Rimettersi in gioco
Di Enza Petruzziello
Da quasi ingegnere a web designer. Cosa spinge un giovane a mollare gli studi a quattro esami dalla laurea? La consapevolezza di voler inseguire i suoi sogni. Lui è Luciano Caruso e oggi, a 38 anni, non si pente per niente di quella scelta. Dal 2013 vive in campagna, dove si diletta a coltivare il suo piccolo orto riscoprendo l’intimità con la terra che aveva perso in passato. Originario di Matera, Luciano ha studiato Ingegneria Edile ma ha abbandonato l’università prima di raggiungere l’ambitissimo traguardo della laurea. «Questa decisione di lasciare gli studi – ci racconta – mi ha messo subito di fronte a diversi interrogativi e tante ansie. Primo tra tutti la volontà di essere autonomo economicamente».
Senza pensarci, decide di inseguire la sua passione per la grafica e il web, e nel 2008 apre la partita iva. Dopo due anni la sua attività di grafica e tipografia si conclude a causa di un’economia locale allo sbando. A quel punto, con alcuni amici, intraprende una nuova esperienza solo sul web fondando nel 2011 il progetto BCasa.it, in cui unisce la sua passione per il web marketing ai temi legati all’ecologia dell’abitare. All’inizio il blog nasce quasi per hobby ma con il passare del tempo riescono a stringere diverse partnership con marchi importanti del settore. Il sito attualmente è seguito da oltre 100 mila persone su Facebook ed è diventato il progetto principale di Luciano. Nel 2014 ha poi aperto LavoroCreativo.it, un piccolo laboratorio digitale dove offre consulenza di web design e web marketing.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’università a 4 esami dalla laurea?
«Quando nel 2001 decisi di intraprendere la facoltà di Ingegneria Edile ero molto felice di questa scelta, ma completamente ignaro delle materie scientifiche che avrei dovuto studiare. E dire che avevo iniziato anche bene il mio percorso universitario. Il primo anno prendevo l’università molto sul serio: non sapevo bene come mai avessi scelto proprio Ingegneria, ma mi piaceva. Seguivo i corsi, ero costante. Avevo preso anche un paio di 30 in alcune materie che mi appassionavano particolarmente, poi però mi sono completamente arenato. Il motivo principale forse è stato il fatto che non riuscivo a vedermi come un ingegnere, tra uffici pubblici, scartoffie varie e tanta burocrazia. Alla fine quindi ho deciso di mollare tutto e seguire le mie passioni».
Come ha reagito la tua famiglia quando hai abbandonato gli studi?
«Naturalmente la mia famiglia non ha reagito molto bene. Mandare un figlio all’università è un investimento di soldi e sacrifici notevoli, soprattutto per una famiglia mono reddito come la mia. Con il passare del tempo però hanno compreso la mia scelta e ora sono tra i miei più importanti supporter».
E così, senza pensarci due volte, hai deciso di inseguire i tuoi sogni e la tua passione per il web marketing. Ti sei mai pentito di quella scelta?
«Diciamoci la verità: sono in pochi a nascere con le idee chiare su quello che vorrebbero fare nella vita. La maggior parte di noi invece si trova incessantemente a trovare la propria strada e le proprie passioni. Non mi pento assolutamente di aver fatto questa scelta, ma allo stesso tempo sono consapevole delle mille difficoltà che devo quotidianamente affrontare nella mia vita professionale».
Nel 2011 hai fondato insieme ad alcuni amici BCasa.it. Parlaci di questo progetto.
«BCasa.it è nato all’inizio senza nessuna particolare aspettativa. All’università avevo studiato con piacere delle materie legate all’ecologia della casa e alla riqualificazione energetica degli edifici e ho voluto unire il lavoro da web designer e web marketer a questi argomenti. Il primo anno di attività mi ha permesso di instaurare collaborazioni importanti con alcuni amici e colleghi di lavoro che hanno contribuito alla crescita del progetto. Con il passare del tempo abbiamo poi conosciuto partner commerciali e aperto collaborazioni con diversi brand del settore».
A chi vi rivolgete principalmente?
«BCasa.it si rivolge principalmente a un pubblico femminile interessato ai temi della casa ecologica e dell’arredamento. Giornalmente ci vengono a visitare dai tre mila alle cinque mila persone e la nostra fanpage su Facebook conta oltre centomila iscritti».
Che consigli date ai vostri lettori?
«Abbiamo due linee editoriali differenti. Nel sito pubblichiamo diversi argomenti legati alla casa: recensioni di prodotti per il risparmio energetico, progetti di case ecologiche sparse per il mondo o complementi di arredo che riteniamo interessanti. Su Facebook invece cerchiamo di interagire con i nostri lettori proponendo consigli sul fai da te o segnalando prodotti e servizi di cui hanno già espresso interesse».
Ma che cosa vuol dire esattamente vivere in una casa ecologica?
«Sono molto sincero. Dal mio punto di vista, per poter rispondere a questa domanda, bisogna viverci in una casa ecologica, esperienza che purtroppo ancora non ho fatto. Quello che posso dire però, da appassionato della materia, che oltre a costruire la propria casa con materiali sostenibili e a renderla energeticamente autonoma, bisogna avere il portafogli pieno poiché i costi di realizzazione non sono alla portata di tutti. E questo è un grande paradosso».
Anche tu hai scelto di stabilirti in campagna, a Pisticci vicino a Matera. Qui curi il tuo orto e hai ripreso il contatto con la terra. Come mai questa scelta?
«La mia casetta in campagna mi permette di sperimentare uno stile di vita semplice ed essenziale ma allo stesso tempo connesso con il mondo. La mattina cerco di svegliarmi sempre all’alba e dopo aver svolto lavoretti manuali e aver curato i miei gatti, programmo la mia giornata al computer».
Come è cambiato il tuo stile di vita da quando ti sei trasferito?
«Prima la mia vita era caratterizzata da orari fuori dal comune. Molte volte mi capitava di lavorare al computer tutta la notte e dormire durante il giorno. Da quando invece mi sono trasferito in campagna faccio una vita più sana e il mio umore è notevolmente migliorato».
Non ti manca la città e le comodità che avevi?
«Pisticci è un bellissimo paese della provincia di Matera ma purtroppo non offre particolari comodità. Preferisco invece viaggiare periodicamente sia per lavoro che per svago e immergermi cosi nel caos cittadino».
Dal 2014 hai aperto anche LavoroCreativo.it, il tuo piccolo laboratorio digitale dove offri consulenza di Web Design e Web Marketing. In che cosa consiste?
«Dopo l’esperienza di Bcasa.it, che mi ha permesso di formarmi nel campo del web marketing, ho voluto creare un piccolo laboratorio didattico dove poter condividere le mie conoscenze con tutti coloro che vogliono costruire un sito internet e posizionare un progetto digitale sul web. LavoroCreativo.it inoltre mi permette anche di svolgere corsi di formazione a docenti e alunni di scuole medie ed elementari».
In un momento storico in cui tanti partono per aprire la loro attività all’estero grazie a regimi fiscali vantaggiosi e burocrazia più snella, tu hai deciso di rimanere in Italia. Quanto è difficile nel nostro Paese portare avanti e mantenere un’attività in proprio?
«Quando Henry David Thoreau si lamentava “La società per la quale sono fatto non è qui”, la situazione non era molto differente da quella di oggi. Dire che lavorare in Italia è un dramma non è una novità. La prima volta che ho fatto la dichiarazione dei redditi, il mio commercialista mi disse che dovevo pagare l’anticipo per le tasse dell’anno successivo. Lo Stato, in pratica, non solo pretende tasse elevate ma vuole anche i soldi per qualcosa che ancora devi produrre. Lavorare in Italia è difficile e questo è dimostrato dal fatto che molti miei amici hanno fatto le valigie e sono partiti per posti migliori».
Che consigli ti senti di dare a chi come te sta pensando di lasciarsi tutto alle spalle e buttarsi in una nuova impresa, che sia di vita o lavorativa?
«Penso che invece di cercare “là fuori”, possiamo rivolgerci alla vera fonte, ovvero noi stessi, e permettere alla nostra autenticità di ricreare il nostro stile di vita e il nostro lavoro, perché le due cose corrono parallele. L’applicazione di questa trasformazione, secondo me, comporta due sforzi: uno individuale e l’altro collettivo. E’ individuale perché una persona deve avere il coraggio di vivere secondo il proprio cuore e rischiare di perdere la sicurezza e la protezione della mediocrità per poter realizzare i propri sogni. E’ collettivo perché non possiamo realizzare i nostri sogni senza il reciproco aiuto. Esistono delle alternative reali e il primo passo per rovesciare l’attualità consiste nel muoversi verso una posizione in cui ci si prende cura del proprio lavoro tanto quanto del proprio stile di vita. Questo crea la capacità di vivere consapevolmente, invece di vivere solo parzialmente. La battaglia è dura ma ce la faremo».
Prossimi progetti?
«Vorrei potenziare di più Bcasa.it e dedicare più tempo al rapporto con i partner, far crescere il mio laboratorio didattico e realizzare nuovi progetti editoriali».