Una vera e propria ondata di nuove compagnie sta cambiando il volto economico di questa incredibile e unica città. Un libro interessantissimo ci conduce all’interno di questo fenomeno. Cominciamo subito con il dire una cosa: se avessi un prodotto da vendere, di qualunque tipo, probabilmente vorrei che i copywriter fossero gli autori di questo libro. Perché, alla conclusione di questa interessantissima e piacevolissima lettura, viene voglia di fare i bagagli e partire per New York. Ma non per una vacanza. Per aprire una start-up. Perché di questo parla questo libro, accattivante fin dal titolo: quel “Tech and the city” che rimanda ad una fortunata serie televisiva, newyorkese come poche. I due autori, italiani da tempo residenti a New York sono Maria Teresa Cometto, giornalista del Corriere della Sera, e Alessandro Piol ventur capitalist che ha aiutato molti imprenditori ad iniziare la loro avventura.

Di startup se ne parla tanto, forse troppo o troppo a sproposito. Probabilmente si ricorre a questo termine e al concetto che ci sta dietro come panacea a tutti i mali causati dalla crisi mondiale: inventatevi un lavoro perché c’è poco altro da fare. Ma in questo libro si parla di startup in maniera molto seria e rigorosa, sfatando alcuni miti e, soprattutto, facendo parlare i protagonisti di un fenomeno davvero interessante. Dunque, prima di tutto la capitale delle startup non è Berlino e non è neanche Londra, come spesso si legge. No signori. La capitale delle startup è New York e lo è grazie, soprattutto, al sindaco Bloomberg e alla sua politica estremamente favorevole e incentivante alla nascita di nuove imprese del settore tech. Questo libro racconta, con un ritmo quasi da romanzo, incalzante, divertente e coinvolgente, come e perché New York sia diventata la capitale delle startup e come questo sia diventato un vero cavallo di battaglia economico con il suo potere di attrazione di capitali e talenti stranieri.

Il fulcro del libro sono le cinquanta interviste fatte a chi, a vario titolo, fa parte di quella che viene ormai definita la “comunità tecnologica” della Grande Mela: storie, esperienze, successi, fallimenti ma, sempre, testimonianze in prima persona. Ciò che emerge dalla lettura di questo bellissimo libro è quella sorta di impalpabile energia che sembra scorrere ovunque a New York, una città che ha saputo reagire a non pochi problemi: lo scoppio della bolla delle così dette dot.com e l’attentato dell’11 settembre. Due eventi che, come spesso capita nella cultura americana, sono diventati stimolo per andare avanti e innovare. Soprattutto la crisi delle società tecnologiche del 2000 è spesso evocata nel libro come spartiacque che ha insegnato molto a imprenditori e investitori.

Tech and the city: come New York è diventata la vera capitale delle start-up

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Uno degli artefici di questa vocazione economica di New York è sicuramente il suo sindaco che molto ha fatto e continua a fare per replicare nella Grande Mela quanto, per altri aspetti, è avvenuto in California nella Silicon Valley. Ma qui sembra respirarsi un’aria diversa. Il libro comincia con la descrizione di un evento molto significativo, che forse può aiutare a capire di cosa si sta parlando: lo spettacolo avviene allo Skirball Center, ogni mese. A organizzarlo il NY Tech Meetup. Durante questo show circa dieci startup presentano sé stesse attraverso brevi video per raccontarsi ad una platea di possibili investitori. E questa è solo una delle innumerevoli occasioni di incontro e di scambio tra chi vuole investire e chi vuole intraprendere. Un altro elemento che a New York sta sempre più prendendo piede è la stretta collaborazione tra mondo accademico e mondo delle imprese, con la nascita di campus dedicati ma anche con spazi di co-work per aumentare e sollecitare gli scambi di idee.

Il libro continua con una descrizione delle varie compagnie divise per quartieri: e non per fare una mera lista di cosa è presente in città ma per far capire come queste startup abbiano contribuito a rivitalizzare alcune zone della città diventando parte importante del tessuto sociale e urbano. La vera miniera d’oro di questo libro sono anche i numerosissimi link riportati e che riguardano alcune aziende che assumono, varie associazioni che si occupano dello sviluppo tecnologico in città, gruppi di investitori e business angels pronti a valutare i progetti e a buttarcisi se intravedono possibilità di fare affari. E forse questo è uno degli aspetti che maggiormente differenziano lo spirito newyorkese da quello californiano: a New York hanno maggiori probabilità quei visionari che, più che cambiare il mondo vogliono fare soldi: se questo sembra cinico è in realtà il modo molto pragmatico con cui investitori e imprenditori si sono costruiti gli anticorpi per evitare una nuova bolla.

Tutto perfetto allora? Forse no, e il libro non censura certo le opinioni che invitano a muoversi con prudenza e a non pensare che sia tutto facile. A partire dalle difficoltà di ottenere un visto e a cosa fare per poter intraprendere a New York.

Un libro comunque stimolante che se fa venire davvero la voglia di provarci nella Grande Mela vuole però essere uno stimolo per capire il “modello New York” e valutare come e se è replicabile anche in altre città. Ma anche una guida, come dice la stessa quarta di copertina “dedicata a chi pensa di andare a New York per lavorare nel settore high-tech oppure studiare o cercare partner e finanziatori”.

Comunque sia noi vi consigliamo di dedicarvi qualche ora al piacere di questa lettura.

“Tech and the City: startup a New York, un modello per l’Italia” di Maria Teresa Cometto e Alessandro Piol. Guerini Editore.

A cura di Geraldine Meyer