Leggere stimola e sviluppa il nostro cervello (e mantiene giovani)
La lettura promuove lo sviluppo cognitivo e stimola la concentrazione, la memoria, il ragionamento, le emozioni, i sentimenti e l’empatia.
Un cervello abituato alla lettura è capace infatti di compensare il processo cellulare degenerativo che avviene naturalmente con il passare degli anni.
Quando leggiamo il nostro cervello simula mentalmente le scene fittizie di cui sono protagonisti i personaggi del libro e quindi la lettura non è un’attività passiva, anzi, è un’attività che attiva regioni cerebrali simili a quelle utilizzate nello svolgere azioni reali.
Tutto ciò è stato dimostrato da un recente studio in cui si chiedeva ai soggetti di un gruppo di leggere il racconto della vita quotidiana di un bambino di sette anni chiamato Raymond.
I soggetti nel frattempo dovevano rimanere distesi e la loro attività cerebrale veniva scannerizzata. In questo modo, attraverso una risonanza magnetica funzionale, si è potuto determinare l’attività cerebrale di ognuno di loro.
Quando nel racconto accadeva qualcosa di nuovo o inaspettato, come ad esempio quando Raymond entrava in una stanza nuova, dove non era mai stato prima, si attivava nei lettori una regione corticale comprendente l’ippocampo ed il giro parippocampale, la struttura responsabile della conoscenza e del ricordo di fatti o eventi nello spazio.
La corteccia che genera questo processo di pianificazione, esecuzione e valutazione, si comportava nei soggetti sempre allo stesso modo: l’attività aumentava ogni volta che Raymond affrontava una situazione nuova.
Oltre a ciò leggere implica un continuo dialogo tra lettore e scrittore: la comprensione dei testi richiede infatti molti processi mentali che agiscono attraverso deduzioni, usate per completare con la propria esperienza ed immaginazione i dettagli che non vengono esplicitati nel testo.
Tutto ciò senza dimenticare che comprendere un testo suppone conoscere il valore di ciò che si legge e saper elaborare un giudizio critico, ovvero essere in grado di gestire la metacomprensione.
Tratto dal saggio “Somos nuestra memoria” di Emilio García García