E’ fallito negli uffici, nelle aziende, nella pubblica amministrazione, perfino nella Chiesa e nei partiti, nella scuola, nell’associazionismo, cioè in tutti i contesti organizzati. Le cose si sono evolute fino all’attuale grado di decadenza, fino alla povertà intellettuale, culturale, sociale che osserviamo ogni giorno. Così tentando si è giunti al relativismo più sfrenato, al consumismo, al materialismo simbolico a cui tutto viene immolato ogni giorno. Direi che possiamo dichiarare questo tentativo ottimo sulla carta ma fallimentare nella pratica.
Lo dico perché vengo accusato di prendere cappello e andarmene, di essere uscito dalla lotta, di essermi isolato. In sostanza, di aver scelto l’individualismo invece della collaborazione, della solidarietà e del collettivo.
Mi limito a sottolineare che con i miei libri e con i miei articoli sui giornali ho contribuito a un dibattito enorme, che ha collegato centinaia di migliaia di persone e ha dissotterrato dalla densa coltre di cenere una parte del desiderio di cambiamento di una generazione. Credo di aver fatto più io “lasciando e andandomene” di quanto non abbiano tentato invano i tanti che “dicono” di essere rimasti dentro per cambiare le cose dall’interno.
Soprattutto, ho assunto su di me la responsabilità della mia piccola storia, l’ho deviata, ho organizzato un sistema di vita alternativo, non consumista, non materialista, fuori dal capitalismo mercantile e manipolatore. L’ho fatto disintegrandomi da un sistema all’interno del quale ci si sta solo sostenendolo con la propria spalla, contribuendo al suo sostentamento. Oggi non contribuisco più, non sono più individuabile, non faccio parte di alcun target commerciale, scelgo dove vivere, scelgo le persone che devo frequentare, scelgo cosa comprare, cosa fare da me, come farlo, quando farlo. Scollocandomi mi sono reso libero.
Tutto questo fa da testimonianza, contribuisce alla creazione di un sistema simbolico alternativo, che dice: “si può fare, si può evadere, si può vivere in un altro modo, non è vero che siamo costretti e coerciti, possiamo scegliere, almeno in gran parte”. Questa testimonianza è un modo di combattere, è un modo per essere presenti, per essere veri il più possibile, per essere credibili.
Certo, per metterla in scena, questa testimonianza ha richiesto paure, coraggio, incertezze, studio, caparbietà, resistenza, pensiero alternativo, stratagemmi, solitudine, creatività, pratica, fatica. Tutte cose che chi mi accusa di “fuggire” non è disposto a fare. Più semplice e assai meno rischioso dare agli altri dei traditori. Costa poco e fa sentire meglio. Ma è un errore.
Simone Perotti