Da una passione a uno stile di vita
Riceviamo in redazione da Alessandra Ros e volentieri pubblichiamo
Fin da piccola mi ha sempre incuriosita viaggiare, anche se con la mia famiglia non era abitudine farlo.
Ricordo però che a casa di una mia amica quando avevo all’incirca l’età di 8 anni c’era una mensola con dei piccoli vasetti contenenti delle sabbie di diversi colori e conchiglie.
Questa mia amica viaggiava molto e aveva l’abitudine di raccogliere un piccola quantità di sabbia da ogni posto che visitava.
Quelle piccole boccettine di sabbia che vedevo ogni volta che andavo a casa sua mi facevano sognare e pensare così che anch’io un giorno avrei avuto la mia piccola collezione di sabbie del mondo.
Raggiunta la maggiore età, per caso mi sono imbattuta in un colloquio per animatori turistici a Padova. Da quel giorno la mia vita non è stata più la stessa.
La mia prima destinazione fu Sharm el Sheikh 2012, la meta preferita dagli italiani in quegli anni.
A me come a molti altri ha aperto una porta nel cuore che da allora non ho più voluto chiudere. Ricordo ancora lo spicchio di luna all’ingiù riflesso sul mare,che spettacolo.
Mi ero prefissata di restare solo 3 mesi, fare una stagione e un’esperienza alternativa per poi ritornare alla mia vita di sempre.
Come però accade in molti di questi casi la situazione ha preso il sopravvento: i tre mesi sono diventati un anno e dall’Egitto sono passata alla tradizionalista Tunisia, la trafficata Londra, la colorata Ibiza, la divertente Mallorca e selvagge isole Canarie, sette isole con le loro diversità e incanti per arrivare ad oggi a Fuerteventura, un’altra destinazione popolare tra noi italiani.
Sette anni e molte avventure sono trascorsi da quel colloquio a Padova.
Oggi non lavoro più in animazione, ma è stato un lavoro che mi ha insegnato molto e mi ha fatto conoscere molto su di me e sui posti che mi ospitavano.
Ci sono due modi di viaggiare e di oltrepassare i confini: il primo è la modalità turista, dove non è detto che sia superficiale come molti credono, ma a mio parere non ti da la possibilità di oltrepassare realmente il confine a causa anche dei tempi limitati. La definirei dunque un assaggio di libertà.
Il secondo modo lo definirei la modalità autoctono, vale a dire ritagliarsi un tempo nella propria vita (almeno qualche mese) per immergersi nello spirito della nostra destinazione, assaporarne i colori, l’atmosfera e la vera energia che trasmette.
La cosa che ritengo però fondamentale che è poi quello che fa realmente la differenza quando si vive all’estero sono le persone.
Stare con la gente del posto impararne le abitudini per quanto a volte sembrino simili alle nostre ti aprirà un mondo!
Imparare la lingua la mentalità è la chiave per conoscere realmente il posto in cui siamo.
In fondo se ci riflettiamo bene l’Italia non sarebbe l’Italia senza gli italiani.
Dunque se avete deciso di provare a trasferirvi all’estero per un breve o lungo periodo approcciatevi con la gente del posto frequentandone i luoghi d’incontro e cercate di adottare le loro abitudini almeno per un pò, giusto quanto basta per coglierne l’essenza.
Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta.
(Alexandra David-Néel)
Alessandra Ros