“Costruttori di Babele”, un libro sui più stravaganti architetti d’Italia

E’ uscito il primo Dicembre “Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia”, un libro curato da Gabriele Mina per la casa editrice elèuthera (www.eleuthera.it/). Savonese nato nel 1973, insegnante e libero ricercatore in antropologia, Gabriele per tre anni ha raccolto e catalogato le storie di alcuni dei più stravaganti artisti d’Italia. Costruttori autodidatti che, lontani dai circuiti tradizionali della cultura e dell’arte, nel totale anonimato e spesso in piena consapevolezza del loro gesto marginale e abusivo, hanno dedicato decenni della loro vita a opere effimere che, dopo la loro morte, come la torre biblica, sono destinate al degrado e alla distruzione. Giardini, mosaici, sculture e installazioni ambientali, ma anche cattedrali e castelli. Strutture anarchiche e fuori norma, nate da un’ossessione o dalla visione di un luogo immaginario che diventa missione totalizzante. I costruttori di Babele del terzo millennio sono in gran parte uomini, muratori, operai e artigiani di grande competenza tecnico-manuale, molti dei quali in pensione. Alcuni hanno alle spalle un’esperienza da emigranti. Le loro storie hanno per scenario il paese d’origine, nella provincia italiana. Costruiscono su terreni o case di proprietà, con le loro mani e usando materiali di recupero, senza uno scopo univoco se non quello di dare forma, con tenacia e passione, al loro visionario microcosmo interiore. Improbabili architetti, eremiti dai nervi fragili, ignorati o mal tollerati dal vicinato, all’estero le loro opere divengono oggetto di studio – la chiamano outsider art, dove si mescolano arte e dilettantismo – e in alcuni casi di vero e proprio culto.

Costruttori di Babele  architetti

Il libro è una raccolta di saggi firmati da Eva di Stefano, Cristina Calicelli, Daniela Rosi, Roberta Trapani, Bruno Montpied, Luisa Del Giudice, Bianca Tosatti, e nasce dal sito internet: www.costruttoridibabele.net

Ecco alcune delle storie

Marcello Cammi. Un floricoltore e muratore che, a partire dagli anni Cinquanta, rafforza gli argini del torrente Sasso nei pressi di Bordighera (IM) e li costella di murales, bassorilievi, sculture di animali, personaggi e velieri. Un’alluvione nel 2006 e le ruspe comunali hanno travolto la sua opera, di cui rimangono solo una ventina di pezzi. Marcello, scomparso nel 1994, era un reduce della campagna di Russia e aveva conosciuto i campi di prigionia.

Giovanni Cuccarollo. pensionato di San Leonardo Valcellina (PN), ha creato mosaici, decorazioni e sculture di pIetre e ciottoli raccolti lungo i fiumi friulani. Si è speso per abbellire non solo casa sua, ma anche alcuni luoghi e i sentieri del borgo in cui abitava. E’ morto nel 2010.

Mario Andreoli. ferroviere in pensione di Manarola (SP), da cinquant’anni trasforma i quattromila metri quadri della sua collina, un tempo destinata a vigneto, in un presepe gigantesco al quale lavora tutto l’anno. Pastori, pecore, angeli, castelli: in tutto trecento elementi, realizzati assemblando materiali di scarto, che Mario illumina dall’8 dicembre a fine gennaio con un circuito elettrico di ottomila metri di cavi e migliaia di lampadine. Per il resto dell’anno smonta, ripara e modifica. A Pasqua, la Via Crucis.

Giovanni Bosco. ex-pastore dalla vita difficile, a partire dal 2003 ha realizzato numerosi murales lungo le strade del suo paese natale, Castellamare del Golfo (TP), e di alcuni paesi limitrofi. Disegni colorati che raffigurano pupi, cuori dai grandi occhi, grandi cerchi con nomi di città, numeri e brani di canzoni. Il suo lavoro è stato scoperto dal fotografo francese Boris Piot e oggi, a due anni dalla sua morte, è stata costituita un’associazione con l’intento di salvaguardare la sua fragile opera.

Vincent Maria Brunetti. Dopo 20 anni a Milano, rientra nel suo paese a Guagnano (LE) per costruire la propria casa-museo: Vincent City. Sulla facciata svetta un altissimo frontone dal quale spuntano madonne, angeli, putti, lumache, elefanti, asinelli, il David. Dentro, un intricato percorso tra scale piccole e grandi, soffitti bassi e alti, porticine che si aprono su stanze che ospitano opere sue e di suoi collaboratori. Ogni domenica organizza performance musicali, durante le quali mette in vendita le sue opere.

Opere di Vincent Maria Brunetti  architetti

Angelo Stagnaro. Operaio nei cantieri navali, ha installato nel cortile della sua casa a Casarza Ligure (SP) oltre cento bombosculture: bombole del gas abbandonate che Angelo ha raccolto, sezionato, rimodellato e dipinto, dando vita a una galleria di personaggi storici e di sua invenzione, come il Bomboidraulico e il Bombomeccanico. All’interno della sua casa ha allestito anche un museo privato di minerali.

Opere di Angelo Stagnaro  architetti

Umberto Bonini. Dagli anni ’70 fino alla morte (2002) si dedica alla creazione un universo tutto suo: su una collina di 6.000 m2 a Calice al Cornoviglio, nell’entroterra di La Spezia, costruisce un grande castello circolare con sassi di fiume arrotondati, attorniato da scalinate, torri e sentieri. Sulle pareti, una serie di volti in pietra, fontane e sculture. Con chilometri di tondino di ferro, intrecciato e dipinto, crea un recinto di pannelli artistici e intorno al castello, una galassia, con globi colorati circolari uniti fra loro da spirali di diversi metri.

Enrico Capra. Ex-muratore con la passione per la falegnameria, dal 1994 realizza decorazioni per la casa dove vive da quando è nato, a San Daniele Po (CR): cupole, balconate, terrazze, muri, colonne, ringhiere, in un cantiere continuo che non ha mai fine.

Opere di Enrico Capra  architetti

Giacomo Rebecchi. Macchinista ferroviere in pensione dalla metà degli anni ’80, si dedica alla costruzione di ventole colorate che installa nell’orto della sua casa, a Cremona. Utilizza materiale di recupero: lastre di alluminio e sterzi di bicicletta. Era il suo sogno da quando, alle scuole professionali, sentì parlare del moto perpetuo.

Filippo Bentivegna. Emigrato negli Stati Uniti all’inizio del ‘900, rientra al paese natale nel 1919 e acquista un terreno a Sciacca (AG) sul quale, per il resto della sua vita, scolpisce nella pietra innumerevoli teste e volti arcaici, ammassati in forma piramidale o disposti in maniera irregolare, colorandoli poi con intonaco rosa. Alcuni volti sono scolpiti nel tronco degli ulivi. Scomparso nel 1967, alcune sue sculture si trovano alla Collection de l’Art Brut di Losanna e in collezioni private.
Di Claudia Ceroni