Intervista a Claudia Cucino: “Susanna rivive negli occhi dei bimbi siriani di Aleppo”

A cura di Enza Petruzziello

Cambiare la propria visione della vita dopo un grande dolore. Aiutare gli altri per aiutarsi. Questa é la storia della dott.ssa Claudia Cucino, gastroenterologa di Novara che a seguito della terribile perdita della piccola figlia Susanna, di appena 2 anni, ha maturato dentro di sé il sogno di una scuola intitolata alla sua bambina, là dove ce ne è più bisogno.

La Casa di Susanna” – questo il nome dell’asilo -, si trova ad Aleppo, in Siria. Nata dal recupero di un edificio, accoglie 47 bambini fra 3 e 6 anni musulmani e cristiani, che qui trovano un pasto sicuro al giorno, assistenza pediatrica e psicologica e percorsi didattici sia in arabo che in inglese.

LA CASA DI SUSANNA

Una realtà che dà lavoro a una dozzina di famiglie, frutto di uno dei primi progetti avviati da Ohana ODV, associazione di promozione sociale formata da un gruppo di medici, avvocati e imprenditori.

Inizialmente Claudia pensava all’Africa come luogo ideale. In seguito ad una conversazione avuta con Anna Ida Russo, presidente dell’Associazione Ohana, la scelta ricade sulla Siria: un paese dilaniato dalla guerra, dove molte persone, a causa di questo evento, hanno avuto la sfortuna di perdere i propri cari. I genitori sopravvissuti, devono provvedere al mantenimento dei figli, e quindi non possono avere il tempo per curarli come vorrebbero. Inoltre, in questo territorio non sono presenti strutture educative adeguate.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottoressa Cucino, la sua è una storia di dolore ma anche di speranza. Perdere una figlia a 2 anni è qualcosa che non può essere spiegato a parole. È un dolore che ti lacera e non sparisce. L’amore per sua figlia Susanna l’ha spinta a voler realizzare il sogno di una scuola a lei intitolata dove accogliere bambini bisognosi. Come e quando nasce l’idea di realizzare “La Casa di Susanna?”.

«Certamente il dolore per la perdita di una figlia non può essere verbalizzato e credo che non lo si potrà mai totalmente superare, ma arrivare a conviverci bene, sì. Una parte di questo dolore bisogna poi trasformarlo ed è ciò che è successo con La Casa di Susanna. Poco dopo che Susy ci ha lasciati, è cresciuto fortissimo in me il desiderio di continuare a farla vivere, oltre che nel mio cuore e in quello di suo papà Marco, negli occhi di altri bambini. Inizialmente ho pensato ad una scuola elementare in Africa, dal momento che, sin da quando ero piccola, ho desiderato diventare medico per curare i bimbi bisognosi dell’Africa. Le cose poi sono andate diversamente e ora Susanna vive negli occhi dei bimbi siriani di Aleppo».

LA CASA DI SUSANNA CLAUDIA CUCINO

È stato difficile portare avanti il progetto? Penso agli aspetti pratici, economici e burocratici.

«In tutta onestà, credo che il progetto della Casa di Susanna, proprio per la velocità con cui è stato realizzato, aspettasse solo di essere lasciato sbocciare. Gli aspetti burocratici e pratici sono stati curati dai nostri collaboratori in Siria e, dal punto di vista economico, il progetto vive unicamente di donazioni private spontanee e per l’avvio del progetto i fondi sono stati raccolti proprio tramite questo canale».

A sostenerla in questa iniziativa l’associazione Ohana ODV, di cui lei fa parte. Avete sempre pensato alla Siria, oppure avete vagliato anche altre possibilità? E perché alla fine la scelta è ricaduta sulla Siria?

«Ohana ODV, la nostra organizzazione di volontariato di Novara, presieduta da Anna Ida Russo, è nata con l’intento di aiutare le donne e i bambini in difficoltà, promuovendo progetti di istruzione, inserimento lavorativo, ma anche di dialogo interculturale e interreligioso. Abbiamo pensato alla Siria proprio perché è un paese dove musulmani e cristiani convivono con non poche difficoltà e Ohana nasce, comunque proprio dalla volontà di portare un aiuto all’interno del dramma siriano. La Casa di Susanna è pertanto un asilo gratuito che accoglie bambini cristiani e musulmani».

Claudia Cucino Ohana ODV

La Casa di Susanna è stata inaugurata da poco. Come si compone la struttura e che tipo di servizi offrite?

«Sì, l’asilo è attivo già da giugno, ma è stato inaugurato il 7 settembre ed io ho avuto la possibilità di essere lì quel giorno e vivere, insieme ai bimbi, alle insegnanti e a tutti coloro che lavorano per questo progetto, momenti di grande gioia. L’asilo è ubicato in un bell’edificio di proprietà della Chiesa Caldea, che ci affitta lo spazio, nel quartiere di Midan. Si compone di 4 classi, per un totale di 47 bambini, suddivisi per età, che va dai 3 ai 6 anni, e una classe per bimbi di 5-6 anni che hanno necessità di essere maggiormente seguiti. Le insegnanti, sia cristiane che musulmane, sono 7, e l’organizzazione didattica è gestita dalla direttrice, Mari, persona straordinaria che ho avuto la fortuna di conoscere. L’asilo è aperto dalla domenica (giorno lavorativo in Siria) al giovedì, dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio e i bambini vengono accompagnati, sia all’andata che al ritorno, da un pulmino privato. Ai bimbi vengono, inoltre, offerte 2 merende e un piccolo pranzo e, mensilmente, sono visitati da un pediatra».

Come è stata accolta l’iniziativa dalla gente del posto?

«La Casa di Susanna è stata accolta con gioia nel quartiere, uno dei più disagiati e a maggiore presenza musulmana e armeno-cristiana. Ad Aleppo, infatti, è presente un numero ridotto di asili e scuole materne pubbliche e le strutture private hanno, ovviamente, costi inaccessibili per la popolazione comune. Nella selezione dei bambini abbiamo dato la priorità a donne sole con figli e famiglie in grave difficoltà economica».

Claudia Cucino Ohana ODV

Ha deciso di dedicare la sua vita agli altri. Quali emozioni ha provato quando si sono aperte le porte della Casa di Susanna?

«La prima reazione, entrando all’asilo e guardando la foto di Susanna, posta subito all’entrata, è stata, naturalmente, di grandissima commozione, ma anche di grande felicità. Ho pensato subito a quante cose straordinarie questa bimba stia portando a realizzazione, mediante l’operato della sua mamma e di tutte le persone che le hanno voluto bene e l’hanno conosciuta, che stanno sostenendo, economicamente e spiritualmente, il nostro progetto».

Cambiare vita significa anche cambiare la prospettiva in cui la si guarda. In che modo è cambiata la sua da quando Susanna non c’è più?

«La mia vita è cambiata moltissimo. Avere avuto Susanna e poi averla persa ha portato a molti cambiamenti in molteplici aspetti della mia vita, proprio alla ricerca di un senso di ciò che è stato. Dopo la sua scomparsa ho frequentato molti corsi di crescita personale, ho ribaltato il paradigma della medicina, quella che ho studiato all’Università, approcciandomi ad una medicina integrata basata sul prendersi cura della persona e non solo del suo sintomo, e sono cambiati i miei rapporti con le altre persone. L’aver vissuto un’esperienza di dolore così profondo mi ha resa una persona più empatica e accogliente, a beneficio, soprattutto, dei miei pazienti, ma non solo. Oggi posso affermare che sono grata per ciò che ho vissuto».

Ohana ODV LA CASA DI SUSANNA

Fare del bene l’ha aiutata a lenire in parte il suo dolore?

«Certamente. Uno dei modi con cui noi umani possiamo sublimare il nostro dolore è fare del bene, aiutando chi ha bisogno. Questo ci permette di non rimanere chiusi e “accartocciati” nella nostra sofferenza, ma di convogliare parte di questa energia all’esterno. Questo non annulla il dolore, che rimarrà per sempre, ma in parte lo trasforma».

Come possono i nostri lettori sostenere il progetto “La Casa di Susanna?”.

«La Casa di Susanna può essere sostenuta attraverso donazioni sul conto corrente di Ohana ODV (IBAN IT94L0503410100000000042666), specificando, nella causale, “Casa di Susanna”.

Ogni contributo, anche il più piccolo, fa la differenza. Sempre».