Belfast: la storia di Daniel Avanzini

In ambito lavorativo il Regno Unito ha tutto ciò che a mio avviso i politici italiani dovrebbero introdurre in Italia: un salario minimo, un mercato del lavoro dinamico e la possibilità di far carriera anche se si è giovani. La mia vita? È cambiata tantissimo. A distanza di 6 anni sono felicemente sposato e vivo in una bellissima casa a tre piani di proprietà con vista sull’Oceano Atlantico. Non lo dico per fare invidia a qualcuno, voglio solo far capire a tutti coloro che ora sono nella stessa situazione in cui mi trovavo io 6 anni fa, che certe volte bisogna cambiare il proprio ambiente per sbocciare”.

A cura di Enza Petruzziello

«A volte bisogna cambiare il proprio ambiente per sbocciare». Daniel Avanzini, trentunenne di Milano, ne è fermamente convinto. Cresciuto nell’hinterland milanese, dove fino a 6 anni fa viveva insieme a sua madre, Daniel ha trovato la sua felicità in Irlanda del Nord. Più precisamente a Belfast. È il 2016 quando decide di fare le valigie e salutare l’Italia.

Prima di trasferirsi aveva un lavoro part-time come servizio clienti per il più grande gruppo automobilistico italiano. Dopo circa 4 anni di lavori part-time con contratto a tempo determinato decide che è finalmente arrivato il momento di cambiare aria e così, all’alba dei suoi 25 anni, due mesi dopo l’esito del referendum sulla Brexit, fa il grande passo.

Sposato da circa sei mesi con Hannah, che invece é nata e cresciuta a Belfast, Daniel in Irlanda del Nord trova tutto ciò che non era riuscito ad avere in Italia, a partire dalla sua indipendenza e da una carriera che gli sta dando grandi soddisfazioni. Ecco cosa ci ha raccontato.

Daniel Avanzini Belfast

Daniel quando ha deciso di trasferirti all’estero e che cosa ti ha spinto a lasciare tutto? Che cosa non ti piaceva della tua vecchia vita?

«L’idea l’ho avuta forse dal 2013-2014, quindi 2-3 anni prima di farlo effettivamente. L’ispirazione mi é venuta da alcuni amici e conoscenti che hanno o studiato per un periodo all’estero o che ci avevano anche vissuto e lavorato per qualche anno. Sono sempre stato un amante dei viaggi e di indole molto curiosa, quindi é stata solo una questione di tempo. Le cose che non mi piacevano erano due: andando forse un po’ “controcorrente” a ciò che è la realtà odierna italiana, trovavo quasi imbarazzante vivere ancora a casa con mia mamma a quasi 25 anni, e cominciavo anche ad essere seriamente preoccupato per il mio futuro. I progressi che facevo erano minimi e anche molto lenti, la “scalata” lavorativa in Italia mi sembrava interminabile. Sono comunque sempre stato ambizioso e sapevo che mai mi sarei potuto accontentare di uno stile di vita simile».

Come mai la scelta è ricaduta proprio su Belfast?

«Come spesso accade, é stato un caso. Dall’Italia mi ero inizialmente candidato per un lavoro ad Amsterdam. L’annuncio veniva da un recruiter esterno e quindi avevo evidenziato il fatto che mi sarebbe andata bene qualunque destinazione. Il caso volle che l’azienda di Amsterdam non mi prese, e che questo recruiter esterno avesse però altre 3 opzioni: Parigi, Sofia e Belfast. Potevo solo candidarmi per una delle 3, e la mia scelta é ricaduta su Belfast. Parigi, bellissima, l’ho scartata per il costo della vita esorbitante e per le mie conoscenze del francese pressoché nulle. Per Sofia, senza voler offendere nessuno, non mi sentivo ancora così “disperato”, e quindi Belfast mi é sembrata l’opzione più opportuna. Il fatto che si trovi nel Regno Unito, la seconda economia più grande in Europa, e che avesse delle dimensioni un po’ più a misura d’uomo di Milano, mi avevano definitivamente convinto».

Come sono stati gli inizi qui? Penso all’accoglienza delle persone e all’adattarsi a nuove abitudini, ad una nuova cultura, a nuove usanze e un nuovo stile di vita.

«Sono stati degli inizi subito molto dinamici. L’azienda che mi aveva assunto mi aveva pagato 5 notti in hotel, quindi fin da subito avevo un po’ di premura per quanto riguarda la ricerca di un’abitazione. Sia per questioni di budget che per l’urgenza, al quarto giorno ho trovato una camera singola in un’abitazione con altre 3 persone, tutti nord-irlandesi provenienti da città diverse fuori Belfast. Proprio questa prima full-immersion mi ha aiutato molto, sia per quanto riguarda l’accento locale quasi incomprensibile, sia per la conoscenza delle tradizioni locali e dei luoghi dentro e fuori Belfast. Non ho avuto particolari difficoltà ad ambientarmi, come detto in precedenza sono amante dei viaggi e ho sempre nutrito molta curiosità per le novità. Gli irlandesi poi, sia del nord che del sud, sono tra i popoli più accoglienti che ci siano».

Da un punto di vista burocratico, qual è l’iter da seguire per chi vuole trasferirsi a Belfast e in generale in Irlanda del Nord, soprattutto dopo la Brexit?

«Dalla Brexit molte cose sono cambiate, e onestamente non sono al corrente di tutte le procedure. Io mi sono trasferito appena due mesi dopo quel famoso giugno del 2016, all’epoca si poteva ancora entrare facilmente. Da quel che so ora bisogna avere una “sponsorship”, quindi già un lavoro prima di trasferirsi, che però deve soddisfare certi criteri minimi, come ad esempio lo stipendio o il tipo di lavoro. Lavori molto richiesti, e con approvazione quasi immediata della “sponsorship”, sono quelli in campo medico ed infermieristico, così come nel settore informatico. Hanno anche introdotto un test per la lingua inglese. Ci si può comunque informare online sul sito del governo, é molto ben fatto e si trovano tutte le spiegazioni. Una volta superati i 5 anni in Regno Unito, si può richiedere il “Settled Status”, che permette la permanenza indefinita nel Paese. La burocrazia comunque é quasi inesistente, in due settimane ho ricevuto tutto il necessario (Codice Fiscale, Conto Bancario, Contratto Telefonico etc), e non ho dovuto fare file con mille cedolini in Posta!».

belfast

Belfast è la capitale e maggiore città dell’Irlanda del Nord, una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito. Ricca di storia, di bellezze paesaggistiche e architettoniche, famosa per aver ospitato il cantiere navale dove è stato costruito il Titanic, Belfast nonostante un passato difficile pieno di scontri, è oggi una città moderna. Com’è vivere qui da residente?

«La qualità della vita é molto alta a mio avviso. Il costo della vita, nonostante si sia alzato recentemente, come un po’ in tutto il mondo, é più basso che nel resto del Regno Unito e la presenza del salario minimo agevola di molto le cose, soprattutto quando ci si trasferisce. Per fare un paragone con Milano, il costo della vita a Belfast é più basso del 20% circa, a fronte di stipendi leggermente più alti. Le dimensioni poi sono perfette a mio avviso. Belfast ha più o meno lo stesso numero di abitanti di Bologna o Firenze, offre quindi tutto il necessario senza il caos di metropoli come Milano o Roma. Inoltre essendo una capitale, si ha anche qualcosina in più come ad esempio ben 2 aeroporti internazionali e un terzo a Dublino, facilmente raggiungibile in 90 minuti di macchina o bus. Il divertimento principale é naturalmente andare per pub, ma non mancano cinema e teatri così come concerti o eventi sportivi. Anche i ristoranti sono ottimi, molti stranieri, anche italiani, ne hanno aperti e quindi c’è una selezione molto varia. Forse, anche a causa dei problemi passati, le strutture ospedaliere sono buone e molto capillari. Se ci si deve o vuole muovere in macchina, le autostrade in tutto il Regno Unito sono gratuite, si possono quindi utilizzare come delle grandi superstrade senza fila e salassi al pedaggio».

Di che cosa ti occupi a Belfast? E quali sono gli aspetti del tuo lavoro che ti danno maggiore soddisfazione?

«Lavoro per un’azienda americana, vendo software ad aziende in Paesi europei extra-Regno Unito ed Irlanda. Gli aspetti che preferisco sono la flessibilità, posso infatti lavorare da casa senza dover recarmi in ufficio, e l’aspetto meritocratico del lavoro, dato dal pagamento di commissioni in base ai volumi di vendita raggiunti. Inoltre molte aziende del settore, come la mia, offrono dei benefit davvero interessanti, ad esempio un numero di ferie illimitato, assicurazione medica privata per tutto il nucleo familiare e il rimborso del canone Wifi e telefonico, così come della palestra. Ci si sente quindi apprezzati e si é ancora più invogliati ad eseguire le mansioni quotidiane!».

A sole due ore da Dublino, eppure in un altro Paese. Che rapporti ci sono tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord?

«I rapporti tra i cittadini di entrambe le nazioni sono ottimi, é la politica che vuole marciare su certe differenze per stare salda al potere. Ci sono molti scambi commerciali tra i due Paesi, così come molti frontalieri. Personalmente ho sempre visto questa vicinanza come un vantaggio per l’economia locale».

Qual è l’aspetto più interessante del posto in cui vivi? E viceversa quello che ti piace di meno?

«È una città in continua evoluzione dalla fine dei Troubles nel ’98 (conflitto iniziato alla fine degli anni ’60 in cui si scontrarono unionisti e nazionalisti ndr), é stimolante e provoca curiosità vederne la crescita. Sicuramente anche la natura é qualcosa di spettacolare, nonostante io mi ci sia abituato ormai e quindi non mi fa più molto effetto. L’aspetto che mi piace meno é il fatto di essere un’isola, da milanese sono abituato ad essere un po’ al centro dell’Europa (logisticamente parlando) e da qui se ci si vuole spostare bisogna sempre prendere l’aereo».

Daniel Avanzini Belfast

Hai notato differenze con l’Italia?

«In ambito lavorativo il Regno Unito ha tutto ciò che a mio avviso i politici italiani dovrebbero introdurre in Italia: un salario minimo, un mercato del lavoro dinamico (si può perdere il lavoro più facilmente forse, ma lo si trova in un battibaleno) e la possibilità di lavorare con contratti da 8 o 12 ore settimanali quando si va ancora a scuola. I ragazzi di 21 anni qui hanno già magari 5 o 6 anni di esperienza lavorativa in negozi o supermercati, in questo modo sono maggiormente preparati al mondo del lavoro e gravano meno sulle spalle dei genitori. Un ultimo punto in merito al lavoro: l’età qui non conta, se si hanno le capacità e l’attitudine giusta si può far carriera molto velocemente, anche a discapito di gente anagraficamente più grande. Per quanto riguarda lo stile di vita, si fa forse un po’ meno attenzione alla qualità delle cose, anche se in materia di birra o whisky diventano estremisti come noi con la pizza».

Sono tanti i giovani, e non, che vorrebbero seguire il tuo esempio. Quali opportunità ci sono per loro a Belfast? E che consigli daresti loro?

«Quando gli italiani pensano al Regno Unito automaticamente pensano a Londra. Il Regno Unito é “unito” anche perché in ogni parte del Paese si hanno delle garanzie minime per poter vivere, quindi andare in città minori e meno blasonate come Belfast, permette di avere meno concorrenza. Inoltre é molto facile poter vivere da soli per via dei costi contenuti in rapporto agli stipendi, anche percependo il salario minimo, quello riservato ai lavori meno “qualificati”, si può arrivare a spendere meno del 50% per l’affitto. Se poi si decide di comprare casa, i prezzi sono circa un quarto di quelli londinesi. Nel campo del servizio clienti o della ristorazione é facile iniziare, altrimenti per persone già qualificate suggerirei l’informatica (ci sono molte start up e Dublino, una delle capitali tecnologiche, é vicina) o la medicina. Una cosa deve essere però chiara: bisogna avere delle capacità di base cosi come una mentalità indipendente ed affamata. È un cambio radicale e per beneficiare dei suoi frutti bisogna davvero andarci “all-in” come dicono nel poker».

Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferito a Belfast?

«È cambiata drasticamente. Sono arrivato nel 2016 con esattamente 1500 euro messi da parte in Italia e pagavo 250 sterline di affitto per una camera in un appartamento condiviso con altre 3 persone. A distanza di 6 anni sono felicemente sposato e vivo in una bellissima casa a tre piani di proprietà con vista sull’Oceano Atlantico. Non lo dico per fare invidia a qualcuno, voglio solo far capire a tutti coloro che ora sono nella stessa situazione in cui mi trovavo io 6 anni fa, che certe volte bisogna cambiare il proprio ambiente per sbocciare».

Sogni o progetti per il futuro?

«Sicuramente prima o poi mettere su famiglia e continuare a crescere professionalmente. Dalla fine del Covid abbiamo anche ripreso a viaggiare più spesso, vorrei tanto arrivare a 50 Paesi visitati entro il 2030, lavoro ed impegni permettendo».

Per contattare Daniel Avanzini potete scrivergli una mail a:

mrdat@libero.it