Angela: viaggiare oggi non è come 30 o 40 anni fa

A cura di Maricla Panicchia

Ne ha di esperienza di viaggio e di storie da raccontare Angela, che è partita per Paesi lontani quando la maggior parte degli italiani si spostava quasi esclusivamente con i tour di gruppo.

Stiamo parlando di 30-40 anni fa, ben prima dell’avvento di Internet e dei travel bloggers, quand’era necessario passare ore a consultare mappe e atlanti e a capire se il Paese sognato fosse effettivamente visitabile. Appena tornata dal Marocco, dov’era stata 19 anni fa (“adesso è tutto così moderno ma ci sono davvero troppi turisti!”) Angela ne ha di storie e incontri da raccontare.

Dalle amicizie nate in ostello a quelle che hanno visto la luce nelle stazioni degli autobus, ai viaggi in famiglia sin da quando i figli erano davvero piccoli passando per una disavventura in viaggio nei recenti tempi dello scoppio della pandemia da Covid-19 per finire con alcune disavventure, come un’operazione chirurgica all’estero o il furto della macchina fotografica digitale alla fine di un viaggio in Cina.

Con il suo esempio, Angela ci dimostra che, come dice lei stessa, per viaggiare non bisogna necessariamente avere tanti soldi. Oggigiorno, poi, è molto più facile ed economico spostarsi e reperire informazioni sulle varie mete nonché trovare delle opportunità, specialmente se si è giovani, per viaggiare e mantenersi con dei lavoretti strada facendo. “Penso, tuttavia, che non bisogna viaggiare per forza” dice Angela, “ma che bisogna farlo solo se è un bisogno dell’anima”.

angela

rbt

Ciao Angela, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Angela, ho cominciato a viaggiare quando mi sono spostata dalla Sicilia a Bologna a fare un concorso. Il primo e unico concorso della mia vita. Il treno ebbe un contrattempo e ci mise circa 24 ore per fare la tratta da Messina a Bologna.

Dopo aver accumulato due ore di ritardo doveva dare la precedenza a tutti i treni, compresi quelli locali, e i treni merci per cui le ore aumentavano sempre di più e il ritardo pure. Ebbene, non mi persi d’animo nonostante fossi arrivata di sera invece della mattina precedente e il giorno dopo l’esame. Ero felice di essere via, finalmente da sola, finalmente libera. Quel concorso lo vinsi e l’anno dopo mi chiamarono per lavorare. I soldi erano pochi, pochissimi. Era forse il lavoro meno pagato nella pubblica amministrazione.

Anche lì nessun problema nonostante dovessi trovare casa, faccenda molto difficile, e dovessi tornare e il spesso a trovare mia madre, rimasta sola in Sicilia. Non appena avevo due o tre giorni liberi eccomi in giro per l’Italia del Nord e del centro. Perché ho iniziato anche se i colleghi si lamentavano della scarsità di soldi e altro?

Perché io sono ansiosa, non so stare ferma in un posto e ho un bisogno estremo di fuggire. Fuggire da chi non mi rispetta, fuggire da chi non mi apprezza, fuggire da casa, fuggire da me. Da allora e con mezzi minimi, in treno o in autostop, da sola o con qualche amica, ero in giro più che potevo. Un giorno, mentre ero in treno, ho incontrato un napoletano che lavorava a Cagliari, di ritorno dalla Polonia, che mi ha invitata a fare l’autostop fino alla Scozia. Ho risparmiato a più non posso e tre mesi dopo siamo partiti. Tutto questo è accaduto nel 1979.

La vera svolta, tuttavia, è avvenuta 7 anni fa, quando hai lasciato il lavoro con una pensione minima per viaggiare per quasi tutto il tempo. Come mai hai preso questa decisione?

La decisione di lasciare il lavoro e viaggiare a “tempo pieno” l’avevo presa da moltissimi anni ma non l’avevo mai fatto perché avevo delle responsabilità nei confronti dei miei ragazzi e forse non potevo neanche permettermelo.

Con il lavoro che facevo e con gli straordinari che prendevo al tempo riuscivo ad avere circa due mesi e mezzo l’anno da gestire e non mi bastavano. Invidiavo chi non doveva tornare al lavoro entro una certa data e poteva fermarsi in un luogo, anche a far nulla, se era quello che voleva.

Hai mai pensato di aver fatto un passo troppo azzardato?

Non è stato assolutamente azzardato, io non mi sono mai pentita né ho pensato di aver fatto uno sbaglio o un passo troppo lungo.

Molte persone dicono che, superata una certa età, sia impossibile cambiare vita. Che cosa diresti loro?

Non penso che ci sia un’età “giusta” e una “sbagliata” per cambiare vita ma che ognuno debba farlo quando si sente pronto, che abbia 16 oppure 80 anni.

Sei dovuta rientrare in Italia da Sumatra quando è scoppiata la pandemia da Covid. Ci racconti quest’avventura rocambolesca?

A marzo 2020, quando è arrivata la dichiarazione dell’OMS di pandemia, ero in viaggio da sette mesi e non avevo intenzione di tornare in Italia.

Ero stata in Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Malaysia ed ero appena arrivata a Sumatra. Mi sono accorta che non avevo più il coraggio di girare per l’isola. Mi trovavo a Tuk Tuk, sul lago Toba. Parlavo con gli altri ospiti della guest house, chi diceva che sarebbe rimasto lì, chi un giorno diceva che sarebbe rientrato e poi la sera che invece restava. Insomma, tutti indecisi! Un uomo italiano che andava da anni a Sumatra a un certo punto disse che bisognava partire e di far comprare il biglietto di ritorno a una ragazza di Zurigo che aveva già acquistato biglietti anche per altri. Siccome la ragazza era lì presente non ho avuto il coraggio di dire di no. L’unica compagnia che volava in Italia era la Qatar e le ho fatto comprare il biglietto.

Mi è arrivata la conferma (l’ha preso su Opodo, in tedesco). Eppure io sapevo da una chat di aiuto per italiani in merito alla pandemia, che eventuali biglietti andavano presi solo ed esclusivamente sul sito della compagnia. Comunque ormai era fatta. La conferma o cancellazione di ogni volo usciva a 4 giorni di distanza dal volo stesso. Il 21 marzo la tratta Jakarta – Doha era confermata mentre quella Doha-Roma cancellata. Era però confermata quella di 2 giorni prima. Ho deciso di anticipare la partenza. A Medan ho comprato un altro volo per Jakarta per parlare con il personale degli uffici della compagnia.

Ho trascorso la prima notte all’aeroporto di Medan ma a Jakarta avevano chiuso tutti gli uffici di tutte le compagnie aeree.

Al check-in non hanno voluto cambiare il volo perché non era di loro competenza. Ho dovuto passare un’altra notte all’aeroporto di Jakarta, parlando con i miei a casa che provano a telefonare a Doha, a Francoforte ecc.

Risposero quelli di Doha, dicendo che non potevano fare nulla perché il biglietto era stato acquistato con Opodo. Il tipo che era con me ha chiamato una sua nipote ex assistente di volo ed è riuscito a far cambiare la seconda tratta del volo su Zurigo per l’indomani e con una notte di transito a Doha e un’altra a Zurigo di 23 ore.

Ma dopo aver passato un’altra notte in aeroporto a Jakarta e poco prima della partenza al check-in ci hanno detto che un giorno a Zurigo non è possibile, (ho comprato un volo ulteriore da Zurigo per Roma) e l’imbarco non era ammesso.

Un mio compagno di liceo ha detto che aveva amici all’ambasciata e che mi avrebbe messa in contatto con qualcuno.

Mi ha telefonato qualcuno dall’ambasciata di Jakarta, che ha parlato con gli uffici del check-in per permettermi d’ imbarcarmi perché la sosta a Zurigo è di 23 ore e non 24, quindi meno di un giorno.

Partenza per Doha e terza notte in aeroporto a Doha.

Nel frattempo il tipo che stava facendo questo viaggio con me si offende per non so cosa e non mi parla più.

Tanto non lo conoscevo nemmeno a parte quell’odissea del viaggio.

Arrivata a Zurigo ho dovuto passare un’altra notte in aeroporto in attesa del volo successivo per Roma.

Trovato un posto dentro l’aeroporto che affittava posti letto in un dormitorio con letti separati da una tenda.

Tanto per riposare un po’ dopo le tre notti precedenti in aeroporti vari.

A Roma non ho fatto in tempo ad acquistare un volo per Bologna allora ne ho preso uno per Milano ma mi hanno scalato i soldi dalla carta e il biglietto non mi arrivava.

Sono andata in biglietteria per comprarne un altro e mi hanno detto che sul passaporto è segnata la residenza a Ferrara e a Milano non mi era concesso andare.

Treni non ce n’erano, a parte pochi locali, e non avrei avuto nessuna garanzia di arrivare da Roma a casa.

Ho parlato con la polizia di frontiera e ho chiesto se potessi prendere una camera nei pressi dell’aeroporto.

Mi hanno detto che nello stesso comune di Fiumicino è possibile.

Ho preso una camera con servizio di pulmino da e per l’aeroporto.

Una quinta notte senza dormire sarebbe stato troppo.

Il giorno dopo sono arrivata a Bologna.

Poi sono giunta in stazione (i miei non hanno avuto il permesso di venirmi a prendere a Bologna mentre fino al giorno prima era possibile)

Ma un passeggero in arrivo dall’estero non era considerato in stato di emergenza.

Aspetto circa sei ore che ci sia un treno da Bologna per Ferrara.

Il sesto giorno di viaggio è passato, poi ho dovuto trascorrere 15 giorni in camera.

Che consigli daresti a chi sogna di diventare viaggiatore a tempo indeterminato ma non sa da che parte cominciare?

Chi vorrebbe partire per un viaggio lungo deve aver risparmiato un bel po’ oppure aver ricevuto una vincita o un’eredità poi basta organizzarsi, scegliere il luogo o i luoghi e partire. Un’altra opzione è di fare qualche lavoretto oppure scambio di lavoro con vitto e alloggio.

Io non ho mai lavorato in viaggio ma ho scelto mete economiche oppure ho alternato mete economiche con altre care.

Ho spesso usato Couchsurfing oppure gli ostelli, so però che ci sono altre categorie come Workaway e simili.

Se si hanno meno di 30 anni in Australia e in nuova Zelanda c’è il Workholiday che permette di stare un anno o più tra viaggio e lavoro.

Dato che viaggi da molti anni, quale modifiche hai visto (in positivo e in negativo) in questo ambito?

Viaggiare 30 o 40 anni fa era senz’altro molto più difficile rispetto a oggi.

Organizzarsi, cercare spunti e meta dalle proprie letture, dai film visti, da un atlante, poi comprare una guida, perdere tanto tempo per organizzare eventuali treni, autobus o navi. Bisognava poi fare i conti con la burocrazia, capire se il Paese fosse accessibile, informarsi sui visti… Non era sempre semplice o scontato farlo. A quei tempi ad andare per la maggiore erano i viaggi organizzati, però che piacere ci sarebbe stato?

Di brutto c’è che adesso ci sono troppi viaggiatori. Ieri sono tornata a Marrakech dopo 19 anni dalla prima volta in cui ci sono stata. È tutta ristrutturata ed è bellissima però ci sono davvero troppi turisti.

Adesso viaggiare costa molto meno e questo ha dato la possibilità a molti di partire però c’è un consumo eccessivo e non bisogna viaggiare per forza, ma perché si sente, perché è uno stato dell’anima, un bisogno.

Quando i tuoi figli erano piccoli hai viaggiato con la famiglia. Cosa pensi che ciò vi abbia insegnato?

Viaggiare con i bambini piccoli è stato bellissimo. Il primo viaggio “lontano” è avvenuto quando il più piccolo aveva 1 anno e mezzo e il più grande 3 anni ed è stato in Tunisia. Siamo partiti muniti di pannolini e via dicendo e i piccoli non volevano camminare però abbiamo vissuto dei bei momenti, specialmente sui mezzi di trasporto.

E poi abbiamo fatto tanti altri viaggio fino a quando non abbiamo iniziato ad andare in tenda e campeggi ed io ricordo tutti quei viaggi con un senso di gioia e di amore.

Ormai si parla di più di trent’anni fa.

A chi volesse partire con i figli e non l’ha mai fatto dico che i bambini sono molto elastici e accettano tutto con molta facilità, forse il problema si pone quando diventano adolescenti e hanno già le loro preferenze e le loro idee che quindi vanno tenute in considerazione.

Adesso stai viaggiando in Marocco. Cosa ci racconti di questo Paese?

Questa è la mia seconda volta in Marocco. Sono venuta qui per la prima volta tanti anni fa, da sola, per 3 settimane, ma è stato molto difficile perché non c’erano turisti e le molestie subite non erano per niente piacevoli. Adesso che il Paese pullula di turisti è tutto più facile.

Quali sono le lezioni di vita più importanti che hai imparato in tutti questi anni?

Ogni giorno si apprende qualcosa, che sia in viaggio o a casa.

Si impara a non aspettarsi nulla, a non fare progetti che non siano leggeri, si impara che siamo fragili e che il mondo non ci appartiene, che siamo solo ospiti e che è bello non possedere né cose né persone e che non possiamo mai sapere cosa c’è dietro l’angolo.

Come hai affrontato le difficoltà?

Solitamente in viaggio sono più forte, più tollerabile e più saggia, ma di natura sono ansiosa e devo fare i conti con questo stato.

Nel 2004, in Cina, dopo tre settimane di viaggio mi hanno rubato la mia prima macchina fotografica digitale, che ovviamente conteneva tutti gli scatti. Furto di circa 1300 euro e mi sono sentita una stupida.

Sono andata in insonnia totale e dopo 2 o 3 giorni si altera lo stato e si diventa elettrici, almeno a me è capitato così. Tremendo!

Nel 2015 ho avuto una frattura dell’omero scivolando sul ghiaccio e sono stata bravissima, con un dolore tremendo, a fare un chilometro in un’ora a causa del male e a tornare in ostello, raccontare tutto e affidarmi alla ragazza della reception che mi ha accompagnata in ospedale, dove sono stata ricoverata. Ho dovuto aspettare due giorni per via di una festività in corso e poi intervento chirurgico bello tosto.

Ho avuto anche tante altre difficoltà ma ho sempre cercato di affrontarle nel miglior modo possibile.

Quali sono gli incontri più interessanti fatti in viaggio?

Ho incontrato tante persone e con alcune di loro mi sento ancora, seppur saltuariamente.

Ragazze incontrate in ostelli o alle stazioni degli autobus per poi scoprire di essere dirette nello stesso posto.

Adesso con Internet é più difficile fare conoscenze, o forse c’è troppa gente in giro, o, ancora, dipende solo dai luoghi e dallo stile di viaggio. Le amicizie e le conoscenze bisogna sentirle ed essere disposti a viverle.

Progetti per il futuro?

Nessuno con certezza, o forse mille. Continuare il viaggio interrotto in Siberia oppure quello interrotto con la pandemia e riprendere da Sumatra, visitare il sud-est asiatico che in parte mi manca e tornare poi in Australia, come se il tempo si fosse fermato al marzo 2020. Vorrei andare anche al lago Toba oppure in qualsiasi altro posto. Se m’incontri oggi ti dico di voler andare in Sudan, ma domani potrei dirti qualsiasi altra meta.

Per seguire o contattare Angela:

Facebook: https://www.facebook.com/angela.costantino.739