La società che ha fondato si chiama Ghenos Games e ghenos era il suo soprannome ai tempi del liceo classico. E’ la storia di Alfredo Genovese, 40 anni, milanese, laureato al Politecnico di Milano in ingegneria nucleare, che dalla metà degli anni novanta ha trovato subito un impiego, ben pagato e di prestigio, ma che nel 2005 ha costituito una società editrice di giochi da tavolo.

Subito dopo la laurea ha lavorato all’Ibm, poi all’IBM Celestica, dove era responsabile del reparto servizi e qualità. Nel 2003 alla Lavorazioni tecniche industriali, azienda che fabbrica inserti per avvitatura. Si occupava di produzione e qualità.

Ha trovato subito lavoro dopo la Laurea!

Sì e a quel tempo tutto andava bene per fare esperienza. Poi ho scoperto la vita da manager, fatta di incoerenze. Una dimensione che non mi apparteneva.

Perché?

Si parlava di valori, ma nella pratica era tutto diverso. Ho trovato pochi capi coerenti. Ci saranno, forse, dei manager che non vivono in ambienti ipocriti. Ma nelle tre aziende in cui ho lavorato mi sono sentito spesso un alieno. Del resto, il manager deve guidare un’azienda verso la crescita. Il profitto. E’ contraddittorio parlare di profitto etico.

Non si sentiva a suo agio come manager?

Sì, perché mi ritengo socievole, affabile, per niente superbo. E poi un giocherellone. Qualità che spesso cozzano con l’attività di manager. Sono un po’ come un animale che adoro: l’asino. Tanto diverso dal cavallo. L’asino non è altezzoso, è un grande lavoratore e soprattutto, una bestia sensibile. E simpatica.

Torniamo al discorso iniziale. Si parla tanto di etica aziendale, ma , allora, è solo un modo per sciacquarsi la bocca?

Sì. Ripeto, nella maggior parte dei casi. Forse non in tutti. Un’azienda che fa beneficenza, asseconda e rispetta lo stato d’animo dei suoi dipendenti, è una contraddizione.

C’è stato qualche episodio che l’ha portata a dire stop?

La morte di un collega. Dopo il funerale non riuscivo più a lavorare. Ma l’ordine per tutti fu: “Cancellate subito il numero telefonico del vostro collega e andate avanti”. Non riuscivo a capire. Mi aspettavo un onesto dispiacere da parte di tutti. Quando nel 2001 c’è stato l’attacco alle Torri Gemelle dall’alto arrivavano gli ordini di spegnere tv e radio, per continuare a lavorare.

Ma se allora si fosse fermata tutta l’azienda?

Non voglio fare il sindacalista. Però serve una maggiore sensibilità. Quando è morto il collega ci si poteva fermare per poco tempo, almeno per elaborare il lutto.

Questo succede anche in altri Paesi?

In Italia succedono cose strane. Sono stato per qualche tempo a Toronto. Lì i manager lavorano sino alle 17,30. Poi vanno a casa. Da noi questo è inconcepibile.

Perché?

Molti lavorano sino a tardi, perché spesso non sanno organizzare la propria attività o per farsi apprezzare dal capo. Da noi si lavora sino alle 21, perché il capo lavora sino a quell’ora. Eppure in Italia siamo maestri di improduttività in qualsiasi settore. Stiamo migliorando. Ma c’è molto da fare. Sa cosa mi ha risposto un manager in Canada quando gli ho detto che in Italia si lavora sino alle 19, 30?

Prego!

Sei un inetto, se non sei capace di terminare il lavoro entro le 8 ore per cui sei pagato. In realtà spesso lavoriamo di più, perché vogliamo essere premiati dal capo. E questo succede solo in Italia.

Da noi tempo libero uguale a zero?

Sì. Quasi

Come è nata l’idea di Ghenos Games?

Cinque anni fa ho deciso che era giunto il momento di cambiare vita. E fare sul serio. Di provare a realizzare un sogno che coltivavo dai tempi dell’Università. Ho invitato il circolo degli amici di sempre (Stefano Aliprandi, Ari Emdin, Andrea Gennari, Tony Mascellaro, Alberto Muraca, Antonio Scaiano ed Antonio Spazzali), accaniti giocatori , a creare e produrre giochi. Nel giro di un anno sono nati Bolide e la Ghenos Games. Siamo rimasti in due. Io ed Ari Amdin, laureato in Ingegneria ambientale al Politecnico milanese, che prima sosteneva le società italiane in affari con la Russia. Lavorava per il Gruppo Anima che fa capo ad Assolombarda.

Di preciso cosa produce la Ghenos?

Facciamo giochi in scatola, di carta o anche giocattoli. Il prodotto è destinato ai ragazzi di età compresa tra i 20 e i 50 anni. Si tratta di giochi di strategia, più complessi rispetto ai Monopoli, Risiko, Scarabeo. Produciamo in media 3000 pezzi per tipologia di gioco. Anche se noi ci limitiamo a testare proposte di gioco, regolamenti, che ci arrivano ogni giorno. Siamo licenziatari ufficiali del Giro d’Italia e quindi abbiamo il gioco del Giro d’Italia.

I mercati?

Nord Europa. Germania, Benelux, America. Siamo stati di recente alla Fiera Spiel, molto nota nel nostro settore, che conta circa 180 mila visitatori in quattro giorni.

In Italia?

Forse per un fatto climatico, storico, soprattutto al Sud non c’è molto mercato. A Nord comincia ad affermarsi.

Come vive oggi?

Mi sono riappropriato del mio tempo. Della mia vita. Lavoro con mia moglie. Passo parecchio tempo con i miei due bambini. Gestisco io il lavoro. E poi è un’attività che mi fa divertire.

E anche guadagnare?

Abbiamo cominciato per gioco. Non si sa se un giorno tornerò a fare il manager. Ho imparato a guardare al presente. E a vivere in una dimensione più leggera.

alfredo genovese giochi da tavolo

Intervista a cura di Cinzia Ficco