Bruno e il suo oggetto preferito: la clessidra

Di Alessandro Luongo

Sin da ragazzino le disegnava, ma a 40 anni ha iniziato ad assemblarle. Soprattutto di notte, per colpa dell’insonnia. Bruno Venturelli, 60 anni, ex account di un’agenzia pubblicitaria, era innamorato delle clessidre da piccolo. Pubblicitario nei primi anni 80 è oggi ideatore di articoli per la regalistica aziendale. Oggetto preferito: la clessidra. Una passione che gli permette di sposare la concretezza dei materiali e della manualità a uno dei concetti più astratti che “non conosciamo”: il tempo.

Un giorno decide di ripararne una da solo, e inizia a montarle scovandone gli elementi nelle discariche, usando la sabbia che gli portavano gli amici dai loro viaggi esotici. La sua preferita è quella rossa del deserto della Namibia. Il risultato sono oggetti originali, fatti di freni a disco delle moto o vecchi pezzi di carburatori, e addirittura, tombini del gas.

Bruno Venturelli - Clessidra

Sembrano opere d’arte più che clessidre tradizionali. “La difficoltà maggiore” spiega, “è reperire proprio due scarti uguali per far corrispondere la parte superiore con quella inferiore”. Nel 1999, alla prima Mostra organizzata a Milano, ha venduto tutte quelle che aveva ideato fino allora. Oltre una trentina. Ammirando la vastità di clessidre da lui concepite ci si chiede come mai molti dei manufatti siano dei contenitori che nascondono il fluire del tempo attraverso la sabbia. La risposta stessa si trova nel suo sito internet. “Le clessidre sono intelaiature severe che nascondono un’anima fragile e trasparente; bricolage che incrociano orme pesanti (le parti metalliche, i bulloni, le viti, le molle, frammenti di un mondo meccanico ora costretto all’immobilità), e placido scorrere di memorie leggere (le sabbie di mari lontani, le polveri fini, i cristalli pestati). A tutto destinate fuorché a misurare il tempo; semmai a nasconderlo e a beffarlo, a irriderlo, a fermarlo, a provocarlo ancora”.

Bruno Venturelli - Clessidra

Così ci s’imbatte in trappole per topi e spirali, e cilindri, dentro i quali si gonfiano bolle di vetro che raccontano il ripetersi di un disegno creativo testardo, di una lunga e proterva ossessione. La passione da “nottambulo” si converte pertanto in una nuova professione a tempo pieno quando un’azienda gli commissiona una clessidra di quasi due metri di altezza, da installare come emblema imponente all’ingresso della propria sede. A quel punto scatta un cambiamento decisivo: la creazione di oggetti su richiesta e la progettazione globale su scala. Nascono prodotti personalizzati con incisi i nomi dei clienti. Venturelli, che non sta un attimo fermo mentre cerchi d’intervistarlo, rivela d’impiegare una settimana per un sablier semplice fino a tre mesi per uno più complesso. La sabbia non arriva più da molto tempo dalle mani degli amici che tornano dalle vacanze ma è acquistata direttamente da lui. Dalle fonderie, in particolare; quella impiegata nel settore edile per sabbiare i muri delle case. Di certo la clessidra è tutto per Venturelli tranne che uno strumento per scandire il tempo. Per quello, per il tempo pratico, serve un orologio vero.

Per l’ex pubblicitario, il sablier è una riflessione sul tempo che non c’è più o è troppo. In maniera un po’ nostalgica, insomma, la sabbia che scorre dalla clessidra gli ricorda quella che passava fra le sue mani da bambino. “Quando giocavo in spiaggia e il tempo trascorreva velocemente via senza che me ne accorgessi”.

www.clessidre.it.