La storia di Pablo, “coach in viaggio” per il mondo

Da manager nella grande distribuzione a nomade digitale. Tre anni fa Pablo ha preso la decisione più difficile della sua vita, ma anche la migliore: licenziarsi, acquistare un vecchio camper e iniziare un viaggio senza sosta. In tre anni ha esplorato tutta l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Adesso si trova in Marocco, una terra che definisce accogliente e sorprendente. Come è cambiata la sua vita da quando è in viaggio? «Ho imparato che meno hai e più hai, che è importante sganciarci da quelle catene sociali che ci indicano cosa è giusto o sbagliato, cosa è bello o brutto». Ecco la sua storia!

Di Enza Petruzziello

 La storia di Pablo, “coach in viaggio” per il mondo

«La potenza del viaggio sta proprio qui: sgretolare i pregiudizi per scoprire la bellezza della diversità». Ne è convinto Pablo, 42enne originario della provincia di Bergamo, meglio conosciuto come “Coach in viaggio”. Nomade digitale e Life & Business coach, nel 2021, dopo 18 anni come manager nella grande distribuzione, si licenzia, compra un vecchio camper e inizia a viaggiare senza sosta.

È la scelta più difficile della sua vita, ma anche la decisione migliore presa fino ad oggi. Negli ultimi 3 anni ha girato tutta l’Italia, la Spagna, il Portogallo. Attualmente si trova in Marocco, terra accogliente e a dir poco sorprendente e chissà quale sarà la sua prossima meta. Nel suo sangue ci sono origini meridionali, la sua famiglia è siciliana, di Catania più precisamente.

«Amo il viaggio lento e vivo giorno per giorno – ci spiega Pablo -. Questo stile di vita mi permette di godere a pieno della bellezza del mondo che mi circonda. Credo fermamente nel potere del cambiamento e del miglioramento e lo vivo quotidianamente in prima persona».

Racconta dei suoi viaggi in solitaria e in compagnia dei suoi clienti suoi suoi canali social e da non molto anche su YouTube dove può dare libero sfogo alla sua creatività e sfruttare le sue competenze di video maker. Ha voglia di raccontarsi con l’obiettivo di ispirare gli altri a non avere paura del cambiamento e ad affrontare le proprie sfide con coraggio e determinazione, anche a 40 anni!

Pablo quando e perché hai deciso di mollare tutto per iniziare il tuo nuovo viaggio di vita?

«Nel 2020, a 39 anni, ho deciso di diventare un nomade, dopo che la pandemia ha sconvolto il mondo e i periodi di lockdown mi hanno fatto capire l’importanza di vivere veramente e di lavorare viaggiando. Dopo 18 anni da manager nella grande distribuzione, mi sono licenziato e ho comprato un vecchio camper per iniziare a viaggiare senza sosta».

Vivere viaggiando è il sogno di molti, come ti sei organizzato praticamente ed economicamente?

«Con il mio camper, Rosario, ho tutto ciò che mi serve. Quando sono partito ho fatto pulizia nella mia vita di tutto ciò che è superfluo imparando a vivere con ciò che è essenziale. Questa scelta, per quanto difficile sia stata inizialmente, si è rivelata la migliore della mia vita perché ha rivoluzionato il mio modo di percepire il mondo che mi circonda: da manager consumista e materialista a persona felice, completa e focalizzata sulla bellezza attorno e dentro di sé. Sono un life coach e questa professione mi permette di lavorare da remoto. L’unico ostacolo tra me e i miei clienti è la connessione Internet, ma dopo 3 anni in viaggio ho imparato a rendere nulla questa difficoltà con qualche piccolo trucchetto. Inoltre durante i miei viaggi ospito persone che vogliono evadere dalla propria routine per fargli vivere un’esperienza completamente fuori dalla loro zona di comfort. Questi 2/3 giorni assieme a me permettono loro di avviare un percorso di crescita personale ben definito. Sto anche pensando di promuovere dei viaggi con l’obiettivo di far provare a chiunque lo desideri l’esperienza della vanlife senza dover comprare un camper/van. Vorrei essere una figura di riferimento che, grazie all’esperienza accumulata in questi anni, possa aiutare nella prima esperienza di vanlife insegnando quei piccoli trucchi che rendono molto più semplice questo stile di vita».

 La storia di Pablo, “coach in viaggio” per il mondo

Uno dei modi per risparmiare sulle spese è sicuramente viaggiare in camper. Che tipo di camper hai? Ci fai un’analisi obiettiva di come si vive in un camper?

«Ho un camper semintegrale del ‘99, un fedele e (quasi) indistruttibile Fiat Ducato. Per vivere in un camper è importante essere flessibili e sempre pronti a ciò che può accadere. Non è una casa di cemento e mattoni e questo può portare problemi come infiltrazioni, guasti, incidenti, ma avere una casa su ruote é una libertà che si può capire solo vivendola. Immagina di andare a fare la spesa e di poter portare i sacchetti col carrello fino a casa, immagina di essere stanco per le ore di guida e di poterti fermare a dormire su un comodo letto ovunque tu voglia, immagina di aprire la porta di casa e avere di fronte l’oceano Atlantico, le Dolomiti o le dune del Sahara. La vanlife può regalare moltissime emozioni in cambio di piccole comodità a cui è necessario rinunciare: acqua corrente infinita, facilità di parcheggio, impianto fognario (sì. perché le acque nere si devono pur svuotare), ampi spazi vivibili e quella cabina armadio che hai sempre desiderato! Personalmente, non ho vissuto nulla come una rinuncia e ho abbracciato ogni singola difficoltà come un’opportunità per apprendere qualcosa di utile. Devo essere grato al coaching per questa mentalità vincente che mi permette di vivere molto più serenamente di quanto facessi qualche anno fa».

Nella tua “vecchia” vita eri un manager aziendale. Come mai hai scelto di diventare un Life & Business Coach?

«Ho scelto di diventare un coach per avere la possibilità di aiutare le persone a realizzare il loro vero potenziale. La mia più grande soddisfazione è vedere i progressi che i miei clienti fanno nel raggiungere i loro obiettivi, sia personali che professionali. Il mio obiettivo é far comprendere alle persone che non è mai troppo tardi per prendere in mano la propria vita, migliorarsi e vivere una vita piena e felice».

Come riesci a conciliare la tua professione con il viaggio?

«Lavoro da remoto sui percorsi 1:1 e questo mi permette di gestire tranquillamente tutte le sessioni di coaching in qualsiasi paese del mondo. Inoltre, durante i miei viaggi ospito persone che cercano di evadere dalla loro routine e sperimentare un’esperienza diversa, che possa farle sentire vive e piene di energia. Insieme, trascorriamo due giorni immersi nella natura, in luoghi incontaminati e panoramici, spesso davanti a un falò, condividendo cibo ed emozioni. Durante questo tempo, ascolto le loro storie, accolgo i loro problemi e le loro vite, capisco assieme a loro cosa vogliono migliorare e li supporto nell’avvio di un percorso di crescita personale».

Hai girato tutta l’Italia, sei stato in Spagna e in Portogallo. Che esperienze sono state e che cosa ti ha colpito dei posti in cui hai vissuto?

«Sono state tutte esperienze arricchenti anche se tra queste tre penso che la migliore sia stata l’Italia. Può sembrare una risposta scontata ma non lo è affatto: con il viaggio on the road ho scoperto un’Italia più intima e inesplorata, lontana dal turismo a cui siamo abituati. Mi ha permesso di apprezzarla profondamente! Spesso sottovalutiamo l’Italia ma abbiamo una tale diversità di paesaggi per cui mi sento di affermare che non ci manca nulla. Abbiamo solo bisogno di imparare a valorizzare di più la nostra terra. Spagna e Portogallo sono stati invece un ottimo terreno per mettermi alla prova: non conoscevo la lingua, c’erano delle differenze in alcuni aspetti della vita in camper (ad esempio le bombole del gas che hanno un attacco diverso rispetto a quelle italiane) e soprattutto ho dovuto affrontare alcuni guasti in un paesi che non conoscevo minimamente».

Attualmente ti trovi in Marocco. Dove sei esattamente e quali sono le tue prime impressioni su questo paese?

«Attualmente mi trovo vicino ad Guelmim, a sud della costa oceanica del Marocco. Sono in Marocco da quasi due mesi e credo di poter riassumere questa esperienza con una parola: scoperta. Non sono partito alla leggera, avevo sulle spalle 40 anni di pregiudizi e altrettanti di paura per l’ignoto. Ma la potenza del viaggio sta proprio qui: sgretolare i pregiudizi per scoprire la bellezza della diversità. Ho scoperto una terra dove difficilmente ti fanno mancare un sorriso o un saluto, un popolo che ti apre la porta di casa dopo averti conosciuto da 5 minuti, una famiglia che ti regala il pane senza averti mai visto prima. Sono felice di aver scelto il Marocco per spingermi ancora più fuori la mia comfort zone: nonostante sia un paese in alcune zone molto turistico e occidentalizzato, specialmente sulla costa, ho avuto l’ardore di vivere da subito l’entroterra che mi ha posto di fronte a montagne mozzafiato, laghi ghiacciati e al maestoso Sahara».

Non solo life coach, ma anche social traveller: sei presente sui vari social e da poco hai aperto un canale YouTube. Che cosa racconti sulle tue pagine?

«Parlo di cambiamento, di emozioni, di viaggio e di come queste tre cose siano i pilastri del mio modo di vivere. Mi racconto nella mia quotidianità e anche nelle mie disavventure offrendo spunti di riflessione e strumenti per vivere con più leggerezza e tanta determinazione, sperando che i miei contenuti possano ispirare gli altri a prendersi cura dei propri bisogni e desideri. Diffondo il mio ideale secondo cui non è mai troppo tardi per cambiare: il cambiamento é ciò che ci rende vivi, altrimenti saremmo solo delle rocce immobili in balia del vento, o della pioggia, o del fiume».

 La storia di Pablo, “coach in viaggio” per il mondo

Da solo in giro per il mondo. Che cosa significa viaggiare in solitaria?

«Significa saper stare bene con sé stessi in primis. Viaggiare da solo ti insegna a fare affidamento su di te, ad apprezzare i piaceri della vita e le piccole cose. É un modo efficace per uscire dalla propria comfort zone con risultati inaspettati. E voglio anche sfatare un mito: quando impari a stare bene da solo non significa che non saprai più stare bene in compagnia di qualcuno!».

C’è stato un luogo che ti ha emozionato più di altri? Viceversa un luogo in cui hai avuto più paura oppure in cui ti sei trovato in difficoltà?

«L’unica esperienza che ricordo risale alla prima notte in un bosco. Mi trovavo sulle Alpi ed ero da solo in un bosco al buio pesto, senza luna né stelle, immerso nei rumori della natura. Mi sono sentito piccolo ed estraneo, molto vulnerabile. Per il resto, le uniche “paure” affrontate sono state solo i miei pregiudizi, specialmente qui in Marocco. Forse perché è l’esperienza più recente, il luogo che più mi ha emozionato é stato il Sahara. Arrivare con il mio camper alle porte del deserto, vedere quelle immense montagne di sabbia e i colori che prendono nei diversi momenti della giornata. Ero in mezzo al nulla eppure mi sentivo abbracciato dall’ambiente circostante. Lontano dalle luci delle città, ho visto uno dei cieli stellati migliori di tutta la mia vita».

Come è stata l’accoglienza nei tanti Paesi che hai avuto modo di scoprire finora?

«Ad oggi non c’è gara, tra tutti i paesi che ho visitato il Marocco vince 5 a 0 come accoglienza! Spagna e Portogallo sono un po’ come l’Italia, in effetti si somigliano molto».

Che consigli daresti a chi come te sta pensando di mollare tutto per inseguire i suoi sogni ma non trova il coraggio?

«Il primo step è forse il più sottovalutato, ovvero la pianificazione. Tutto si può ottenere con una giusta pianificazione e a tutti voglio ricordare che non è mai troppo tardi per cambiare, per migliorarsi, per inseguire i propri sogni. La paura fa parte della vita, se impariamo a gestirla efficacemente può diventare un motore capace di una propulsione inimmaginabile. Quindi direi di abbracciare questa paura e di trasformarla in carburante. Anziché chiederci: “E se andasse male?”, iniziamo a pensare: “E se andasse bene?”. E perché no, consiglierei anche di rivolgersi ad un professionista del cambiamento, io sono qui per aiutare!».

 La storia di Pablo, “coach in viaggio” per il mondo

Come è cambiata la tua di vita da quando sei in viaggio?

«Come ho già detto, ho imparato che meno hai e più hai, che è importante sganciarci da quelle catene sociali che ci indicano cosa è giusto o sbagliato, cosa è bello o brutto. Ognuno di noi ha una bussola interiore e il più grande atto d’amore per sé stessi é proprio fare affidamento ad essa. Inoltre ho dovuto approfondire la mia conoscenza linguistica: con l’inglese me la cavo, con lo spagnolo un po’ meno, ma posso vantare di sapere alcune parole anche in berbero marocchino!».

Sembra proprio che tu non abbia intenzione di fermarti, costantemente in viaggio e alla ricerca di nuovi orizzonti e di culture e nuovi mondi da scoprire. Quali saranno le tue prossime destinazioni?

«Dopo il Sahara Occidentale rientrerò in Italia per lavorare a tempo pieno ad alcuni progetti tra cui dei retreat da fare con i miei clienti. La tappa europea mi servirà a prepararmi al meglio per il prossimo grande viaggio: l’Asia».

Per contattare Pablo ecco i suoi recapiti:

Sito web: www.coachinviaggio.com

Instagram: https://www.instagram.com/coach.inviaggio/

Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100089222075550

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