Patrizia: l’incontro che mi ha cambiato la vita

L’incontro con il vecchio, avvenuto nell’estate del 2005, ha dato una svolta definitiva alla mia vita, ho capito che era necessario fermarmi, non era più possibile proseguire nella ricerca della libertà, poiché questa estenuante ricerca è la più grande schiavitù dell’essere umano.

Il nostro tempo non scade, ascoltare le parole pacate che quel viso rugoso pronunciava mi faceva pensare alla mia vita vissuta all’insegna della passione, che mi ha reso schiava nella piena ed errata convinzione di essere libera”.

Sono le parole di Patrizia Vaierwww.patriziavaier.ch – nata in Sardegna nel ’65, oggi residente a Lugano che, alla Redazione di Voglio Vivere Cosi, regala una preziosa testimonianza del suo cambiamento.

Patrizia Vaier incontro

Patrizia, infatti, ha imparato a non giudicare, a guardare il cosmo nelle piccole cose di ogni giorno, è diventata vegetariana, e si veste in modo normale, sottolinea, “senza cadaveri addosso”.

Ma è diventata impermeabile ai segni che il tempo in modo inesorabile lascia sul corpo di ognuno di noi. Una sorta di restyling della mente le ha insegnato a tenersi lontana dalle passioni e a vivere, sì, in modo intenso, ma con un salutare distacco.

Merito del suo Vecchio e del Paese, in cui ha deciso di vivere. La Svizzera. “Ho lasciato l’Italia – afferma Patrizia – in un momento, in cui sentivo un grande senso d’ingiustizia, vedevo poca democrazia e molti favoritismi. La Svizzera allora mi offriva una pace interiore, che non riuscivo più a trovare nella mia terra d’origine.

Vivendo poi in questi stupendi paesaggi di montagna, mi sono convinta di averci trascorso almeno un’altra delle mie vite precedenti. Qui mi sento a casa”,

Ma torniamo all’estate del 2005. “Sì- racconta Patrizia – quell’uomo che ho conosciuto davvero, ha fatto fare un’inversione ad U alla mia esistenza. E sa perché? Ho avuto la possibilità tramite lui di guardarmi allo specchio.

E ho potuto vedere tante cose spiacevoli, sbagliate. Per buona parte della mia vita trascorsa ho avuto una doppia personalità, anzi oserei dire una doppia identità, necessaria a me come spiegazione del mio tormento interiore. Nel 1988 ho letto il primo libro di filosofia religiosa indiana e da allora seppur lentamente per i primi dieci anni, mi sono dedicata allo studio ed alla comprensione dei grandi maestri dell’induismo.

La morale del vecchio dava ragione alla mia esistenza eppure percepivo la gioia mancata, i rimpianti ed i desideri mai esauditi. È stato come guardarmi dentro, nella profondità dell’anima. Quella non ero io. Non era quella la strada giusta. Ho continuato i miei studi di filosofia orientale, concentrando le mie energie sul culto dei Veda e dell’importanza della fede”.

Di qui la decisione di scrivere un libro, dal titolo IL VECCHIO, contenente venti racconti con illustrazioni di Diana Croci. “In questo mio primo lavoro- dice- nato con l’intenzione di chiudere appunto un capitolo della mia esistenza, racconto una vita di passioni vissute fino in fondo, dove la sofferenza mi ha accompagnato ogni istante, dove il sentimento regnava su di me come un tiranno.

Davanti a me, però, seppure in lontananza c’era sempre un barlume di luce, una speranza. Oggi come accenno nello scritto ‘Viaggio’, vivo senza identificarmi con il mio corpo e sono felice di non autenticare l’illusione della vita terrena. Sono libera. Le passioni sono una prigione dorata, ci fanno sentire vivi, ma nascondono l’insidia del dominio e della dipendenza”.

Il Vecchio incontro

Ma che tipo di cambiamento è stato il suo? “Non è stato subito- spiega- un cambiamento di fede religiosa, ma solo un accostarmi al positivismo laico. E questo è avvenuto, seguendo i principi della “Legge di attrazione” (Joe Vitale).

Quest’ultimo ha cambiato davvero la mia vita”. E che cosa ha capito in modo immediato? “Noi siamo quello che pensiamo e possiamo quello che vogliamo, ma dobbiamo crederci- dichiara- La mia passione poi per l’Oriente c’è sempre stata fin da ragazzina, leggevo tutto ciò che mi capitava ed ero affascinata dal politeismo, perché, comunque, trovavo delle affinità con le credenze che molti vecchi in Sardegna ancora avevano. Poi nel 1987 mi fu regalato un libro, La Bhaghavad Gita.

L’anno successivo ho iniziato a studiare l’induismo in tutte le forme. Ho scoperto che gli induisti non sono politeisti. Le diverse divinità sono rappresentazioni di un unico Dio. Il sapore epico di ciò che leggevo mi dava una forza incredibile ad andare avanti. Sempre da sola, studiavo e mi appassionavo ai Veda”.

Ha imparato a vivere in modo meno frenetico? “La mia vita oggi non è slow assolutamente- replica- sono impegnatissima come ogni donna moderna, ho famiglia e lavoro, ma è cambiato il modo di affrontare la mia giornata.

Io vedo sempre ciò che voglio, tutto qui. In pratica mi vesto normalmente, senza cadaveri addosso, e sono vegetariana, questo anche per fede Vaishnava (ho abbracciato la fede Vaishnava nel 1995). Canto il santo nome in preghiere e questa è la vera forza. La mia dieta vegetariana è ferrea senza eccezioni, ma non sono fanatica.

Non parlo mai di questo, se non mi viene chiesto. Stesso discorso per l’abbigliamento. Cerco di comprare scarpe in tessuto, gomma o goretex oppure acquisto calzature che provengono da aziende sensibili alla sofferenza animale e che adoperano pellami riciclati. Purtroppo le aziende che sono vicine alle problematiche ambientali sono titolari di marchi prestigiosi, carissimi, che dagli anni ’70 adoperano pellame riciclato.

La Germania, per esempio, è leader nella produzione di pellami provenienti da animali morti di morte naturale. Si parla poco di queste cose”.

Patrizia Vaier incontro

Come considera chi vive diversamente da lei? “Semplice- replica- non giudico, tutto qui. Per ogni cosa c’è un tempo prestabilito, non mi piacciono le omologazioni, la diversità anche di opinione è gradita. Un piccolo esercizio del metodo, che insegna il positivismo, è proprio questo: prova a non criticare niente e nessuno per 24 ore – si tratta dell’esercizio più difficile dell’intero metodo”. Fondamentale per Patrizia è diventata la fede.

“L’importanza della fede- chiarisce- e quindi nel mio caso dei Veda, è davvero personale e soggettiva. La religione intesa come fede è sempre e comunque tempo e luogo. Quindi per prima cosa mai essere anacronistici, ma vivere secondo i sacri principi nel mondo, non fuori dal mondo, creando settarismi”.

vivere il cambio

Patrizia ha imparato a rivedere il concetto di tempo. “E’ un’illusione-afferma- un limite che io ho abbattuto. Per questo non considero affatto i suoi effetti sul mio corpo”. E cosa pensa dellle passioni? “ Per passioni intendo schiavitù- ancora Patrizia- cioè azioni e comportamenti fatti per circostanza, tutto qui, niente di strano”.

Il futuro? Dice Patrizia: “ Io non vedo la mia vecchia vita, vedo un cammino in crescita, non mi sono negata passioni che rendevano felice, anzi. Non ho fatto rinunce, questo è un pensiero comune a molti.

C’è differenza tra chi sceglie la vita monastica e chi invece resta nel mondo”. Ma negare le passioni non è un po’ come morire e come si reggono tante rinunce? “Chi l’ ha convinta- risponde- del fatto che sia necessaria una vita dura, di sacrifici, per essere in pace con il mondo e con se stessi? Non è così”. Cosa c’è dopo la morte? Patrizia non ha dubbi: “C’è una nuova vita, ma qui si apre un argomento complesso e vario. Molti sono convinti che la reincarnazione sia un premio, non è così, ci si reincarna fino a raggiungere la perfezione per poter vivere a Goloka”.

Ma cosa sono per lei la felicità e la tristezza? “La felicità- risponde- è il sorriso di un bambino ed il profumo di un fiore di campo, la tristezza è uno stato d’animo che dobbiamo respingere attraverso comportamenti positivi.

Sorridiamo più spesso e teniamo lontana la malinconia”.

Intanto Patrizia annuncia che sta lavorando ad un nuovo libro, la spiegazione del cambiamento. E chiude questa chiacchierata, dicendo: “la Legge di attrazione esiste per tutti e seguire questo metodo non è un sacrificio, come non è un sacrificio avere fede, quando si ha la conoscenza e la consapevolezza. Forse oggi avere fede nel senso tradizionale è fuori moda, ma non impossibile.

HARE KRSHNA HARE KRSHNA KRSHNA KRSHNA HARE HARE Questo è il mahamantra, il mantra più potente al mondo, l’unica consolazione di questo tempo, niente è possibile nell’era di Kali, se non il canto del Santo nome.

A cura di Cinzia Ficco