Addio posto fisso. Giriamo il mondo a bordo di un van di 30 anni

«Ci rendiamo conto solo ora di quanto la vita sia breve e perdere tempo a domandarsi cosa pensano gli altri non ha senso. Non bisogna avere paura di sembrare pazzi agli occhi della gente se poi il regalo che ti fa la vita è quello di andare a letto con il sorriso. Adesso non accettiamo più di fare qualcosa che non ci piace, vogliamo essere soddisfatti del nostro lavoro come della nostra vita. Una vita dove vengono completamente eliminati i pregiudizi. Non c’è chi può o chi non può, non esiste dover fare qualcosa, non esiste che qualcuno imponga a te come vivere».

Erika Faccin e Tobia Zamperetti

Di Enza Petruzziello

«Il 6 luglio del 2022 abbiamo mollato tutto, il nostro lavoro, amici, familiari, una casa e abbiamo deciso di partire per il viaggio della nostra vita a bordo di un van di 30 anni, alla scoperta del mondo».

Erika Faccin e Tobia Zamperetti, una giovane coppia di 25 e 30 anni, sono diventati dei viaggiatori a tempo pieno dopo aver lasciato i loro rispettivi lavori e trasformato il piccolo van di Tobia, un Westfalia California del 1992, nella loro nuova casa.

Il loro obiettivo? «Vedere il mondo con occhi nuovi, emozionarci con le piccole cose e apprezzare il poco che si ha. Imparare in questa vita a non volere sempre di più e ritornare a credere in un’umanità semplice, gentile e che crede nella vita».

Raccontano del loro viaggio sul sito Travel and taste, aggiornando in tempo reale i propri follower sulle varie tappe di questa incredibile avventura. Insieme dal primo momento, entrambi di Cornedo Vicentino, Erika e Tobia hanno deciso di non chiudere più i cassetti dei loro sogni ma di spalancarli e realizzarli. Ecco cosa ci hanno detto.

Erika, Tobia di che cosa vi occupate in Italia prima di decidere di mollare tutto?

«Erika si occupava dell’Ufficio Stampa di un’associazione invece Tobia era responsabile dell’Ufficio Acquisti di un’azienda Farmaceutica. Lo facevamo perché era quello che facevano tutti: un buon lavoro, una casa, una vita sociale piena e un finto sorriso sul volto, senza mostrare agli altri il disagio che in realtà provavamo. Ci sentivamo stretti in una vita scelta per noi. Noi volevamo esplorare, conoscere, capire e scegliere come vivere».

Come e quando vi siete conosciuti e innamorati?

«Ci siamo conosciuti non molto tempo fa. Nell’ottobre del 2021 c’è stato il nostro primo incontro, durante il quale abbiamo parlato proprio dei nostri sogni, di evadere, di aprire gli occhi verso nuove prospettive. La frase che sempre ci ricorderemo di quel giorno è stata quando Tobia mi chiese quale era il mio sogno e gli risposi che il mio sogno era quello di girare il mondo a bordo di un van. La sua espressione fu particolarmente felice perché mi rivelò che era anche il suo di sogno. Forse l’amore tra noi è scoccato proprio in quel momento, non lo sappiamo. Quel che sappiamo è che da lì a poco abbiamo deciso di ufficializzare la nostra conoscenza in una relazione e lo stesso giorno di andare a convivere».

Erika Faccin e Tobia Zamperetti

Insieme da allora, avete deciso 4 mesi fa di fare le valigie e mettervi in viaggio, lontano dall’Italia. Cosa è scattato in voi?

«In realtà la decisione è stata presa molto prima. Come abbiamo detto, già dal nostro primo incontro si capiva quale fosse la nostra intenzione. Il tutto però è stato ufficializzato sotto il periodo natalizio, quando abbiamo deciso di prendere in mano la nostra vita e trasformarla in un sogno. Abbiamo restaurato il van modificandolo in una piccola casa, rendendolo il più possibile confortevole, comunicato il tutto ad amici, parenti e lavoro e preparato le valigie. Siamo partiti il 6 luglio 2022, ma in realtà questo viaggio fatto di cambiamenti, crescita e avventura è iniziato a gennaio dello stesso anno».

Mollare un posto fisso, casa, amici e famiglia e quella stabilità che in molti cercano non deve essere stato facile. C’è stato qualcuno che vi ha dato dei “pazzi” e altri viceversa che vi hanno sostenuto in questa scelta?

«Noi stessi ci riteniamo dei pazzi e in fin dei conti chi nella propria vita non lo è? Abbiamo voluto mollare la nostra comfort zone per un futuro di incognite. In quel momento la paura era tanta, mescolata però a molta soddisfazione personale. Ci rendiamo conto solo ora di quanto la vita sia breve e perdere tempo a domandarsi cosa pensano gli altri non ha senso. Secondo noi non bisogna avere paura di sembrare pazzi agli occhi della gente se poi il regalo che ti fa la vita è quello di andare a letto con il sorriso».

Come vi siete organizzati da un punto di vista pratico ed economico? Con che budget iniziale siete partiti? Quanto durerà il viaggio e come vi sosterrete economicamente?

«Non potremmo mai rinnegare il posto fisso, ci siamo solo resi conto che non fa per noi. Questo non vuol dire che non ci sia stato di aiuto, infatti proprio grazie ad esso siamo riusciti a racimolare un po’ di soldini. La vita in van se tenuta sotto controllo è molto poco dispendiosa, devi pagare solo benzina e cibo. La corrente ce la forniscono i pannelli solari, l’acqua si trova molto spesso gratuita in giro e poi ci siamo noi. Non abbiamo nessun’altra necessità. Stiamo provando a costruire qualcosina che ci possa aiutare a non finire tutti i risparmi, dal sito web, alla scrittura, ai social, pian piano stiamo cercando di far diventare le nostre passioni un lavoro. Vediamo, ora abbiamo un business plan dove rendicontiamo le spese e sappiamo che senza grosse pretese possiamo stare via per un paio d’anni. Al momento cerchiamo di valutare varie opportunità, l’unica cosa diversa da prima è che non accettiamo più di fare qualcosa che non ci piace, vogliamo essere soddisfatti del nostro lavoro come della nostra vita. Abbiamo un sogno per il futuro: aprire un Bed and Breakfast dove portare in alto i valori dei nostri nonni, un po’ di animali, buona cucina per apprezzare la semplicità della vita ed uscire dai canoni imposti dall’avere sempre di più di quello che si ha».

Erika Faccin e Tobia Zamperetti

Uno dei escamotage per risparmiare sulle spese è proprio viaggiare in van. In che modo lo avete adattato e trasformato nella nostra nuova casa?

«Esattamente, la vita in van è veramente economica, se poi pensiamo alle mille spese che si devono affrontare per mantenere una casa in questo momento storico ci riteniamo veramente fortunati. Per rendere abitabile il nostro van lo abbiamo dotato di una panca che ogni sera diventa il nostro letto, un frigo a pozzetto, un fornello con due fuochi funzionanti ad alcool e ricaricabili manualmente, un lavello con una tanica da 30 litri, un amato porta potty (un wc portatile di nome pumba) e un doccino esterno da 10litri che si riscalda con il calore del sole (se non c’è il sole non c’è nemmeno l’acqua calda) e annessa tenda per la doccia. Abbiamo un pannello solare da 200w con cui riusciamo a caricare due batterie da 200 ah l’una, disponiamo anche di un piccolo inverter per avere la corrente a 220 v e infine ogni singolo spazio disponibile all’interno del van è stato utilizzato per ricavare degli armadietti che sono sempre utili in un ambiente così piccolo. Gli armadi con i vestiti non sono molto ampi, anzi, con questa vita ci siamo resi conto di quante cose inutili avevamo. Ah sì, ci sono anche alcune taniche di acqua nel bagagliaio che teniamo sempre cariche per il bisogno, l’acqua è il bene più prezioso che abbiamo. Quando un giorno avremo una casa a tutti gli effetti, se succederà, useremo tutte le conoscenze che abbiamo appreso in questo percorso verso la sostenibilità, cercando di sfruttare il più possibile quello che la terra ci offre gratuitamente, con le energie rinnovabili».

Croazia, Napoli, Valle d’Aosta, Francia, Svizzera e Belgio: sono tanti i posti che in questi mesi avete visitato. Che esperienze sono state?

«Credo che la parola che le accomuna tutte è: crescita. Crescita nostra mentale, interiore, esteriore. Siamo diventati ciò che siamo grazie ai mille incontri fatti, alle culture viste, alle cose passate, siamo persone molto diverse da quando siamo partiti. Abbiamo conosciuto persone molto simili a noi, al nostro stile di vita e al nostro modo di vedere le cose. Abbiamo aperto talmente tanto la mente che ora camminiamo per strada con un continuo sorriso sul volto, rendendoci conto che se noi siamo sereni gli altri sono solari con noi. Una vita dove vengono completamente eliminati i pregiudizi. Non c’è chi può o chi non può, non esiste dover fare qualcosa, non esiste che qualcuno imponga a te come vivere la tua vita. Probabilmente la risposta a questa domanda tra un mese sarebbe diversa, perché non smettiamo mai di crescere e di imparare. Ora siamo come delle spugne, ogni incontro fatto diventa per noi un motivo per mettersi in gioco. Non si smette mai di imparare e questa cosa è bellissima».

Adesso dove vi trovate?

«Ora ci troviamo in Spagna, più precisamente nei dintorni di Murcia. Stiamo scoprendo cosa vuol dire fare il bagno a novembre, non lo avremmo mai pensato. La Spagna è un luogo veramente suggestivo, cambia di ora in ora, si passa dall’Oceano, alla montagna, al deserto, al mare. Siamo entusiasti di tutto quello che stiamo trovando, per non parlare poi del clima che si respira e della genuinità delle persone che stiamo incontrando».

In Spagna vi è successa una cosa che non vi aspettavate. Vi va di parlarcene?

«Stavamo camminando verso le vie di un centro quando ci imbattiamo in due ragazzi che ci fermano e ci chiedono semplicemente se volevamo comprare un sacco di cibo da pochi euro per i cani della loro associazione. Ci siamo messi a chiacchierare e ci hanno raccontato della situazione grave che c’è in Spagna ora inerente agli animali. Ci hanno raccontato delle perreras, veri e propri lager per tutti gli animali che vengono trovati in strada, di qualsiasi misura o colore e di qualsiasi età. Tornati al van ci siamo informati di come fosse possibile una cosa del genere e abbiamo letto storie atroci. Qui in Spagna dopo 10 giorni di detenzione nei canili municipali gli animali possono essere uccisi e la cosa peggiore è che non viene regolamentato nemmeno il modo in cui ucciderli. Gas paralizzanti, incerenitori e molto altro che solo a dirlo fa venire la pelle d’oca».

Come si chiama l’associazione e di cosa si occupa?

«Si chiama “Border sin Fronteras” e si mette in moto giornalmente per cercare di recuperare e far adottare più cani possibili dalla strada o direttamente da queste perreras. Ci hanno fatto vedere delle foto di una mamma con dei cuccioli bellissimi presi dalla strada, prima abbandonati lì al loro destino, aspettando solo di morire in un modo o nell’altro. Noi siamo molto sensibili su questo tema, come su molti altri, ma una cosa sicura è che odiamo l’ingiustizia, odiamo sapere che vengano permesse, addirittura per legge, queste atrocità. Non siamo riusciti a girarci dall’altra parte e ci abbiamo provato, abbiamo completato 30 domande aperte di un modulo in spagnolo, abbiamo fatto un video di presentazione sempre in spagnolo (robe da ridere davvero, avreste dovuto vederci), ci siamo sentiti con tante persone e domenica 17 ottobre hanno confermato la nostra richiesta di adottare un perro».

E così avete attraversato la Galicia per andare a prendere la vostra futura compagna di viaggio, una cagnolina che avete chiamato Viaje. Che cosa avete provato nel vederla?  

«Nell’attimo stesso in cui l’abbiamo presa in braccio abbiamo capito di aver fatto la cosa giusta, dentro il van dal primo momento che ha sentito il nostro calore si è sentita a casa e a suo agio. Una cagnolina che prima non aveva nulla e non sapeva nemmeno qual era il gusto del prosciutto. L’abbiamo chiamata Viaje che tradotto significa viaggio: un viaggio di vita, di destino, di pensiero, di crescita, di possibilità, di rinascita. Ora continuiamo il nostro cammino dopo mille difficoltà con un cuore in più. Sorridenti per quello che stiamo trovando e speranzosi per quello che troveremo perché la vita deve essere vissuta inseguendo sempre i propri sogni con uno sguardo verso tutto il bello che c’è. Volendo ogni giorno, vivere così».

Tra un viaggio e l’altro curate anche il sito Travel and taste e aggiornate i vostri follower di Instagram con meravigliose immagini. Come scrivete, il vostro progetto è viaggiare e assaggiare. Spiegatevi meglio.

«Viaggiamo e assaggiamo, ci chiamiamo così perché è proprio quello che facciamo: amiamo viaggiare visto che la nostra casa ha le ruote e adoriamo assaggiare tutti i piatti tipici delle zone che incontriamo lungo il nostro percorso. Ci piace assaggiare i cibi tipici veri, non quelli che si trovano ai ristoranti stellati, amiamo entrare nei supermercati, studiare le persone, leggere le etichette dei vari prodotti e sperimentare. Diciamo che Tobia è particolarmente attratto dalle cose più particolari che si trovano negli scaffali e nei nostri social facciamo vedere tutta la nostra routine».

Qual è il posto finora più bello che avete visitato e perché?

«Secondo noi la Galizia, la parte Nord della Spagna. Quando siamo arrivati lì è stato amore e odio, amore per i paesaggi selvaggi, la cultura mistica, le scogliere a picco sul mare e le onde dell’Oceano spaventosamente alte. La Galizia ci ha rapiti. È entrata nel nostro cuore come una freccia scoccata dal miglior arciere. Peccato per le temperature: con un van dove si sta per il 99% all’esterno diventa difficile godersela a pieno. Sicuramente ci ritorneremo nei periodi più caldi».

C’è stato, invece, un posto dove avete avuto paura?

«Ci dispiace rispondere in modo affermativo a questa domanda, però sì, c’è stato. Abbiamo parcheggiato il van per sostare la notte in un parcheggio vicino a Valladolid e fin da subito il clima che si respirava non era dei migliori. Sporcizia lungo la carreggiata, schiamazzi di ragazzi poco lontano da noi. Ci siamo dovuti spostare proprio per questo, per dei giovani che volevano bloccare la strada con le loro auto nell’unica uscita utile del parcheggio. Siamo riusciti ad allontanarci velocemente, ma non ci siamo sentiti proprio a nostro agio».

Vivere così a stretto contatto, in uno spazio di 2mq, non deve essere semplice e potrebbe mettere a dura prova anche la coppia più collaudata. A voi come sta andando?

«Non è per niente facile! Non è facile vivere a stretto contatto in uno spazio così piccolo con una persona, però dobbiamo dire che sembra quasi destino il nostro, siamo riusciti a trovare il nostro equilibrio in un mondo di squilibri. Non so se dopo 4 mesi a stretto contatto 24h su 24 possiamo considerare veramente di stare insieme da un anno, secondo noi è molto di più. E pensare che le coppie molto spesso si vedono solo la sera o nei weekend. Comunque non possiamo dirvi che è sempre rose e fiori, ma abbiamo imparato ad apprezzare e ad imparare anche dai litigi per crescere e tornare sempre a sorridere insieme mano nella mano».

Come è cambiata la vostra vita da quando siete in viaggio?

«Si è completamente stravolta. Ora ci ascoltiamo, capiamo chi vogliamo essere, affrontiamo i nostri errori, stiamo diventando quelle persone vere che abbiamo sempre voluto essere. Siamo felici, ma non la solita frase “Stiamo bene” tanto per convenzione. Certo, ci sono state delle difficoltà in questo viaggio: abbiamo sofferto, conosciuto parti di noi che con la vita frenetica di tutti i giorni nemmeno sapevamo di avere. Siamo riusciti a combattere contro il nostro IO interiore».

Quale sarà la vostra prossima destinazione?

«Ora rimaniamo tra Spagna e Portogallo almeno fino a marzo, per poi rientrare in Italia per un pit stop di revisione obbligatoria al furgone. Non pensiamo di fermarci molto, giusto il tempo di fare i controlli e poi ci dirigeremo verso il maestoso Nord Europa. Quindi Norvegia, Islanda, Finlandia, Svezia, per passare l’estate al fresco».

Buon viaggio allora!

«Grazie mille!».

Per contattare Erika e Tobia e rimanere sempre aggiornati sul loro viaggio ecco i loro recapiti:

E-mail: van.travelandtaste@gmail.com

Instagram: @van_travelandtaste

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