“Quanto vi fareste pagare per lavare tutte le finestre di Seattle?” “Un uomo mosse la sua auto fino a un albergo e perse tutti i suoi averi, Che cosa era accaduto?” “Misurate esattamente 9 minuti usando soltanto una clessidra da 4 minuti e una da 7 minuti”. Pensate siano degli scherzi? No. Sono solo alcune delle domande che raccontano come sta cambiando il mondo del lavoro e come, di conseguenza, stiano cambiando anche le sottili e tortuose tecniche di selezione del personale. E non è un caso che questa tendenza sia presente, in modo particolare, nelle aziende di information technology: esse sono, dopo tutto, il luogo in cui l’immaginazione e il pensiero creativo stanno diventando il criterio più importante per decidere se voi ne farete parte o meno.

Questo libro è affascinante per molti motivi: non solo perché fa un’interessante carrellata su come sia cambiato anche il mestiere del selezionatore, ma soprattutto perché è un utilissimo strumento per avvicinarsi ad un altra filosofia del lavoro, se così vogliamo chiamarla. Il mondo del lavoro è una delle più interessanti cartine di tornasole per capire il cambiamento, per leggere cosa è diventato il concetto di preparazione e competenza.

Lavorare per Google

Sicuramente vi sono motivi strettamente “logistici” per cui aziende come Google o Apple, piuttosto che Facebook o Microsoft usano colloqui che, per certi aspetti, possono assomigliare ad un cinico e assurdo pezzo di cinema alla Tarantino: queste aziende ricevono milioni di curriculum ogni anno. E non si tratta solo di selezionare i migliori ma anche di crearsi attorno l’alone mitico di compagnie in cui la selezione entra a far parte, in un certo senso, del lavoro stesso che si andrà a svolgere. Cosa conta davvero, oggi, quando si cerca un lavoro in un settore come quello tecnologico, che tanto affascina e tanto sembra essere uno di quelli che, più di altri, continuerà a crescere in termini occupazionali? Sono più importanti le risposte giuste o quelle migliori, inedite, che raccontano di candidati pronti a gestire la sorpresa e l’imprevisto? Questo libro non è una semplice guida, molto american style, con quella fastidiosa tendenza a semplificare troppo in nome di un inopportuno ottimismo. Questo libro non è né pessimista ma neanche ottimista. Ci conduce semplicemente in un viaggio in cui sembrano essersi persi i più classici criteri per orientarsi.

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Sono cambiate anche le tendenze aziendali e psicologiche che, di volta in volta, sottendono le tecniche selettive, il modo di operare di chi si occupa delle risorse umane e, forse, il concetto stesso di lavoro. In taluni casi quello della creatività sembra essere diventato un vero e proprio culto: giusto? sbagliato? Il libro ci dice che il punto non è neanche questo. Nei settori molto specializzati e in cui la creatività sembra farla da padrone, sono spesso altri dipendenti, non appartenenti alle risorse umane, a fare i colloqui per una nuova corrente di pensiero secondo cui un “parigrado” sa meglio di chiunque altro di cosa ci sia bisogno.

Il bello di questo libro è che, proprio come il pensiero laterale di cui ci parla, ci racconta sì qualcosa di molto preciso (i colloqui di lavoro) ma, nello stesso tempo, ci fa riflettere su altre cose e ci provoca considerazioni altre su cosa sia il lavoro nella new ecomomy. Da leggere assolutamente, non solo se state cercando lavoro alla Google, ma anche se siete semplicemente curiosi di capire cosa sia, nel lavoro, il cambiamento.

A cura di Geraldine Meyer