Ricomincio da me: dal lavoro dipendente al lavoro intraprendente
Cercare dentro di noi un centro di gravità permanente. Solo così potremo raccogliere le sfide del mondo in perpetuo divenire. Impariamo ad: ascoltarci, interpretare le nostre più intime richieste, trovare i nostri tempi, senza farci travolgere da tutto ciò che è diverso, o addirittura, contrario alla grammatica dei nostri sentimenti. Così riusciremo a vivere felici e ad aprirci al mondo. A scoprire il nostro talento e a non vergognarci più delle nostre debolezze. E’ in sintesi il messaggio del libro di Antonella Galletta, scritto con Walter Passerini, dal titolo “Ricomincio da me”, per le edizioni Etas. Secondo la psicologa del lavoro, “solo chi ricomincia da sé può iniziare a far nascere il proprio essere felice anche quando l’esterno suggerisce che non bisogna esserlo, o che per esserlo bisogna essere belli, sfacciati, e di successo, nel Dna”. Solo smettendo di inseguire slogan e mode, riusciremo a trasformare momenti di difficoltà in autentiche chances di sviluppo. Insomma, se il mondo corre, è infelice o ha smesso di pensare, noi potremo andare slow, essere felici e meditare. Muoverci controcorrente. Ma solo se sapremo decodificare i messaggi del nostro cuore e assecondare i tempi della nostra mente. Creare una sorta di recinto, che ci permetta un’osmosi con l’esterno, ma che al contempo conservi la nostra intimità: questo è il percorso da seguire per non avere paura dei cambiamenti, ma, anzi per affrontarli con coraggio e intraprendenza.
“Le condizioni attuali– scrive Galletta- non sono le peggiori condizioni per vivere, sono le migliori condizioni per avere una coscienza su come, dove, con quali esperienze, valori e risorse interne costruire la propria condizione esistenziale di felicità. Non si tratta di pensare ad azioni che possano far raggiungere un obiettivo unico e preciso, ma alimentare un senso della vita che educhi alla felicità interiore. Successi, denaro, soddisfazioni, potere, sicurezze, obiettivi, ed altro potrà entrare nella vita di ognuno se la paura e la mimesi sociale non prendono il sopravvento”. Riprendere il filo con l’uomo e la donna selvaggia che sono in noi, per dirla con Clarissa Pinkola Estes, autrice di “Donne che corrono con i lupi”, può aiutarci a raggiungere e mantenere la felicità. Ma in concreto, quali i passi da compiere? Non pensare che sia il mondo fuori di noi a dettare legge. A decretare il successo o l’insuccesso. E nello stesso tempo, cominciare a non temere più di chiedere aiuto a chi è altro da noi. Dobbiamo diventare adulti, cioè capaci di riconoscere le nostre debolezze. “Adesso- scrivono gli autori- più che mai l’individuo ha bisogno di chiarirsi dentro, prendendo dall’interno. L’esterno chiede, l’interno può sorreggere. Le sollecitazioni esterne possono euforizzare, ma anche minare il proprio baricentro. Dobbiamo diventare governatori speciali di noi stessi, senza sottomettere il selvaggio”. Occorre trovare la condizione preliminare non per diventare più competenti, ma più capaci nel vivere la nostra vita. Non sopperire al fato, quello in cui è la vita che decide per noi. Il fato oggi è rappresentato dal mercato del lavoro bloccato. Dai contratti a tempo determinato. E’ bene sforzarsi, reagire e aprire il fronte a nuove possibilità. E non solo. “Il mercato del lavoro da soggetto- si legge nel libro- deve diventare complemento oggetto. Io, come persona, progetto, alimento il mio mercato del lavoro. Io, come persona”.
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Come è possibile ribaltare così tanto la questione in momenti in cui è sempre più frequente trovarsi fuori dai giri ?
Per l’autrice, il trovarsi fuori dai giri sta divenendo una condizione e sempre meno un’emergenza, occorre trovare un buon modo per stare in questa condizione. Per la professionista, gli over 50 ed in alcuni casi anche 40 hanno un grande vantaggio rispetto ai più giovani, nell’essere fuori dai giri. L’esperienza, il passato devono essere ricapitalizzati, e per farlo occorre avvicinarsi a ciò che consente di sedimentare l’esperienza: la memoria. Chi ricomincia da sé può vedere in quali lavori ha dato il meglio di sé, con quali persone ha lavorato meglio, quale progetto ha messo da parte, quale sogno è stato dimenticato. “Chi ricomincia da sé- afferma- sente nella memoria tracce emotive, tracce legate non solo alla dimensione professionale, ma anche a quella personale. Quali desideri, persone, pulsioni, sentimenti sono stati messi da parte o poco nutriti”. Trasformare la propria memoria non è cancellarla, ma riappropriarsene e farne un uso più adatto a se stessi. Non bisogna gettare nulla della propria memoria, anzi si spera che l’inconscio aiuti. Importante è chiedersi sempre: “Io, di fronte ad una crisi, un cambiamento in che modo, con quali capacità, desideri, esigenze, posso mutare, cambiare, affrontare la mia vita?” Aggiunge la professionista: “La condizione dell’homo faber è una dimensione a grosso rischio di evanescenza, se si dà troppo peso alla cura di ciò che il mercato chiede e non di ciò che noi chiediamo a noi stessi. Cambiare, sostenere il cambiamento, è un atto emotivo. Le emozioni possono sostenere le reazioni o indebolirle. Occorre avere dimestichezza con le emozioni, il solo modo per farlo è aprire un dialogo con loro. Poi, occorre appellarsi alla ragione, al metodo, per trovare un equilibrio che plachi i sentimenti, che dia un ordine alle azioni, alla quotidianità, ai progetti.
SCHEMI PRECOSTITUITI
“Le trappole del pensiero possono non far vedere la soluzione- continua- Schemi mentali consueti impigriscono il cervello. Stiamo perdendo la capacità creativa, da un lato, e dall’altro il pensiero semplice”. Il problema non è mai il problema in sé, ma i tentativi che si fanno per risolverlo, diceva A. Einstein. E Galletta concorda. Governare i nostri tentativi, per l’esperta, aiuta a definire non solo il progetto, ma anche la sua padronanza. Per trovare la direzione giusta e percepirne la padronanza non esiste un metodo infallibile, una ricetta che funziona, ma un percorso da esplorare. Il percorso è, innanzitutto, personale. Ogni sentiero non è fuori da sé, ma dentro di sé. La trasformazione tra ciò che esiste dentro (sentimenti e ragione) ed il fuori (il mercato) avverrà strada facendo, con il proprio passo, al quale si è abituati. Con un passo che ci si può anche sorprendere di avere. “Bisogna intraprendere- affermano la psicologa e il giornalista- i sentieri del cambiamento in compagnia di se stessi e non attraverso metodi fuori da se. Non esiste l’Aulin del cambiamento, l’Abc per affrontare il domani. E’ necessario delegare a se stessi la responsabilità delle proprie azioni”. Non serve dire che una certa strada è difficile. Alibi, lamenti, giochi perditempo, aiutano a temporeggiare, ma non ad attrezzare con metodo e cuore il modo di costruire e vivere il proprio divenire. Quindi, bisogna incontrare se stessi. Poi, affrontare subito e in modo diretto le difficoltà. Senza vergognarsi dei propri limiti.
GLI ATTREZZI
Iniziare da sé è iniziare, semplicemente, da ciò che si possiede. Si può iniziare da sé con l’aiuto della adultità, del metodo, della libertà, dell’autenticità. Con questi attrezzi si comincerà a vedere il mondo non come un nemico con i suoi spauracchi, ma come un’appendice di se stessi. Solo così si libereranno le proprie energie, il proprio fuoco creativo e si diventerà capaci di scrivere la propria biografia con orgoglio.
Adultità. Il sorreggersi da soli e diventare capi di se stessi non è spesso possibile, non perché manchino le capacità, ma perché “il bambino che è in noi” reclama ancora dipendenza. Recidere il cordone della dipendenza è un’operazione difficile e luttuosa. Per Galletta diventare adulti significa innanzitutto essere sinceri con se stessi. Un adulto che mente non ha ancora trovato il coraggio necessario per dire la sua, opporsi, ammettere le proprie debolezze, i propri desideri. Mentire può essere un atto necessario a volte, ma è una manifestazione di debolezza, se non si è consapevoli della propria menzogna. Come si fa ad essere sinceri con se stessi? L’esperta replica: “Si accetta intanto la possibilità di aprire un dialogo con i propri dubbi, le proprie debolezze. Trovare una nuova e propria adultità è da un lato staccarsi dalla vecchia famiglia aziendale e dall’altro dalla ‘famiglia interna’, che potrebbe ancora reclamare i propri diritti del passato. Diventare adulti è una grande occasione per avere potere su di sé. Il passato può diventare più feroce se lo si subisce nel presente, anziché viverlo, rinvigorirlo, trasformarlo in divenire.
Il metodo. Usare metodo. Dal greco, methodos, “odos” che significa “via”, “strada” e “meta” che conduce oltre. “Metodo è quindi una via per ricercare- chiarisce la psicologa- diventa un modo di governarsi nell’esplorare. Ci si può perdere se non si crea una relazione tra le esperienze del passato e la meta futura. Che cosa si desidera mantenere, riprodurre, eliminare, modificare, migliorare? Il metodo fornisce le traiettorie per andare avanti, governa il modo di esplorare. Metodo è analisi, raziocinio, che aiuta a prevedere o prevenire l’imprevedibile. Metodo ed esplorazione, una sintesi che consente di potersi anche smarrire, ma governando le parti che si muovono, gli accadimenti.
“Avere una direzione è un modo per avvicinarsi allo scopo– dice- e non implica il rispettarla pienamente. E’ un modo per avere una direzione dalla quale è possibile cambiare strada. Il metodo ed il suo parente stretto, il rigore, aiutano a rispettarsi, a fare ordine nel caos, a creare un contenitore adatto ad accogliere le emozioni del cambiamento”
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La libertà. Non c’è rigore senza libertà. Sono due concetti opposti, uno esiste grazie all’altro, uno supporta l’altro. La libertà si può praticare se si hanno regole che la tutelano. Chi ricomincia da sé ha al centro dei suoi pensieri la parola libertà. Libertà del tempo, di dedicarsi a ciò che si ama, si desidera, si vuole realizzare. La libertà di esistere. “Chi inizia una fase di cambiamento- sintetizza- si sta liberando di qualcosa. Chi è obbligato a cambiare si deve liberare di qualcosa e quel deve è spesso salutare. Chi riprogetta o progetta la propria vita lascia alle spalle una parte del passato, alleggerendo il suo bagaglio e talvolta con malinconia”. La libertà implica sempre il lasciare, il perdere qualcosa che si ama, che si odia, ma non solo, che si pensava di amare e talvolta di odiare.
Avere il senso della libertà individuale aiuta a prendere le distanze da ciò che il mondo, gli eventi, il capo, dicono di fare. La libertà è una grande risorsa da sfruttare con i supporti che le danno forza: il metodo e il rigore.
L’autenticità. La relazione con il mondo diventa autentica se collima con il proprio senso di autenticità, di coerenza tra ciò che è dentro e ciò che è fuori.
Per Antonella Galletta riconoscere, conoscere, parlare, modificare, smussare, nutrire, riappropriarsi dei propri valori è il cammino dell’autenticità. L’autenticità non è stabile, può mutare forma, e non si può raccontare, ma agire. “L’autenticità- si legge ancora- non è l’istinto, è la ricerca adulta di quello che desideravano gli altri che noi fossimo, di ciò che si è diventati, di ciò che si vorrebbe essere, di quello che si vuole eliminare, di ciò che si desidera conservare, preservare”.
Come si vede, si può cambiare, mantenere, trasformare la propria biografia se siamo in gradi di dare forma alla nostra visione interiore. Importante, per chiudere, è quindi non cambiare se gli altri cambiano. Ma solo per noi è necessario. Scoprire la bellezza della semplicità. E per semplicità la psicologa intende: “il non perdere di vista l’importanza dell’ovvio, la cura di sé, delle relazioni, il cibo, il sonno, gli amici, quello che è ovvio per ogni individuo. Semplicità è non sentirsi minacciati da qualcosa o da qualcuno, e cogliere ciò che “funziona”, che dà segnali positivi. Semplicità è presentarsi con la forza della propria semplicità, sostenere, far vedere quello che esiste, gli altri ne saranno grati. I travestimenti mentali alla lunga sono smascherati”. Perché è la propria personalità quella che alla fine vive e vince.
Guardarsi dentro, per farsi guardare più facilmente dagli altri. E scoprire che fuori c’è un mondo da cui farsi inondare. Per scoprire la bellezza e le felicità.
A cura di Cinzia Ficco
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