Un italiano dalla lunga esperienza di espatriato che, ad un certo punto, decide di dare una mano a coloro i quali stanno per affrontare lo stesso percorso. Dicevo che il titolo non rende giustizia al libro perché Aldo non propone ricette facili né facili consigli; e forse non sono neanche solo sognatori quelli a cui si rivolge. Anzi c’è un senso molto pratico delle cose e una visione molto ancorata alla realtà. Emigrare richiede organizzazione e conoscenza di tutta una serie di aspetti pratici che, spesso, vengono sottovalutati. Aldo, in maniera molto chiara ma per nulla pedante, fornisce tutta una serie di indicazioni divise per capitoli che raggruppano temi specifici: dai requisiti per aspiranti fuggitivi alla hit parade delle mete più gettonate; dall’acquisto di una casa alla burocrazia che, anche se più snella che da noi, è comunque una cosa che va conosciuta. Una ricca fonte di informazioni indispensabili per chi voglia affrontare seriamente questa esperienza, con concretezza e piedi per terra, senza nulla di velleitario. Ne parliamo direttamente con Aldo che, da Melbourne ci racconta qualcosa del suo libro.

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Ciao Aldo, come è nata l’idea di fare un libro dall’esperienza del blog?

La casa editrice mi ha contattatto chiedendomi se fossi interessato a scrivere un libro ispirato dal blog. Ho afferrato subito la palla al balzo in quanto il libro è una forma diversa di comunicazione, che alcune persone preferiscono. Inoltre consente di creare un percorso piu’ logico e articolato rispetto al blog, la cui natura tende ad essere più dinamica e meno lineare.

Quello che ho trovato particolarmente interessante del tuo libro è il profondo senso pratico che lo caratterizza. A volte ho la sensazione che molti vogliano espatriare senza sapere bene cosa significhi, non credi?

Sì ed è per questo che ho iniziato il blog e poi scritto il libro. Quando si è in una situazione più o meno difficile in Italia e si considera l’estero come potenziale soluzione, si ‘forzano’ gli aspetti positivi, minimizzando i rischi, magari per convincersi della bontà della scelta. La realtà puo’ essere più difficile se non ci si prepara adeguatamente. Inoltre poi magari si va all’estero e ci si accorge che non è tutto rose e fiori. Questo di per sé non è un problema ma può dar luogo a maggiori delusioni se si è partiti con idee eccessivamente positive.

Se da una parte il fatto che molti italiani emigrino è segno di una certa vitalità, dall’altra è amaro leggere questo fenomeno come sintomo di una grande insoddisfazione rispetto alle condizioni di realizzazione lavorativa e personale del nostro paese. Tu cosa pensi riguardo a questo?

E’ triste che una considerevole fetta di un’intera generazione non trovi sbocco nel mondo del lavoro. Questo potenziale umano potrebbe contribuire tantissimo allo sviluppo dell’Italia, invece si sente ogni giorno più frustrato. La voglia di emigrare è senza dubbio un segnale di vitalità, però io percepisco anche un velo di disperazione che non è salutare e può portare a fare scelte non sempre giuste.

Aldo tu non sei fuggito ma hai assecondato una tua naturale curiosità: questo ha reso meno difficile espatriare?

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Sì, io non ho mai nutrito astio verso l’Italia, quindi ho vissuto all’estero senza un sentimento negativo verso ciò che lasciavo. Sono sempre “andato verso un qualcosa” piuttosto che “fuggire da qualcos’altro”. Non ho quindi dovuto forzare lo stimolo a emigrare in quanto non ho mai bruciato le tappe . Quindi non mi e’ mai venuto in mente di tornare perché ho sempre trovato alternative allettanti.

Un’altra idea legata al tuo sito è quella del coaching: tre persone che segui on line negli aspetti più importanti legati al cambiamento di paese. È molto impegnativo questo progetto?

È molto piu’ impegnativo di quanto pensassi. È anche meno facile in quanto per motivi di fuso orario, di altre priorità mie e delle persone prescelte (vita di tutti i giorni, lavoro, famiglia), siamo riusciti a incontrarci meno del previsto. Mi ha fornito però un’ulteriore prospettiva sulle difficoltà pratiche e quotidiane dell’emigrazione e sui tempi che ci vogliono a mettere in atto un tale progetto.

Aldo, nella tua esperienza, quali sono le maggiori illusioni ed errori in cui rischia di cadere chi sogna la fuga senza un vero progetto?

L’illusione più pericolosa è quella di aspettarsi che il cambiamento in positivo possa avvenire in settimane o pochi mesi, mentre crearsi una nuova vita all’estero richiede molto più tempo . L’errore che ne deriva è quello di mollare prima di aver raggiunto una buona piattaforma per il futuro. Altri errori che vengono fatti riguardano principalmente l’illusione che la conoscenza della lingua e di ciò che si offre dal punto di vista lavorativo basteranno. Spesso si arriva all’estero e si capisce che non si parla abbastanza bene la lingua e che ci sono migliaia di persone che sanno fare il tuo lavoro altrettanto bene.

Mi è piaciuto molto quello che dici riguardo all’eccellenza e cioè che un paese dovrebbe non solo ricercarla ma anche produrla; e l’Italia sembra ferma anche in questo. Non c’è davvero speranza allora?

La soluzione è quella di investire in se stessi a prescindere da quello che le istituzioni possono fornire. Al giorno d’oggi esistono moltissime risorse che permettono agli individui di migliorarsi gratuitamente o a basso costo. Se chi di dovere non vi aiuta, aiutatevi! Sarà magari più duro ma molto più soddisfacente.

Il tuo è un sito direi proprio di servizio: qual è stata la spinta più forte che ti ha convinto ad aprirlo e a dedicarci del tempo?

Mi rendevo conto che la situazione dei giovani italiani stava peggiorando e molti vedevano l’estero come unica soluzione. Ho pensato quindi di mettere a disposizione la mia esperienza per chiarire la realta’ della vita all’estero in modo da massimizzare le probabilità di successo. Il riscontro che ho ricevuto è stato così positivo che mi ha motivato a dedicarci tutto il mio tempo libero; dandomi anche enormi soddisfazioni.

Il sito, come il libro, è pieno di consigli pratici: dicci invece una cosa che sconsigli assolutamente di fare quando si pensa di affrontare un’esperienza come l’espatrio?

Di andare all’estero senza capire bene il perché lo si voglia fare. Se siete insoddisfatti in Italia, dovete essere sicuri che, emigrando, non stiate portando con voi un problema personale; perché l’espatrio di per sé non può risolvere il vostro problema.

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