho 45 anni e vivo in Polonia da 15. Sono nato a Licata, nel profondo Sud della Sicilia, città a cui sono ancora fortemente legato. Sono felicemente sposato con una polacca e sono padre di due bambini nati in Polonia ma cresciuti bilingue e con l’Italia nel cuore.
Sono un sognatore, un anticonvenzionale, un salmone che nuota contro corrente. Ho una laurea in Scienze Geologiche presa per amore della Terra e dell’ambiente.
Ho una passione per la scrittura, per la capoeira e per le nuove tecnologie.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Una volta laureato ho lasciato la Sicilia per trasferirmi nel Nord Italia, come purtroppo capita a molti miei conterranei. Non vedevo prospettive in Sicilia e poi volevo provare nuove esperienze. Sono finito a Pesaro, una bella città in riva al mare dove vivevo bene ma dove non sono riuscito a mettere radici.
Volevo costruire una vita insieme alla mia compagna, che è poi diventata mia moglie, ma avevamo troppe difficoltà a livello lavorativo. Sentivamo che quello non era il posto giusto per noi.
Come sei finito proprio in Polonia?
Mia moglie è polacca e mi sono innamorato subito del suo Paese. L’ho visitato per la prima volta nel 2002 e mi ha affascinato sin dall’inizio. Già nel 2006 ho iniziato a studiare il polacco per interagire più facilmente con i suoi genitori e i suoi amici. Nella Polonia vedevo delle opportunità in aumento mentre in Italia “annusavo” problemi economici in arrivo. Ci avevo visto bene perché nel 2008-2009 è iniziata la crisi economica e la Polonia è stata quella che ne ha risentito meno.
Inoltre desideravo una nuova sfida all’estero. Avevo già vissuto ad Amsterdam durante il Progetto Erasmus, parlavo già correttamente in inglese e in polacco. Volevo rimettere tutto in discussione uscendo dalla zona di comfort.
Ero talmente preso dal “progetto Polonia” che ho aperto il mio primo blog dedicato proprio a questo Paese. Volevo mostrare agli italiani la vera Polonia e, soprattutto, a rispettarla per com’era uscendo dai pregiudizi, come quello che si tratta di un Paese arretrato.
Dove abiti precisamente e di cosa ti occupi?
Vivo a Tychy, a pochi chilometri da Katowice e a circa una settantina da Cracovia e dal confine con la Repubblica Ceca. Tychy è conosciuta in Italia per la presenza della Fiat mentre i polacchi la associano alla Tyskie, la birra polacca più bevuta in Polonia. Una città di centoventimila abitanti, proprio come Pesaro. Per me le dimensioni ideali.
Per dodici anni ho lavorato come dirigente presso aziende italiane in Polonia nel settore delle vernici industriali. Un settore nuovo per me, ma in cui mi sono trovato bene e che mi ha permesso di viaggiare in lungo e in largo in questo Paese.
Ho creato quasi da zero la filiale polacca di un’azienda brianzola per poi occupare la posizione di Direttore Commerciale presso un’altra azienda italiana in Polonia, questa volta marchigiana.
Dopo dodici anni non ce la facevo più e ho lasciato mentre impazzava il coronavirus. Era l’inizio del 2020 e credo di essere uno dei pochi pazzi scatenati ad aver lasciato la posizione di dirigente per stare vicino ai miei figli, costretti a casa per via delle scuole chiuse.
Adesso sono un freelance digitale e qui parte la mia ennesima trasformazione. Mi occupo di formazione nel settore delle criptovalute. Insegno agli italiani le tecniche di trading, la DeFi, gli NFT, l’utilizzo dei wallet per criptovalute e come operare in sicurezza nel mondo crypto. Per questo ho creato Cryptoverso, il mio secondo blog.
Inoltre, mi occupo di creazione siti web in WordPress e Joomla e di ottimizzazione SEO, soprattutto per piccole aziende italiane in Polonia.
Tuttavia, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Oltre ad aver creato due blog, nel 2022 ho pubblicato il mio primo romanzo, “Diavoli di sabbia”, un thriller ambientato in Sicilia e disponibile su Amazon, in formato cartaceo ed e-book.
Che ricordi hai dei tuoi primi giorni nel Paese?
Quando ho visitato la Polonia per la prima volta era il Dicembre del 2002. Sono passato dai +15 °C di Palermo ai -15°C in Polonia, quindi il freddo me lo ricordo bene.
Ricordo di aver visitato Varsavia, Poznań, Cracovia, la miniera di sale di Wieliczka, Auschwitz. Tutto nuovo, eppure sentivo quel Paese già parte di me.
Quando ci siamo trasferiti nel 2008, ricordo che ero partito subito a razzo trovando lavoro dopo pochi giorni come Native Speaker. Era incredibile. Mentre in Italia si arrancava con il lavoro, qui in poco tempo ho iniziato a collaborare con due scuole di lingua e con un’università privata. Dopo pochi mesi ero già responsabile di una filiale di un’azienda italiana.
C’è qualcosa che hai scoperto solo una volta arrivato e che avresti voluto sapere prima di partire?
Niente di particolare. Il nostro trasferimento è stato ragionato e calcolato per almeno un anno. Conoscevo il Paese, parlavo la lingua, avevamo delle solide basi finanziarie. Non abbiamo lasciato nulla al caso.
Per questo consiglio, a chi vuole vivere all’estero, di non farlo senza una meticolosa preparazione. Bisogna capire che andate in un posto con un’altra lingua, un’altra mentalità e un altro clima e ci vuole tempo per crearne i presupposti.
Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?
Quando mi sono trasferito qui i costi erano molto bassi ma gli stipendi lo erano altrettanto. Bene per vivere in Polonia ma per tornare in Italia si faceva fatica.
Negli ultimi due anni le cose sono cambiate radicalmente. L’inflazione è intorno al 18% ma il costo del cibo è almeno raddoppiato. Anche la benzina è salita di almeno il 50%. I mutui sono saliti così tanto da mettere in difficoltà molte famiglie, alcuni miei amici si sono visti raddoppiare la rata.
Vedo ancora differenza nei servizi, un dentista o un idraulico costa ancora meno che in Italia ma i prezzi stanno comunque aumentando. Un’azienda italiana non dovrebbe aprire qua per i costi più bassi ma perché il mercato è più attraente.
Gli stipendi sono saliti a causa della mancanza di forza lavoro, però non in proporzione. Significa che i polacchi hanno perso potere d’acquisto in livello significativo.
È facile trovare un alloggio? Quali sono i costi medi?
I polacchi prediligono l’acquisto di una casa piuttosto che affittarla, spesso conviene pagare la rata di un mutuo piuttosto che spendere soldi in un affitto.
C’è molta differenza fra Varsavia e le altre città. I costi nella capitale sono ben più alti. Certo, anche nelle grandi città non si scherza, ma ci avviciniamo a condizioni più umane.
Difficile, quindi, parlare di un costo medio. Si potrebbe andare dai 2.000 euro al mq a Varsavia alle poche centinaia di Euro in un paese di medie dimensioni, lontano dai circuiti internazionali.
Come sei stato accolto dalla gente del posto?
Molto bene ma grazie alla mia conoscenza del polacco e al rispetto dei costumi locali. Non mi sono mai sentito superiore ai polacchi ma diverso sì. Inoltre, bisogna dire che i polacchi hanno una buona opinione degli italiani. Li vedono casinisti e cascamorti ma, tutto sommato, simpatici e divertenti.
In tanti anni non ho mai avuto nessun problema forse perché, essendo un siciliano atipico, cioè molto alto e dai colori chiari, sembro quasi un polacco.
Pensi che sia facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa in Polonia?
Se non conosci il polacco, le possibilità si limitano alle tante multinazionali che svolgono servizi di outsourcing e richiedono la conoscenza dell’italiano. In tutte le città principali ci sono opportunità. Se si guardano gli annunci, sono strapieni di richieste con la lingua italiana.
Il mio vantaggio è stato proprio il polacco, altrimenti mi sarebbe stato impossibile parlare con i miei clienti e impostare delle trattative. Diciamo che con la conoscenza del polacco ho avuto molte più opportunità.
Avviare un’impresa è sicuramente più semplice che in Italia. La burocrazia è molto più snella e moltissimi aspetti possono essere sbrigati online. Ad esempio, io ho Partita Iva, ho iniziato con una commercialista e dopo pochi mesi ho preferito gestirmi da solo la contabilità tramite un portale. In pratica con 15 Euro al mese gestisco tutta la mia attività da solo, senza l’aiuto di nessuno, però ho le competenze per farlo.
Che consigli daresti a chi sogna di trasferirsi lì?
Di non cercare l’Italia in Polonia. Si tratta di un altro Paese e dobbiamo adattarci. Non sono i polacchi a doversi adeguare con la lingua, i costumi e le abitudini ma siamo noi a doverlo fare.
Studiate il polacco, mangiate i cibi polacchi, frequentate i polacchi, abbiate rispetto per i polacchi e per questo Paese. Sentitevene parte. Se venite qua alla ricerca della Little Italy, non sarete mai integrati.
Pensi che la Polonia sia adatta a chi…
A chi non pensa che l’italiano sia superiore al polacco. Ho visto troppo spesso spocchiosi italioti arrivare come il ricco italiano in un Paese povero, con il polacco con l’anello al naso.
Una volta ho visto un ragazzo mostrare il portafogli pieno di soldi a una cassiera pensando di far colpo. Quando sono andato io a pagare mi sono scusato con lei, in polacco, a nome del mio Paese. Le ho detto che quella persona non rappresentava gli italiani, ma solo la sua parte peggiore.
Noi italiani siamo diversi, non siamo né migliori né peggiori.
Data anche la situazione attuale, reputi la Polonia un Paese sicuro? Consiglieresti ad altri italiani di trasferirvisi adesso?
Sì, reputo la Polonia un Paese molto sicuro. Chiaro che la delinquenza c’è anche qua ma, conoscendo il Paese e le abitudini, non si corrono rischi. Personalmente, in 15 anni non ho mai avuto problemi.
La guerra non ha cambiato molto a livello di sicurezza. Certo, sono arrivati tre milioni di ucraini lo scorso anno ma ne arrivano già tanti dal 2014.
Racconto una storia. Fra gli ucraini arrivati negli anni passati avevo stretto amicizia con una coppia di ragazzi. Lavoravano in fabbrica, erano venuti qua per guadagnare i soldi per tornare in Ucraina e sposarsi. Ci siamo conosciuti grazie alla capoeira, erano molto bravi e ci siamo allenati spesso insieme.
Quando loro sono tornati in Ucraina, siamo rimasti in contatto. Si sono sposati, hanno comprato casa ed è nato loro il primo figlio. Scoppiata la guerra, la loro città è stata occupata dai russi. Sono riusciti a scappare ma sono andati a Odessa mentre io spingevo per farli tornare in Polonia proprio perché è un posto sicuro. Mi ero pure offerto di ospitare almeno lei e il figlio, lui essendo riservista non poteva lasciare il Paese.
Purtroppo questo ragazzo è morto a settembre in un incidente stradale mentre la moglie è rimasta gravemente ferita ma si è salvata. Il figlio non conoscerà mai suo padre. Ho fatto tutto quello che potevo ma ancora oggi non riesco a dimenticarlo.
Cos’hai imparato, per ora, vivendo in Polonia?
Che puoi vivere lontano dalla Sicilia ma che la tua terra non ti abbandona mai. La Sicilia è sempre lì, radicata dentro di te, ti manca e ti fanno arrabbiare le tante cose che non funzionano e ti spingono ad andartene.
Alla fine, perché dovrei vivere in un Paese dove fa freddo per metà anno e con il mare a cinquecento chilometri? Fa rabbia e non passa. Ho capito che questo è il posto giusto per me e la mia famiglia ma non accetto ancora che la Sicilia debba allontanare così i suoi figli.
Quali luoghi non possono mancare nell’itinerario di chi si appresta a visitare il Paese per la prima volta?
Cracovia è la meta prediletta ed è giusto perché merita. Si tratta di una bellissima città in cui torno sempre volentieri per visitare il centro, il castello di Wawel e il quartiere ebraico di Każimierz.
Non può mancare Auschwitz perché è una lezione di vita che rimane impressa. Bisogna vedere quei luoghi e provare a sentire la sofferenza dei milioni di morti.
Anche Varsavia è bellissima, è una città moderna ma si vive benissimo. Aggiungerei anche Danzica, Wrocław, Poznań e Toruń. Certo che se vieni in Polonia per pochi giorni è bene concentrarsi su una zona, perché il Paese è molto grande.
Suggerisci dei luoghi lontani dai sentieri più battuti…
Questa è la mia specialità. Ho dedicato il mio blog e i miei canali Facebook e Instagram, “Natura in Polonia”, proprio a questo. Nei miei spazi racconto la Polonia meno conosciuta e battuta dagli itinerari internazionali. Nessun italiano racconta la Polonia come me.
Ho una passione per i Monti Tatra, dove si trovano le cime principali. Molti visitano Zakopane ma non possono mancare le passeggiate fra quelle valli. Se poi sei un escursionista puoi sempre salire su una delle cime che racconto sul blog. Personalmente, ho già scalato quelle principali e programmo nuove escursioni per quest’estate.
Inoltre ci sono ben 23 parchi nazionali. Al momento ne ho visitati ventuno e miro a essere (credo) il primo italiano ad averli visitati tutti. Uno a cui sono particolarmente legato è il Babiogórski Park Narodowy o Parco Nazionale di Babia Góra. Si tratta di una montagna di circa 1.700 metri ma è stata la prima che ho scalato quando sono stato in Polonia per la prima volta e da allora ci torno tutti gli anni.
Progetti per il futuro?
Il lavoro da freelance digitale ha una prerogativa, cioè quella di poter lavorare da qualsiasi posto grazie a un PC e a una connessione. Il mio obiettivo è quello di dividere la mia vita e quella della mia famiglia fra la Polonia e un luogo più caldo, come Italia o Spagna. È un progetto a lungo termine perché il tutto deve avvenire in sintonia con i nostri figli che vanno a scuola in Polonia.
Non mollo la Polonia, è casa mia, ma inizio a sentire bisogno di passare più tempo in un luogo più caldo.
Al momento collaboro con un’accademia italiana e sono socio di una start-up legata al mondo crypto. Tuttavia, il mio sogno è quello di creare qualcosa di piccolo ma di mio nel mondo del Web3, della blockchain e degli NFT.
E poi scrivere, scrivere e scrivere. Promuovere ancora il mio romanzo e magari scriverne un altro.
Per seguire e contattare Emilio:
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