Elena, Mirko e Rebecca, una famiglia in giro per il mondo

Di Enza Petruzziello

663 giorni in viaggio, 17 Paesi visitati, 424 mezzi di trasporto usati e quasi 6 mila chilometri percorsi a piedi. E no, non sono ancora stanchi! Elena, Mirko e la piccola Rebecca da due anni stanno facendo il giro del mondo con lo zaino in spalla!

È il 30 marzo 2022 quando decidono di lasciare la loro casa italiana e partire. Un viaggio per scoprire, per conoscere il mondo, per salpare dal loro porto sicuro e lasciarsi guidare dal vento. In questi due anni hanno dormito in un condominio di ventisei piani dell’immensa Kuala Lumpur; sono stati ospitati a casa di una famiglia messicana nella campagna vicino alla meravigliosa San Miguel de Allende. Hanno trascorso notti stipati in minivan in Laos su strade sterrate e infinite soste nei villaggi; hanno viaggiato in compagnia di decine di pulcini sui chicken bus dal Lago Atitlan fino a Quetzaltenango.

Il loro è un viaggio lento, per poter entrare in connessione con i luoghi che li ospitano, per conoscere la loro cultura, le tradizioni, la spiritualità. Lo raccontano ogni giorno attraverso le pagine di “Anomadi”, il loro blog. Sposati dal 2017, Elena è la creativa del gruppo, mentre Mirko il creatore tecnologico e videomaker. Rebecca? E’ l’intrattenimento: la cantante, la presentatrice, la regia.

Ad ispirarli ed aiutarli ad intraprendere questo viaggio è stato proprio il nostro magazine e le storie che raccontiamo ogni giorno. Oggi tocca la loro. Perché? Come loro stessi spiegano: «Speriamo che la nostra storia possa essere d’aiuto ad altre famiglie che come noi desiderano partire ma temono che non sia possibile con dei bambini al seguito». Ecco cos’altro ci hanno detto.

ANOMADI - ELENA, MIRKO E REBECCA, UNA FAMIGLIA IN GIRO PER IL MONDO

Ciao ragazzi, vi va di presentarvi ai nostri lettori?

Mirko: classe 1990, milanese di nascita, è un medico. Dopo la laurea ha esercitato la professione per 7 anni, lavorando come medico generale in un paese bresciano e durante la pandemia nel reparto covid della rsa di cui era dipendente. E proprio questa esperienza ed il toccare con mano quanto la vita possa essere breve l’ha spinto a non posticipare ciò che erano i suoi desideri.

Elena: classe 1989, nata in un piccolo paesino in provincia di Cremona. Fin da piccola aveva il sogno di diventare archeologa e viaggiare per il mondo alla scoperta di tesori nascosti e antiche civiltà perdute. Ha una laurea in storia, non è un’archeologa ma il suo sogno ora lo sta vivendo!

Rebecca: è un piccolo unicorno di quattro anni a spasso per il mondo! Ha incontrato e giocato con i bambini ad ogni latitudine, su un numero imprecisato di parchi gioco. Il suo sogno più grande è vedere tutti gli animali che popolano questo incredibile pianeta. E noi sappiamo che per quanto folle il suo sogno un giorno si realizzerà!

Elena, Mirko perché la scelta due anni fa di stravolgere la vostra vita?

«Nella nostra vita abbiamo seguito quello che erano le tappe fondamentali che ci erano state insegnate: studiare, trovare un lavoro, sposarsi, fare figli e poi… aspettare la pensione! Quando è nata Rebecca però ci siamo chiesti: è davvero tutto qui? Sentivamo come se fino a quel momento avessimo vissuto la nostra vita seguendo un sentiero che tutti imboccavano, facendo le cose che ci avevano detto che avremmo dovuto fare. Ma se quella strada invece non fosse stata davvero la nostra? Quali erano davvero i nostri desideri che non avevamo mai ascoltato? Ed ecco che abbiamo sentito dentro di noi quel forte desiderio che è sempre stato lì, ma che avevamo sepolto sotto i “non posso”, “non è il momento”, “ho paura”. E il nostro grande sogno era proprio quello di vedere il mondo, di conoscere, di scoprire cosa c’era fuori dal conosciuto. Di poter vivere un’esperienza unica con nostra figlia, di permettere anche a lei di conoscere quel meraviglioso pianeta dove viviamo. Di trovare quel posto da chiamare “casa” (se mai lo avessimo trovato), di perderci e poi di ritrovarci, di scoprirci tramite il viaggio. E così abbiamo comprato il nostro biglietto di sola andata per Israele e il 30 marzo 2022 siamo partiti, il mondo ci stava chiamando e noi finalmente gli stavamo rispondendo!».

Mollare un posto fisso, casa, amici e famiglia e quella stabilità che in molti cercano non deve essere stato facile. C’è stato qualcuno che vi ha dato dei “pazzi” e altri viceversa che vi hanno sostenuto in questa scelta?

«Quando abbiamo comunicato la nostra scelta diverse sono le reazioni che hanno avuto le persone: chi ha pianto, chi è rimasto indifferente, chi se lo aspettava (noi non abbiamo mai fatto mistero della nostra insoddisfazione).Ma nonostante i giudizi e i tentativi di farci cambiare idea il nostro perché era davvero troppo grande per non proseguire su quella strada e così, folli o no, abbiamo fatto quel salto e a distanza di due anni possiamo dire: ne è valsa la pena!».

Come vi siete organizzati da un punto di vista pratico ed economico? Con che budget iniziale siete partiti e come vi sostenete economicamente?

«Partiamo dicendo che non abbiamo ereditato grandi somme di denaro, non siamo ricchi e non veniamo da famiglie benestanti. Siamo sempre stati degli amanti del minimalismo, abbiamo sempre vissuto in modo frugale: gli unici soldi che spendevamo erano utilizzati per viaggiare. Avevamo accantonato dei risparmi per il “futuro”, ed ecco che quel futuro era arrivato per noi. Abbiamo stabilito un budget mensile da non superare, che effettivamente si è rivelato “giusto” per noi. Facciamo volontariato in cambio di vitto e alloggio e utilizzando piattaforme come couchsurfing e workaway è possibile davvero viaggiare con un budget ridotto».

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Quando siete partiti Rebecca aveva due anni, come ha vissuto questo cambiamento?

«Rebecca è stata ed è tuttora colei che si abitua più facilmente a ogni nuovo paese, cibo e alloggio. Comunemente si pensa il contrario, eppure i bambini sono coloro che sanno adattarsi meglio al cambiamento rispetto agli adulti che hanno tanti schemi mentali e idee preconcette dentro di loro. Ha mangiato qualsiasi tipo di cibo di strada, dall’Asia al sud America, ha viaggiato su qualsiasi genere di mezzo di trasporto e ha giocato con bambini che non parlavano la sua stessa lingua, eppure tra di loro si capivano ugualmente. Vedere il suo entusiasmo nel lanciarsi in ogni nuova avventura ci fa capire che siamo ancora sulla strada “giusta” per noi».

Cosa significa crescere una figlia in giro per il mondo? Penso agli aspetti positivi, ma anche a quelli negativi.

«Crescere una bambina in giro per il mondo significa darle l’opportunità di vivere esperienze uniche, indimenticabili. Significa crescerla senza barriere, facendole conoscere diverse culture, tradizioni, lingue, modi di vivere e di pensare. Significa crescerla libera e soprattutto senza credere che esista una sola “verità”, un solo modo di vivere e di comportarsi, affinché un giorno possa scegliere la propria strada tra le tante che ci sono, non pensando che ne esista solamente una. Rebecca è una bimba felice, entusiasta della vita e socievole. Non appena arriviamo ad un parco giochi è lei la prima che si approccia a qualsiasi bambino, nonostante parli una lingua differente. Comunemente si pensa che i bambini per sviluppare la propria socialità abbiano la necessità di frequentare l’asilo, eppure noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che la socialità può essere sviluppata in modi differenti e che anche in questo ambito non esiste solamente una strada che si può percorrere ma diverse e tutte incredibili. L’aspetto che invece possiamo considerare il più “difficile” in questa gestione è il fatto che Rebecca è con noi 24 su 24, 7 giorni su 7, senza pause. Eppure anche in questo campo siamo riusciti a trovare una soluzione e a ritagliarci delle piccole pause per ricaricare le nostre energie».

Come si gestisce la vita quotidiana in un viaggio così lungo con una bambina piccola? Ci sono sfide particolari che avete affrontato come famiglia durante il percorso?

«Ogni giorno per noi è differente, e la vera sfida che abbiamo affrontato e affrontiamo sempre è proprio la quotidianità. Non abbiamo una vera e propria routine in viaggio, ogni giorno per noi è diverso da quello precedente. Ci sono però alcune costanti in viaggio, come la necessità di Rebecca di giocare (da sola e con altri bambini) e di fare delle attività (con noi o da sola) che integriamo con la visita dei luoghi in cui ci troviamo e con i nostri progetti. Non tutti i giorni questo ci riesce bene eppure sappiamo che il giorno dopo proveremo a fare meglio!».

In che modo scegliete i vostri spostamenti e in base a cosa decidete quanto rimanere in un posto?

«Quando siamo partiti conoscevamo solamente la nostra prima meta: Israele, e ogni paese che abbiamo visitato successivamente è stato una “sorpresa” anche per noi. Ci lasciamo guidare dal nostro istinto, dalle sensazioni che proviamo in quel determinato luogo. Per sentirci il più possibile “liberi” di cambiare piani e rimanere qualche notte in più in una città non prendiamo contatti per essere ospitati in una nuova meta fino a quando non siamo sicuri di spostarci».

Con quali mezzi vi muovete e dove soggiornate?

«Per scegliere come spostarci e dove soggiornare ci lasciamo guidare da due fattori chiave per noi: il primo è rispettare il nostro budget di viaggio e il secondo è vivere il più possibile i luoghi come la gente locale, per conoscere profondamente i Paesi che visitiamo. Siamo stati ospitati da diverse famiglie, abbiamo fatto volontariato, soggiornato in guest house, ostelli (sì, anche con i bambini è possibile!), e anche piccoli hotel a basso costo. In questi due anni in viaggio abbiamo utilizzato diversi mezzi di trasporto: per primo i nostri piedi (siamo grandi camminatori!), le biciclette, gli autobus locali di ogni tipo (alcuni ospitavano anche dei meravigliosi pulcini!), abbiamo fatto autostop e per gli spostamenti da un continente all’altro gli aerei».

Siete in viaggio dal 2022. Avete visitato 17 Paesi e percorso a piedi quasi 6mila chilometri. Parlateci di queste esperienze, dove siete stati ecc

«Abbiamo iniziato il viaggio da Israele, dove siamo stati per un mese ospitati in una comunità, poi la Palestina per due settimane, Giordania, Egitto, Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia, Malesia, Filippine, Indonesia, Messico, Guatemala, Colombia, Ecuador, Brasile, Paraguay e attualmente siamo in Argentina.

Abbiamo vissuto esperienze incredibili in ogni paese che abbiamo visitato, tanti aneddoti divertenti, e abbiamo anche superato alcune difficoltà, come la famigerata frontiera Laos Vietnam dove non volevano farci entrare perché richiedevano il visto stampato ma noi l’avevamo solamente elettronico. Nel bel mezzo di un monsone Mirko è andato a cercare (in mezzo al nulla) un luogo dove avrebbero potuto stampare quel documento e noi ad aspettare sperando che il pullman non partisse! Momenti emozionanti e concitati ma alla fine ce l’abbiamo fatta!».

Qual è il Paese che vi ha colpito di più e perché?

«Rispondere a questa domanda non è affatto semplice. Perché anche se può essere scontata la risposta, davvero ogni paese ha le sue bellezze e ci siamo innamorati di ogni Stato che abbiamo visitato perché per noi la bellezza sta nel conoscere. Eppure se dovessimo pensare davvero a quale paese più ci ha colpito diremmo il Brasile. È il paese con la più grande biodiversità del pianeta e noi che amiamo la natura siamo rimasti affascinati dalle sue foreste e dalle incredibili specie animali che abbiamo visto in libertà».

Come è stata l’accoglienza nei vari posti che avete visitato?

«Ci siamo sempre sentiti accolti in tutti i paesi che abbiamo visitato e mai ci siamo sentiti degli “estranei”. Sicuramente da quando abbiamo iniziato ad utilizzare l’applicazione couchsurfing, abbiamo potuto davvero conoscere l’ospitalità delle persone che vivono in quei luoghi ed è stato fantastico».

Dal punto di vista burocratico come vi organizzate?

«Quando decidiamo di visitare un paese ci informiamo sul sito ufficiale della Farnesina italiana per conoscere i documenti che sono richiesti per l’ingresso e, quando è necessario ottenere un visto prima dell’ingresso, facciano richiesta nei tempi stabiliti per poter entrare. In quasi tutti i paesi che abbiamo visitato il visto veniva apposto all’ingresso. Facciamo anche molte ricerche su internet prima di visitare un nuovo stato, leggendo diversi blog di viaggio per fare nostre le esperienze di chi prima di noi ha varcato quel confine».

Curate anche un blog “Anomadi”. Come è nata l’idea di creare questo spazio virtuale e qual è l’obiettivo principale nel condividere la vostra esperienza online?

«Il nostro progetto Anomadi, che è composto da un blog di viaggio (www.anomadi.com), una newsletter e da un canale youtube, è nato con il desiderio di poter trasmettere la gioia della scoperta, della novità e della diversità, perché è lì che si cela la bellezza. Vogliamo raccontare la realtà dei Paesi che visitiamo, senza “indorare la pillola”, condividendo la nostra Grande Avventura. Vogliamo trasmettere che si può viaggiare in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo e con chiunque, anche con i bambini! Anomadi è un’ode al viaggio, strumento potentissimo di conoscenza, di ciò che sta fuori e di ciò che si trova dentro di noi. Il viaggio è cambiamento; è il modo in cui ogni giorno facciamo un passo in più verso chi vogliamo diventare, e questo messaggio vogliamo diffonderlo al mondo».

Che consigli vi sentite di dare alle coppie, ma non solo, che stanno pensando di mollare tutto e cambiare vita?

«Fatelo! Mettete il piede fuori di casa e partite! Abbiamo capito che i desideri, quando sono autentici, non possono rimanere inascoltati, altrimenti si passa tutta la vita a rimuginare su quanto non si è fatto ma si sarebbe potuto fare. I desideri sono davvero la bussola che ci permette di capire quale è la strada da imboccare. Rimaniamo in ascolto e poi agiamo! É il modo migliore per vivere una vita che davvero sia quella “giusta” per noi!».

Vivere viaggiando. Il sogno di molti. Come è cambiata la vostra vita da quando siete partiti?

«È davvero un sogno che si è realizzato. La nostra vita è stata totalmente rivoluzionata e niente ora è uguale a prima, soprattutto noi, che evolviamo e cambiamo ogni giorno sempre più. Il luogo che vediamo fuori dalla finestra cambia ogni mattina (o quasi), il letto sul quale dormiamo anche, mangiamo ogni giorno un piatto a cui le nostre papille gustative non sono abituate, parliamo una lingua differente dalla nostra lingua madre, ci adeguiamo a climi diversi e viviamo con persone che non conosciamo da quando siamo adolescenti. Ogni giorno è come se fosse una vita nuova per noi, ed è proprio questo che amiamo del viaggio».

ANOMADI - ELENA, MIRKO E REBECCA, UNA FAMIGLIA IN GIRO PER IL MONDO

Vi manca l’Italia e ci tornereste a vivere stabilmente?

«Ora non sentiamo la mancanza dell’Italia e non è nei nostri programmi futuri tornare e stabilirci stabilmente».

Le vostre prossime destinazioni?

«Il nostro grande desiderio è poter visitare tutti i Paesi del mondo! I prossimi paesi che visiteremo sono: l’Uruguay, il Cile e gli altri paesi dell’America Latina».

Per contattare Elena, Mirko e Rebecca ecco i loro recapiti:

Sito internet: www.anomadi.com

YouTube: https://www.youtube.com/@anomadiblog

La loro newsletter settimanale “Cartolina”: https://anomadi.ck.page/09dbe177ef

E-mail: info@anomadi.com